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Nuova Legge Elettorale


Sbuffo

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Quello direi di no, sia perchè come tutti hanno notato Mattarella è un persona seria autorevole e non è mai stato un renziano o uno che si fa comandare a bacchetta, sia perchè cmq il presidente della repubblica non lo nomina Renzi ma viene eletto dal parlamento (per altro a scrutinio segreto)e poi perchè devi cercare un soggetto che riesce a trovare una maggioranza e che sia apprezzato dal parlamento non quello che si piega ai tuoi voleri (perchè se fosse stato così ci sarebbero stati ben altri nomi di persone vicine a Renzi). 

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Ma è proprio insensata come cosa.

 

Perchè come dicevo non è Renzi che lo nomina, dipende dal parlamento da una maggioranza difficile da ottenere perchè oltre che il consenso degli altri partiti Ncd/Udc/Scelta Civica/ecc... serviva il consenso interno della minoranza Pd e poi c'è pure lo scrutinio segreto.

 

E poi anche perchè Renzi non ha nessun controllo, non può far dimettere Mattarella se avesse rinviato l'italicum alle camere, cioè Mattarella avrebbe anche potuto dirgli prima cosa voleva e poi dopo far cmq come preferiva, perchè non c'è nessun controllo o possibilità di far dimettere un presidente della repubblica, quindi non ha proprio senso come cosa.

Edited by Sbuffo
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Perchè la Corte non dovrebbe più esistere? Nella riforma costituzionale non viene toccata la Corte Costituzionale.

 

e ci mancherebbe altro... l'unica fonte seria di riforme di questo paese negli ultimi anni (riforme intese come abrogazioni di obbrobri precedentemente approvati dal parlamento) è stata la Corte Costituzionale...

Edited by conrad65
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e ci mancherebbe altro... l'unica fonte seria di riforme di questo paese negli ultimi anni (riforme intese come abrogazioni di obbrobri precedentemente approvati dal parlamento) è stata la Corte Costituzionale...

 

Sei tu che hai detto "speriamo che la Corte Costituzionale continui ad esistere", io ho solo chiesto perchè non dovrebbe essere così.

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Invece da sempre insiste sulle unioni civili, quindi gli interessa. L'Italia non è mica l'unico paese che non ha diritti LGBT, vedi Slovacchia, Polonia, Grecia, Romania e Bulgaria e tanti altri.

Ma quando? Che poi al momento delle elezioni Renzi è stato l'unico candidato a dichiarare che non aveva un'idea precisa in proposito perché c'era ben altro da fare.

Stai accomunando l'Italia ai Paesi filo-russi?

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Renzi veramente è da sempre favorevole alle unioni civili alla tedesca, lo diceva fin dalle primarie, è sempre stato coerente e lo ha sempre detto e ripetuto.

 

Lo ha continuato a dire anche una volta arrivato al governo mentre vista la situazione avrebbe potuto facilmente accantonare la questione: avrebbe benissimo potuto dire una cosa del tipo "visto che ci troviamo in una situazione di crisi economica con altre urgenze e visto che c'è un governo con Udc/Ncd per questa legislatura accantoniamo la questione", invece Renzi ha continuato a dichiararsi favorevole ed intenzionato a portare a casa una legge sulle unioni civili.

 

Con il divorzio breve lo ha fatto, era circa un decennio che se ne parlava e puntualmente si concludeva ogni legislatura senza approvare nulla, mentre ora è diventato legge.

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Sì ma non vuol dire come hai detto tu che "non aveva un'idea precisa in proposito perché c'era ben altro da fare".

 

Era timido nel senso che era per le unioni civili alla tedesca con stepchild adoption rispetto a chi invece era per il matrimonio, però timido non voleva dire che non avesse un'idea precisa o che dicesse che c'era ben altro da fare.

 

In quello è sempre stato coerente, era dalle primarie per le unioni civili alla tedesca e continua ad esserlo ora.

Edited by Sbuffo
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Riparte la discussione dopo l'approvazione nell'iter in Senato : http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-05-07/al-senato-si-riparte-rai-e-unioni-civili-063727.shtml?uuid=ABP8mwbD

 

certo che è parecchia la delusione per una proposta promessa nel settembre scorso e che arriverebbe comunque con un anno di ritardo, considerando che sarebbe stata una delle priorità del governo Renzi...

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  • 1 year later...

La Repubblica

 

A settembre, dopo la pausa estiva, l'Aula della Camera tornerà ad occuparsi di legge elettorale a quasi un anno e mezzo dalla sua approvazione definitiva e in un contesto nel quale cresce il "pressing", anche nel Pd, per una sua modifica. La conferenza dei capigruppo di Montecitorio, infatti, ha calendarizzato alla ripresa autunnale dei lavori la discussione sulla mozione presentata da Sinistra italiana, relativa alla possibile incostituzionalità di alcune parti dell'Italicum, e sulle conseguenti modifiche da apportare alla legge elettorale.

"Chiediamo che il Parlamento si esprima prima che si pronunci la Corte sulla incostituzionalità - riferisce il capogruppo Arturo Scotto, primo firmatario della mozione - e poichè in queste ore il dibattito sulle modifiche è sotto traccia, noi riteniamo giusto che se ne parli apertamente in Aula".

