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Facebook e Aziende


Kador88

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Ciao ragazzi, ieri ho incontrato una mia amica che da poco è stata assunta in una ditta delle mie zone. Mi ha raccontato di trovarsi bene, ma alcune cose mi hanno lasciato perplesso. Le è stato spiegato che:

1) ogni dipendente deve chiedere l'amicizia alla pagina dell'azienda (mettendo anche un mi piace)

2) l'azienda si riserva il "controllo" delle cose che i suoi dipendenti pubblicano: foto profilo, post e quant'altro vengono valutati quando pubblicati e, se non consoni con le idee aziendali, chi li ha pubblicati viene invitato a rimuoverli. Se l'accaduto si ripete, ci sono delle specie di sanzioni.

 

Voi cosa ne pensate? Siete d'accordo o la vedete come una lesione delle vostre libertà personali (essendo la vostra pagina fb appunto vostra e non dell'azienda)? Questo comportamento le è stato spiegato come una sorta di "difesa" nei confronti di concorrenza e audit da parte di clienti/enti esterno, anche se io sinceramente non ho ben capito il senso di questa affermazione.

Edited by Kador88
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AndrejMolov89

Lo usano molto in alcune aziende. Il profilo facebook viene usato per stilare un tuo profilo psicologico, infatti bisognerebbe usarlo con maggiore attenzione.

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Per certi versi può essere giusto. Dal punto di vista dell'azienda "Ics" che produce cioccolata: io ti pago lo stipendio ogni mese, ma mi aspetto che tu non scriva sul tuo profilo Fb, per esempio, che la cioccolata fa schifo. Sarebbe contraddittorio sotto diversi punti di vista, perché non è giusto sputare sul piatto in cui si mangia e perchè è giusto che un dipendente "creda" anche solo un po' negli obiettivi della società per cui lavora.

I social network sono uno strumento molto potente perchè hanno una portata globale, magari non ci riflettiamo, ma immaginate quale danno d'immagine, anche solo indirettamente, potrebbe causare alla "Ics" un certo numero di suoi dipendenti che parlano male della cioccolata. Penso che sia giusto che un lavoratore abbia le sue libertà, ma tra queste penso non rientri quella di danneggiare direttamente o indirettamente chi ti garantisce lo stipendio.

 

Poi, ovviamente, entrano in ballo le valutazioni specifiche. Decidere cosa può danneggiare e cosa no è una valutazione spesso molto arbitraria e soggettiva. Anche l'obbligo del "mi piace" è discutibile. Fossi il capo della "Ics" preferirei che i miei dipendenti mettessero spontaneamente il "mi piace" alla pagina della mia azienda perchè si sentono parte di essa, non perchè sono obbligati a farlo per contratto.

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Il Codice Penale e lo statuto dei lavoratori sono piuttosto chiari in merito:

 

 


Art. 23
1. Il trattamento di dati personali da parte di privati o di enti pubblici economici è ammesso solo con il consenso espresso dell'interessato.
2. Il consenso può riguardare l'intero trattamento ovvero una o più operazioni dello stesso.
3. Il consenso è validamente prestato solo se è espresso liberamente e specificamente in riferimento ad un trattamento chiaramente individuato, se è documentato per iscritto, e se sono state rese all'interessato le informazioni di cui all'articolo 13.
4. Il consenso è manifestato in forma scritta quando il trattamento riguarda dati sensibili.

 

Art. 167
1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di trarne per sé o per altri profitto o di recare ad altri un danno, procede al trattamento di dati personali in violazione di quanto disposto dagli articoli 18, 19, 23, 123, 126 e 130, ovvero in applicazione dell'articolo 129, è punito, se dal fatto deriva nocumento, con la reclusione da sei a diciotto mesi o, se il fatto consiste nella comunicazione o diffusione, con la reclusione da sei a ventiquattro mesi.
2. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di trarne per sé o per altri profitto o di recare ad altri un danno, procede al trattamento di dati personali in violazione di quanto disposto dagli articoli 17, 20, 21, 22, commi 8 e 11, 25, 26, 27 e 45, è punito, se dal fatto deriva nocumento, con la reclusione da uno a tre anni.

