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La Cina diventa la prima economia mondiale


Rotwang

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Il sorpasso economico previsto entro una decina di anni è avvenuto quest'anno. La Cina è divenuta la prima economia del mondo superando gli Stati Uniti d'America. Questi erano la prima economia mondiale dal 1872 (quando superarono la Gran Bretagna), l'India è al terzo posto, dopo aver superato il Giappone. Tra le prime dodici economie sono presenti il Brasile, l'Indonesia, la Russia e il Messico.

 

L'economia cinese è cresciuta del 24% nell'ultimo periodo, mentre quella americana solo il 7%. Il mondo industrializzato detiene ancora il 50% del PIL globale, con una popolazione pari al 17% rispetto a quella dell'intero pianeta sebbene il divario tra questo e i paesi in via di sviluppo si sia ridotto.

 

Tuttavia la Repubblica Popolare Cinese nella classifica del PIL pro capite risulta ancora un paese piuttosto povero.

 

La Cina secondo voi si appresterà a diventare nuova nazione dell'equilibrio globale?

 

 

 

 

 

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semplicemente siamo e siamo stati, tutti noi occidentali, e specialmente in Europa dei grandissimi cretini noi, dei grandissimi stronzi invece i politici che hanno consentito alle multinazionali come anche alle aziende di medie dimensioni di delocalizzare tutta la nostra produzione nei paesi emergenti.

Siamo andati lí  per farci fare le radioline e i palloni, senza pensare che avrebbero imparato ad usare i transistor e a giocare a calcio (e non solo).

Adesso andiamo avanti pure a fare acquisti compulsivi, di roba che non ci serve innanzitutto, e senza sapere chi la fa, dove la produce e a chi vanno i soldi, mentre invece é ancora possibile fare scelte diverse, contribuendo, come hanno fatto migliaia di consumatori negli usa, a restaurare un piano industriale nazionale e a porre piú attenzione alla tutela dei nostri segreti industriali nazionali.

Uno dei paesi da prendere MENO ad esempio é proprio la bella Germania, che ha creduto di fare affari d'oro coi cinesi lasciando che invadessero il mercato ad esempio dei pannelli fotovoltaici (che in europa sono prodotti di altissimo livello) , oppure lasciandoli sguazzare nei segreti dell'Ente Spaziale Europea, oppure addirittura costruendo una linea ferroviaria Germania - Cina (sí, dove i vagoni arrivano in germania strapieni e ripartono vuoti...).  Sono in mano cinesi, e noi in mano loro, se non ci svegliamo!

La cina minaccia tranquillamente di guerra paesi nostri alleati diretti ed indiretti (australia in primis) ma qui pensiamo di andare avanti a credere che tanto "é un grande mercato, una grande opportunitá" dimenticandoci sempre del problema delle limitate risorse naturali a cui i cinesi mirano, e del fatto che ció che loro importano da noi lo importano perché non lo sanno fare (macchine utensili a controllo numerico, macchine industriali varie, macchine movimento terra/agricoltura, aerospaziale, farmaceutico, beni di lusso, agroalimentare -poco ma di qualitá,...), NOI INVECE importiamo da loro solo per ingrassare le tasche dei grandi gruppi -finanziari sopratutto- che pagano lí 1 e rivendono qui a 1000, con la scusa di tasse e dazi.

Fanno entrare le merci nei paesi UE che hanno le frontiere piu lasche (gli ultimi arrivati, tipo romania, rep. ceca ecc...) e poi grazie al principio di LIBERA circolazione delle merci che c'é in UE vendono dappertutto senza pagare manco i dazi ai paesi dove operano.

Cosí la roba al consumatore costa uguale o poco meno, ma qui lavorano quattro grossisti e 10 commessi e poco altro, lí invece migliaia di persone sono nelle fabbriche.  Queste migliaia potrebbero essere Italiani, europei, occidentali.

Perché qualcuno ci crede che con 40 euro non si riesce a produrre e a vendere una felpa made in italy con i giusti ricarichi ed il rispetto dei lavoratori impegnati?