 

La mozione fa riferimento alla sentenza della Consulta sul Porcellum, sottolineando come anche l'Italicum ripresenti gli stessi "vizi" della vecchia legge elettorale. I due aspetti sottolineati nel testo sono la "lesione dell'uguaglianza del voto e nella violazione del voto diretto date dall'enorme premio di maggioranza assegnato" e "la mancata previsione dei meccanismi idonei a consentire ai cittadini di incidere sull'elezione dei rappresentanti".

Quanto al primo aspetto, si legge nella mozione, esso "è macroscopicamente presente nell'Italicum soprattutto in relazione al caso in cui nessuna lista ottenga almeno il 40% al primo turno". Quanto al secondo aspetto la mozione osserva come nell'Italicum, seppur siano ammesse le preferenze "si prevedono tuttavia capolista bloccati" con il voto di preferenza "relegato ad un ruolo subordinato rispetto ai capolista, riguardando esclusivamente la lista che vincerà conseguirà il premio".

Il via libera della conferenza dei capigruppo viene letto da Forza Italia come un arretramento della maggioranza sull'Italicum: "Dopo il risultato deludente delle Amministrative, con una maggioranza sempre meno controllabile e di fronte a sondaggi sempre più preoccupanti sull'esito del referendum di ottobre, Renzi comincia a perdere colpi. E a fare marcia indietro. È così che l'Italicum si riaffaccia alla camera e ammicca a possibili modifiche...", dice Francesco Paolo Sisto.

Ma il capogruppo Pd alla Camera, Ettore Rosato, stoppa le dietrologie: "Tutte le leggi, compresa quella elettorale, si possono cambiare se si vuole. Di certo non si cambiano con una mozione...", dice. "Della mozione non si è discusso nella riunione dei capigruppo, ma il testo è stato inserito nel programma dei lavori di settembre, su richiesta di Si, nella quota che spetta alle opposizioni". A chi gli domanda se pensa che i Cinque stelle sosterranno la mozione, il presidente dei deputati Pd replica: "Se fossero coerenti sì, ma coerenza e 5 Stelle sono un ossimoro...". Poi precisa: "La mozione di Sinistra italiana è uno stimolo politico che comprendiamo ma che non possiamo accogliere, a prescindere dal dibattito sulla legge elettorale. Quella mozione parla di incostituzionalità, punto che abbiamo già superato quando abbiamo approvato l'Italicum".
 

Edited by Rotwang
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  • 2 months later...

La Repubblica

 

Vuole parlare della riforma "guardando al futuro", senza polemiche e senza lasciare spazio ad "alcuni leader del passato che vorrebbero fregarci il futuro continuando con le divisioni interne, le risse, le polemiche di tutti i giorni. A loro diciamo che questa è la riforma del Pd, come lo era dell'Ulivo e del Pds". Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dal palco della Festa dell'Unità di Catania, ha risposto a distanza alle polemiche degli avversari, ma anche ai suoi antagonisti dentro al Pd e al "presidente del Consiglio emerito Massimo D'Alema". E, dopo in un'intervista a Repubblica, Giorgio Napolitano aveva detto che l'Italicum va cambiato, ha aperto a modifiche sulla legge elettorale: "Pronti a discuterne. C'è bisogno però che gli altri facciano proposte, noi facciamo le nostre".

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  • 2 weeks later...

Come preventivato la Corte preferisce fare un passo indietro

 

La Consulta ha rinviato l'udienza sull'Italicum prevista per il 4 ottobre. Come comunicato da Palazzo dei Marescialli, "il presidente della Corte Costituzionale, sentito il collegio, ha deciso di rinviare a nuovo ruolo la trattazione delle questioni di legittimità costituzionale sollevate dai Tribunali di Messina e Torino in merito alla legge 52/2015 (Italicum) previste per l'udienza pubblica del 4 ottobre".

 

 

http://www.repubblica.it/politica/2016/09/19/news/italicum_rinvio_consulta-148116488/?ref=HREC1-2

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Oggi è stata votata la mozione della maggioranza che apre a possibile modifiche dell'Italicum.

http://www.corriere.it/politica/16_settembre_21/al-voto-mozioni-sull-italicum-testo-unitario-maggioranza-2cb308ae-7fd4-11e6-ac5a-22bb122bde3b.shtml

 

Difficile dire quali saranno le modifiche e se si troverà una maggioranza per votarle.

 

Quello che si sa sono le posizioni dei vari partiti emerse nei mesi precedenti.

 

C'è la posizione della minoranza Pd che nei mesi scorsi ha elaborato il cosiddetto Mattarellum 2.0 (simile alla vecchia legge elettorale italiana in vigore dal 1993 al 2005, il Mattarellum):

 

-maggioritario con collegi uninominali.

-sistema a turno unico.

-75% (475) circa dei seggi assegnati con sistema maggioritario uninominale.

-15% (90) circa dei seggi assegnato come premio di maggioranza al partito che ottiene più voti (con tetto massimo a 350 seggi).

-5% (30) circa dei seggi assegnato alla migliore minoranza, cioè al secondo partito più votato.

-3% (23) circa assegnato ai piccoli partiti che hanno superato la soglia del 2% e abbiano meno di 20 eletti nei collegi uninominali.

