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Cosa pensa la gente sui matrimoni gay


Riso

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Ho trovato questo su un commento pro matrimonio gay:  <<Si sbaglia su tutta la linea. L'amore a sé stante non é e non é mai stato requisito sufficiente per il matrimonio. Se cosí fosse, dovrebbe permetterlo anche tra piú di due persone, o tra consanguinei. L'amore, per quanto nobile, non dovrebbe di per sé conferire al cittadino diritti aggiuntivi. La sua é la solita irrazionalitá relativista, unita al disprezzo del diverso e delle idee altrui cosí popolari tra tanti sostenitori della sinistra.>>

 

 Si sbaglia su tutta la linea. L'amore a sé stante non é e non é mai stato requisito sufficiente per il matrimonio. Se cosí fosse, dovrebbe permetterlo anche tra piú di due persone, o tra consanguinei.

L'amore, per quanto nobile, non dovrebbe di per sé conferire al cittadino diritti aggiuntivi.http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/nozze-e-diritti-gay-festa-della-diversita-in-slow-motion/138571/137118
La sua é la solita irrazionalitá relativista, unita al disprezzo del diverso e delle idee altrui cosí popolari tra tanti sostenitori della sinistra

 

Bisognerebbe fare un corso intensivo di Logica e Ragionamento. <<L'amore a sé stante non é e non é mai stato requisito sufficiente per il matrimonio>> questa frase vorrebbe dire che il matrimonio richiede altri requisiti oltre all'amore, ma l'egregio @hilbrand ci ha aggiunto un ''a sé stante'' trasformando il significato in ''L'Amore che è e si considera distinto da altre cose non è requisito sufficiente per il matrimonio''.

Fino a qui potrebbe andare bene, ma trovo un <<Se cosí fosse, dovrebbe permetterlo anche tra piú di due persone, o tra consanguinei.>> quindi se questo ''Amore a sé stante'' fosse un requisito sufficiente per il matrimonio pure un gruppo di persone e consanguinei che possiedo questo fantomatico tipo di amore avrebbero la possibilità di sposarsi tra di loro, ma non credo che l'amore esistente tra due fidanzati sia lo stesso dell'amore esistente tra due fratelli.

Mentre <<il suo disprezzo del diverso e delle idee altrui cosí popolari tra tanti sostenitori della sinistra.>>significa che coloro che sono contro i matrimoni omosessuali hanno solo idee diverse come li avevano i nazisti e che queste idee tanto popolari siano molto diffuse nei sostenitori della sinistra che a quanto pare sia una buona cosa visto che è diffusa ed è della sinistra ovviamente. Infine questo mi fa presupporre anche che lei sia uno di questi sostenitori,della sinistra e con delle idee un poco diverse proprio come lo erano i nazisti.

 

 

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  • Mario1944

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il matrimonio come varie cose varia nel tempo. il matrimonio di 200 anni fa era diverso dal matrimonio di 50 anni fa da quello di oggi e da quello che sarà tra 50 anni.

 

chi non capisce ciò è ottuso.

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In realtà il matrimonio come unione sacre d'amore è un concetto relativamente nuovo, così come l'idea che si ha adesso di famiglia.

Prima le persone si sposavano per rafforzare e proteggere la loro condizione economica. Basti pensare che fino alla rivoluzione industriale in molte aree dell'Europa i contadini adottavano il matrimonio tra conseguinei e spesso vivevano in case con altre persone, tanto da creare un ambiente di promiscuità. Chi si oppose a questo modo di vivere la famiglia? Ma il clero, ovviamente!

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Finché ci sarà il vaticano ad opporsi di matrimoni gay, in Italia, non se ne vedrà neanche mezzo...

Edited by Hefes
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"L'amore a sé stante non é e non é mai stato requisito sufficiente per il matrimonio. Se cosí fosse, dovrebbe permetterlo anche tra piú di due persone, o tra consanguinei". 

 

Non ha tutti i torti, è nei fatti che esistano dei requisiti negativi, nel senso che ragioni di politica del diritto hanno strutturato l'istituto in modo tale da perseguire finalità ulteriori al (e da contemperare col) riconoscimento dell'amore di coppia: dalla certezza della paternità, all'eguaglianza di genere, all'allocazione patrimoniale, alla sanità biologica,etc. Sbaglia quando ne deduce che quindi così deve essere ("Nicht sein kann, was nicht sein darf" concludeva paradossalmente Morgestern in una sua poesia), o quantomeno quando lo fa senza argomentare con altri interessi prevalenti.

