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Quando l'amore sfocia in dipendenza (love adducete)


Goethiana

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Dopo il fallimento del post pubblicato nei giorni scorsi, voglio proporvi un altro dilemma, questa volta riferito al pubblico intero (etero lettori - sempre che ce ne siano, omosessuali e bisessuali). Perchė l'amore, come ben sappiamo, non ha genere.

Credo tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo imbattuti in una relazione burrascosa, fatta di tira e molla, di tentativi (fallimentari) e di periodi di "riflessione". Ecco, analizzando la mia situazione attuale, mi ritrovo a riflettere sulla "vaga e indefinita" linea di confine che c'ė tra l'innamoramento e la dipendenza dall'altro. Vi ė mai capitato? E allora vi chiedo: qual ė stato il vostro modus agendi? In che modo avete affrontato la lenta agonia di un rapporto che, volenti o nolenti, va distruggendosi?

Edited by Goethiana
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per me l'innamoramento c'è all'inizio di una relazione. in seguito l'amore cresce e si consolida o sparisce a dipendenza della relazione.

 

credo poco a quelli che dicono che dopo 20 anni di matrimonio sono innamorati come il primo giorno o il giorno del matrimonio.

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Grazie per il contributo, @Marco7.

Io invece credo che all'innamoramento subentri l'amore, dopo anni di relazione, convivenza o matrimonio... E che questo possa durare. Eccome se dura. (Ho esempi concreti e che ho osservato da vicino. I miei, ad esempio, si amano da 35 anni. E ti assicuro che non ė finzione).

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Con il mio ragazzo c'è una sorta di vicendevole "dipendenza psichica" . Nel senso che siamo entrambi, all'atto pratico, autonomi, ma c'è sempre quel qualcosa che ci fa sentire il bisogno l'uno dell'altro. Niente a che vedere con realazioni precedenti in cui subivo la dipendenza da parte della mia controparte dell'epoca, dipendenza quasi fisica e parassitaria e tutta rivolta a beneficio suo (es." ti cerco perchè sono così poco sicuro di me che perlomeno se sei accanto a me so che non sei con altri" oppure "decidi tu cosa fare oggi, l'importante è solo stare assieme" reiterato nel tempo) .

 

Staccandomi dal tema a rispondendo a Marco7 che crede poco all'innamoramento dopo tot anni, posso portare la mia esperienza : sto da 6 anni con il mio ragazzo e la fase "innamoramento" non è ancora esaurita. Non è solo amore, c'è proprio ancora desiderio come se l'avessi conosciuto il giorno prima. Tra 15 anni non lo so, ma posso dire che non per forza è solo una fase da inizio di una storia.

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@Goethiana

 

credo ho detto una cosa simile a quel che hai detto tu ma ci sono anche amori che finiscono, non tutti durano 35 anni.

 

@GhostHunter77

 

va bene  :girldrunk:, ci sono anche persone diverse da me.  :laugh:

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@Goethiana mi è capitato eccome, cara. diciamo che la dipendenza da un'altra persona non è un qualcosa di positivo nella maggior parte dei casi... Bisogna rifletterci per capire se le braccia nelle quali ci siamo gettati sono quelle di una persona "fedele" e affidabile o se potrebbero lasciarci cascare da un momento all'altro. Nel mio caso, durante l'ultima relazione, mi ha lasciato cadere e mi son fatto male. Risultato? Io ci penso ancora, lui non credo proprio. Ma non tutti, PER FORTUNA, sono così.

 

@marco7 ci sono amori e amori, l'unica cosa in grado di dimostrarne il valore e l'intensità forse è proprio il tempo e i gesti quotidiani.

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Capita spesso che l'innamoramento sfoci in dipendendenza. Nella mia esperienza, posso dire che mi è capitato di sentire che il mio ragazzo dipendesse da me! Ho cercato di combattere questa sensazione insieme a lui: il motivo principale era la differenza di vita (io super impegnato tra università, canto, palestra e cose varie e lui sempre a casa) che portava tra l'altro ad una eccessiva gelosia... da parte mia si aggiungeva il fatto che tengo molto alla mia libertà. Nei mesi è quindi sorta una forte incompatibilità caratteriale che non ci ha permesso di stare insieme, nonostante i mille tentativi. Comunque credo che la dipendenza non sia mai immotivata: una persona dipende da un'altra quando non trova in se stessa tutto ciò di cui ha bisogno (stesso discorso vale per la gelosia, che in minima parte è necessaria in un rapporto ma quando è troppa, è segno di disagio a mio avviso).