-2% (12) circa eletti nelle circoscrizioni estere.

-essendo uninominale non ci sono le preferenze.

-essendo maggioritario non è previsto uno sbarramento se non per i seggi da assegnare ai piccoli partiti dove c'è una soglia al 2%.

 

Poi c'è il M5S con il suo cosiddetto Democratellum (simile al sistema spagnolo):

 

-proporzionale con collegi plurinominali.

-turno unico.

-voto di preferenza, che può anche essere disgiunto rispetto alla lista votata.

-voto di preferenza negativo per penalizzare un candidato.

-non è previsto uno sbarramento esplicito ma vi è uno sbarramento implicito dato dalle dimensioni del seggio che sarebbe del 5% per la maggior parte dei seggi e inferiore per i collegi più grandi.

 

La proposta di Matteo Orfini che propone di mantenere l'impianto dell'Italicum con alcune modifiche (sul modello greco):

 

-turno unico e non più doppio.

-premio di maggioranza fisso del 15% (circa 90 seggi) assegnato al primo turno.

 

 

La proposta che invece era arrivata da Ncd e Forza Italia che prevedeva una sola sostanziale modifica all'Italicum (utile per cercare di riaggregare il centrodestra diviso in molti partiti):

 

-premio di maggioranza alla coalizione e non al partito.

 

 

Ultimamente è poi spuntata una nuova proposta di modifiche avanzata dall'onorevole renziano Dario Parrini (già ideatore del Toscanellum, la legge elettorale della regione Toscana), proposta giornalisticamente conosciuta con il nome di Provincellum.

 

Questa proposta cerca di mediare con la minoranza Pd e cerca di dare risposta a 2 problemi dell'Italicum:

-i capilista bloccati.

-le candidature plurime.

 

In sostanza la parte riguardante l'assegnazione dei seggi ai vari partiti rimarrebbe invariata come prevede l'Italicum, quello che cambierebbe è la parte riguardante l'assegnazione dei seggi ai singoli candidati.

 

Il professor D'Alimonte spiega il funzionamento di questo nuovo sistema in un articolo del Sole24Ore:

http://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2016-09-12/con-collegi-provinciali-rapporto-piu-diretto-gli-elettori-e-l-eletto-231357.shtml?uuid=ADV65GJB&fromSearch

 

I collegi classici hanno due funzioni. Servono a distribuire i seggi tra i partiti e a selezionare i candidati. I “collegi provinciali” servono solo a decidere chi tra i candidati di un certo partito sarà eletto. Nell’eventuale versione “provincializzata” dell’Italicum i seggi ai partiti verrebbero comunque assegnati attraverso una formula proporzionale, corretta dal binomio premio di maggioranza-ballottaggio. Cambierebbe solo la procedura per la selezione dei candidati. Nell’Italicum attuale il primo seggio ottenuto da un dato partito in un dato collegio plurinominale va al capolista e gli eventuali altri seggi ottenuti nello stesso collegio vanno ai candidati con più preferenze. Il nuovo Italicum invece funzionerebbe in modo che tutti i seggi vadano ai candidati scelti dagli elettori.

I collegi non sarebbero più 100 come ora, ma 618. Sarebbero quindi molto più piccoli. Il territorio nazionale verrebbe diviso in tanti collegi uninominali quanti sono i seggi da assegnare (gli altri 12 seggi della Camera vengono assegnati nella circoscrizione estero). Ciascun partito presenta un solo candidato in ogni collegio. Per questo si parla di collegi uninominali. Con la stessa procedura attuale, o procedura simile, vengono prima distribuiti a livello nazionale i 618 seggi in palio in base alle percentuali di voto ottenute dai vari partiti. Successivamente i seggi spettanti a ciascun partito sono ripartiti nelle varie circoscrizioni. È in questa fase che entrano in gioco i collegi. Per esempio, se un partito ha diritto a cinque seggi in una data circoscrizione si compila una graduatoria delle percentuali di voto dei suoi candidati in tutti i collegi della circoscrizione. I cinque seggi vanno ai cinque candidati con le percentuali più alte. Le stesse graduatorie vengono fatte per tutti i partiti. In questo modo sono assegnati tutti i seggi della circoscrizione.

Edited by Sbuffo
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  • 2 weeks later...

Corriere della Sera

 

Finalmente ci siamo arrivati. Si può dire che si tratta di un elemento di chiarezza. I fautori del No alla riforma costituzionale si stanno anche schierando, dai Cinque Stelle a una parte del centrodestra (che comprenderebbe, o così si dice, anche Silvio Berlusconi) a favore di un sistema elettorale proporzionale. A suo modo, è una cosa lodevole. È giusto infatti che chi sia a favore della conservazione costituzionale, della conservazione della Costituzione così come essa è (compreso il «mostro», il cane a due teste, ossia il bicameralismo paritetico) sia anche un nostalgico del ritorno alla proporzionale. È giusto perché quella Costituzione e la legge elettorale proporzionale sono fratelli siamesi, sono comunque fatte l’una per l’altra. Tanto è vero che la separazione chirurgica dei primi anni Novanta, allorché si abbandonò la proporzionale a favore di una legge maggioritaria, mantenendo però invariata la Costituzione, non diede buoni risultati. I riformatori di allora ne erano consapevoli. E difatti, pensarono (o sperarono) che la riforma elettorale in senso maggioritario fosse solo il primo passo. Si auspicava che il mutamento della legge elettorale potesse spianare la strada a una riforma della Costituzione. Fu proprio quello il tentativo, poi fallito, della Commissione bicamerale nata nel 1997 e presieduta da Massimo D’Alema: adattare una costituzione , costruita a misura di una legge elettorale proporzionale, a differenti regole (maggioritarie) di competizione politica

