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Nuova Legge Elettorale


Sbuffo

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Il Messaggero

 

Per prudenza tattica e perché non è ancora ufficialmente segretario, Matteo Renzi per ora resta alla finestra. Ma ha dato incarico a Ettore Rosato, capogruppo alla Camera, di imbastire una nuova trattativa sulla legge elettorale. Tant'è, che il Pd chiederà di rinviare la presentazione del testo base in commissione Affari costituzionali di Montecitorio.
Rosato, accantonati il Mattarellum e (provvisoriamente) l'ipotesi di estendere l'Italicum al Senato, ha tirato fuori dal cilindro il sistema elettorale alla tedesca: soglia di sbarramento al 5% e parlamentari eletti per metà con il proporzionale e l'altra metà con collegi maggioritari, dove viene eletto il candidato che prende più voti. Una proposta che, in base ai primi sondaggi del capogruppo, incontra il favore di Forza Italia. Ma non dei Cinquestelle: «E' solo un mezzo che serve al Pd per fare l'inciucio con Berlusconi», tuona Alessandro Di Battista.
Il niet preventivo dei grillini impone a Rosato uno sforzo aggiuntivo per rastrellare consensi. In Senato, infatti, per far passare la legge non basterebbero i voti di Pd e forzisti. Pino Pisicchio, capogruppo del Misto, non chiude la porta: «Il sistema tedesco va bene, è il meno lontano dalla tradizione politica italiana. Ma credo sarà indispensabile un ritocco alla soglia di sbarramento, facendola scendere al 3%». Così, osserva un centrista, potrebbe arrivare anche il sì di Alleanza popolare di Alfano, «indispensabile per non destabilizzare la maggioranza di governo». E forse anche quello della Lega.

 

ITALICUM SULLO SFONDO
Sullo sfondo, però, resta in piedi l'ipotesi di trasferire al Senato l'Italicum rivisto e corretto dalla Consulta. Come? Introducendo il premio di maggioranza alla lista (e non alla coalizione) che raggiunge il 40% dei voti, stabilendo una soglia di sbarramento al 5% (attualmente a palazzo Madama è all'8%) e cancellando i capilista bloccati. «Tanto se si introducono i collegi fa lo stesso, basta mettere nei collegi sicuri i candidati preferiti dai leader...», dice una fonte accreditata. Ipotesi che dovrebbe incontrare il favore dei grillini, ma con più difficoltà il via libera di Silvio Berlusconi.
Questa accelerazione sulla legge elettorale, che arriva pochi giorni dopo l'appello del capo dello Stato a fare presto, non sembra preludere a un nuovo tentativo di Renzi di andare a elezioni anticipate. «Ormai i tempi sono sempre più stretti...», osserva il presidente del Pd, Matteo Orfini. «E poi Matteo ormai ha preso il passo dell'alpino, rinunciando a quello dello scattista», chiosa Matteo Richetti, braccio destro del ri-segretario. In più, osservano al Nazareno, «non porta bene parlare di elezioni anticipate a ridosso della tornata amministrativa dell'11 giugno, quando andranno a votare in circa mille Comuni oltre 10 milioni di elettori».
Nel frattempo Renzi, che non ha ancora fatto il suo ingresso nella sede del Pd in attesa di veder ratificata la sua nomina domenica dall'assemblea nazionale, fa le riunioni al bar insieme a Michele Anzaldi e ad altri fedelissimi. E studia il piano di rendere il Pd «sempre più inclusivo».
«Il populismo si batte con il popolo. Farò una grande coalizione con i cittadini e non con i presunti partiti che non rappresentano neppure se stessi», ha detto Renzi domenica sera. E vuole dare corpo al progetto di «un partito radicato tra la gente», stringendo «un legame forte» con associazioni di volontariato, «corpi intermedi, etc». Sindacati inclusi, complice il dramma della vicenda Alitalia. Obiettivo: raggiungere il 40% (la soglia oltre la quale scatta il premio di maggioranza con l'Italicum) e scongiurare le larghe intese post-elettorali. Ma di questo il segretario, che sta per mandare alle stampe il suo libro Avanti, parlerà domenica durante il suo discorso all'Assemblea nazionale in cui Orfini dovrebbe essere confermato presidente.

 

ASSEMBLEA BLINDATA
Il parlamentino dem, grazie al lavoro certosino compiuto da Luca Lotti e da Lorenzo Guerini al momento della compilazione delle liste congressuali, è ancora una volta blindato a favore del segretario. Con il 70% incassato alle primarie, Renzi non teme agguati. Potrebbe andare avanti anche se Dario Franceschini e Orfini dovessero voltargli le spalle.
Non è però questo lo spirito con il quale il leader del Pd intende aprire la nuova stagione «inclusiva» e «collegiale». Tant'è, che in segreteria Renzi potrebbe invitare i rivali Andrea Orlando e Gianni Cuperlo. «Ma non i loro rappresentanti, non ci stiamo a fare una segreteria lottizzata per quote correntizie», dice uno dei suoi fedelissimi.
Di sicuro nello stato maggiore dem entrerà Richetti come portavoce, l'economista Tommaso Nannicini (l'estensore del programma), Anzaldi responsabile della comunicazione, Matteo Ricci al settore enti locali. Più qualche sindaco per dimostrare il radicamento sul territorio: Ciro Bonaiuto (Ercolano), Davide Galimberti (Varese), Giuseppe Falcomatà (Reggio Calabria).

Edited by Rotwang
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Hinzelmann

Beh mi sembra a suo modo giusto, la demonizzazione del Nazareno-bis

non ha fatto breccia nell'elettorato PD se è vero come è vero che Renzi

ha preso il 70% e chi ha provato a fare campagna su questo, solo il 30%

 

Quindi il mandato è chiaro, trattare con Berlusconi per una legge elettorale

alla tedesca che consenta di fare una grosse koalition

 

Lo sbarramento del 5% metterà a dura prova la sopravvivenza degli scissionisti

soprattutto nel caso del varo di una lista di disturbo a guida Pisapia

 

Berlusconi potrebbe invece guadagnare il riassorbimento dell'area centrista di

Alfano, cioè i suoi scissionisti che sicuramente non supererebbero una soglia

del 5%

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  • 2 weeks later...