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Io non so bene cosa dire, posso constatare che ognuno la pensa a suo modo e che si spera sempre che l'altro la pensi come te, ma poi quasi sempre non è così.

Ad ogni modo non ho esperienza diretta di dipendenza dall'altro, tranne quando mi sono invaghito di un etero, ma lì la cosa finisce "fra te e te" cioè non ci sono risvolti nel mondo esteriore, e te la fai passare da solo. Viceversa ho avuto esperienza diretta di persone che apparivano ossessionate da me e mi ha fatto abbastanza orrore.

 

Posso poi osservare le persone attorno a me: noto che nelle coppie in cui si genera dipendenza di uno dall'altro (non reciproca) le cose finiscono male perchè uno strozza senza nemmeno accorgersene, l'altro finisce strozzato e dopo un po' scoppia e fugge.

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Volevo precisare che la dipendenza, per come la intendo io e per come ve la propongo, non è una semplice "ossessione" per l'altro: è qualcosa di più sottile, di più viscerale, che a volte (in meccanismi certamente morbosi) conduce a pensare che senza l'altro, anche se il rapporto ormai è andato a... farsi benedire, la nostra vita non ha più senso.

Un concetto piuttosto semplice, e come hanno già intuito alcuni in più interventi, affonda le radici in una condizione personalissima, spesso causata da mancanza di autostima. 

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@marco7,

indubbiamente quello che accade a persone molto anziane, che hanno vissuto l'intera esistenza o gran parte di essa con il proprio compagno/a, che sicuramente non hanno altrettante chance di trovare un altro amore, e che magari sono vessati da patologie croniche e silenti come ipertensione, colesterolo alto (che come tutti sanno sono predisponenti ad eventi acuti come infarto ed ictus) non può essere paragonato a quello che accade a giovani adulti  convinti che, nonostante l'esperienza ci dica altro, il loro amore sarà unico ed eterno e irripetibile con nessun altro sulla faccia della terra.

 

Sicuramente è commovente che il coniuge vedovo, per il dispiacere, venga a mancare; ma non credo sia un esempio calzante.

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Sì Goethiana ho visto la dipendenza viscerale da fine del mondo di cui parli. Non l'ho mai provata, ma sono stato vicino ad un mio amico dopo che era stato lasciato dalla sua storica fidanzata che non lo amava più; ansia, attacchi di panico, insonnia, depressione, spavento, perplessità, incredulità. Ora, dopo un annetto circa, è felicemente fidanzato con una nuova ragazza con cui pare trovarsi molto in sintonia.

 

Ho anche assistito ad un'altra rottura fra una mia amica e il suo tipo (di cui lei era praticamente succube, non avendo alcuna propria identità e vivendo "attraverso" di lui) dopo una storia di milioni di anni con annessa convivenza. Lei tuttora dopo circa due anni ritiene che non le andrà mai bene nulla e che la sua orribile vita è finita, però non si accorge che da quando è stata mollata ha trovato un lavoro, ha trovato dei propri amici, è stata all'estero per lavoro più volte, ha viaggiato, è stata anche corteggiata diverse volte, è diventata autonoma e del tutto indipendente.

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La dipendenza emotiva c'è da subito, non è che "sfocia" dopo un po'.

 

Credo sia semplicemente un disturbo della personalità dipendente

e non c'entri nulla né l'amore né qualche caratteristica della persona amata.

 

Ovviamente essere amati da persone simili è una incredibile jattura

e la cosa migliore da fare è liberarsene al più presto:

non appena l'altro dia sintomi di dipendenza

(nonostante probabilmente vi ricatterà in tutti i modi

e successivamente sparlerà di voi con tutti i vostri amici: ma pazienza).

 

Queste persone hanno la strana tendenza a non frequentare i loro simili

e un modo per riconoscerli subito è domandare loro che rapporto hanno con gli ex:

di solito quando c'erano problemi di dipendenza emotiva subentra un odio profondo.