 

Non è vero che la Costituzione italiana diede vita a un sistema parlamentare uguale a qualunque altro. No, la nostra Costituzione (e il bicameralismo paritetico ne è una prova evidente) ci impose invece un sistema parlamentare con un esecutivo istituzionalmente debole e politicamente ricattabile. Come tante volte è stato ripetuto, il «complesso del tiranno» (eredità della dittatura mussoliniana) e la profonda sfiducia reciproca fra comunisti e anticomunisti ne furono le cause. Detto per inciso, è interessante notare come i fautori del No glissino, per lo più, su questo aspetto della nostra storia costituzionale. Glissano perché essi stessi, ancora nel 2016, continuano ad alimentare, presso l’opinione pubblica, il «complesso del tiranno», raccontando in giro che la riforma in atto sarebbe parte di un disegno autoritario.

 

La proporzionale completava e sorreggeva un sistema parlamentare congegnato in modo da favorire la formazione di quei governi deboli, a loro volta indispensabili in una democrazia difficile nella quale nessuno poteva fidarsi di nessuno. La proporzionale aveva il compito di non permettere esclusioni rilevanti dal gioco politico, e di assicurare anche all’opposizione capacità di pressione e di influenza sul comportamento dei governi.

 

Una volta apprezzata la coerenza di quei fautori del No che vogliono anche tornare alla proporzionale, c’è da dire che essi devono vedersela con due obiezioni. Nonostante ciò che dice Giulio Tremonti nell’intervista al Corriere del 25 settembre, è difficile negare che la proporzionale abbia contribuito, soprattutto negli anni ottanta dello scorso secolo, alla lievitazione di quel grande debito pubblico che ci trasciniamo ancora dietro. Gli argomenti di Tremonti sono sempre arguti e interessanti, ma nella vicenda in questione egli sottovaluta, mi sembra, la connessione che c’è fra il (lento) declino dell’egemonia democristiana che si manifestò proprio allora e l’allargamento dell’area dei partecipanti alla spartizione delle spoglie favorito dalla proporzionale. La seconda obiezione è che una cosa è un regime di proporzionale in una democrazia con partiti forti e radicati (come i nostri degli anni Cinquanta e Sessanta), tutt’altra cosa è innestare la proporzionale in una democrazia che di partiti forti non dispone più (né, a giudizio di chi scrive, ne disporrà in futuro). Come è possibile conciliare governabilità, legge proporzionale e assenza di partiti forti e radicati? È comprensibile che la domanda risulti irrilevante per i Cinque Stelle. Ma è così anche per gli altri?

 

Vincesse il No nel referendum di dicembre, la spinta a reintrodurre la proporzionale diventerebbe probabilmente irresistibile. A favore della proporzionale militano infatti due ragioni fra loro collegate. La prima è che le formazioni politiche oggi presenti in Parlamento entrerebbero, grazie alla proporzionale, in una botte di ferro. Nemmeno le cannonate le potrebbero sloggiare, elezione dopo elezione, dal Parlamento. Il sistema proporzionale è infatti, in senso tecnico, un sistema conservatore, conserva ciò che c’è. I piccoli partiti sarebbero più garantiti. Ma lo sarebbero anche gruppi come i Cinque Stelle o Forza Italia nel caso che i sondaggi ne registrassero il declino. Con la proporzionale non si corre (quasi mai) il rischio di sparire dalla scena. La seconda ragione, collegata alla prima, è che per i singoli parlamentari la proporzionale è una manna, è il sistema elettorale che accresce le chance di ognuno di essere rieletto. È sufficiente non perdere il favore dei leader del partito e, salvo incidenti, il gioco è fatto.

 

È normale che si torni a parlare di proporzionale. Poiché in politica, come del resto nella vita in generale, gli interessi e i vantaggi a breve termine (l’uovo) degli attori che contano hanno quasi sempre la precedenza, nonostante le continue dichiarazioni di segno contrario, sugli interessi a più lungo termine di tutti (la gallina). 

 

Poiché la politica è l’arte del possibile, si capisce perché Renzi, per salvare la logica maggioritaria, abbia dovuto adottare un sistema elettorale molto complicato (ballottaggio, premio di maggioranza, soglia di sbarramento, eccetera). I parlamentari , di qualunque partito, non avrebbero votato un più semplice, ma anche molto più efficace, sistema elettorale maggioritario con collegi uninominali (troppo rischioso dal loro punto di vista).

 

Se a dicembre vincerà il Sì, però, forse Renzi sarà politicamente così forte da potere imporre al Parlamento una legge elettorale che meglio si adatti alla nuova Costituzione.