Aggiungiamo poi le migliaia di regole confuse e ingarbugliate, che valgono solo per la piccola e media impresa in europa, inquinamento, co2, sicurezza, tasse assurde, costi per energia e trasporti ALLE STELLE, ed eccoci col sedere per terra.

La situazione di spopolamento delle campagne, la mancanza di un piano industriale che dia la possibilitá a chi nemmeno vuole studiare di andare a lavorare senza intasare gli atenei solo per prendere un pezzo di carta con scritto laurea, crea sempre piú una realtá di rassegnati, che i nostri politici anche di "sinistra" sono bravissimi a mettere gli uni contro gli altri, alimenta la mancanza di gente responsabile e capace di FARE, e non solo di sognare e conoscere concetti.

Sveglia ragazzi, attenti a non darci la zappa sui piedi. Basta gettare soldi all'estero, quando possibile, diamo un segnale a chi vende!!

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Queste gare al più potente, per me, hanno poco senso. Checché se ne dica, noi europei viviamo esageratamente meglio (sì, anche in Italia) dei cinesi, degli indiani e dei brasiliani, nonché della maggior parte del mondo. La Cina sarà pure la prima economia mondiale, ma la qualità di vita dei cinesi è nettamente inferiore alla nostra. La Cina fa schifo, così come l'India. Sinceramente, di avere il PIL più elevato del mondo, di avere il maggior tasso di industrializzazione ecc. ecc., me ne importa davvero poco.

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Penso che alla fine cambierà davvero poco, basta pensare che:

 

- fino al 1940 il centro dell'economia mondiale (e della politica) è stato l'Europa

 

- dal 1945 fino ad oggi si è spostato negli Stati Uniti

 

- da ora in poi sarà la Cina, in un futuro chi lo sa?

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Icoldibarin

Come si dice, i capitalisti vi venderebbero pure la corda che li impiccherà.

Consiglio di imparare un po' di cinese per sopravvivere e di fare in modo che i lavoratori cinesi vengano sfruttati il meno possibile.

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e di fare in modo che i lavoratori cinesi vengano sfruttati il meno possibile.

 

Sono capacissimi di scioperare anche senza la nostra benedizione :)

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Angelo1900

Ok, bella la storia, bello il finale, prima potenza, eccetera, eccetera, eccetera...

Ora, però, andiamo a vedere come vivono i cinesi.

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Il rapporto naturale tra maschi e femmine sarebbe 103-107 maschi ogni 100 femmine:

in Cina si è arrivati fino a 120 maschi su 100 e da quando hanno intensificato i controlli si è a 117 a 100.

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Icoldibarin

Sono capacissimi di scioperare anche senza la nostra benedizione :)

Ti ricordo che c'è una dittatura in corso.

E gli occidentali possono fare molto, soprattutto facendo pressioni sulle nostre multinazionali affinche adottino delle condizioni umane di lavoro.

Basta sollevare un po' di polverone sull'immagine dell'azienda per fare prendere lo spauracchio a gente come la Apple, come successe poco fa.

Ma abbisogna che chi va a comprare l'ultimo I-phone se ne freghi qualcosa...

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Hinzelmann

Topic interessante...certo la Cina scivola poi

al 99mo posto per il PIL pro capite che misura

il benessere ( o la quantità realmente posseduta

di questa ricchezza prodotta ) a prescindere dalla

sua distribuzione fra la popolazione.

 

Gran parte di questa ricchezza prodotta in Cina, non

è cinese

 

D'altronde la globalizzazione designa un mondo in cui

la ricchezza è concentrata ( ancora, per ora ) al 50%

in paesi che oramai non producono più del 17%

 

Il chè spiega chiaramente il motivo per cui l'Italia

- paese manifatturiero - scivoli all' 11mo posto ed

ahinoi al 34mo per il PIL pro capite 

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@Icoldibarin, sono piuttosto informato sulla situazione sindacale cinese:

ho visto un bel documentario e parlato con degli attivisti che se ne interessano direttamente.

 

L'acquirente occidentale non può fare nulla e gli operai cinesi lo sanno benissimo:

pensare questa cosa è solo una pretesa eurocentrica.