Il Fatto Quotidiano

 

Che legge elettorale vuole il Pd? Quale vuole il M5s? E quale Forza Italia? Come funzionano i due sistemi elettorali su cui il Parlamento si sta dividendo in due schieramenti? E quanti voti e di chi sono a sostegno dell’uno e a sostegno dell’altro? Ilfatto.it tenta di fare chiarezza sul dibattito sulla riforma elettorale, tra Italicum bis conosciuto Legalicum e il sistema tedesco ma corretto. Una cosa è certa: nessuno dei due sistemi garantisce l’esclusione della necessità, dopo le elezioni, di maggioranze di governo spurie: larghe intese, grandi coalizioni, appoggi esterni. Ma con l’Italicum, dando uno sguardo ai sondaggi, è quasi certo.

 

Qual è il percorso della riforma elettorale?

Il relatore della legge è il presidente della commissione Affari costituzionali Andrea Mazziotti, deputato dei Civici e innovatori, che sono gli ex di Scelta Civica. Il relatore deve presentare un testo-base dal quale partire e sul quale i gruppi parlamentari discutono e presentano e votano emendamenti per modificarlo. Dopo che questa prima fase è completata in commissione, si vota il testo. Se passa, si va in Aula e si ricomincia: discussione, emendamenti, voto finale. Se non passa, il relatore rinuncia al mandato e si lavora a un testo che abbia una maggioranza.

 

Il testo-base: l’Italicum bis

Il presidente-relatore Mazziotti ha fatto un ultimo giro di consultazioni tra i gruppi parlamentari e ha messo giù il testo-base che cerca di tenere insieme le posizioni di molti dei partiti. In pratica si tratta dell’Italicum per come è stato modificato dalla Corte Costituzionale alla fine di gennaio, quindi senza ballottaggio. Per il fatto di essere stato modificato dalla Consulta – quindi nella garanzia del rispetto dei requisiti di costituzionalità – il M5s chiama l’Italicum bis con il nome di Legalicum.

 

Come funziona l’Italicum bis

L’Italicum bis è un sistema proporzionale: a ciascun partito va un numero di seggi in proporzione al risultato elettorale. Ci sono due variabili.

 

La prima è la soglia di sbarramento: entra in Parlamento solo il partito che raggiunge il 3 per cento. Alla Camera la soglia è nazionale, al Senato è regionale, quindi con aperture di spazi per forze politiche regionali.

 

L’altra variabile è il premio di maggioranza che però va solo alle liste che raccolgono il 40 per cento. Tuttavia può accadere che il premio scatti in una sola Camera e non in entrambe. Anche perché i risultati tra Montecitorio e Palazzo Madama possono essere anche molto diversi, visto che l’elettorato attivo è distinto. Quindi può accadere che un partito abbia la maggioranza alla Camera e non al Senato (o viceversa) o che un partito ce l’abbia in una Camera e un altro nell’altra. “Ne sono consapevole – ha detto Mazziotti – ma sarà la commissione a modificarlo”.

 

Viene estesa all’intero Parlamento la disciplina per l’equilibrio di genere. Il testo base prevede, infine, la sostituzione del criterio del sorteggio in caso di elezione in più collegi, con la regola per la quale il candidato risulta eletto nel collegio in cui la lista ha ottenuto la percentuale più bassa.

 

Tra le forze principali è sostenuto più o meno esplicitamente da M5sForza ItaliaAlternativa PopolareMdp (a patto di eliminare i capilista bloccati).

 

Il “tedesco” (ma corretto)

La proposta del Pd è ispirata sia dal sistema vigente in Germania sia dal Mattarellum. La proposta prevede l’elezione maggioritaria del 50 per cento dei parlamentari (in collegi uninominali, vince chi ha più voti secondo la regola del first past the post, cioè il primo prende il seggio a prescindere dalla percentuale) e quella proporzionale del restante 50 per cento con una soglia di sbarramento del 5 per cento. Rispetto al sistema tedesco però lo schema è molto meno proporzionale.

 

In Germania la legge elettorale prevede che il Bundestag non abbia un numero fisso di parlamentari ma parta da una soglia di 598. Due i voti previsti sulla scheda. Nel primo (erststimme) si sceglie il candidato. Nel secondo (zweitstimme) si sceglie il partito e la percentuale di voti che, a livello nazionale, quel partito prende determina il numero di seggi che avrà. Il sistema prevede che i seggi assegnati con il primo voto ai candidati siano scorporati dai seggi assegnati al partito di appartenenza con il proporzionale. Se invece un partito ha un numero di eletti nei collegi in eccedenza allora si aumentano i seggi nel Bundestag fino a “riempire”è il margine. Oggi infatti alla Camera tedesca siedono 630 deputati.

 

Tra le forze principali è sostenuto più o meno esplicitamente da Pd, Lega Nord, Ala-Scelta Civica, minoranze linguistiche.

 

Quanti voti per ciascuna delle proposte

In questo momento sono contro l’estensione dell’Italicum alla Camera il Pd (282 deputati), la Lega Nord (19), Scelta Civica-Ala (16), socialisti e minoranze linguistiche (una decina di parlamentari) e Sinistra Italiana (17 deputati). Secondo un calcolo del deputato verdiniano Massimo Parisi (il cui gruppo è a favore del maggioritario) in totale rappresentano il 56 per cento dei voti in Aula. Ma anche in commissione l’Italicum non se la passa bene. I componenti in tutto sono 48, ma i favorevoli espliciti per il momento non superano la ventina di voti.

Edited by Rotwang
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L'Huffington Post

 

303 deputati eletti in altrettanti collegi uninominali, altrettanti eletti con metodo proporzionale senza meccanismo di scorporo in circa 80 circoscrizioni sub regionali, in listini bloccati di quattro nomi. Questa l'architettura della proposta del Pd sulla legge elettorale, denominato Rosatellum, dal nome del capogruppo Ettore Rosato. Il testo che l'Ansa ha visionato, sarà presentato in Commissione Affari costituzionali della Camera dal relatore. La proposta Pd è molto diversa dal sistema tedesco, ma appartiene a quelli che in gergo tecnico sono chiamati "grabensystem" (sistema a fossato), con una netta separazione tra parte maggioritaria e parte proporzionale. La proposta non modifica il metodo proporzionale per eleggere i 12 deputati esteri, e conferma i collegi uninominali per il Trentino-Alto Adige e la Valle d'Aosta.

 

I 606 deputati restanti vengono appunto eletti per la metà in collegi uninominali a turno unico, e per metà con metodo proporzionale in listini bloccati di massimo quattro candidati, come era per il Mattarellum. La sentenza 1/2014 della Corte Costituzionale che ha bocciato il Porcellum ha detto che le liste bloccate sono ammissibili purché corte perché permettono la conoscibilità dei candidati. Di qui la scelta di limitare a quattro i nomi. Questo comporta che le circoscrizioni siano più piccole delle 23 del Mattarellum: saranno tra le 80 e le 100 (come i collegi dell'Italicum) e su questo c'è una delega al governo a disegnarle.