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Che articolo disonesto...l'Italicum è una legge

elettorale a collegi plurinominali, proporzionale

 

Fosse realmente una legge maggioritaria a due

turni come quella francese, in cui vanno al ballottaggio

collegio per collegio i candidati che hanno superato la soglia

di accesso ( salvo accordi di desistenza fra partiti ) non

saremmo certo qui a discutere della sua democraticità

 

I problemi dell'Italicum derivano per l'appunto dalla pretesa

di generare un effetto maggioritario innestato nel corpo di una

legge plurinominale NON maggioritaria

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Internazionale

Il 29 settembre Matteo Renzi ha annunciato di essere disposto a rimettere in discussione la legge elettorale, l’Italicum, contestato anche all’interno del suo partito, il Partito democratico, pur di salvare la riforma costituzionale.

L’Italicum è stato criticato perché concederebbe troppo potere al partito vincitore e quindi all’esecutivo. Ma cosa prevede l’Italicum? E cosa c’entra con la riforma costituzionale?

Il 1 luglio 2016 la nuova legge elettorale è entrata in vigore dopo essere stata approvata in via definitiva dal parlamento il 4 maggio 2015. La legge riguarda solo l’elezione della camera dei deputati, perché la riforma costituzionale che sarà sottoposta a referendum il 4 dicembre prevede l’abolizione del senato come camera elettiva. Ecco cosa prevede l’Italicum.
 

  • Premio di maggioranza e sbarramento. La lista o il partito che ottiene più del 40 per cento al primo turno (o che vince al ballottaggio) prende il premio di maggioranza: 340 seggi su 630. I 290 seggi rimanenti devono essere assegnati agli altri partiti. Se nessuno riesce a superare il 40 per cento si procede al ballottaggio tra i due partiti o coalizioni che hanno ottenuto il maggior numero di voti al primo turno. La soglia di sbarramento per entrare in parlamento è fissata al 3 per cento.
  • Collegi. Le 27 circoscrizioni attuali saranno sostituite da venti circoscrizioni elettorali, suddivise in cento collegi plurinominali. In ogni collegio, in media di circa seicentomila abitanti ciascuno, verranno presentate delle liste composte da sei o sette candidati. In Trentino-Alto Adige e in Valle d’Aosta si voterà invece con i collegi uninominali.
  • Preferenze. Nella prima stesura della legge le liste erano bloccate, cioè i candidati andavano eletti nell’ordine in cui comparivano nella lista. Nel testo approvato è previsto che solo i capolista siano bloccati, mentre dal secondo candidato in poi ci sono le preferenze. Ogni elettore potrà esprimere al massimo due preferenze.
  • Multicandidature. I capolista potranno candidarsi in più di un collegio elettorale, fino a un massimo di dieci.
  • Voto di genere. Ogni elettore potrà esprimere al massimo due preferenze: in questo caso dovrà votare per una donna e per un uomo, pena l’annullamento della seconda preferenza. È libero invece di esprimere una sola preferenza (o nessuna). Nell’ambito di ogni circoscrizione (che in parte coincide con le regioni) le donne o gli uomini capolista non possono essere più del 60 per cento del totale.
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  • 1 month later...

Il Post

 

Dopo la sconfitta al referendum costituzionale (qui potete seguire il liveblog del Post con tutti gli aggiornamenti) e le annunciate dimissioni del governo Renzi, la prossima importante questione politica che si discuterà in Parlamento, sui giornali e nei talk show riguarda la legge elettorale, da cui dipende se e quando ci saranno nuove elezioni e le alleanze con cui i partiti si presenteranno di fronte agli elettori. Si tratta di una questione difficile da risolvere, perché l’Italicum, la legge elettorale attualmente in vigore (solo alla Camera: ci arriviamo), non piace a nessuno o quasi, e tutte le forze parlamentari si sono impegnate a cambiarla. Non è chiaro però se e quanto quelle stesse forze siano disponibili ad accordarsi su una nuova legge e, nel caso, quanto tempo ci vorrà a raggiungere un compromesso.

 

Stando alle posizioni ufficiali, soltanto Movimento 5 Stelle, Lega Nord e Fratelli d’Italia vogliono andare a votare con l’attuale sistema elettorale (che lo stesso M5S aveva definito fascista). Oltre alle ragioni tattiche – il ballottaggio previsto dall’Italicum potrebbe favorire il partito di Beppe Grillo – ce ne sono altre più sostanziose. Il sistema elettorale italiano al momento è caotico e incoerente: ci sono due leggi elettorali completamente diverse, una per la Camera e una per il Senato. Quella per la Camera è l’Italicum, una legge creata per produrre in ogni circostanza una netta maggioranza. Questo obbiettivo è garantito da un grosso premio di maggioranza che viene assegnato a chi ottiene il 40 per cento dei consensi su base nazionale o vince un ballottaggio tra i due partiti più votati.

