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I paesi più vecchi del mondo


Rotwang

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L'agenzia americana Moody's ha recentemente pubblicato un rapporto sull'invecchiamento della popolazione mondiale che rivela un alzamento dell'età media di molte nazioni del pianeta con conseguenze negative per l'economia.

 

Oggi le nazioni con più anziani (con più del 20% di persone sopra i 65 anni) sono la Germania, il Giappone e l'Italia, che entro il 2020 arriveranno più o meno al 30%.

 

Nel 2015 a queste tre nazioni si aggiungeranno la Grecia e la Finlandia, entro il 2020 anche la Svezia e la Francia. Entro il 2025 si aggregheranno poi il Canada, la Spagna e il Regno Unito. Infine nel 2030 anche gli Stati Uniti, la Corea del Sud e Singapore. Ciò significa che il progressivo invecchiamento della popolazione non riguarda solo i paesi occidentali ma anche alcune floride economie asiatiche.

 

Moody's scrive che l'invecchiamento in Italia continuerà nei prossimi anni. Nel 2015 le persone sopra i 65 anni saranno il 21,5% della popolazione e passeranno nel 2020 al 22,8%. Nel 2025 arriveranno al 24,4% che diventeranno un 26,8% nel 2030. Più persone anziane significa meno occupazione, più pensioni, cure sanitarie e assistenze da pagare. I paesi "super-anziani" saranno svantaggiati nella crescita economica se non adotteranno ovviamente delle misure adeguate. Alcuni sostengono l'immigrazione da paesi in via di sviluppo nei quali l'età media è bassa. Altri ritengono che le nazioni "anziane" dovrebbero investire maggior denaro nella ricerca e nello sviluppo di nuove tecnologie per la produzione e per il lavoro.

 

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Ci sono possibilità che i governi invertano la tendenza?

Edited by Rotwang
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Se la popolazione invecchia vuol dire che si vive più a lungo per fattori climatici, sanità e non dimentichiamoci buona alimentazione (nel senso di cibi meno grassi e più sani), per ora appunto riguarda chi ha un buon clima ed una buona alimentazione (Italia, Grecia, Francia, Portogallo) oppure chi ha un sistema sanitario eccellente (Germania, Svezia, Finlandia).

 

Stati Uniti, Canada e Australia che hanno un'alimentazione pessima, con tassi di obesità molto alti campano di meno. 

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Ormai la vita media è decisamente troppo lunga, oserei dire innaturalmente lunga per la specie umana. Aumentare le nascite o l'immigrazione non è certo una soluzione perché gli anziani non diminuiranno in numero ma solo in percentuale e quindi ci sarà solo un aumento della popolaziine e dei disoccupati visto che, con l'aumento delle età pensionabili e senza più riciclo i giovani ormai non trovano lavoro prima dei 40 anni.

La soluzione? Purtroppo non c'è a mio avviso. Tecnologia e medicina vanno troppo veloci e con obiettivi sempre meno equilibrati. Si doveva porre un limite diversi decenni fa e rallentare questo proxesso degenerativo. Fino a cento anni fa la popolazione mondiale aumentava lentamente perché per ogni nato c'era un morto... ora non si muore quasi più e cominciamo a vederne le.conseguenze (a partire dal settore economico). È qursto vero progresso? Vera evoluzione quella che non si preoccupa di prevedere i danni a lungo termine?

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Statisticamente l'incremento di benessere sociale medio comporta una diminuzione di altri parametri per cui al contrario la correlazione sarebbe, ad intuito, positiva: all'aumentare della ricchezza ci si attenderebbe che si facciano più figli, poichè c'è maggiore possibilità di mantenerli, invece ad aumenti del PIL si sono storicamente associati minor tasso di natalità e aumento dell'età media della popolazione. Perchè Una spiegazione data è che un individuo più ricco tende a concentrarsi più sulla proprio autorealizzazione e una prole troppo numerosa, in questo senso, è vista come un limite; un'altra spiegazione vuole che la prole numerosa sia implicitamente funzionale a garantire maggiori redditi, al raggiungimento dell'età lavorativa dei figli, alla famiglia: se il reddito è già alto la necessità di fare molti figli viene meno.

 

Per questo motivo i paesi ricchi sono anche i più "vecchi": minor natalità e minore mortalità. I problemi conseguenti sono evidenti, in termini ad esempio di spesa pubblica per il welfare, ma di per sè per un paese l'essere vecchi non è un segno di declino, anzi. Ricordiamoci infatti che non solo aumenta l'età, ma anche la qualità della vita: i settantenni di oggi sono molto più sani, fisicamente e mentalmente, dei settantenni di venti anni fa, il che comporta che le persone siano in media in grado di lavorare per più tempo, andare in pensione più tardi e quindi ridurre la pressione sulla previdenza.

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