 

L'altro aspetto che accentua il sistema a fossato, cioè la separazione tra maggioritario e proporzionale, e l'assenza dello scorporo, che invece era presente nel Mattarellum: questo meccanismo sottraeva (scorporava) i voti presi dai partiti nei collegi da quelli della parte proporzionale, così da favorire i piccoli partiti. Nel Rosatellum il proporzionale è puro.

 

Quanto alla soglia essa è indicata nel 5% su base nazionale, mentre nel Mattarellum era al 4% e nell'Italicum al 3%. La scheda che avrà l'elettore sarà unica, in questo uguale allo "stimmzettel" tedesco: sulla sinistra dovrà barrare il nome dei candidato del collegio uninominale e sulla sinistra apporre una croce sul simbolo del partito.

Edited by Rotwang
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Ma sbuffo che ha aperto la discussione e' andato in clausura ?

 

Il brutto della nuova legge elettorale e' che ogni partito la vuole per come lui crede convenga a se stesso e non per il bene dell'italia.

Edited by marco7
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Hinzelmann

Se riescono a scrivere una legge costituzionalmente legittima

e a votarsela, per quanto contraria all'interesse generale, sarebbe

pur sempre un progresso.

 

Non si richiede che sia una bella legga, basterebbe che fosse almeno

legale.

 

Tanto più che il quadro politico è talmente instabile che ciò che conviene

oggi, non è detto che convenga domani...

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Sarebbe auspicabile che camera e senato abbiano la stessa legge per possibilmente avere gli stessi rapporti di forza tra partiti nei due parlamenti.

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Hinzelmann

Questo in una certa misura dovrebbe essere garantito

da qualunque legge approvino

 

Sarebbe già così se Mattarella non avesse mancato ai

suoi doveri costituzionali controfirmando una legge valida

per una sola Camera ( ma si sa i democristiani italiani sono

avvezzi a queste scorrettezze...e poi oramai la frittata è fatta! )

 

Mi pare di capire vi sia una intesa Renzi-Verdini-Salvini a cui si

aggiungono gli ex di Scelta Civica, ma con dei dubbi di Alfano

( ovviamente Alfano preferirebbe una soglia al 3% e non al 5% )

 

Il motivo per cui la Lega potrebbe sommarsi alla maggioranza è

che il 50% di seggi uninominali premiano un partito radicato sul

territorio come la Lega, che potrebbe essere maggioritario in molti

collegi del Nord

 

Per lo stesso motivo è contraria però Forza Italia che teme che il

suo 10-13% diluito su tutto il territorio nazionale possa pesare meno

del 10-13% concentrato della Lega

 

Vi è poi da vedere cosa ne pensano gli scissionisti che con il 5% rischiano

di non entrare come gli Alfaniani e se eventualmente i voti della Lega bastano

al Senato, nonostante queste defezioni

 

Altrimenti Renzi potrebbe abbassare la soglia al 4% o al 3% per riassorbire dei

dissensi

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Questo in una certa misura dovrebbe essere garantito

da qualunque legge approvino

 

Tu, personalmente, che legge elettorale vorresti?

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Hinzelmann

La legge elettorale francese, cioè un uninominale a due turni in cui accedono al secondo

tutti i candidati che hanno collegio per collegio il 12,5%, magari non degli aventi diritto come

in Francia ma dei votanti, salvo il diritto dei partiti di: allearsi, fare desistenze e contrattare i ritiri

dei propri candidati etc

 

Ovviamente gli effetti di una legge del genere sono asimmetrici perchè penalizza molto chi non

ha buoni rapporti cogli altri partiti ( in Francia la Le Pen, in Italia il M5S ) e garantisce un diritto di

tribuna a partiti più piccoli ( l'estrema sinistra o i centristi di Bayrou )

 

Tuttavia credo sia una ipotesi definitivamente "bruciata" da Renzi e dal suo ballottaggio-plebiscito,

( anche se la legge di Renzi avrebbe prodotto effetti opposti a quella francese, premiando il FN e/o

il M5S ma questo è ascrivibile alla voce idiotocrazia )

 

Ad ogni modo è una legge che il centrodestra osteggia da sempre e quindi evidentemente non

può passare se non in forme talmente stravolte da condurre ad ipotesi paradossali

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Hinzelmann

Per quanto riguarda il cd "Rosatellum" cioè l'ultima invenzione questa

volta atribuita a Ettore Rosato ( un altro democristiano )

 

1) non è la legge tedesca perchè in Germania gli eletti con l'uninominale

    vengono scomputati dalla cifra proporzionale di eletti a cui si avrebbe diritto

    e non è neanche un proporzionale

 

2) non è il mattarellum perchè non esiste la possibilità del voto disgiunto, cioè

    se voti PD o Insieme con Renzi all'uninominale poi devi votare PD anche al

    proporzionale, al di là del 25% o del 50% di proporzionale l'essenza del Mattarellum

    stava in questo e questo lo distingueva dalle leggi per l'elezione del sindaco o del

    Presidente di Regione

 

3) non c'è lo scorporo nel recupero dei resti che nel Mattarellum c'era, non saprei dire

    quanto incida sull'effetto maggioritario, ma in mancanza di voto disgiunto ovviamente

    è un effetto cumulo

 

4) dalla legge tedesca si trae spunto per elevare la soglia al 5% che attualmente supererebbero

    solo 4 partiti PD M5S Lega e FI ( questi due credo coalizzati fra loro in un listone unico )

 

Il complesso di questi 4 aspetti mi porta a ritenere che siamo in presenza di un'altra legge

totalmente inedita un altro bastardellum

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La Repubblica

L'approdo della legge elettorale in aula alla Camera slitterà al 5 giugno. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Tutti i gruppi hanno preso l'impegno ad approvare la legge elettorale entro il mese di giugno. I tempi saranno contingentati ma con un "contingentamento ampio".

La nuova proposta ufficiale del PD, il cosiddetto "Rosatellum" (dal nome del capogruppo PD alla Camera Ettore Rosato), introduce un sistema misto, per metà maggioritario e per metà proporzionale. Ma se a Montecitorio i numeri per la sua approvazione sono pressoché sicuri (Matteo Renzi ha assicurato l'ok entro giugno), non altrettanto si può dire al Senato, dove sono in corso ferventi trattative per arruolare un gruppo di "volenterosi" di centrodestra e gruppo Misto disposti a votare la riforma renziana. Che viene duramente stroncata da Pier Luigi Bersani, che parla di "ennesimo pasticcio".