 

L’Italicum vale solo per la Camera, e non solo perché la Costituzione prevede che il Senato sia eletto a base regionale: durante le trattative per la sua approvazione si decise di non estenderlo al Senato, nemmeno modificandolo, per legare in qualche modo la sua effettiva applicazione all’approvazione della riforma costituzionale, e rassicurare così chi temeva che subito dopo l’approvazione della legge elettorale il governo Renzi avrebbe dato le dimissioni per tornare a votare subito. Dall’altra parte, l’attuale tripolarismo italiano – dove circa tre partiti o coalizioni hanno più o meno un terzo dei voti ciascuno – può essere “disinnescato” col premio di maggioranza nazionale, come quello della Camera, ma non con molti premi di maggioranza regionali come sarebbe dovuto avvenire al Senato, facendo saltare così la principale caratteristica dell’Italicum, cioè la garanzia di avere sempre una netta maggioranza in Parlamento per chi ha un voto in più degli altri.

 

Il fallimento del referendum fa sì che il Senato resti com’è adesso nella sua forma e nelle sue funzioni, e al Senato c’è una situazione opposta. La legge elettorale del Senato è il cosiddetto “Consultellum”, cioè un’evoluzione del vecchio “Porcellum”, la legge elettorale scritta nel 2005 dall’allora ministro Roberto Calderoli e poi modificata dalla Corte Costituzionale. Si tratta di un proporzionale quasi puro che fa l’esatto contrario dell’Italicum, ossia porta a un’altissima frammentazione del voto e rende quasi impossibile formare una maggioranza (secondo una simulazione realizzata poche settimane fa, con gli attuali sondaggi, l’unica maggioranza possibile sarebbe un’alleanza PD-M5S oppure PD-Forza Italia-Lega Nord: entrambe piuttosto implausibili).

 

Se votassimo domani con le due leggi elettorali in vigore, quindi, il risultato probabilmente sarebbe una Camera con una netta maggioranza del PD o del Movimento 5 Stelle (al momento i due principali partiti secondo i sondaggi) e un Senato spezzettato e non in grado di formare una maggioranza. Anche per questa ragione quasi tutti i partiti sono d’accordo, almeno a parole, nel voler adottare una nuova legge elettorale, che sia più organica e che renda possibile la formazione se non di una maggioranza di coalizione “monocolore” almeno una di larga coalizione (cioè tra centrodestra e centrosinistra).

 

Le cose si complicano ulteriormente: in ogni caso, infatti, è molto probabile che non andremo mai a votare con l’Italicum, perché la legge elettorale al momento si trova sotto l’esame della Corte Costituzionale, secondo la quale potrebbe avere fino a “sei profili di incostituzionalità”. I più importanti sono la presenza di liste parzialmente bloccate (che era già stata dichiarata incostituzionale nella precedente legge elettorale, il cosiddetto “Porcellum”) e la faccenda del ballottaggio che assegna un grosso premio di maggioranza. Inizialmente la Corte aveva fatto sapere che avrebbe preso una decisione il 4 ottobre, ma successivamente ha deciso di rimandarla a data da destinarsi. Secondo quasi tutti gli esperti la Corte si esprimerà a gennaio.

 

Molto probabilmente la Corte Costituzionale eliminerà il premio di maggioranza dell’Italicum e altri aspetti secondari della legge (come la questione dei “capilista bloccati”), trasformando così anche la legge per la Camera in un proporzionale puro che porterebbe a una Camera divisa in tre o quattro blocchi medio-grandi, senza nessuna chiara maggioranza. In teoria tutti i partiti hanno manifestato l’intenzione di non ritrovarsi in questa situazione e di approvare in tempi relativamente rapidi una nuova legge elettorale con cui presentarsi al voto già nella primavera del 2017.

 

Al momento circolano molte proposte di nuova legge elettorale, alcune di tipo proporzionale con premio di maggioranza, simili al Porcellum, ma con un premio ridotto per evitare una nuova bocciatura della Corte Costituzionale (queste proposte sono spesso definite di tipo “greco”, l’unico sistema in occidente, oltre quello italiano, a prevedere un premio di maggioranza). Altri propongono sistemi misti proporzionale-maggioritario (e a volte chiamati “sistema tedesco”) come il Mattarellum, in vigore in Italia dal 1993 al 2005, che assegna il 75 per cento tramite collegi maggioritari e il 25 per cento su base di criteri proporzionali. Alcuni hanno proposto un “Mattarellum 2.0″, simile alla vecchia legge ma con l’aggiunta di un premio di maggioranza.

 

Nella dibattito su quale sistema scegliere sono presenti due esigenze differenti. Da un lato i singoli partiti hanno preferenze di tipo “tattico”. Forza Italia, per esempio, è tendenzialmente contraria ai sistemi che prevedano una componente maggioritaria (dove, cioè, in ogni collegio i vari candidati vanno allo scontro diretto e ottiene il seggio chi conquista la maggioranza dei voti). Forza Italia, infatti, non è molto forte sul piano del radicamento territoriale e un sistema di questo tipo costringerebbe il partito di Silvio Berlusconi ad allearsi con la Lega Nord e cedere al partito di Matteo Salvini numerosi collegi nel Nord del paese. Berlusconi preferisce i sistemi proporzionali, che permetterebbero a Forza Italia di andare da sola, fare una campagna nazionale slegata dai candidati locali e fungere poi da “stampella destra” a un futuro governo di coalizione. Il PD invece, come hanno dimostrato la trattative interne tra minoranza e maggioranza interne al partito, preferisce un sistema maggioritario, dove può far valere la sua forza, che è molto concentrata in varie zone del paese e può permettere una facile vittoria in numerosi collegi.

