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Ancora bullismo omofobo a Roma


Fer

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Dal Corriere:

 

ROMA — Poche parole, cariche di cattiveria. «We hate Luca». Cosi otto alunni dell’istituto magistrale Vittorio Gassman hanno intitolato una chat di gruppo, creata con lo scopo di dileggiare un loro compagno di classe, Luca (nome di fantasia), 15 anni. Ad accendere il loro odio, le presunte inclinazioni omosessuali dell’adolescente, divenuto vittima di un bullismo cosi violento da avergli provocato il desiderio di morire, pur di sfuggirvi. Adesso i responsabili del suo dolore - sette ragazzi e una ragazza, tutti minorenni - rischiano di finire nel registro degli indagati con l’accusa di stalking e molestie. La procura ha infatti aperto un’inchiesta in seguito a una denuncia dei suoi genitori.

La confessione
A spingere il padre e la madre a chiedere l’intervenuto della magistratura è stato lo spavento avuto dopo la confessione scioccante del figlio, avvenuta al termine dell’ultimo anno scolastico: «Perché vivo? Se morissi, non avrei questi problemi». Nel mirino degli inquirenti potrebbero finire anche i professori dell’istituto magistrale se emergesse la loro sottovalutazione del problema nonostante i soprusi siano tutti compiuti durante l’orario scolastico. La storia di Luca richiama alla memoria un dramma del recente passato, la tragedia di Andrea, l’alunno del liceo Cavour, noto come il ragazzo dai «pantaloni rosa», che nel novembre del 2012 si tolse la vita dopo le offese omofobe dei suoi coetanei. «Proprio per evitare che la situazione precipiti, la famiglia ha deciso di agire con prontezza. Il ragazzo è stato fatto scherno d’invenzioni: è etero», afferma l’avvocato Fabrizio Consiglio, legale dei genitori di Luca.
Le insinuazioni
La persecuzione comincia lo scorso dicembre dopo una battuta di Luca a sfondo sessuale rivolta a un compagno di classe e amico di famiglia. Quest’ultimo reagisce in modo stizzito. Fa di tutto per isolare Luca e, per riuscire nel suo intento, si spinge a insinuare che il giovane sia omosessuale. Non contento, arriva a far passare l’amico per un raccomandato. Luca si sente emarginato e si chiude in se stesso. Inevitabile arriva il peggioramento del rendimento scolastico. Il momento più difficile lo attraversa il giorno che scopre l’esistenza su whatsapp della chat intitolata «We hate Luca». Rimane sconvolto dalle frasi che legge: «Luca è un fallito, guarda porno gay, non è etero». In un caso i creatori della chat complottano per rubargli il motorino, che sparisce mentre Luca è interrogato da una professoressa. In un altro, lo aspettano all’uscita da scuola per «dargli una lezione» ma c’è un’insegnante con lui e il piano sfuma. È in quel momento che la madre di Luca chiede aiuto ai genitori degli alunni, ma come risposta riceve minacce. Viene avviata anche un’indagine interna all’istituto, poi archiviata. Ora toccherà alla magistratura chiarire cosa è accaduto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
30 agosto 2014 | 10:37

 

 

8 contro 1, i genitori dei bulli che minacciano la madre del ragazzo, la scuola che fa finta di nulla e l'avvocato che afferma che il suo assistito è etero (e anche se fosse gay?)... la vicenda ha un che di tragicomico  :eh:
Edited by Fer
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Luca è caduto nella trappola del bullismo. Fenomeno tanto dilagante quanto preoccupante al giorno d ' oggi. Il bullismo omofobico, proprio per la sua caratteristica peculiarità, è il più terribile e devastante a livello psicologico, perché  disconosce, ridicolizza, mortifica i sentimenti, la dignità e il valore di un ragazzo in crescita. A quest' età è normale essere fragile o avere una bassa autostima, ed è senz'altro più frequente per un ragazzino omosessuale vittima di bullismo avere dei comportamenti ''a rischio''. Dalla frase del ragazzo '' «Perché vivo? Se morissi, non avrei questi problemi'' si evince ad esempio addirittura una tendenza al suicidio, una depressione che può anche avere cause più profonde (cause che possono risiedere nella famiglia ad es.). Insomma l'episodio può come può anche non essere la causa principale di questo malessere, quindi bisogna stare attenti a non strumentalizzarlo. Questo non significa assolutamente però che i ragazzi responsabili del ripugnante crimine d 'odio non debbano essere puniti con severità.

 

In questo caso direi che l'accusa non dovrebbe vertere tanto sulla ''diffamazione'' ( affermare che una persona è ''gay'' non è un insulto, dunque non può essere considerato una diffamazione), ma sull'odio e sulla discriminazione che sono sempre i sentimenti-base delle aggressioni omofobe. In mancanza di una legislazione rigorosa che punisca questo odioso tipo di crimini, credo che il ragazzo dovrà accontentarsi di poco. Ma spero che questa sia l'occasione giusta per affermare la necessità di una legge che protegga da questo tipo di specifico di reati. Non confido, sapendo la situazione politica in Italia, ma spero con tutto il cuore che sia così.

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