In ogni caso sono facili da riconoscere anche quando sono single

per il modo peculiare che hanno di descrivere l'amore 

e per il tono melodrammatico con cui parlano dei sentimenti.

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@Almadel

 

ma tu non dicevi che stai bene solo quando sei col tuo partner e che questo per te è la prova che lo ami ?

 

non è dipendenza questa ?

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Per me l'amore è sempre una dipendenza:

quello che però viene descritto da @Goethiana

ovvero - cito - una relazione burrascosa, fatta di tira e molla, di tentativi (fallimentari) e di periodi di "riflessione".

Non è qualcosa che hanno tutte le relazioni,

ma è evidentemente qualcosa di "disfunzionale".

 

Ci sono molti motivi per cui due persone

potrebbero voler portare avanti "una relazione che non funziona":

uno di questi motivi potrebbe essere un'eccessiva dipendenza emotiva nell'uno

e nell'altro invece la paura di ricatti psicologici ("se mi molli mi ammazzo" o cose simili).

 

Supponevo fosse questo il caso, non solo il fatto

che se non vedo il mio ragazzo sento la sua mancanza...

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sì, l'amore implica il discorso di una dipendenza.

se si decide di essere in due, è inevitabile che si instauri, tra questi due, un reciproco condizionamento.

ma reciproco, consapevolmente assunto, volontario.

è un po' il prezzo da pagare.

un prezzo che, del resto, nel caso di un amore corrisposto e condiviso, si è ben lieti di pagare.

 

diverso, però, è il discorso di una dipendenza che può legare l'uno/a ancora all'altro/a o viceversa, quando una storia - come dici tu, Goethiana - è andata ormai a farsi benedire.

se è comprensibile, ossia indice di una natura umana, sentire, da un lato, la mancanza di colui/colei con il/la quale abbiamo, fino a ieri, condiviso qualcosa di importante - qualcosa che ci ha scossi, travolti, beati e poi dannati, qualcosa per la quale abbiamo creduto, fosse anche per un attimo, di poter vedere il mondo da una prospettiva inusuale o di colpo rinnovata, qualcosa che ci ha permesso di riconoscere che non siamo soli, qualcosa che ci ha fatto scoprire di non volere più essere soli, qualcosa che ci ha messo a nudo, qualcosa che ci ha attraversati e che ora che ci ha attraversati non siamo più gli stessi, qualcosa che non potevamo fare a meno di vivere e che, se anche tornassimo indietro, anche ora che è andato tutto a puttane, decideremmo comunque di vivere (magari, semmai, correggendo alcuni errori) -, è vero pure, dall'altro, che, se si porta un lutto esageratamente lungo per la fine di una storia, se con il passar del tempo anziché andare avanti si resta attaccati a un'esperienza finita, che non ce la si scrolla più di dosso, quest'esperienza, che passano le ore e noi ancora ci pensiamo, che passano i giorni e noi ancora ci pensiamo, che passano i mesi e addirittura gli anni e noi ancora ci pensiamo, a questa stronza di esperienza finita, morta ma non ancora sepolta, è un cazzo di guaio.

 

a me, è capitato la prima volta che, adolescente, ho amato.

letteralmente, quando finì, mi crollò il mondo addosso: pensavo che la mia vita, d'ora in avanti, non avrebbe avuto più alcun senso: il fatto di respirare ancora non mi significava nulla. pensavo che non avrei amato mai più. e pensando che, non avrei amato mai più, me ne stavo lì, incomprensibile ai più, muta nel mio assurdo dolore, me ne stavo lì a rimuginare che, se avessi fatto così, forse non sarebbe successo questo o che, se avessi fatto cosà, forse non sarebbe successo quest'altro e la storia forse poteva durare, andare avanti, conoscere una sorte migliore, felice.

tornando, col tempo, ad amare, e poi ancora ad amare, e poi ancora ad amare, ho imparato la lezione: non mi è successo più. e che non mi sia successo più, è perché un bel giorno, a furia di sbatterci la testa, come un'idiota patologicamente condannata alla sua esageratamente cieca ed estenuante idiozia, non pochi attimi di quel malessere che mi aveva rivoltata come un calzino mi si sono rivelati come una vera e propria offesa alla vita.

che, per quanto ne sappiamo, è una, questa, e bisogna che l'amore abbia il peso di una piuma e trattenersi dal fare inutili tragedie se anche un sentimento che ci ha fatto impazzire il cuore di gioia, nel tempo, è andato alla malora.

la stagione dell'amore viene e va, insegna il buon battiato.

