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Una difficile scelta...


VelvetNico

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Salve,

 

quello che vi racconterò non è per me un argomento per nulla semplice, difficile e tortuoso sempre più. Come potrete intuire dalla sezione si parla del mio coming out. Non so nemmeno come iniziare, ho paura paura pure ad annoiarvi, ma quello che scriverò sarà per me un sfogo. Se vi arrendete da adesso, grazie lo stesso.
Se si vuole dare un'inizio alla scoperta del mio orientamento sessuale si deve risalire all'inizio del liceo. Poco dopo un mese che entrai al liceo conobbi, quello che divenne per me, il mio primo ragazzo. Nulla di più bello, se non il fatto che dopo un mese lui dovette partire per ritornare a casa, un po lontano di 600 km (si, lui era un po più grande). Durante questo periodo conobbi quella che era per me la felicità, dopo un periodo davvero brutta segnato dal bullismo subito per ben tre anni, anoressia, autolesionismo e depressione. Durante quel mese, con lui, con i miei andava tutto davvero bene, tanto che i miei lo accolsero come un figlio, anche se non sapevano il suo ruolo nei miei sentimenti. Mi ricordo che quando inventai loro che doveva partire perché suo padre aveva perso il lavoro, mio padre mi disse: digli di non andarsene in nessuna parte, il lavoro glielo trovo io. Ma come tutte le cose più belle, anche questo finì. Passai 6 mesi di ricaduta, solitudine dove unica salvezza per me era mia sorella. Da li a poco conobbi un'altra ragazzo, nulla di più brutto da li in poi se non una serie di ragazzi che mi usarono solo per secondi scopi. Durante questa mia "seconda relazione" tentai il suicidio (nulla legato a "questioni di amore"!), mia sorella mi salvò e mi dichiarai a lei, la prese bene ma l'indomani decise di volerlo dire a mia madre, la quale (come mi raccontò lei), cominciò a piangere a dirotto e cominciare a pregare. Durante quel periodo ebbi una caduta nello studio e la mia professoressa, conoscendo le mie potenzialità, mi chiuse dentro uno stanzino e mi disse: parlami, dimmi cosa è che non va piccolo. Ricordo che scoppiai a piangere e racconti a lei molti di quelli che erano i miei problemi, a un certo punto mi alzò la manica e vide i tagli. Lei, si preoccupò di contattare un psicologo per aiutarmi; durò un'anno e in quell'anno tutto andò per il verso giusto. In questo periodo mia madre non diede alcun segno, anzi sembrò che non fosse successo nulla. 
Col passare del tempo si è sempre fatta più forte di voler dire a loro chi sono realmente. Infatti, credo che fin quando loro non sapranno di tra noi non ci potrà mai essere un vero e proprio rapporto. Insomma, voglio sentirmi in pace con me stesso, loro sono parte di me e credo che così sia solo peggio. Ma, ahimè, le circostanze non me lo permettono. Mia madre è una persona molto cattolica, cresciuta con tantissimi pregiudizi e io ho sempre cercato di adeguarmi alla sua mentalità passando in secondo piano i miei bisogni per l'amore che provo verso lei. So che lei mi ama e so pure perché lei tiene così particolarmente a me. Insomma, lei mi ha visto quasi morto da piccolo, hanno fatto sacrifici per crescermi in un periodo in cui mio padre non lavorava e viaggiava per poter racimolare per potermi comprare i miei cibi "speciali". Mio padre, invece, non è per nulla pieno di preconcetti e fanatismo cattolico, solo che qualcosa mi dice che non gli farebbe piacere avere un figlio gay (visto che mi parla sempre della ragazza e sul come divertirsi a letto). Lui sta a contatto con tanta gente e diciamo che la sua mentalità, così, è molto più aperta rispetto a quella di mia madre. Figuratevi che conosce pure un proprietario di un locale gay (lui pure gay ahah) e lo tratta benissimo *visto da me*. Non so se lo abbiano mai capito realmente, perché sono una persona molto semplice con nessun comportamento effeminato... Insomma a prima vista potrei sembrare un normalissimo ragazzo. 
Adesso mi ritrovo qui, dopo 4 anni, a 18 anni, nell'intenzione di volerglielo dire. Penso che più tempo passi e peggio sia. Fra un mese parto, mi trasferisco all'estero per un mese. La mia intenzione era quella di scrivere una lettera e consegnargliela all'aeroporto. Magari loro, mentre manco, potranno parlarne e farsene una ragione. Non so se sia la cosa giusta, non so. Mi piacerebbe tanto leggere i vostri consigli... 

 

Grazie per aver letto

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Ciao, realtà difficile ma comune.

Il modo di fare CO è molto personale e difficile da consigliare. L'unica cosa che ti consiglio è però di dirglielo, se e quando sarai pronto, di persona. Non lettere, telefonate, ecc. Diretto e sincero, da uomo, da fargli capire che sei serio e la cosa è già stata pensata e metabolizzata. Si te stesso. Vedrai andrà bene ;)

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Velvet io credo che la lettera sia una buona idea; dopodiché inizia a pensare solo a te stesso e non ai tuoi genitori; hai una vita da vivere.

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Una lettere prima di allontanarti per un mese intero nin mi sembra una buona idea, soprattutto con tua madre che sa ma nega a se stessa. Però ai ragione a volerglielo dire, e lo devi fare apertamente senza permettere che loro trovino scuse per non crederti. Io vivo una situazione del genere: si vive nella negazione e spesso, anche nel quotidiano, ci si costringe a non parlare, a fare gli indifferenti, a trovarsi a disagio quando in tv si sente anche solo nominare l'omosessualità... devi evitare queste situazioni e lo puoi fare solo parlando con loro faccia a faccia e chiarendo ogni cosa. Una lettera si "dimentica" facilmente.