 

Art. 615 bis

- Interferenze illecite nella vita privata -
Chiunque, mediante l'uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita
privata svolgentesi nei luoghi indicati nell'articolo 614, è punito con la reclusione da sei mesi a quattro anni.
Alla stessa pena soggiace, salvo che il fatto costituisca più grave reato, chi rivela o diffonde mediante qualsiasi mezzo
d'informazione al pubblico le notizie o le immagini, ottenute nei modi indicati nella prima parte di questo articolo.
I delitti sono punibili a querela della persona offesa; tuttavia si procede d'ufficio e la pena è della reclusione da uno a cinque
anni se il fatto è commesso da un pubblico ufficiale o ad un incaricato di un pubblico servizio, con abuso dei poteri o con
violazione dei doveri inerenti alla funzione o servizio, o da chi esercita anche abusivamente la professione d'investigatore
privato (1).
(1) Articolo aggiunto dalla L. 8 aprile 1974, n. 98.

 


Art. 4.
Impianti audiovisivi.

È vietato l'uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori.

Gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, oppure, in mancanza di queste, con la commissione interna. In difetto di accordo, su istanza del datore di lavoro, provvede l'Ispettorato del lavoro, dettando, ove occorra, le modalità per l'uso di tali impianti.

Per gli impianti e le apparecchiature esistenti, che rispondano alle caratteristiche di cui al secondo comma del presente articolo, in mancanza di accordo con le rappresentanze sindacali aziendali o con la commissione interna, l'Ispettorato del lavoro provvede entro un anno dall'entrata in vigore della presente legge, dettando all'occorrenza le prescrizioni per l'adeguamento e le modalità di uso degli impianti suddetti.

Contro i provvedimenti dell'Ispettorato del lavoro, di cui ai precedenti secondo e terzo comma, il datore di lavoro, le rappresentanze sindacali aziendali o, in mancanza di queste, la commissione interna, oppure i sindacati dei lavoratori di cui al successivo art. 19 possono ricorrere, entro 30 giorni dalla comunicazione del provvedimento, al Ministro per il lavoro e la previdenza sociale.

 

Art. 8.
Divieto di indagini sulle opinioni.

- È fatto divieto al datore di lavoro, ai fini dell'assunzione, come nel corso dello svolgimento del rapporto di lavoro, di effettuare indagini, anche a mezzo di terzi, sulle opinioni politiche, religiose o sindacali del lavoratore, nonché su fatti non rilevanti ai fini della valutazione dell'attitudine professionale del lavoratore.

 

Quindi sulla carta il datore di lavoro non può obbligare nessuno ad aggiungerlo su Facebook (poi di fatto... :rolleyes:)

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Va beh, il succo del problema è chiaro: ritenete che un'azienda abbia il diritto di pretendere che un proprio lavoratore non esterni opinioni (in questo caso su Facebook) che vadano contro l'immagine, gli interessi e la reputazione dell'azienda stessa?

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@simone98 il tuo discorso non regge molto, se un lavoratore è vincolato da contratto a parlare di certe cose, dovrebbe bastare lo spauracchio della persecuzione legale e della perdita sia del lavoro che di ingenti quantità di liquidi a fermare ogni intenzione di fare i "brillanti".

 

Facebook per sua natura è un social abbastanza "cicalante", se l'azienda fosse seria chiederebbero un profilo linkedIn e al massimo un "mi piace" alla pagina. Io la vedo come una violazione alla privacy e bon.

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@simone98 il tuo discorso non regge molto, se un lavoratore è vincolato da contratto a parlare di certe cose, dovrebbe bastare lo spauracchio della persecuzione legale e della perdita sia del lavoro che di ingenti quantità di liquidi a fermare ogni intenzione di fare i "brillanti".

 

Scusa, non ho capito...  :hm: 

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Qualora il dipendente riveli "segreti" o comunque faccende dell'azienda coperte da un certo grado di protezione, questo dipendente si troverebbe senza lavoro e con uno stuolo di avvocati paratigli innanzi dalla suddetta azienda... Io non rischierei...

Edited by MrPicasso
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Scusa, non ho capito...  :hm: 

 

Intende dire che per contratto il dipendente non deve parlare male del lavoro o credo del prodotto che si produce nell'azienda dove lavora, in quanto può esser perseguito penalmente, perderebbe il lavoro e parecchi soldi per la cauzione.

 

Tornando IT, a me sembra soltanto violazione della privacy, se mi chiedessero una cosa del genere, rifiuterei e se mi licenziassero, mi rivolgerei ad un avvocato per capire se possono fare o meno una cosa del genere, in caso mi cercherei un altro lavoro...(si certo :c)

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Una grande banca svizzera obbligava / obbliga i dipendenti a portare biancheria intima del colore della pelle sul lavoro per far parte degli standard di vestiario della banca.