A nessun operaio di Mirafiori verrebbe mai in mente che un boicottaggio statunitense delle auto FIAT

potrebbe anche solo lontanamente essere d'aiuto in una vertenza sindacale.

 

Gli operai cinesi sono già in mobilitazione e gli stipendi medi sono già in costante ascesa.

Ci sono delle vere e proprie "cittadelle industriali" in cui si dorme si mangia e si lavora.

Gli operai che riescono a sostenere questi ritmi sono tutti dai 20 ai 25 anni

perché poi si licenziano o mettono in atto degli scioperi piuttosto violenti.

Il governo non interviene mai a meno che gli scontri non escano dalla cittadella,

cosa che di fatto non avviene.

 

Semplicemente l'azienda sposta le fabbriche in zone più povere e arretrate della Cina

quando il livello del conflitto sociale si fa troppo alto; ma dopo poco le mobilitazioni ricominciano.

 

E' vero che c'è una parte corrotta del Partito Comunista che usa fondi pubblici

per reclutare ragazzi e ragazze come operai per la Foxconn,

ma nessuno - tranne la Foxconn stessa - ha interesse nello sfruttamento degli operai

visto che anche ai capitalisti cinesi piacerebbe una domanda interna più forte

(e quindi stipendi più alti per i Cinesi).

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Icoldibarin

L'acquirente occidentale non può fare nulla e gli operai cinesi lo sanno benissimo:

pensare questa cosa è solo una pretesa eurocentrica.

Pensare questa cosa è solo un modo per sbiancarsi la coscienza. Non è vero che non si può fare nulla.

Se in Italia pretendi la maglietta a 3€ fatta in Cina stai finanziando un modello di sviluppo dannoso per chi quelle magliette è costretto a farle e per te, che vedi delocalizzare la produzione tessile.

Se il consumatore medio pretendesse un'etichettatura obbligatoria che indichi il rispetto di tutele minime per ogni anello della produzione e scegliesse i prodotti di conseguenza, non si troverebbe alla fine del mese a lamentarsi perché la sua ditta non riceve più commissioni, perché vengono dirottate ove il costo del lavoro è minore, e rischia di rimanere a casa.

Al consumatore piace la globalizzazione ma fa finta di vivere in un mondo non globalizzato.

 

 

 

A nessun operaio di Mirafiori verrebbe mai in mente che un boicottaggio statunitense delle auto FIAT

potrebbe anche solo lontanamente essere d'aiuto in una vertenza sindacale.

Peccato non sia un operaio di Mirafiori, ma sono pronto a scommettere che sarebbe assai più utile di qualsiasi manifestazione in Italia.

Immagina che il 30% degli acquirenti USA si impegnassero (tramite una piattaforma online per esempio) a non acquistare una vettura Fiat-Chrysler finché non si mettano dei paletti fissi oltre i quali la decenza non può andare.

Io sono convintissimo che la Fiat riterrebbe di colpo "possibilissimo" rimanere in Italia ed ascoltare chi chiede un trattamento dignitoso.

 

 

 

Gli operai cinesi sono già in mobilitazione e gli stipendi medi sono già in costante ascesa.

Ci sono delle vere e proprie "cittadelle industriali" in cui si dorme si mangia e si lavora.

Gli operai che riescono a sostenere questi ritmi sono tutti dai 20 ai 25 anni

perché poi si licenziano o mettono in atto degli scioperi piuttosto violenti.

Questo succede da anni (secoli direi), lo sfruttamento si sposta dove sa che che gli operai saranno ricattabili.

Parte della Cina sta diventando ricca, questo vuol dire che il produttore fra breve non sarà più cinese, quantomeno non sarà il cinese delle grandi città. Sarà il manovale africano (basta guardare quanta parte del territorio africano sia posseduto da cinesi) e forse col tempo, anche lo statunitense e l'europeo medio.

 

 

 

Penso che alla fine cambierà davvero poco

Nel sistema in sé sì. Ma probabilmente noi saremmo gli sfruttati nelle fabbriche a lavorare 20€ al giorno per produrre alla neoborghesia cinese il gadget alla moda e la scarpa firmata.