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No, una lettera prima di partire no. Te lo proibisco.

 

Tua sorella sa.

Tua madre sa e fa finta di non vedere (andiamo, tua sorella le ha detto tutto, anche se non sei effeminato o altro il dubbio lo ha).

Tuo padre non sa, ma non mi pare omofobo, almeno da come lo descrivi.

 

Direi che se vuoi usare la lettera, o subito, dando a tua madre un mese per metabolizzare il tutto, o appena torni. Per tuo padre non credo ci siano veri e propri problemi, ovviamente sarà una specie di shock, ma credo ci metterà meno tempo ad accettarlo rispetto a tua madre.

 

La lettera prima di partire è da escludere perchè, quasi sicuramente, alla rivelazione seguiranno domande. Domande a cui tu dovrai dare risposta e, a meno che tu non sia un indovino, non riuscirai a rispondere a tutte usando la lettera e assentandoti.

Suppongo comunque che tu abbia scelto la forma scritta per problemi simili ai miei: non riesci a dirlo, credi che sarà una delusione per loro e non vuoi vedere questa delusione nei loro occhi. Non ti critico, sarei un ipocrita, se senti che la lettera è il modo migliore per dirlo non posso fare altro che appoggiarti.

 

Tieniti pronto perchè le domande arriveranno. Eccome se arriveranno. Ed ecco come mai non puoi permetterti di partire subito dopo avergliela consegnata. Non puoi nè correre il rischio che loro se ne scordino (leggasi: lo ignorino) nè che non ricevino risposte.

 

Detto questo, un abbraccione e un in bocca al lupo. Sei un ragazzo in gamba, sono convinto che tra non molto tornerai a scriverci dicendoci di come il tuo co con la famiglia sia andato alla grande  :yes:

Edited by Bayshore
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Quoto Bayshore, sì la lettera, ma non subito prima di partire. Forse è meglio al ritorno, dopo un mese all'estero avrai un po' di senso di libertà in più

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Grazie per le risposte! Stanotte ci ho pensato un po su (tanto per cambiare) e sono arrivato a molti punti simili ai vostri.

 

Una lettera si "dimentica" facilmente.

Credo che tu abbia profondamente ragione, al ritorno molto probabilmente faranno finta di nulla. Magari sarei costretto a fare un passo in più, per farglielo capire davvero, che sarebbe quello di dire un giorno: questo è il mio ragazzo.

 

Sicuro di dire una cosa a tua madre che tua madre già conosce?

Lei almeno sa. Ha nascosto a se stessa, forse, ma sa. 

Credo che lei voglia la risposta definitiva, la ghigliottina. Lei, secondo me, è convinta che era una "confusione" adolescenziale.

 

No, una lettera prima di partire no. Te lo proibisco.

 

Tua sorella sa.

Tua madre sa e fa finta di non vedere (andiamo, tua sorella le ha detto tutto, anche se non sei effeminato o altro il dubbio lo ha).

Tuo padre non sa, ma non mi pare omofobo, almeno da come lo descrivi.

 

Direi che se vuoi usare la lettera, o subito, dando a tua madre un mese per metabolizzare il tutto, o appena torni. Per tuo padre non credo ci siano veri e propri problemi, ovviamente sarà una specie di shock, ma credo ci metterà meno tempo ad accettarlo rispetto a tua madre.

 

La lettera prima di partire è da escludere perchè, quasi sicuramente, alla rivelazione seguiranno domande. Domande a cui tu dovrai dare risposta e, a meno che tu non sia un indovino, non riuscirai a rispondere a tutte usando la lettera e assentandoti.

Suppongo comunque che tu abbia scelto la forma scritta per problemi simili ai miei: non riesci a dirlo, credi che sarà una delusione per loro e non vuoi vedere questa delusione nei loro occhi. Non ti critico, sarei un ipocrita, se senti che la lettera è il modo migliore per dirlo non posso fare altro che appoggiarti.

 

Tieniti pronto perchè le domande arriveranno. Eccome se arriveranno. Ed ecco come mai non puoi permetterti di partire subito dopo avergliela consegnata. Non puoi nè correre il rischio che loro se ne scordino (leggasi: lo ignorino) nè che non ricevino risposte.

 

Detto questo, un abbraccione e un in bocca al lupo. Sei un ragazzo in gamba, sono convinto che tra non molto tornerai a scriverci dicendoci di come il tuo co con la famiglia sia andato alla grande  :yes:

Esatto, non riesco a dirglielo. Ogni volta che ci provo a dirglielo mi blocco, penso: non posso farli stare male...

Ma arrivato a questo punto penso che devo prendermi una botta di coraggio e dirgli tutto... prima o poi deve succedere.

 

Credete che sia meglio prima o dopo il soggiorno all'estero?

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A questo punto dipende tutto da te. Se senti di star per scoppiare, di volerglielo dire il prima possibile, allora adesso è il momento giusto. Se invece senti di poter resistere altri due mesi, suggerisco dopo il viaggio: tu passerai un mese di relax (o almeno spero), loro, quando tornerai, saranno contenti di rivederti. La notizia potrebbe scuoterli un poco, ma la gioia di riaverti a casa dovrebbe ridurre il colpo.

 

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Tuo padre potrebbe essere ben disposto nei confronti di questo coming out. Mio padre è simile a come hai descritto il tuo, e così mia madre, anche se qualche pregiudizio c'è spesso, per quanto poco influente.

Per esperienza personale (avuta con una zia; il CO con i miei è ber riuscito a voce) ti sconsiglio la lettera, se non sarai lì subito dopo per rispondere alle loro domande ed eventualmente per stroncare sul nascere le idiozie che diranno e penseranno (ti auguro di non doverlo fare). Buona fortuna!

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