 

D'altra parte che ti aspetti da uno che, complicandosi la vita e sbagliando, scrive usando solo l'accento acuto?

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Ma io non sarei così disfattista negli ultimi anni sono caduti diversi pregiudizi contro l'omosessualità, il movimento è ampiamente sdoganato in Italia e a breve sono sicuro che avremo i riconoscimenti tanto desiderati.

Basti pensare che anche la destra si sta aprendo alle coppie di fatto, quindi appena avremo un vero governo, si potrà sperare ad avere finalmente una vera legislazione a riguardo.

Per quanto riguarda il matrimonio, mi perdonerete ma non mi attizza particolarmente come dibattitto, la coppia gay per me è qualcosa di diverso da quelle etero e non nè dovrebbe scimmiottare le regole e i bisogni.

La genitorialità omosessuale al momento la trovo alquanto egoistica in futuro chissà.

SOno maggiormente favorevole alle coppie di fatto e alla relativa tutela dei patner, per quanto riguarda i detrattori è inutile applicarsi le loro motivazioni più tentano di essere razionali più cadono nei controsensi.

 

Alla fine si finisce sempre con il "è contro natura", "sta scritto sulla Costituzione" o se si è religiosi "Sta scritto sulla Bibbia".

Edited by Iron84
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Ma io non sarei così disfattista negli ultimi anni sono caduti diversi pregiudizi contro l'omosessualità, il movimento è ampiamente sdoganato in Italia e a breve sono sicuro che avremo i riconoscimenti tanto desiderati.

Basti pensare che anche la destra si sta aprendo alle coppie di fatto, quindi appena avremo un vero governo, si potrà sperare ad avere finalmente una vera legislazione a riguardo.

 

Per quanto riguarda il matrimonio, mi perdonerete ma non mi attizza particolarmente come dibattitto, la coppia gay per me è qualcosa di diverso da quelle etero e non nè dovrebbe scimmiottare le regole e i bisogni.

La genitorialità omosessuale al momento la trovo alquanto egoistica in futuro chissà.

SOno maggiormente favorevole alle coppie di fatto e alla relativa tutela dei patner, per quanto riguarda i detrattori è inutile applicarsi le loro motivazioni più tentano di essere razionali più cadono nei controsensi.

 

Alla fine si finisce sempre con il "è contro natura", "sta scritto sulla Costituzione" o se si è religiosi "Sta scritto sulla Bibbia".

L'amore gay è uguale a quello etero e la genitorialità omosessuale è un atto di amore come quella eterosessuale, attestata persino in natura..Se gli stessi gay la pensano rovinosamente come te, mi pare ovvio che non avremo diritti..Mi sembri un gay di destra come Zeffirelli! Fai affermazioni che  ti pongono nella condizione di non meritare alcun diritto...Assurdo..

Edited by Mak
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Dragon Shiryu

 

 


Per quanto riguarda il matrimonio, mi perdonerete ma non mi attizza particolarmente come dibattitto, la coppia gay per me è qualcosa di diverso da quelle etero e non nè dovrebbe scimmiottare le regole e i bisogni.

 

e perchè dovrebbe essere diverso, scusa? Oo

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Essere omosessuale non fa di me un tifoso al centoxcento di tutte le cose che potrebbero farmi piacere e non paragonarmi a quella frocia repressa di Zeffirelli please.

I diritti della coppia sono inviolabili, etero o omo, e su questo non si discute, quando si introduce il discorso di un terzo allora francamente le mie scelte possono essere giudicate in quanto ricadono nella sfera di un soggetto che non può scegliere.

Dire che l'omogenitorialità è la stessa cosa, darlo come concetto acquisito, è una balla colossale e ridurre il tutto al concetto di amore è peggio ancora, l'amore da solo non è sufficiente.

Esistono studi contrastati a riguardo, quindi attenzione a ritenere che crescere con due genitori di sesso diverso o uguale sia da considerarsi indifferente.

E questo ripeto non lo dico io, nè l'associazione amici di Gesù, ma diverse scuole di psicologia e c'è una letteratura in rete che si può trovare sull'argomento infinta.

Detto ciò se il discorso è "ci sono tanti bambini al mondo bisognosi" allora mi puoi trovare concorde ma se il discorso è come l'hai posto tu, mi dispiace ma non condivido e non è che perchè non condivido alcune battaglie non possa farne altre!

 

Inoltre in una società dove il gay è ancora visto in un certo modo, come la nostra, ritengo essere prematuro un discorso simile visto che viviamo in un paese che ancora non è capace di adottare leggi per le coppie di fatto.