Lo stesso senatore di MDP Federico Fornaro parla di truffa: "Nel Mattarellum nei 475 collegi uninominali c'era un'unico contrassegno della coalizione, ad esempio l'Ulivo di Prodi, mentre nella proposta del PD ci possono essere nella stessa regione più alleanze a schema variabile, secondo convenienze e accordi più o meno dicibili".

La pattuglia dei senatori "volenterosi". Per il momento circolano varie ipotesi sui nomi: tra i "reclutati" vengono citati Andrea Augello (GAL), Cinzia Bonfrisco (Misto), Maurizio Sacconi (AP), Aldo Di Biagio (AP), Carlo Giovanardi (GAL), Andonio De Poli (Misto-UDC), Luigi Compagna (GAL), Serenella Fucksia (Misto). Smentita, invece, l'adesione di Gaetano Quagliariello (GAL). In ogni caso di "volenterosi" ne servono 20. La base di partenza su cui potrebbe contare a Palazzo Madama il Rosatellum (detto anche "Mattarellum bis") è di 141 voti (98 del PD, 15 delle Autonomie, 16 di ALA e 12 della Lega). Ma la soglia minima per la maggioranza è di 161.

Che cosa prevede il Rosatellum. La proposta PD prevede L'elezione di 303 deputati in altrettanti collegi uninominali e di altri 303 con sistema proporzionale, in listini bloccati di quattro nomi ma con sbarramento al 5% e senza il meccanismo di scorporo del Mattarellum che premiava i partitini. Il maggioritario di collegio e lo sbarramento alto sul proporzionale dovrebbe favorire la creazione di una maggioranza e assicurare la governabilità. Inoltre la scheda elettorale sarà unica (ma l'elettore ne riceverà ovviamente due, una per la Camera e l'altra per il Senato): a sinistra l'elettore dovrà barrare il nome del candidato del collegio uninominale, sulla parte destra invece apporre una croce sul simbolo del partito. Non è ammesso il voto disgiunto. Quanto alle quote rosa sono previste nel listino proporzionale (dove c'è un massimo del 60% per uno dei generi), ma non nei collegi. Su quest'ultimo punto Rosato chiarisce: "Va precisato anche sui collegi, lo faremo".

A chi piace e a chi no. Il nuovo sistema piace alla Lega Nord, perché la presenza di piccoli collegi uninominali favorisce i candidati più radicati a livello locale. Non piace invece a Forza Italia, che continua a preferire un proporzionale puro, e ad AP. Il partito di Angelino Alfano, infatti, rischia di non raggiungere il 5% dei voti necessario a superare lo sbarramento e sarebbe costretto a coalizzarsi o con il centrodestra o con il centrosinistra. No anche dai Cinque Stelle che risulterebbero svantaggiati nella parte maggioritaria in quanto hanno pochi candidati fortemente radicati sul territorio. Come accennato è netta la bocciatura anche da parte di MDP. Pier Luigi Bersani stronca infatti il Rosatellum in un duro post su Facebook, definendolo "l'ennesima e pasticciata invenzione dell'ultima ora, ad usum delphini".

Il suo post viene confutato punto per punto dal PD Dario Parrini che rilancia: "Dalle parole di Bersani si capisce una cosa sola: che lo manda in bestia l'ok a questa legge elettorale dato da Prodi e Pisapia, che lui sperava di arruolare in un confuso gruppone anti-PD e anti-Renzi".

Edited by Rotwang
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Hinzelmann

Prendiamo i risultati delle Elezioni politiche del 2001 Rifondazione Comunista,

dopo la rottura delle 35 ore con Prodi etc, si presentò al voto da sola e prese il

5,03%

 

Superò quindi la soglia di sbarramento del 4% senza allearsi con nessuno e avrebbe

superato anche la soglia del 5% ora prevista dal Rosatellum

 

Non candidò nessuno nei collegi uninominali alla Camera, avallando di fatto con questa

rinuncia la possibilità di un voto disgiunto nell'elettorato di sinistra

 

Poichè concorreva però solo per i 155 seggi del proporzionale prese 11 seggi alla Camera

dei Deputati

 

il 5% del 25% sarebbe l'1,25% dei deputati eletti cioè 7-8 seggi, quindi lo scorporo gli fece

ottenere 3-4 deputati in più, pari all'1,75% dei deputati eletti contro il 5,03% dei voti espressi

Francamente un differenziale dello 0,50% non mi pare così determinante, anche considerando

un proporzionale al 50% e non più al 25% e quindi ragionando di 2,50% o 3% contro il 5% dei

voti espressi

 

Vietando il voto disgiunto ed avallando invece il voto utile fare il 5% diventa PERO estremamente

difficile : bisogna convincere un paio di milioni di elettori che dare un diritto di tribuna al proprio partito

è più importante rispetto a scegliere chi governerà il paese

 

Con lo stato di disaffezione attuale nei confronti della politica, non ci riesce nessuno

 

Se poi le Coalizioni imbarcano piccoli partiti per fare maggioranza all'uninominale, il

problema stabilità non sarà dato dai partiti che non ottengono il diritto di tribuna, quanto

da coloro che partecipando alla coalizione di governo, dopo il voto costituiranno dei gruppi

politici separati

 

Il problema più che Bersani, sarà Pisapia ; più che D'Alema sarà Prodi

 

Queste cose le sappiamo già, quindi evitiamo di fare sempre gli stessi errori

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Next Quotidiano

Il Corriere della Sera pubblica una simulazione dei due sistemi elettorali proposti, il Rosatellum e il sistema tedesco, e i possibili risultati alla Camera. La simulazione è costruita da IPSOS: l’istituto di Nando Pagnoncelli ha applicato il Mattarellum bis, anche detto Rosatellum (metà maggioritario e metà proporzionale), e il sistema tedesco (proporzionale con sbarramento al 5%) ai sondaggi attuali sulle intenzioni di voto. La prima è la proposta che il Pd punta a far passare con la Lega e i verdiniani di Ala. La seconda vede invece i dem al tavolo con Forza Italia, ma piace anche a sinistra.

 

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Secondo le simulazioni il Partito Democratico avrebbe 227 seggi alla Camera contro i 212 del MoVimento 5 Stelle mentre le possibili alleanza vedono il PD superare la soglia di maggioranza insieme a Forza Italia soltanto nel caso in cui Fratelli d’Italia non superi la soglia di sbarramento del 5%. Con il Rosatellum invece il Partito Democratico otterrebbe meno seggi sia in caso di entrata in parlamento della sinistra sia senza, ma in entrambi i casi il distacco con il M5S aumenterebbe. Se FdI superasse la soglia di sbarramento con il sistema tedesco anche un’alleanza tra M5S, Lega e Meloni (il patto di Neanderthal) avrebbe la possibilità di superare la soglia di 316 deputati, necessari per la maggioranza alla Camera.