 

L’altra esigenza che viene spesso citata nasce dalla distribuzione attuale dei consensi tra i partiti italiani: che piaccia o no ci sono tre o quattro partiti o coalizioni che si dividono la gran parte dei voti, quindi l’unico modo per escludere le grandi coalizioni e “sapere chi governa la sera delle elezioni” – la frase che si sente dire più spesso – è applicare una qualche forzatura con i premi di maggioranza oppure scegliere un sistema maggioritario simile a quello in vigore nel Regno Unito. L’Italicum era stato pensato come un compromesso per garantire questo risultato, ma sarà probabilmente cambiato e in ogni caso non riguarda il Senato. Il problema è che finché il paese resta diviso in 3-4 blocchi di medie dimensioni (PD, M5S, Lega Nord e Forza Italia) e un eventuale Parlamento che rispecchi la frammentazione dell’elettorato potrà formare una maggioranza solo grazie ad ampie e probabilmente instabili alleanze. D’altro canto, con un paese così diviso, è molto difficile pensare a un sistema elettorale in grado di assegnare la maggioranza a una forza parlamentare votata soltanto da una minoranza dell’elettorato. Molto del futuro della legge elettorale dipenderà quindi dalle trattative parlamentari dei prossimi mesi, dall’abilità tattica dei singoli leader politici e dalla loro volontà di raggiungere un compromesso. Il PD, che è la forza di maggioranza relativa in entrambe le Camere, avrà probabilmente il ruolo più importante in queste trattative.

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  • 2 weeks later...

La Stampa

 

Il Mattarellum è tornato di moda. Quando a proporre di ripristinarlo era stato Roberto Giachetti, che per portare avanti la sua battaglia si era sottoposto a un estenuante sciopero della fame di pannelliana memoria, il Partito Democratico aveva nicchiato votando contro alla Camera. Unici sostenitori della proposta erano stati i deputati di Sel e del Movimento 5 Stelle. Oggi, invece, è Matteo Renzi a proporre il ritorno al sistema elettorale del 1993. È una scelta che raccoglie un’eredità importante, con cui Renzi ricolloca il suo progetto di Pd nel solco dell’Ulivo. A proporre negli ultimi giorni il ritorno al Mattarellum, infatti, era stata Sandra Zampa (deputata e vicepresidente del Pd), storica portavoce di Romano Prodi. E proprio Prodi è stato il primo beneficiario del Mattarellum, con cui è riuscito a battere Berlusconi nel 1996 e portare la sinistra unita al governo per la prima volta. Bisognerà vedere, adesso, se Movimento 5 Stelle e Sel continueranno a essere favorevoli al ritorno al Mattarellum (o, al posto loro, le diverse formazioni di centrodestra in Parlamento). Ma intanto, come funziona? 

 

Come funziona il Mattarellum  

Il Mattarellum, in vigore tra il 1994 e il 2005, è un sistema misto, che alla Camera prevede l’elezione del 75% dei deputati con collegi uninominali (in ogni collegio ogni lista presenta un solo candidato per collegio e vince chi prende più voti) e il 25% con un sistema proporzionale. La soglia di sbarramento, per la parte proporzionale, è fissata al 4%. Il voto per la Camera viene espresso attraverso due schede, una per il voto nel collegio uninominale e una per il scegliere tra le liste bloccate che concorrono per il 25% di seggi assegnati su base proporzionale. A questi due meccanismi si aggiunge poi il cosiddetto scorporo dei voti, cioè un sistema per riequilibrare la distribuzione dei seggi che, per la parte uninominale, tende a svantaggiare i partiti più piccoli. Lo scorporo consiste nel sottrarre a una lista (nella parte proporzionale) i voti ottenuti dai candidati collegati alla stessa lista e già eletti nella parte uninominale. In questo modo, almeno nella parte proporzionale del Mattarellum, si dà più ossigeno ai partiti più piccoli, riducendo l’impatto di quelli più grossi già avvantaggiati con il sistema uninominale. 

 

Per quanto riguarda il Senato, anche qui il Mattarellum si divide in un 75% maggioritario e un 25% proporzionale, con una sostanziale differenza per quest’ultimo. L’assegnazione dei seggi del Senato, a differenza della Camera, avviene su base regionale e con un sistema di ripescaggio dei migliori candidati bocciati alla prova dell’uninominale (anche qui premiando, quindi, i candidati minoritari). 

 

Il Mattarellum 2.0  

Va notato che, oltre alla proposta Giachetti (bocciata in Aula nel 2013, ai tempi c’era il governo Letta) e a quella pressoché identica della Zampa, stata la minoranza del Pd a parlare di un Mattarellum 2.0 come alternativa all’Italicum. Si sarebbe trattato di riprendere la vecchia legge elettorale arricchendola di un premio di maggioranza di massimo 90 seggi. L’idea dei bersaniani era di scongiurare con questo premio di maggioranza lo stallo registrato nel 1994, quando Berlusconi non aveva abbastanza voti al Senato e aveva messo in piedi un governo con l’aiuto dei senatori a vita e l’uscita dall’Aula si un gruppo di senatori eletti con la Lista Segni.  