 

 

Detto ciò la mia posizione più che contraria è attendista, ritengo che le lotte vadano fatte step by step.

Inoltre a dirla tutta, la coppia omosessuale ha un qualcosa che non ha la coppia etero, ovvero è il fine di se stessa.

Mentre gli eterosessuali sono presi dalla genitorialità che è un qualcosa che in molti casi rafforza ma in tanti altri annulla la coppia, le coppie gay per ovvi motivi non possono essere finalizzate alla procreazione (se non tramite adozione o ricorso a pratiche scientifiche e quelle mi fanno proprio schifo!).

Il tuo patner diventa il tuo mondo, da un lato può essere visto come qualcosa di negativo, dall'altro rende la coppia ancora più forte e paradossalmente anche più fragile.

Mi piacerebbe che si lottasse per creare una comunità gay sempre più unita e solidale capace anche di pensare a tutti quei gay che da vecchi non hanno figli o nipoti ad accudirli.

 

Invece mi sembra che si spendano troppe energie a cercare di inseguire modelli familiari in cui siamo cresciuti tutti, in una sorta di omologazione che trovo pretestuosa.

Non è un caso che nei paesi dove il matrimonio è possibile anche per i gay solo una sparuta minoranza vi ricorre 5-10%, perchè gli altri vivono la coppia gay per quello che è......nel bene e nel male.

Invece di lottare per questioni di principio io sono molto piu pragmatico

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@Iron84, cerchiamo di distinguere due piani.

Il primo livello riguarda la parità giuridica.

Ci sono moltissime coppie omogenitoriali anche in Italia

che chiedono solo il diritto per il loro figlio

che a questo venga riconosciuto di avere due genitori e non uno solo.

Che ti piaccia o meno l'inseminazione artificiale o la gravidanza per altri

è assolutamente irrilevante: coppie così esistono già e vanno regolamentate.

 

Il secondo livello riguarda l'opportunità personale di avere una coppia e dei figli,

quanto piuttosto quella di avere una coppia e non avere figli,

di non avere un compagno ma una comunità di amici che ti sostiene,

quella di non avere né un compagno né amici ma solo amanti occasionali tutta la vita,

quella di avere un figlio come single, con o senza un compagno, con o senza amici, con o senza amanti

senza dimenticare il tuo diritto di non avere nulla o nessuno finché campi.

Quale che sia il tuo modello preferito di comportamento è altrettanto irrilevante:

quello che conta è che la Società non ti metta i bastoni tra le ruote.

 

Io non so cosa voglio per me. So però cosa voglio per noi.

Vorrei che le persone possano accedere alla genitorialità

con la stessa facilità con cui vi accedono gli "etero fertili".

Poiché una puttana di 25 anni e uno stupratore di 40 anni

hanno tutto il diritto di avere un figlio, ebbene questo diritto

è sacrosantamente esteso a chiunque lo desideri.

E le regole che impediscono alla puttana e allo stupratore di allevarlo

devono essere estese a chiunque abbia avuto accesso alla genitorialità.

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Sicché quando io e il mio compagno viviamo assieme, facciam colazione assieme, ci salutiamo, andiamo a lavoro, facciam la spesa, decidiamo cosa cucinare, facciam lavatrici, discutiamo sulla gestione della casa e su come passare la serata, condividiamo assicurazioni, spese, proprietà, debiti, tasse, e poi lui viene a trovarmi in ospedale nell'orario "solo parenti" quando mi ammalo di cancro, e quando muoio può continuare a vivere nella casa che era intestata a me e a gestire il mio negozio di articoli da cucina, perché li eredita direttamente, stiamo scimmiottando gli etero.

 

Affascinante.

 

Io non li reggo più questi discorsi.

Non li reggo dagli etero, ma ancor di più non li reggo dai gay.

 

E quando si passa alla questione della omogenitorialità mi sale una bile atroce a pensare alle coppie omogenitoriali che conosco e a quelle che non conosco, e al fatto che per ogni genitore naturale che muore ci son bambini che li perdono entrambi, perché l'altro non è legalmente riconosciuto come tale, e ancora sento e ancora leggo gente che esprime le proprie opinioni senza sapere di che diamine sta parlando e senza porsi minimamente il problema di salvaguardare quelle famiglie.

Perché sono fottute famiglie, non scimmiottamenti!