 

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Attualmente il Parlamento è diviso. Il Pd punta con Lega e Ala all’adozione del Rosatellum come legge elettorale: un sistema misto che assegna metà dei seggi in collegi uninominali e l’altra metà con il proporzionale e con sbarramento al 5%. Berlusconi ha proposto di adottare il sistema tedesco, trovando l’apertura di Pd e Mdp. È un proporzionale, con sbarramento al 5%. M5S chiede di adottare l’Italicum corretto dalla Consulta, proporzionale con sbarramento al 3%.

Edited by Rotwang
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Hinzelmann

Repubblica "risponde" con la sua controsimulazione Lol

 

Il Rosatellum secondo youtrend potrebbe garantire una maggioranza a chi raggiungesse almeno il 35%

fermo restando il fatto che andrebbe previsto il risultato nei collegi uninominali

 

D'altronde sembra anche che il PD non venga molto avvantaggiato...

 

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La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato il testo base della legge elettorale. Accantonata l’idea iniziale di una sorta di Italicum bis. Accolta la proposta del Partito Democratico, il cosiddetto Rosatellum.

 

Il Pd in queste settimane ha proposto un sistema elettorale misto caratterizzato da una parte maggioritaria (50% dei seggi) e una proporzionale (restante metà) per l’elezione di deputati e senatori.
Dopo il no dei democratici all’Italicum bis, insieme a Lega, Svp e Ala, il relatore Andrea Mazziotti ritirava il testo base. Votano a favore, anche Scelta Civica – Ala, Svp, Lega e Centro democratico e solidale. Contrarie quasi tutte le altre forze: Forza Italia; Movimento 5 Stelle; Mdp; Sinistra italiana. Astenuti: fittiani; Fratelli d’Italia; Civici e innovatori. Assenti gli esponenti del gruppo di Alternativa popolare.
 
Ma che sistema elettorale disegna il testo base della legge elettorale approvato in Commissione, il cosiddetto Rosatellum? Si tratta di un sistema elettorale misto uguale per Camera e Senato. I seggi vengono ripartiti per il 50% attraverso un sistema maggioritario a turno unico. Per il restante 50% previsto l’uso del sistema proporzionale. Abolito il premio di maggioranza. Per quanto riguarda la parte maggioritaria, il territorio nazionale è suddiviso in collegi uninominali. In ognuno di essi viene eletto il candidato che ottiene più voti.
 
Per quanto riguarda la parte proporzionale, i candidati vengono eletti, sulla base della percentuale di voti ottenuta da ogni lista, a livello nazionale alla Camera e a livello regionale al Senato. Il sistema prevede una soglia di sbarramento al 5% per entrambi i rami del Parlamento. Fanno eccezione le liste per le minoranze linguistiche che devono raggiungere il 20% dei voti nella propria regione per accedere alla ripartizione di seggi. La lista dei candidati è bloccata, dunque non sussiste il voto di preferenza, e in ognuna di esse nessuno dei due sessi può rappresentare più del 60% dei candidati. La dimensione delle circoscrizioni (collegi plurinominali) è piccola. Nella parte proporzionale, ogni collegio plurinominale elegge da un minimo di due candidati a un massimo di quattro.
 
Per quanto riguarda le candidature, ogni candidato può presentarsi in un massimo di tre collegi ma in un solo collegio uninominale. In caso di plurielezione, non è il candidato a scegliere il collegio in cui essere eletto. In questo modo si cerca di scongiurare il pericolo di tatticismi politici rilevati con il Porcellum, soprattutto alle politiche del 2006. Se eletto sia con l’uninominale che con il proporzionale, al candidato sarà assegnato il seggio uninominale. Nel caso in cui un candidato risulti eletto in due collegi plurinominali, vincerà il seggio della circoscrizione in cui la lista a cui è collegato ha conquistato la percentuale minore di voti.
 
Al momento del voto, a ogni elettore vengono date due schede elettorali. Una per la Camera, una per il Senato. In ciascuna scheda l’elettore vota sia per la parte maggioritaria che per quella proporzionale.

 

Ogni candidato dei collegi uninominali (parte maggioritaria) è collegato a una o più liste che lo appoggiano nella parte proporzionale. Nel caso in cui un candidato è appoggiato da più di una lista, la scheda elettorale, nella parte maggioritaria, riporterà il suo nome tante volte quante le liste cui è collegato. Accanto al simbolo delle liste vengono stampati i nomi dei candidati, da due a quattro, da eleggere con sistema proporzionale attraverso il voto di lista.
Per fare un esempio sull’elezione nei collegi plurinominali: se nel collegio plurinominale A, nel quale vengono eletti quattro candidati, la lista 1 ottiene tre seggi, saranno dichiarati eletti i primi tre candidati, su quattro, i cui nomi erano espressi accanto alla lista 1 nella scheda elettorale.
 
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Ogni elettore ha a disposizione un solo voto per scheda elettorale. Lo si potrà esprimere mettendo un segno:
1) su un candidato nel collegio uninominale; in questo caso il voto va anche alla lista a cui esso è collegato nella parte proporzionale
2) su una lista; in questo caso il voto va anche al candidato nel collegio uninominale al quale tale lista è collegata
3) sia sul candidato nel collegio, sia sulla lista ad esso collegata
Dunque, non è previsto il voto disgiunto. Pertanto, il voto espresso per un candidato nel collegio uninominale e per una lista collegata ad altro candidato è nullo.
Edited by Rotwang
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La Repubblica

I partiti italiani sembrano intenzionati a scegliere il sistema tedesco come prossimo modello elettorale. Con modifiche e integrazioni che nascondono voglie e interessi più o meno dichiarati. Il sistema elettorale tedesco è infatti un proporzionale puro con una soglia di sbarramento al 5 per cento. E questa soglia è una degli aspetti su cui si tratta con l’ipotesi di scendere al 4 o al 3 per cento. L’elettore si vede consegnare due schede.

Al momento in Italia si parla di scheda unica e si chiede di introdurre il voto di preferenza nella parte proporzionale: quella che determina il numero dei seggi da assegnare. I tedeschi usano anche un’altra scheda per votare un candidato in un collegio uninominale maggioritario. Per rispettare la proporzionalità, infine, i seggi del Bundestag sono variabili.