Ovviamente qualcuno non sarà d'accordo, qualcuno che invece è sempre stato d'accordo fin quando noi eravamo i padroni e loro gli schiavi. Sputa in aria che in testa ti cadrà. Ora la forza di gravità ci ricorda il nostro destino, se non ci vogliamo spostare prima...

 

 

 

visto che anche ai capitalisti cinesi piacerebbe una domanda interna più forte

Non ho mai visto un capitalista poco ingordo e lungimirante. Anche la Fiat voleva una domanda interna più forte, ma non ha mai pensato che lasciava senza soldi le stesse persone che poi gli avrebbero comprato le macchine...

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Pensare questa cosa è solo un modo per sbiancarsi la coscienza. Non è vero che non si può fare nulla.
Se in Italia pretendi la maglietta a 3€ fatta in Cina stai finanziando un modello di sviluppo dannoso per chi quelle magliette è costretto a farle e per te, che vedi delocalizzare la produzione tessile.
Se il consumatore medio pretendesse un'etichettatura obbligatoria che indichi il rispetto di tutele minime per ogni anello della produzione e scegliesse i prodotti di conseguenza, non si troverebbe alla fine del mese a lamentarsi perché la sua ditta non riceve più commissioni, perché vengono dirottate ove il costo del lavoro è minore, e rischia di rimanere a casa.
Al consumatore piace la globalizzazione ma fa finta di vivere in un mondo non globalizzato.

 

Io ti ho solo riportato quello che mi hanno detto gli interessati.

 

Per quanto riguarda "la maglietta a 3 euro fatta in Cina" dici qualcosa di impossibile applicazione.

I ricchi occidentali non comprano quelle magliette e i disoccupati occidentali non sono certo disposti a pagare di più

per sostenere i lavoratori cinesi e non avrebbe neanche senso immaginare che lo facciano.

 

 

 


Questo succede da anni (secoli direi), lo sfruttamento si sposta dove sa che che gli operai saranno ricattabili.
Parte della Cina sta diventando ricca, questo vuol dire che il produttore fra breve non sarà più cinese, quantomeno non sarà il cinese delle grandi città. Sarà il manovale africano (basta guardare quanta parte del territorio africano sia posseduto da cinesi) e forse col tempo, anche lo statunitense e l'europeo medio.

 

E' esattamente quello che accadrà.

Il Capitalismo funziona esattamente così.

Finora i tentativi di cambiare sistema non hanno funzionato:

anzi i nipoti di quelli che ci avevano provato sono proprio nel Partito Comunista Cinese :)

 

 

 


Non ho mai visto un capitalista poco ingordo e lungimirante. Anche la Fiat voleva una domanda interna più forte, ma non ha mai pensato che lasciava senza soldi le stesse persone che poi gli avrebbero comprato le macchine...

 

Mi sono spiegato male.

Il Partito Comunista non è la Foxconn: il Partito vuole una Cina ricca

e sarebbe anche disposto a nazionalizzare le multinazionali cattive.

A conti fatti in quel Partito c'è di tutto, ma quello che contano sono i risultati.

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Icoldibarin

 

 


Per quanto riguarda "la maglietta a 3 euro fatta in Cina" dici qualcosa di impossibile applicazione.
I ricchi occidentali non comprano quelle magliette e i disoccupati occidentali non sono certo disposti a pagare di più
per sostenere i lavoratori cinesi e non avrebbe neanche senso immaginare che lo facciano.

Ho semplificato ma nella realtà i margini ci sarebbero.

Il ricco compra la maglia col nome, senza guardare dove è fatta. Ci sono prodotti italiani che costano molto meno di prodotti firmati fatti in Bangladesh, basta un attento giro per supermercati per rendersene conto.