 

Mi sembra una porcheria che l'azienda controlli le pagine provate dei dipendenti e li obblighi a linkare l'azienda.

Edited by marco7
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Qualora il dipendente riveli "segreti" o comunque faccende dell'azienda coperte da un certo grado di protezione, questo dipendente si troverebbe senza lavoro e con uno stuolo di avvocati paratigli innanzi dalla suddetta azienda... Io non rischierei...

 

Ok, adesso capisco, questo è ovvio. Ma come la metti con il dipendente che lavora alla Ferrero e che, per assurdo, scrive continuamente su Fb: "Non mangerei mai cioccolata italiana", "I dolci confezionati sono meno genuini rispetto a quelli fatti in casa", "Odio i cioccolatini, mi fanno vomitare", etc.?

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Ok, adesso capisco, questo è ovvio. Ma come la metti con il dipendente che lavora alla Ferrero e che, per assurdo, scrive continuamente su Fb: "Non mangerei mai cioccolata italiana", "I dolci confezionati sono meno genuini rispetto a quelli fatti in casa", "Odio i cioccolatini, mi fanno vomitare", etc.?

 

Partiamo dal fatto che il "suddetto dipendente" non so quanta importanza possa avere per poter stravolgere il mercato di una azienda dicendo "Il prodottodell'aziendaperlaqualelavoro fa schifo, non mangiatelo/usatelo/indossatelo", ma mettiamo il caso che questo dipendente abbia tutto sto potere, è un coglione perchè se l'azienda fallisce lui non ha più un lavoro. Se poi non so, scopre che nell'azienda per la quale lavora fanno uso di qualche materiale tossico o qualcosa che va contro la legge, mi auguro che non sia così scemo da scriverlo su FB, ma piuttosto denunciare il fatto alle autorità. Cioè, quello che scrivo/faccio/pubblico su FB sono cazzi miei, mica loro ò.o.

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Partiamo dal fatto che il "suddetto dipendente" non so quanta importanza possa avere per poter stravolgere il mercato di una azienda dicendo "Il prodottodell'aziendaperlaqualelavoro fa schifo, non mangiatelo/usatelo/indossatelo", ma mettiamo il caso che questo dipendente abbia tutto sto potere, è un coglione perchè se l'azienda fallisce lui non ha più un lavoro. Se poi non so, scopre che nell'azienda per la quale lavora fanno uso di qualche materiale tossico o qualcosa che va contro la legge, mi auguro che non sia così scemo da scriverlo su FB, ma piuttosto denunciare il fatto alle autorità. Cioè, quello che scrivo/faccio/pubblico su FB sono cazzi miei, mica loro ò.o.

 

Eh, ma proprio perchè il mondo è pieno di coglioni l'azienda Kador88 prova a tutelarsi. Se fossero tutti intelligenti, il problema non si porrebbe.

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Va beh, il succo del problema è chiaro: ritenete che un'azienda abbia il diritto di pretendere che un proprio lavoratore non esterni opinioni (in questo caso su Facebook) che vadano contro l'immagine, gli interessi e la reputazione dell'azienda stessa?

No, e comunque non è questa la questione. Qua si parla di un intrusione preventiva nella vita privata dei dipendenti indipendentemente da possibili esternazioni.

Se non avessi disperato bisogno dei loro soldi me ne starei lontano e denunzierei l'accaduto.

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Una grande banca svizzera obbligava / obbliga i dipendenti a portare biancheria intima del colore della pelle sul lavoro per far parte degli standard di vestiario della banca.

 

E quando mai i dipendenti di una banca hanno occasione di mostrare la biancheria intima sul lavoro?

Mi sembra una bufala.....

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@Mario1944
No era vero. Per non mostrare una cannottiera e simili sotto la camicia.

 

Ma guarda, in Italia potrei crederci, dato il progressivo sbracamento dei dipendenti bancari agli sportelli negli ultimi dieci anni, ma in Svizzera mi sembra incredibile che i dipendenti bancari non portino camicia, cravatta e giacca (oltre ovviamente a scarpe e pantaloni.....).

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Preferirei chiedere l'elemosina che avere qualcuno che mi dice come vestire, cosa pensare, cosa dire: invadere ogni aspetto della mia vita.

 

Ringrazio che sono libero professionista.

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Preferirei chiedere l'elemosina che avere qualcuno che mi dice come vestire, cosa pensare, cosa dire: invadere ogni aspetto della mia vita.