PD
Il Partito democratico ha presentato diverse proposte. Ora sembra passare dal maggioritario del Mattarellun e del Verdinellum al proporzionale tedesco. Renzi pensa di arrivare primo alle future elezioni e, come candidato premier, di ricevere l’incarico di formare il nuovo governo. Il sistema, grazie allo sbarramento del 5 per cento gli permetterebbe di ottenere un buon numero di parlamentari anche con il 30% spazzando via i gruppi nati alla sua sinistra.

Forza Italia 
Il partito di Berlusconi ha sempre puntato sul sistema proporzionale per risolvere il complicato problema delle alleanze con Lega e Fratelli di Italia: obbligate in un sistema maggioritario per poter competere a livello nazionale. Inoltre Berlusconi conta sul fatto che il sistema tedesco non dovrebbe produrre un vincitore netto delle elezioni e così dopo il voto tornerebbe di attualità una “grande coalizione” fra Pd e Forza Italia.

5 Stelle
Il M5S parte dal presupposto di non allearsi con altri partiti. E quindi pensa a sistemi proporzionali con premi di maggioranza oltre alla soglia del 40 per cento o del 37 per cento. La conversione al tedesco è motivato dagli stessi motivi del Pd: la convinzione di vincere le elezioni, battendo il Pd, e dunque arrivare ad ottenere l’incarico di formare il nuovo governo. Però frena su tempi perché non ha ancora un candidato leader.

Lega
Il movimento di Matteo Salvini ha un unico interesse: votare al più presto per “capitalizzare” i buoni risultati che le assegnano i sondaggi. Così era favorevole al Mattarellum, dove pensava di conquistare molti collegi del Nord: e oggi, per lo stesso motivo, è favorevole al sistema tedesco. Otterrebbe parlamentari sia nella parte proporzionale che in quella maggioritaria, sfuggendo alla necessità di coalizzarsi con Berlusconi.

AP
I centristi di Area popolare vedono il sistema tedesco come il fumo negli occhi. Il loro obiettivo principale è di abbassare le soglie di sbarramento per entrare in Parlamento. E il 5 per cento è un’asticella troppo alta. I centristi sono proporzionalisti, ma è evidente che il loro interesse è creare un sistema con coalizioni per fare pesare il peso marginale altissimo dei loro voti in molti aree del Mezzogiorno.

MDP
Gli scissionisti del Pd guardano con occhio benevolo al sistema elettorale tedesco. Perché pensano che partirà a sinistra un’aggregazione dove Sinistra Italiana e il Movimento di Pisapia corrono il grosso rischio di restare fuori dal Parlamento. Quindi cercheranno alleati per superare insieme la soglia del 5 per cento. Mdp, se il modello tedesco non verrà modificato, potrebbe entrare conquistando almeno tre seggi maggioritari nel centro Italia.

Sinistra italiana
A sinistra del Pd si pensa sempre al proporzionale e quindi la svolta è apprezzata. Il modello di Berlino costringerà però ad alleanze a sinistra per superare la soglia. Deluso Pisapia che voleva una coalizione con il Pd.

Fratelli d'Italia
La svolta proporzionale non crea entusiasmi a destra. Fratelli d’Italia aveva lavorato per arrivare alla coalizione con Lega e Forza Italia. Adesso, sondaggi alla mano, da soli, rischiano di restare fuori dal Parlamento.

Edited by Rotwang
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Il Post

 

I quattro principali partiti in Parlamento, Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Forza Italia e Lega Nord, sembrano aver raggiunto una specie di accordo sulla riforma della legge elettorale. Sembrano, però: nonostante le numerose dichiarazioni e i retroscena pubblicati dai giornali, non c’è ancora un testo di legge definitivo che metta d’accordo i quattro partiti né un vero patto politico, ma soltanto il fatto che si dicano d’accordo a a una legge elettorale cosiddetta “alla tedesca”, cioè ispirata al particolare modello che si utilizza in Germania, che cerca di combinare i tratti migliori del proporzionale con quelli del maggioritario.

Come funziona in Germania?
Il sistema tedesco è sostanzialmente un proporzionale – con sbarramento al 5 per cento – in cui la distribuzione del voto degli elettori si rispecchia più o meno esattamente in Parlamento: se un partito ottiene viene votato dal 30 per cento degli elettori, avrà all’incirca il 30 per cento dei seggi. La particolarità di questo sistema è che ha anche alcune componenti del sistema maggioritario, nel quale sono i candidati – e non i partiti – che si affrontano direttamente nei collegi e passa chi riesce a ottenere un voto in più. Anche in Italia abbiamo avuto per anni un sistema misto, il cosiddetto Mattarellum. In quel sistema, il 75 per cento dei seggi veniva scelto con un sistema maggioritario, il 25 per cento con un sistema proporzionale.

In Germania le cose sono più complicate, ma anche più efficienti. Ogni cittadino dispone di due voti. Con il primo (“erststimme”) sceglie un singolo candidato all’interno del proprio collegio, in un sistema maggioritario: chi prende un voto in più degli altri viene eletto. Con il secondo voto (“zweitstimme”) l’elettore sceglie una lista o un partito. Questo voto è quello considerato più importante: come nei sistemi proporzionali, stabilisce qual è la percentuale di seggi parlamentari che avrà ogni partito. Chi prende il 30 per cento dei secondi voti, quindi, avrà diritto al 30 per cento dei seggi.

Il meccanismo fondamentale alla base del sistema tedesco è che i candidati eletti con il sistema uninominale – quello del primo voto – sono eletti in ogni caso, anche se sono in numero maggiore rispetto alla quota proporzionale che spetterebbe a un partito. Quando si verifica questa circostanza, tutti gli altri partiti ricevono dei deputati in più, in modo da mantenere la corretta ripartizione proporzionale stabilita dal secondo voto. Questo è possibile in Germania perché il numero di parlamentari non è fisso: ed è sempre possibile aggiungere altri seggi in modo da rispettare le proporzioni dei vari partiti. Il Parlamento attuale, per esempio, è composto da 630 membri. Nel 2009 erano 622. Un meccanismo del genere in Italia non potrebbe essere introdotto a meno di cambiare la Costituzione (più in generale, in Germania c’è il federalismo e non c’è il bicameralismo perfetto, al contrario che in Italia: sono due paesi strutturati in modo profondamente diverso).

Questo sistema ha due effetti. Il primo: la distribuzione dei seggi rispetta il voto degli elettori. Non sono possibili distorsioni come quelle che prevede il sistema britannico, dove alle elezioni del 2015 i conservatori hanno ottenuto il 50 per cento dei seggi con il 36 per cento dei voti e dove lo UKIP, con il 12 per cento dei voti, ha ottenuto un solo deputato. Il secondo: permette comunque che si stabilisca un rapporto diretto forte tra rappresentanti ed elettori. I candidati nei collegi uninominali, infatti, hanno tutto l’interesse a fare campagna nel collegio poiché se riescono a vincere il “primo voto” risulteranno eletti indipendentemente da come andrà il resto del partito nel “secondo voto”.