Il vero povero di solito non fa incetta di magliette, cinesi od italiani che sia. Se fatica a mangiare se ne compra un paio tutto l'anno ed io di certo non sto li a criticarlo se guarda al primo prezzo. Ma le persone con basso reddito che vanno la domenica nei magazzini cinesi a riempire i cestini di scarpe per il matrimonio del cugino a 10€, e 10 magliette da 3€ inutili perché le vanno di moda, quando ne basterebbero 3 fatte bene che durano il doppio e danno da mangiare senza togliere la vita.

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Pensare questa cosa è solo un modo per sbiancarsi la coscienza. Non è vero che non si può fare nulla.

Se in Italia pretendi la maglietta a 3€ fatta in Cina stai finanziando un modello di sviluppo dannoso per chi quelle magliette è costretto a farle e per te, che vedi delocalizzare la produzione tessile.

Se il consumatore medio pretendesse un'etichettatura obbligatoria che indichi il rispetto di tutele minime per ogni anello della produzione e scegliesse i prodotti di conseguenza, non si troverebbe alla fine del mese a lamentarsi perché la sua ditta non riceve più commissioni, perché vengono dirottate ove il costo del lavoro è minore, e rischia di rimanere a casa.

Al consumatore piace la globalizzazione ma fa finta di vivere in un mondo non globalizzato.

 

Sì l'esempio delle magliette è anche edificante, ma è difficile tornare indietro e reintrodurre dazi o limitazioni alla delocalizzazione...

Accordarsi poi su quelle che tu chiami "tutele minime" (della qualità del prodotto/del salario dell'operaio?) richiederebbe uno sforzo di proporzioni imponenti.

D'altro canto, non voglio passare per lo stronzo di turno, ma quest'idea, molto nobile, per cui tutta la filiera produttiva dev'essere sottoposta ad un protocollo severo, si scontra poi colla triste realtà che "più vende chi meglio si sa vendere" e non necessariamente chi meglio lavora.

Slittando dal tessile all'agroalimentare, che è un ambito che conosco un po' meglio, sarei proprio curioso di fare un'indagine sia in un ipermercato di provincia sia in uno di quei graziosi alimentari "biologici" (che vorrà dire poi?) in un centro cittadino per verificare quanto anche i consumatori che più si pretendono informati ne sanno, ad esempio, di OGM, o se conoscono la differenza tra prodotti cisgenici e transgenici.

Tornando a bomba, temo sia utopico pretendere che tutti noi si faccia questo lungo (potenzialmente infinito) lavoro di "educazione al consumo" per ciascun bene di scambio; discorsi, appunto, "edificanti" come i tuoi, espressi in ottima fede (di questo sono certo), malcelano l'affanno di situarsi tra i "responsabili", i "giusti", i "solidali"...vorremmo esserlo tutti eh...temo che a conti fatti non ci riesca quasi nessuno :D

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Ma le persone con basso reddito che vanno la domenica nei magazzini cinesi a riempire i cestini di scarpe per il matrimonio del cugino a 10€, e 10 magliette da 3€ inutili perché le vanno di moda, quando ne basterebbero 3 fatte bene che durano il doppio e danno da mangiare senza togliere la vita.

 

Il mio babbo la pensa come te, in parte anch'io...però t'accorgi che in un mondo dove si consuma tutto un po' troppo in fretta sono davvero pochi quelli che si possono permettere questa "etica"? E' solo da poco che so quanto siano "maltrattati" i dipendenti di Amazon, e pure se mi serve un libro in tempi rapidi e lo posso acquistare ad un prezzo inferiore che al negozio del paese (dove per di più dovrei ordinarlo con settimane di anticipo)...devo rinunciarci?  :resent:

Edited by schopy
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Icoldibarin

 

 


devo rinunciarci?

Dipende dalla tua etica. Io su Amazon non ho mai comprato nulla, anche se mi avrebbe fatto comodo a volte.

In genere cerco l'alternativa migliore, se poi anche quella è cattiva, cerco di adeguarmi.

Ma con un po' di pazienza un'alternativa ragionevole si trova quasi sempre.

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A me sembra che la Cina stia avendo un boom tipo il nostro degli anni '50....non vorrei tra qualche decennio finissero come noi, in scala gigantesca, non glielo auguro...