 

Ringrazio che sono libero professionista.

 

Be' d'altronde è anche ragionevole che almeno sul lavoro un'azienda chieda ai suoi collaboratori di conservare un normale decoro e comunque di adeguarsi all'immagine di sé che essa vuol dare ai clienti ed ai terzi in generale.

Del resto non credo che anche tu come professionista ti permetti di presentarti ai clienti in modo contrario a quello che essi normalmente si aspettano da te.

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@Blackmaria,

veramente io non mi riferivo alla vita privata, infatti ho precisato:

"è anche ragionevole che almeno sul lavoro".

Ovvio che fuori del luogo di lavoro uno possa farsi i cazzi suoi e manifestare le opinioni che vuole, salvi casi particolari che abbiano stretta connessione col suo lavoro e con la mansione assegnatagli.

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Ovviamente il controllo su Facebook è qualcosa che esula completamente dal rapporto lavorativo ed attiene strettamente alla vita privata, a meno che una persona non abbia anche un profilo strettamente pubblico, che però è un caso assai raro e viene usato solo da personaggi famosi appositamente per fare dichiarazioni pubbliche.

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Ovviamente il controllo su Facebook è qualcosa che esula completamente dal rapporto lavorativo ed attiene strettamente alla vita privata, a meno che una persona non abbia anche un profilo strettamente pubblico, che però è un caso assai raro e viene usato solo da personaggi famosi appositamente per fare dichiarazioni pubbliche.

 

Infatti.

Inoltre bisognerebbe considerare anche il grado aziendale del dipendente:

l'amministratore delegato o il direttore generale non sono il fattorino od un operaio, perché i primi hanno la capacità di rappresentare e quindi d'impegnare la loro azienda.

 

Se un fattorino od un operaio della Fiat manifestasse sul suo profilo privato di Facebook o altrove opinioni omofobe, non è che si potrebbe pretendere che la Fiat lo richiamasse o addirittura lo punisse:

non sarebbe neppure giusto che lo facesse.

Ben diversamente l'azienda potrebbe agire se le opinioni omofobe fossero di Marchionne, anche se manifestate sul suo profilo privato, perché comunque le sue opinioni private si riverbererebbero negativamente sull'immagine pubblica della Fiat.

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Se un fattorino od un operaio della Fiat manifestasse sul suo profilo privato di Facebook o altrove opinioni omofobe, non è che si potrebbe pretendere che la Fiat lo richiamasse o addirittura lo punisse: non sarebbe neppure giusto che lo facesse. Ben diversamente l'azienda potrebbe agire se le opinioni omofobe fossero di Marchionne, anche se manifestate sul suo profilo privato, perché comunque le sue opinioni private si riverbererebbero negativamente sull'immagine pubblica della Fiat.

 

Certo, ma se l'ultimo dei fattorini iniziasse a scrivere su Facebook che la Panda fa schifo, la Fiat non avrebbe diritto di pretendere un pizzico di sobrietà in più da parte del suo dipendente?

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No, la Fiat non dovrebbe poter fare nulla anche se certamente i suoi amici potrebbero fargli notare la mancanza di coerenza.

Tu non cogli il necessario distinguo tra vita pubblica e privata, che può essere assottigliato solo per personaggi che hanno chiaramente scelto una vita pubblica.

 

Se il fattorino facesse capo ad un partito politico e manifestasse pubblicamente opinioni omofobe ma poi passasse la notte dei battuage io come cittadino potrei lamentarmi della sua condotta.

Finché rimane un fattorino però, che sia omofobo o meno, che apprezzi la Panda o meno, è una questione personale e delle persone che fanno parte della sua vita.

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Tu non cogli il necessario distinguo tra vita pubblica e privata, che può essere assottigliato solo per personaggi che hanno chiaramente scelto una vita pubblica.

 

 

Trascuri un piccolo dettaglio. Oggi un social network come Facebook è capace di rendere personaggio "pubblico" anche un semplice fattorino della Fiat.

 

Detto questo, fossi l'amministratore delegato della Fiat o un anonimo fruttivendolo, licenzierei in tronco qualunque dipendente si permettesse di spalare mer*a sul mio lavoro, in pubblico o in privato (a patto, ovviamente, di averne prova concreta).

Edited by simone98
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Per quello esistono le leggi che lo impediscono... (almeno con un contratto regolare).

Ricordami comunque di non venire mai a lavorare per te, probabilemte avresti fatto buona carriera nella DDR.

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