 

E poi è meraviglioso, semplicemente m-e-r-a-v-i-g-l-i-o-s-o, come le "pratiche scientifiche" siano celebrate e osannate quando salvano dalla morte un bambino nato prematuro di due mesi e invece facciano addirittura "schifo" quando servono a farne concepire uno a una coppia che non può averne, etero o gay che sia.

 

Vi fanno schifo l'inseminazione artificiale e la gestazione per altri?

Non vi ritenete naturalmente predisposti ad avere figli a causa del vostro orientamento sessuale?

Non volete tutelare il rapporto col vostro compagno attraverso il matrimonio perché lo sentite come uno scimmiottamento degli etero?

 

Ottimo!

 

Non praticate l'inseminazione artificiale e la gpa.

Non mettete al mondo e non adottate figli.

Non sposatevi.

 

Ma smettetela, smettetela, di vivere nel mondo delle vostre opinioni e rendetevi conto che la realtà che vi circonda non corrisponde a quel mondo, e che i diritti di persone gay e non e dei loro figli non possono dipendere dal fatto che voi non abbiate una visione lucida della realtà e una coscienza civile.

 

Siete in dovere, e sottolineo "dovere", come cittadini di avere l'una e l'altra quando si tratta di garantire diritti e doveri di tutti, quando siete chiamati a rivestire un ruolo pubblico.

 

Ah, e riguardo le ricerche scientifiche sull'omogenitorialità, gradirei che ogni volta che qualcuno le tira in ballo di premurasse di aver letto nel dettaglio tutti gli studi sino ad ora pubblicati che affermano che l'avere genitori dello stesso sesso non ha effetti negativi o positivi sui figli, e tutti gli studi sino ad ora pubblicati che affermano che che l'avere genitori dello stesso sesso ha effetti negativi sui figli.

Tutti, e nel dettaglio.

E che dopo averlo fatto li passasse ad un vaglio scientifico di attendibilità, e che facesse lo stesso per le fonti bibliografiche a cui fanno riferimento.

 

Spero che Iron84 l'abbia fatto.

 

Io non l'ho fatto, e difatti non mi permetto di tirarli in ballo a favore dell'omogenitorialità, ma aver fatto una ricerca su google e letto "l'infinita letteratura" a disposizione in rete non è sufficiente a tirare in ballo la scienza per sostenere le proprie opinioni.

Una conversazione sull'argomento che sia seria e ragionata, e non da chiacchiere al bar, non lo concede.

 

Perché, giusto per ricordarlo a chi sembra non avercelo presente, stiam parlando della vita di persone realmente esistenti, non dell'incerta tossicità di una nuova specie di muschio scoperta in Amazzonia.

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Sono ubriaco, cerchero' Di avere un po' Di tatto. Se vivete Di nascosto la vostra omosessualita', non vi sentite un po' stupidini a scrivere cazzate su adozioni e matrimoni gay? Continuate ad avere le vostre storielle adolescenziali alla soglia dei 30 o 40 anni, ma perlomeno state zitti!

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Eheheh immaginavo il polverone.

Con tutto che mi sembra di aver argomentato in modo abbastanza ragionevole.

 

I discorsi di principio proprio non mi appassionano, così come non dò un giudizio di valore ad una coppia se ha figli o meno come fai tu caro Bullfighter, l'essere dichiarato o meno non fa di me una persona che non può esprimere giudizi, visto che se non lo sono è perchè vivo in una società di merda la stessa nella quale volete mettere al mondo figli arruolandoli nella vostra (nostra) battaglia per l'uguaglianza.

Un bambino come agnello sacrificale da mettere in questo mondo di pregiudizi ma andiamo ma dove vivete sulla Luna?

Per carità io sono ottimista nel futuro e già so che in molti diranno "ma se si ragiona così non si va da nessuna parte".

 

Diverso è il discorso di Almadel che è un discorso di libertà e a dare a tutti la possibilità di scelta, verissimo, giusto e sottoscrivo ma il bambino può scegliere?

Il mio intervento non era di principio ma su cosiderazioni oggettive, oggi nel nostro paese c'è troppa ignoranza e pregiudizio verso gli omosessuali e inoltre dico che sull'omogenitorialità si dà per pacifico qualcosa che allo stato non è per tutti gli studiosi visto che la famiglia gay non vive su una montagna con heidi ma si trova a relazionarsi con situazioni oggettive.

Cari soloni, il fratello di mia nonna ebbe tre figli con una donna con la quale non si era sposato poichè questa, in precedenza, aveva già avuto un marito che aveva lasciato.

La famiglia fu sempre mal vista, parliamo dell'Italia degli anni 50-60, e quei ragazzi ci hanno tremendamente sofferto di questa forma di discriminazione.