Come sarebbe un sistema tedesco all’italiana?
Non lo sappiamo: non c’è un testo definitivo reso pubblico e l’accordo di cui parlano i giornali sembra essere ancora molto aleatorio. Il sistema tedesco andrà tradotto nella sua versione italiana e questo potrebbe causare parecchie divisioni e spingere alcune forze politiche a ritirare il loro appoggio. Per esempio: come abbiamo detto, in Italia non è possibile avere un numero flessibile di parlamentari. Bisognerà quindi stabilire cosa succederà se una lista elegge più candidati con il sistema maggioritario di quanti gliene spettino con quello proporzionale.

Su questo punto il Movimento 5 Stelle è stato molto chiaro già col post sul blog di Grillo: «Per avere un sistema pienamente tedesco, occorre assegnare a ogni partito sopra lo sbarramento il numero di seggi esattamente corrispondenti alla percentuale di voti ricevuti. Ciò significa che laddove dovesse capitare che il numero di seggi vinti da un partito nei collegi uninominali eccedesse il numero dei seggi ottenuti nel riparto proporzionale, quest’ultimo deve prevalere, al fine di garantire la piena proporzionalità del sistema come accade in Germania». Il M5S chiede quindi che l’esito del “secondo voto” prevalga su quello del “primo voto”. E propone anche di aggiungere un premio di maggioranza, che non esiste in Germania e non esiste in nessun altro paese al mondo, con l’esclusione della Grecia.

Anche il PD ha espresso delle condizioni. Dario Parrini, segretario del PD della Toscana ed esperto di leggi elettorali, ha detto per esempio: «Lo sbarramento deve restare al 5 per cento; e le liste della quota proporzionale devono essere corte, con i nomi dei candidati sulla scheda. L’elettore deve essere in grado di riconoscere e giudicare chi elegge».

Quindi come andrebbero le cose?
La differenza principale tra il sistema tedesco e il Mattarellum, cioè il sistema misto che si utilizzava in Italia fino al 2006, è che il primo non incentiva le coalizioni a differenza del secondo. Ai tempi del Mattarellum, infatti, le forze politiche si alleavano le une con le altre per sostenere a vicenda i propri candidati nei collegi uninominali in cui si decidevano due terzi del Parlamento. Con il sistema tedesco queste alleanze non servono, perché a stabilire la distribuzione dei seggi è il voto proporzionale, dove a ciascun partito conviene correre da solo.

Il sistema tedesco, quindi, con ogni probabilità produrrà un Parlamento in cui per governare sarà necessaria l’alleanza di due o più forze politiche maggiori, come accade in Germania da diverso tempo e come ha mostrato chiaramente una simulazione pubblicata dal Sole 24 Ore. Se si votasse oggi e il risultato del voto rispecchiasse quanto previsto dai sondaggi, nemmeno un’alleanza tra PD e Forza Italia avrebbe la maggioranza in Parlamento; se poi lo sbarramento venisse abbassato al 2,5 per cento, e il M5S restasse dell’idea di non voler fare alleanze, l’unica maggioranza teoricamente possibile sarebbe composta da Partito Democratico, Forza Italia, Alleanza Popolare e Movimento Democratici e Progressisti.

Il sistema tedesco, quindi, sarebbe più efficiente e migliorerebbe la rappresentatività ma produrrebbe risultati molto simili a quelli delle attuali leggi elettorali in vigore alla Camera e al Senato: un Parlamento senza una chiara maggioranza e dove è necessaria una grande – grandissima – coalizione. In Germania dal 1957 nessun partito ottiene da solo la maggioranza dei voti.

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Icoldibarin

La Germania non è l'unico paese senza una maggioranza monopartica, l'Olanda ha una situazione abbastanza simile e ci sono altri esempi.

Questo già dovrebbe far capire quanto siano infondati i mantra che ripetono che sia necessaria una maggioranza chiara -leggasi monocolore- per governare.

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La francia fara una coalizione a sostenere il governo.

 

La svizzera funziona cosi' da sempre.

 

Si parla di sbarramento al 5% il che lascerebbe a casa alfano probabilmente.

Edited by marco7
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Hinzelmann

 

 

Questo già dovrebbe far capire quanto siano infondati i mantra che ripetono che sia necessaria una maggioranza chiara -leggasi monocolore- per governare.

 

Il punto è che il PD lo hanno fatto nascere come partito "a vocazione maggioritaria"

che avrebbe dovuto superare i - veri o presunti limiti - de l'Ulivo/Unione

 

O -almeno - direi che, coloro che erano o furono i più entusiasti promotori del PD

Fassino e Veltroni pensarono questo, mentre i più scettici forse lo videro come una

necessità ( D'Alema e Bersani )

 

Nessuno ha mai capito al di là di questo in cosa consistesse la novità del PD, quindi

la vocazione maggioritaria è rimasta un elemento identificante il nuovo partito con tutte

le ambiguità del termine "vocazione" ( che a noi gay ci lascia freddini per il riferimento

evidente ad una terminologia cattolica-religiosa ) ma anche i difetti intrinseci di una

progettualità politica - l'aggettivo maggioritario non ci dice molto sui contenuti di visione

politica.

 

Ciò a cui abbiamo assistito - nella perenne lotta per il Potere, che è il difetto di base di

ogni vicenda politica italiana - è la provocata scissione degli "Scettici" ed una rielezione

di Renzi, che si è guardato bene dal dire cosa intendesse fare.

 

Ora si viene ad aggiungere un altro pezzo del puzzle, diciamolo subito MISEREVOLE

 

In pratica Renzi accetterebbe questo accordo per evitare di andare alle urne, non solo

dopo una stangata di 30 miliardi ( che è ciò che servirebbe a disinnescare le clausole di

salvaguardia fino al 2020 ) e neanche dopo una stangata di 19,6 miliardi ( che servirebbe

a disinnescare le clausole per un anno solo ) bensì dopo un decreto ponte che rinvia l'onere

di coprire questo fabbisogno al nuovo governo, spostandolo di qualche mese, cioè a Aprile 2018

( decreto paracadute ) ed impostando poi una finanziaria che dovrebbe essere approvata dal

nuovo Parlamento eletto.