 

Problemi di ieri e di oggi  

Il fatto curioso è che nel 1994 il Mattarellum non funzionò come si sperava perché l’Italia del dopo Mani Pulite si trovava a confrontarsi con uno scenario politico inedito: il bipolarismo aveva ceduto il passo a un accenno di tripolarismo, diviso tra il centrodestra di Berlusconi, la sinistra di Occhetto e il centro di Segni. Oggi il tripolarismo, come noto, si è addirittura accentuato e, per quanto a destra la situazione sia fluida (per non dire confusa), la sfida non può esaurirsi a uno scontro diretto tra Partito Democratico e Movimento 5 Stelle (con l’Italicum, per dire, ci si sarebbe arrivati solo con il ballottaggio). Da questo punto di vista la proposta dei bersaniani avrebbe senso per permettere all’Italia di avere un Parlamento in grado di produrre una maggioranza il giorno dopo le elezioni. Del resto, come aveva rilevato il professor Roberto D’Alimonte in una simulazione basata sui voti delle elezioni politiche del 2013 (quando il centrosinistra era al 29,5, il centrodestra al 29,1 e M5s al 25,5) e sui sondaggi, il Mattarellum preso e applicato oggi rischierebbe di riportarci alla casella da cui siamo partiti tre anni fa: un Parlamento spaccato, M5S che non fa alleanze e una grossa coalizione Pd-Forza Italia per avere un governo. 

Edited by Rotwang
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  • 1 month later...

Italicum, la Consulta boccia il ballottaggio e salva il premio di maggioranza, che andrà al partito che raggiunge almeno il 40% delle preferenze. Restano le pluricandidature, ma solo affidando la scelta finale del candidato eletto in più di un collegio a un sorteggio. Sul premio di maggioranza, dunque, la Corte ha dichiarato non fondata la questione di legittimità. I giudici aggiungono con questa sentenza che  "la legge elettorale è suscettibile di immediata applicazione". Si potrebbe, dunque, votare subito con quello che resta dell'Italicum. Con una legge elettorale che, di fatto, diviene un sistema proporzionale con un premio di maggioranza difficile da raggiungere.

 

http://www.repubblica.it/politica/2017/01/25/news/consulta_italicum_sentenza-156849334/?ref=HREA-1

 

 

Ed ora vediamo se si riesce al terzo tentativo di fare una legge

costituzionale

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Camera: 100 circoscrizioni, ripartizione nazionale dei seggi tra tutte le liste che superano il 3% nazionale. Se la prima lista ottiene il 40% o più dei voti, si prende il 55% dei seggi, altrimenti ripartizione proporzionale. Presenza dei capilista (che saranno sempre i primi eletti) e possibilità di candidarsi fino a 10 circoscrizioni, possibilità di esprimere una doppia preferenza di genere.

 

Senato: 20 circoscrizioni (le Regioni), ripartizione regionale dei seggi senza alcun premio. Prendono seggi le liste che superano l'8% regionale, o il 3% se coalizzate purché la coalizione abbia preso almeno il 20%. C'è la preferenza unica.

Edited by Rotwang
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Beh è chiaro sono due leggi diverse per colpa di Mattarella

che ha controfirmato l'Italicum ben sapendo che il Senato

non era ancora stato abolito

 

Arriverei a dire che il Capo dello Stato dovrebbe dare le dimissioni

se non mi rendessi conto che detto in Italia apparirebbe grottesco

 

Almeno fatemi dire che molti professori di diritto costituzionale che

oggi taceranno, ma ieri andavano in TV a fare propaganda politica

in perfetta mala fede....dovrebbero vergognarsi di come hanno fatto

stanno facendo e faranno ( sicuramente ) carriera

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Praticamente nessuna lista raggiungerà il 40% e il premio non ci sarà, il solito pastrocchio all'italiana proporzionalista, mi auguro ora correggano il Consultellum come il nuovo Italicum e si vada a votare, comunque.

 

L'Italicum tra l'altro vieta le coalizioni, il Consultellum no (una delle poche cose positive da imitare).

Edited by Rotwang
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Anche l'idea di risolvere il problema delle pluricandidature

con un "sorteggio" mi pare un estremo tentativo di garantire

una legge immediatamente applicabile, ma certamente non

è una soluzione "ideale"

 

C'è anche chi dice di votare così, tanto il 40% non lo raggiunge

nessuno, perchè correggere la legge al Senato?

 

In fondo restano due leggi di impianto proporzionale

 

Io ne approfitterei per fare una legge decente, ma dopo due leggi incostituzionali

di fila dubito ne abbiano la capacità

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Ricapitolando: la nuova legge elettorale per la Camera è una proporzionale corretta da un largo premio di maggioranza (55% se una lista arriva al 40%), che non prevede coalizioni e dove la soglia di sbarramento è fissata al 3%. Quella in vigore al Senato, il cosiddetto Consultellum frutto della modifica alla legge elettorale voluta dal governo Berlusconi (il famoso Porcellum), è una proporzionale puro senza premio, in cui è prevista la possibilità di presentarsi in coalizioni. Le soglie al Senato sono fissate all’8% per i partiti fuori dalle coalizioni e al 3% per i partiti all’interno di una coalizione.

Edited by Rotwang
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