 

c'è poi, infine, anche il caso di quelle storie che finiscono proprio per un'insana dipendenza che impedisce a uno/a dei due, all'interno della coppia, di rapportarsi all'altro/a senza assillarlo quotidianamente con i suoi dubbi, con le sue aspettative, con le sue gelosie, con i suoi presentimenti morbosi, con i suoi drammi isterici per nulla, fin quasi a creparlo/a.

anche questo mi è capitato. di subire. sono stata letteralmente crepata dall'instabilità di una donna, la quale, pur di dubitare dei miei sentimenti, e pur di vedere nella mia pacifica libertà un qualcosa che minacciava lei, me ne ha fatte di cotte e di crude.

le digerivo tutte, per la verità, e non perché mi spaventasse l'idea di perderla e dunque fossi succube del suo utero ballerino fino al punto di lasciarmi forzare a essere colei che lei desiderava, egoisticamente, io fossi, ma perché l'amavo.

o, forse, se vuoi, ne dipendevo, naturalmente. perché avrei potuto fare l'amore con lei anche fino alla fine dei miei giorni. invece, c'est fini, c'est la vie, c'est l'amour.

(o almeno è questo che ne sa e che si dice, della vita, dell'amore e della morte, un lupo solitario).

 

forse, dice pure bene mio zio: dell'amore ne va forse, comunque e sempre, in tutti i casi, di una patologia.

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A me l'equiparazione fra amore e dipendenza non è mai piaciuta

 

Ovviamente si tratta di intendersi sull'esatto significato delle parole

 

E' chiaro che si ha "bisogno" della persona che si ama ed in questo

senso si può sostenere di essere "autonomi" ma non "indipendenti"

il punto è che una relazione dovrebbe essere "creativa" cioè aiutare

entrambi i partner ad essere persone migliori

 

Al 99% una madre che dipende dal figlio, in realtà cerca di controllarlo

di farlo sentire continuamente in colpa di recitare la parte della vittima etc

 

In questo tipo di relazioni non c'è spazio per il cambiamento, perchè ci

sono dei ruoli fissati.

 

Con questo non intendo dire che una relazione di lunghissima durata

debba implicare una crescita o un cambiamento continuo, sarebbe forse

pretendere troppo, inevitabilmente ci sono anche dei ruoli e delle routine

etc ma difficilmente, se la relazione è felice o armoniosa hanno a che vedere

con il controllo del partner, sono solo consuetudini affettuose ( forse, direi )

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Nel momento in cui ci si relaziona a qualcuno mettendoci "cuore", scatta comunque una dipendenza, giacchè quel qualcuno è il nostro oggetto d'amore, oggetto che vogliamo, desideriamo (sessualmente o non sessualmente) a prescindere dalla forma amorosa (anche ad esempio familiare) o amicale.

Tuttavia, questa è una dipendenza sana, del tutto naturale.

Accade a chiunque.

 

Altro paio di maniche è la dipendenza affettiva che sfocia in una patologia; una relazione non uilaterale ma a due, assolutamente paritaria nel tipo di legame seppur non nel modus agendi. Ed è pericolosa, poichè psicologicamente distruttiva, e spesso anche fisicamente violenta.

In questo caso è necessario l'intervento di uno specialista; è un problema molto complesso.  

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Altro paio di maniche è la dipendenza affettiva che sfocia in una patologia; una relazione non uilaterale ma a due, assolutamente paritaria nel tipo di legame seppur non nel modus agendi. Ed è pericolosa, poichè psicologicamente distruttiva, e spesso anche fisicamente violenta.

In questo caso è necessario l'intervento di uno specialista; è un problema molto complesso.

 

Posso chiederti in cosa ė pericoloso? Perchė se ė unilaterale, allora ė naturale che per uno dei due, nella coppia, la situazione diventi insopportabile. (O forse, per entrambi ma in misure e maniere diverse).

Ma quando ė bilaterale... Quali sono le dinamiche pericolose?

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