 

Per poter far ciò ha bisogno assolutamente di una legge elettorale operativa ( ancora una volta

il diavolo non ha fatto il coperchio e la furbizia di approvare una legge valida per una sola camera

si ritorce contro il suo proponente, Renzi stesso ) poi dovrebbe fare questo decreto-ponte e predisporre

comunque un progetto di bilancio ( intende eludere l'obbligo di presentarlo al Parlamento sciogliendo

prima le Camere? )

 

Siamo agli equilibrismi istituzionali, se poi il contenuto della Finanziaria divenisse pubblico gli sarà

sparato contro in campagna elettorale comunque...

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La Germania non è l'unico paese senza una maggioranza monopartica, l'Olanda ha una situazione abbastanza simile e ci sono altri esempi.

Questo già dovrebbe far capire quanto siano infondati i mantra che ripetono che sia necessaria una maggioranza chiara -leggasi monocolore- per governare.

https://www.internazionale.it/opinione/michael-braun/2017/05/23/italia-sistema-elettorale-tedesco

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Hinzelmann

Va detto però che dei tre casi di governi di Gross-Koalition

che si sono verificati in Germania dal 1949, sono in un caso

-l'attuale- si è determinata una situazione di alleanza necessitata

 

Nel 1969 la CDU a causa della protesta sociale volle rompere coi Liberali

varando un forte programma di spesa sociale e nel 2005 una maggioranza

di sinistra sarebbe stata possibile se non fosse che Schroeder volle punire

Lafontaine escudendo ogni ipotesi di alleanza politica

 

Solo alle ultime elezioni politiche si può dire che il sistema sia entrato in stallo

a causa del fatto che i Liberali hanno mancato di poco la soglia del 5% e sono

stati esclusi dal Parlamento

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La mia impressione e' che il proporzionale con sbarramento al 5% per l'italia sia una buona proposta.

 

E' ora che i partiti collaborino per il bene dell'italia. Spero di non illudermi.

Edited by marco7
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la legge è buona ma io alzerei lo sbarramento al 90% in modo da facilitare coalizioni più ampie :sisi:

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ANSA

 

Si stringono i tempi sulla riforma della legge elettorale che andrà in discussione in Aula alla camera il 5 giugno mentre fibrilla la maggioranza con un durissimo botta e risposta tra Matteo Renzi e Angelino Alfano. Il relatore della legge sul sistema di voto, Emanuele Fiano, ha depositato in Commissione Affari costituzionali il maxi emendamento che recepisce l'intesa Pd-M5s-Fi.  Proteste dei partiti che non hanno sottoscritto l'accordo sulla legge elettorale  in Commissione Affari costituzionali della Camera dopo la presentazione del maxi emendamento del relatore Emanuele Fiano, per i tempi ristretti di esame. Alcuni hanno annunciato che si rivolgeranno alla presidente Laura Boldrini e Ignazio La Russa ha detto che si rivolgerà al presidente Mattarella.

 

Renzi, si può votare a ottobre e in primavera - "Il terrorismo psicologico sulla necessità di un decreto a luglio, ce lo chiede l'Europa, è una barzelletta. Teoricamente si può votare ad ottobre, succede in Germania e in Austria, non si rischia esercizio provvisorio. Poi si può votare anche in primavera". Così Matteo Renzi, a Porta a Porta, negando anche il rischio di instabilità. "Il Pd è partito serio", aggiunge il leader Pd.

 

DUELLO ALFANO-RENZI - Il tema crea, però, tensione all'interno della maggioranza, in particolare tra Ap e il Pd alla vigilia di una cruciale direzione del partito di Alfano. "Assistiamo divertiti - attacca da Facebook il ministro - a queste dichiarazioni sul potere di ricatto e di veto dei "piccoli partiti". Incredibile. Fin qui i governi li ha fatti cadere solo il Pd, peccato fossero i propri. Letta, Renzi e adesso vedremo se indurrà anche Gentiloni alle dimissioni oppure lo sfiducerà. In tutti e tre i casi, il segretario del Pd è sempre lo stesso". "Piccoli partiti? Diffidare dei grandi. Questa chiamasi instabilità ma - caro Pd - tu chiamale, se vuoi, "elezioni". "Se dopo anni che sei stato al governo - replica Renzi - hai fatto il ministro di tutto, non riesci a prendere il 5%, è evidente che non possiamo bloccare tutto". Così Matteo Renzi sulle accuse del leader di Ap Angelino Alfano. "Io impaziente? - aggiunge Renzi - io potevo restare a Palazzo Chigi e invece me ne sono andato...ho l'impressione che sono loro che hanno paura ma non è accettabile il veto dei 'piccoli'". "Renzi insulta - è la contro-replica di Alfano - ma sfugge alla domanda cruciale: fa cadere anche il governo Gentiloni oppure no?".

 

I RISCHI DEL TEDESCO - "E' evidente - dice Renzi - che può esserci mancanza di maggioranza, come in Germania. Io spero che diano fiducia al Pd, se non sarà così bisognerà vedere i numeri in Parlamento".

 

"L'accordo sulle regole fra le principali forze politiche non prefigura alcun accordo politico per la prossima legislatura, nessuna grande coalizione, ma soltanto la corretta condivisione delle regole elettorali". Lo puntualizza Silvio Berlusconi in una nota sulla legge elettorale dopo aver incontrato a colazione i Capigruppo di Forza Italia di Camera e Senato, Renato Brunetta e Paolo Romani. Forza Italia - dice ancora - "ribadisce l'esigenza di applicare il sistema tedesco. Questo significa sbarramento al 5%, liste proporzionali di lunghezza adeguata, metodo proporzionale di attribuzione dei seggi, su base nazionale, analogo a quello utilizzato in Germania, escludendo qualsiasi ipotesi di voto di preferenza. Questo accordo potrà finalmente restituire la parola agli italiani, consentendo agli elettori, dopo quattro governi non scelti dai cittadini, di decidere da chi vogliono essere governati".

 

La legge elettorale che si sta profilando "non dà risposte rispetto a quello che ha detto la Corte costituzionale" e "non serve per garantire quella governabilità che è necessaria per il rilancio del Paese". Lo ha detto Giuliano Pisapia, leader di Campo Progressista, a margine di una riunione organizzata dall'Officina delle Idee Europa a Bruxelles. La Corte Costituzionale, ha spiegato l'ex sindaco di Milano, ha detto "con grande forza" che hanno "rilevanza costituzionale sia la governabilità del Paese, sia la rappresentanza dei cittadini, sia la possibilità dei cittadini di conoscere e scegliere i propri candidati". Al contrario, la legge elettorale che si sta profilando non permette "di fare coalizioni per l'eventuale premio di maggioranza" ed è "un passo indietro rispetto a quanto indicato dalla Corte Costituzionale".

Edited by Rotwang
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