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Intervista alla vera Christiane F. di "Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino"


Rotwang

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Christiane Felscherinow era ancora una ragazzina quando divenne l'eroinomane più famosa al mondo. La sua discesa, a soli 13 anni, nel tunnel della dipendenza e della prostituzione per le strade di Berlino ovest è diventata un libro, Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino, e poi un film biografico, uscito nel 1981.

 

Grazie al cameo di David Bowie e a tutte le scene di ragazzini che si iniettavano eroina, il film divenne presto un classico. Non ci è voluto molto per catapultare la vera Christiane F da una vita di siringhe e tariffe orarie nei bagni pubblici di Berlino ovest a una a Los Angeles piena di artisti e celebrità in cui lei faceva la parte della piccola principessina tossica.

Christiane ha ora 51 anni ed è tornata a vivere a Berlino; dopo tre decenni ha recentemente pubblicato la sua autobiografia Christiane F - My Second Life [in uscita in italiano col titolo Io, Christiane F: la mia seconda vita]. Le sue condizioni di salute sono molto precarie a causa dell'epatite C che contrasse negli anni Ottanta, ma abbiamo parlato di alcune delle cose che le sono successe da quando si è ritrovata al centro dell'attenzione internazionale ormai 30 anni fa. 

 

Questa è l'intervista di VICE a Christiane.

 

VICE: Andando indietro con la memoria fino al 1981, ti ricordi come è stato vedere il film per la prima volta?

Christiane: I produttori mi invitarono a vedere il film prima dell'uscita ufficiale. Mi avevano detto che ci sarebbe stato anche David Bowie. Venne a prendermi con la sua scorta personale, e non stavo nella pelle al pensiero di incontrarlo; mi ricordo che dovetti prendere un sacco di cocaina per reggere l'emozione. Portai una mia amica per farmi da spalla, ma collassò non appena vide Bowie. Quando aprì il portellone della sua macchina dicendomi di andare con lui alla prima, iniziai a tremare.

Fui subito delusa però, perché aveva la barba ed era magro e piccolissimo. Mi piaceva la copertina di Diamond Dogssembrava che avesse un corpo straordinario. Ma accanto a me in macchina era piccolo e debole, sembrava mio padre. Pensavo che la star del film fosse David Bowie, invece ero io. 

Il film era una riproduzione fedele della tua vita?
In generale sì. Ma in realtà non mi piace molto; non racconta come sono cresciuta, come sono stata abbandonata dai miei genitori. Mio padre era un alcolista e abusava di me e mia sorella. Era sempre estremamente irascibile e mia madre non faceva niente, pensava solo alla sua storia con un altro tipo e al suo aspetto. Ero così sola da bambina. Volevo solo stare bene, e lottavo con il mondo.

Com'è stato essere catapultata nel mondo delle celebrità dopo l'uscita del libro e del film?
Avevo 16 anni quando scrissi il libro, volevo solo parlarne... era una terapia per me. Non pensavamo che il libro suscitasse un interesse speciale, era solo uno tra migliaia di libri. Invece ci sbagliavamo di grosso. All'improvviso ero famosa, ma non ero in grado di capire come questa cosa si sarebbe tradotta nella mia vita. Per il pubblico ero la famosa drogata, come fossi una cosa strana da esporre al museo. Volevano tutti parlarmi, incontrarmi e chiedere: "Ce la farà? È già morta? È ancora una tossicodipendente?". Non mi avrebbero voluto come vicina di casa o come fidanzata per i loro figli. Christiane F è figa se si tiene a una certa distanza, ma non la fate avvicinare troppo, grazie! Non erano interessati per niente a me, ma solo al fatto che fossi una drogata. È per questo che mi sono pentita del libro e del film. 

All'inizio sei rimasta nell'anonimato, perché poi hai cambiato idea?
Perché ero piccola e non sapevo cosa avrebbe comportato questa cosa nella mia vita. Nessuno mi ha consigliato, a nessuno importava di me come persona, ecco perché. Bernd Eichinger [il produttore del film] mi chiese di fare promozione per il film in America perché Natja Brunkhorst, l'attrice che interpretava me, non aveva il permesso del padre per andare lì da sola. Avevo 19 anni e pensavo di potercela fare, ma mi sbagliavo. 

Cosa successe in America?
Ho incontrato un sacco di persone che mi hanno ispirato. Per esempio Rodney Bingenheimer, il famoso dj che promuoveva band punk come Blondie e i Ramones. Mi piaceva Pasadena, ed ebbi la possibilità di viverci, ma poi fui arrestata per il possesso di pochi grammi di eroina e oppio e fui bandita dagli Stati Uniti. 

Quando sei tornata in Germania hai iniziato ad uscire con Alexander Hacke, il chitarrista degli Einstürzende Neubauten, e hai vissuto con Nick Cave, giusto?
Oh, era un amico di un amico e usava casa mia come nascondiglio perché negli anni Ottanta aveva un grosso problema con l'eroina. Non sapeva dove altro andare, perché la stampa non gli dava tregua. È stato da me per un paio di mesi. Sono contenta che ora abbia chiuso con questi problemi e che abbia una famiglia. 

Alla fine degli anni Ottanta vivevi a Zurigo con alcuni editori, ed eri un habituée del Platzspitz, un parco dove vendere e consumare droghe era legale. Com'era questo parco?
A Zurigo vivevo tra le star della letteratura e la scena degli eroinomani. Platzspitz era la più grande piazza della droga d'Europa. Era come Disney World per i drogati. Zurigo è una cittadina piccola e la scena della droga era enorme ai tempi. Alcuni giorni c'erano quasi tremila tossicodipendenti in piazza, si drogavano, si ubriacavano. A volte ci passavo settimane intere. Era come un mercato, c'erano dei tavoli sui quali si offriva ogni tipo di droga. Poi la gente ha cominciato a morire e ad ammalarsi di HIV e epatite C. L'area diventò un cumulo di immondizia e come se non bastasse c'era anche una guerra aperta tra diverse gang, così negli anni Novanta il governo svizzero la chiuse.