 

Poi è facile fare gli economisti con occhialoni e capelli tinti e andar a dire che la Cina è un'opportunità, un esempio, il futuro etc etc, lo dicevano anche di noi...già che ci sei dimmi che tempo fa domani, che magari ci prendi..

Edited by Demò
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Icoldibarin

(Ovviamente dipende anche dal tuo portafoglio: io non sono certo ricco sfondato ma ho l'immensa fortuna di non aver mai dovuto preoccuparmi se al 20 del mese rimarranno soldi in casa per mangiare e pagare l'affitto)

 

Quello che voglio dire è che spendere due euro in più per un libro non è una tragedia, se basta rinuciare a due caffè. Se devi rinunciare ad un pasto è ben diverso ;-)

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Insisto.

Non è educando la borghesia occidentale al consumo critico che si migliora la qualità del lavoro in Cina:

la qualità del lavoro in Cina viene migliorata dalla comunicazione e dalla coscienza di classe dei lavoratori cinesi

che non vogliono essere trattati come agricoltori del Terzo Mondo perché non pensano affatto di esserlo.

 

Loro sanno di essere in competizione con noi e intendono vincerla.

Per loro l'idea che Icoldibarin voglia pagare le maglietta cinesi 15 euro per alzare i loro stipendi

è... insomma... come per un Italiano voler pagare 5000 euro una licenza Microsoft per solidarietà ai loro programmatori...

 

Credere che contro la Foxconn funzionino le strategie che hanno funzionato con la Del Monte è ingenuo.

La Foxconn infatti ha già preventivato di lasciare presto la Cina... per la Repubblica Ceca.

Il Terzo Mondo siamo noi.

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Mario1944

 

 


Se il consumatore medio pretendesse un'etichettatura obbligatoria che indichi il rispetto di tutele minime per ogni anello della produzione e scegliesse i prodotti di conseguenza, non si troverebbe alla fine del mese a lamentarsi perché la sua ditta non riceve più commissioni, perché vengono dirottate ove il costo del lavoro è minore, e rischia di rimanere a casa.

 

In compenso però si lamenterebbero i lavoratori  del terzo o del quarto mondo che grazie alla nostra "misericordiosa provvidenza" invece di lavorare (sia pur maltrattati e malpagati), morirebbero semplicemente di fame.....

Costruire un mondo in equilibrio perfetto è piuttosto difficile, ammesso che sia possibile, e comunque direi che è faccenda da rimandare ad un futuro non poco remoto.

Per ora ci dobbiamo rendere conto che conservare intatti i nostri salari, stipendi, dividendi, implica che si tolga qualcosa a qualcun altro nei paesi del terzo e quarto mondo e non è un qualcosa sotto il quale stiano salari, stipendi, dividendi più contenuti:

sotto quel qualcosa ci stanno solo fame e miseria nera, come nei secoli passati fu per gran parte di noi e come finora è stato per gran parte di loro.

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Hinzelmann

E' noto che le imprese cinesi che lavorano in joint ventures sul nostro outsourcing 

( credo si dica così ) prendono ad andar bene....il 10% del prezzo finale cioè €2,5

a maglietta su €25,00 più o meno gli stessi € 2,5 della maglietta venduta a €5,00

o €10,00 senza marchio di loro integrale produzione e commercializzazione

 

E' una delle debolezze cinesi originarie , quella di essere un manifatturiero-assemblatore 

 

Ovviamente nel primo caso lavorano per il profitto di una multinazionale americana

nel secondo caso per il profitto proprio ( minore perchè minore è il marketing etc )

 

Credo che i Cinesi - che ovviamente stanno imparando ed iniziano a produrre per

conto proprio puntino a riuscire a vendere magliette a € 15, poi € 20, infine € 25

Non comprare la maglietta al mercatino significa solo fare un dispetto all'economia

cinese

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La Foxconn infatti ha già preventivato di lasciare presto la Cina... per la Repubblica Ceca.

Il Terzo Mondo siamo noi.

 

Triste, ma equo. Rimpiango di non aver studiato Lingue Orientali.

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