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Il Caucaso e le Olimpiadi di Sochi


Rotwang

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La scelta del governo russo di organizzare le Olimpiadi invernali a poche centinaia di km dal Caucaso settentrionale, soggetto da anni alla minaccia del terrorismo islamico, ha destato parecchi interrogativi. I recenti attentati a Volgograd hanno messo in dubbio la capacità di Mosca di garantire la sicurezza degli atleti e degli spettatori.

 

"Per la prima volta nella storia le Olimpiadi si svolgono vicino a una zona di guerra" scrive il New York Times. "Il conflitto nel Caucaso settentrionale è uno dei più longevi del mondo, una battaglia latente e sporca tra militanti sempre più radicali che operano nell'ombra e forze di sicurezza brutali". Solo nel 2013 le vittime sono state 529, di cui 127 agenti e soldati.

 

Per la Russia i problemi nel Caucaso sono cominciati nel 1994, quando la Cecenia tentò di approfittare del collasso dell'Unione Sovietica per dichiarare l'indipendenza. All'inizio il movimento separatista aveva soprattutto basi nazionalistiche, e la componente islamista era relativamente marginale. Mosca rispose mandando l'esercito, ma la prima guerra cecena si concluse con un fallimento clamoroso che segnò l'intera presidenza di Boris Eltsin. Il cessate il fuoco del 1996 riconobbe alla Cecenia un'ampia autonomia.

 

E' in questi anni che nella politica russa comincia a farsi largo la figura di Vladimir Putin, passato da capo dei servizi segreti federali a Primo Ministro di Eltsin nel 1999. "Putin aveva capito che rimediare a questa umiliazione era la chiave per le sue ambizioni politiche" scrive la New York Review of Books "e presto ebbe la sua opportunità", nel 1999 gli islamisti ceceni misero in atto una serie di attentati in Russia (per alcuni dei quali è emerso il sospetto di un coinvolgimento degli stessi servizi segreti russi). Putin ne approfittò per lanciare una nuova campagna militare, "promettendo di stanare e uccidere i terroristi anche nel cesso".

 

Per Putin la seconda guerra cecena fu un successo: nel 2000 vinse le elezioni presidenziali e nel 2005 la Cecenia era sotto il controllo dell'esercito russo. Ma la brutale repressione di Mosca ebbe l'effetto di radicalizzare la componente islamica e spingere i militanti fuori dai confini ceceni, destabilizzando prima le vicine repubbliche di Daghestan e Inguscezia e poi l'intera regione caucasica.

 

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Putin spera che le Olimpiadi di Sochi possano avere un effetto legittimante anche nel senso opposto. Quella del Caucaso è la frontiera più instabile della Federazione Russa. Per Mosca le montagne che dividono l'Europa e l'Asia sono una barriera naturale contro le minacce mediorientali, un timore che condiziona anche il sostegno al governo siriano contro i ribelli, e al tempo stesso la base da cui irradiare influenza in un'area politicamente cruciale.

 

Il jihadismo non è l'unico fattore di rischio: le Olimpiadi hanno risvegliato dolorosi ricordi in molti gruppi etnici schiacciati dall'espansione russa nell'Ottocento, come i Circassi, e Sochi si trova a pochi km dall'Abkhazia, la regione costiera strappata alla Georgia insieme all'Ossezia del sud nella guerra del 2008 e sostenuta da Mosca.

 

La regione caucasica è anche la più povera della Russia e quella con la disoccupazione più alta. Oltre ad alimentare la corruzione e il clientelismo, i 50 miliardi di dollari spesi nell'organizzazione dei giochi invernali e nel rinnovamento delle infrastrutture dovrebbero servire anche a rilanciare il turismo e l'economia, prosciugando uno dei principali serbatoi di risentimento verso Mosca.

 

La questione del Caucaso non è un problema solo per gli abitanti della regione, ma anche per un numero crescente di cittadini russi, scrive Sergei Markedonov su Global Affairs. La diffidenza verso le minoranze caucasiche è sempre stata forte in Russia, ma gli attentati degli ultimi anni hanno moltiplicato gli episodi di xenofobia. Inoltre molti mettono in discussione gli altissimi costi delle politiche di pacificazione: la regione vive letteralmente delle sovvenzioni di Mosca e non paga tasse al governo federale.

 

Negli ultimi anni si è affermato un nuovo nazionalismo russo che chiede la secessione dal Caucaso o l'imposizione di un apartheid di fatto che garantisca la supremazia dei russi, che stanno scomparendo dalla regione. In Cecenia i russi erano il 24% della popolazione nel 1989 e l'1,92% nel 2010. Per combattere l'espansione demografica delle popolazioni caucasiche, il leader del Partito Liberaldemocratico Vladimir Zirinovskij ha recentemente proposto di introdurre delle misure di controllo delle nascite.

 

Ma per Putin il ritiro dal Caucaso non è un'opzione, perché metterebbe in discussione la statura della Russia nel mondo e il controllo della federazione sulle altre regioni non russe, come il Tatarstan e la Baschiria. Per quanto rischiosa sia la scommessa di Sochi, rinunciarvi avrebbe significato abbandonare l'ambizione di riaffermare l'autorità interna ed esterna di Mosca, che è sempre stato il fulcro della presidenza di Putin.

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non aspettano altro che attentati per poter scatenare rappresaglie.  E il fatto che la russia stia acquistando bombe, missili intercontinentali eccetera dovrebbe far riflettere l'occidente.

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Scelta politica, di quel becero nazionalismo che dà sempre caratterizza il regime dittatoriale di Putin.

Sin dagli inizi fu chiaro, e per questo si doveva evitare.

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non aspettano altro che attentati per poter scatenare rappresaglie.  E il fatto che la russia stia acquistando bombe, missili intercontinentali eccetera dovrebbe far riflettere l'occidente.

Secondo te la Russia ha bisogno di acquistare bombe?  :rofl: 

;)

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Quello del terrorismo è solo una scusa patetica di Putin per inaugurare la nuova corsa al riarmo e per promulgare leggi interne ancora più oppressive e repressive...se quel pazzo scatenato continua a governare la Russia non oso immaginare cosa potrebbe succedere ( già il fatto che voglia dimostrare al mondo la grandezza della Russia in qualunque modo è preoccupante ) minimo una nuova Guerra Fredda, ma stavolta non più solo per contrapposizioni ideologiche ( est socialista VS ovest liberal-capitalista ) ma anche per contrapposizioni culturali  ( est nazionalista e anti-democratico VS ovest democratico e liberale )...

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