Nel film Christiane F c'erano delle scene di consumo di droga molto esplicite, ma erano accompagnate dalle canzoni di Bowie. Pensi che il film abbia spaventato gli spettatori o al contrario abbia contribuito a una percezione glamour dell'eroina?
Non tutti avevano repusione per la cosa. Presto ci siamo resi conto che molti giovani vedevano quelle mie esperienze come qualcosa di romantico e affascinante, e questo era un problema. Anche quando il libro diventò una lettura quasi obbligatoria nelle scuole, notai che i ragazzini erano più affascinati che preoccupati da quello che leggevano. Così Stern [l'editore] pubblicò una guida rivolta a genitori e insegnanti, con informazioni utili su come gestire gli adolescenti affascinati dalla storia di Christiane F. Spero che questo mio nuovo libro spaventi e allontani le persone dalle droghe più del primo. Sono abbastanza sicura che sarà d'effetto. Nel libro descrivo tutto il dolore che ho provato in vita mia, e spiego come morirò di una morte prematura e molto dolorosa. 

Perché pensi che la gente sia così attratta dalla tua storia?
Me lo sono sempre chiesto, ma proprio non lo so. Non sono niente di speciale. Non ho mai fatto niente di speciale. Non sono nemmeno una drogata speciale, centinaia di persone hanno storie simili alla mia. 

Perché pensi che i drogati siano visti sempre come scarti della società?
È stupido. Vieni ammirato, nonostante le droghe, se fai qualcosa di speciale, magari se sei un musicista o un pittore. Ma se sei un consumatore di droghe e non hai di questi talenti, vieni reputato inutiile per la società. Anzi, sei visto come l'anti-società per eccellenza. La società non accetta i tossicodipendenti, però accetta per esempio quei genitori che bevono una bottiglia di vino al giorno e lasciano i figli con estranei perché vogliono lavorare o andarsene in giro a far festa. Non capisco.

Tre dei tuoi più cari amici sono morti prima che il film uscisse. Raccontare la loro storia ti ha salvato la vita?
Semmai me l'ha accorciata. Se non avessi avuto tutti i soldi dei diritti non avrei potuto comprare l'eroina per tutti questi anni. Magari avrei smesso prima e ora sarei in condizioni migliori.

Ma sei viva... 
Ho sempre mantenuto vive le mie aspirazioni. Sono affascinata dalle possibilità anche se non le sfrutto sempre al meglio. E ho ordine nel mio caos. Ho sempre voluto apparire bella, stare bene, avere una casa e poter farmi una doccia. Sono comunque felice di queste piccole cose commoventi della vita.

Perché non hai mai smesso di drogarti?
Non ho mai voluto smettere, non conoscevo altro nella vita. Ho deciso di vivere una vita diversa dagli altri. Non ho bisogno di un pretesto per smettere.

In che condizioni di salute sei adesso?
Uso il metadone. A volte mi faccio una canna. Bevo troppo alcol. Il mio fegato mi sta per uccidere. Ho una cirrosi causata dall'epatite C. Morirò presto, lo so. Ma non ho rinunciato a niente nella vita. Mi va bene. Quindi non vi consiglio di fare altrettanto, non è una bella vita da vivere, ma è la mia. 

Edited by Rotwang
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Sicuramente interessante, molto, però non mi piace ciò che dice. Lei non mi sembra davvero pentita di quello che ha fatto, aldilà del fatto che continui a drogarsi. Per carità, non fraintendetemi: ognuno è libero di agire come meglio crede. Eppure, nonostante si preoccupi del fatto che i ragazzini vedano la sua figura più con ammirazione che con angoscia, sembra quasi "mitologizzare" la sua vita, "Morirò presto, lo so. Ma non ho rinunciato a nulla nella mia vita". Quasi giustifica l'essersi devastata, distrutta. Non voglio fare il moralista, ripeto, ognuno è libero di fare della propria esistenza quello che vuole, ma sembra quasi che lei dica "No, non drogatevi, fa schifo, però è fighissimo".

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Sicuramente interessante, molto, però non mi piace ciò che dice. Lei non mi sembra davvero pentita di quello che ha fatto, aldilà del fatto che continui a drogarsi. Per carità, non fraintendetemi: ognuno è libero di agire come meglio crede. Eppure, nonostante si preoccupi del fatto che i ragazzini vedano la sua figura più con ammirazione che con angoscia, sembra quasi "mitologizzare" la sua vita, "Morirò presto, lo so. Ma non ho rinunciato a nulla nella mia vita". Quasi giustifica l'essersi devastata, distrutta. Non voglio fare il moralista, ripeto, ognuno è libero di fare della propria esistenza quello che vuole, ma sembra quasi che lei dica "No, non drogatevi, fa schifo, però è fighissimo".

 

Io sono d'accordo con quello che dici.

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C'è anche il bisogno di rivendicare una propria dignità personale.

 

Certo "non ho rinunciato a niente" non è vero, tutti inevitabilmente

rinunciamo a qualcosa....e quindi anche lei, anche se ci dice che:

"non conoscevo altro nella vita"

 

Lei non conosceva altro, per cui smettere avrebbe significato

rinunciare a tutto ciò che conosceva, credo sia questo il senso

complessivo del discorso.

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