Oggi fa sorridere eppure per l'Italia del tempo quella era una situazione del tutto fuori dagli schemi e come tale mal vista.


Le cose fortunatamente stanno cambiando ma non ancora a sufficienza per poter creare una società pronta e questo è un fatto, giusto, ingiusto, incazzatevi, indignatevi ma è un fatto!

 

E sul discorso scienza dico che l'adozione è un atto d'amore mentre uteri in affitto e altre amenità a me fanno schifo, ma questo è un discorso generale perchè è valido sia per gli etero che per i gay.

Fermo restando che non voglio vietare niente a nessuno però li trovo moralmente riprovevoli.

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Eh no, invece onestamente il tuo discorso secondo me fa acqua da tutte le parti. In una discussione ti lamenti Di come sei stato abbandonato malamente dopo una relazione Di Ben tre anni ( senza vivere assieme, Di nascosto, e apparentemente senza nessuna reale prospettiva Di vivere MAI alla luce del sole la tua omosessualita'. Ancor meno una storia sentimentale riconosciuta come tale.), in questa discussione prendi le difese dei poveri bambini vittime dell'egoismo dei gay con desideri di genitorialita' ( e non e' un discorso Di parte il mio, perche' pur probabilmente essendo qualificato per adottare, e' l'ultima cosa che mi verrebbe in mente di fare. Proprio perche' sono egoista: vivo troppo bene per "rovinarmi" la vita con dei figli. Ma e' una mia decisione.

Il tuo vivere come omosessuale e' un vivere a meta'. Certo puoi avere le tue opinioni al riguardo, ma suonano un po' strane dato che se non hai il coraggio Di vivere onestamente cio' Che sei, mettere limiti e paletti agli altri mi sembra molto ipocrita.

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Il "non voglio vietare niente a nessuno anche se lo trovo moralmente riprovevole", è il minimo sindacale.

Il passo successivo è "voglio che a tutti siano garantiti gli stesso diritti, a prescindere dalla mia morale privata".

 

Riguardo al non essere dichiarato, no, non lo sei a causa della società di merda che ci circonda: io ho iniziato i coming out a 17 anni e ho finito col dichiararmi a mio padre a 23, senza un'autonomia economica reale o immaginaria e con tutte le previsioni del caso che mi davano per diseredato 5 contro 1, e c'è chi s'è giocato partite ben peggiori della mia. La società che ci circonda è la stessa per tutti, e se bastasse quella a non farci dichiarare nessuno sarebbe dichiarato: essere non dichiarato è una tua scelta, tanto quanto il mio essere dichiarato è una mia scelta, e non una mia fortuna derivata dal vivere in una società migliore della tua.

 

Procedendo, se facessimo un bel gioco in cui tutte le persone che, come te, non sono contrarie ai diritti degli altri, ma ritengono che la società non sia ancora pronta, anziché dire questo si prendessero la briga di dire semplicemente "sono favorevole", improvvisamente ci ritroveremmo a scoprire che gran parte di ciò che remava contro a quei diritti erano proprio quelle persone, e non quelle esplicitamente e volutamente contrarie per principio.

In che modo, tu e gli altri sostenitori de "la società non è pronta", speriate che questa società arrivi ad esserlo senza che voi stessi vi facciate carico del processo di "approntamento", ancora mi sfugge.

18 persone stanno cenando sedute allo stesso tavolo, e in piedi ci siamo solo io e te: 8 di quelle persone sono contrarie al fatto che ci uniamo alla cena, 5 son favorevoli e disposte ad aiutarci ad apparecchiare e altre 5 non sono contrarie, ma denotano che la tavola non è apparecchiata per 20, bensì solo per 18.

Io dico che voglio cenare, e mi propongo di apparecchiare per altre due persone oltre alle 18 già sedute: incontro il favore e l'aiuto dei 5 che mi vogliono a cena, ma volgendomi alle altre 5 e a te mi sento dire che la tavola non è ancora apparecchiata per 20.

Io vi dico "Signori, apparecchiamo per 20!", e voi mi rispondete che non è ancora apparecchiato per 20: rendo l'idea della totale illogicità della vostra risposta?

Chi cacchio volete che ce l'apparecchi la tavola?

Pensate si apparecchi da sola?

Pensate che il numero di piatti, bicchieri, posate e sedie aumenti spontaneamente per opera di forze cosmiche?

Lo capite o non lo capite che se non vi decidete ad apparecchiarla assieme a noi, io e gli altri 5 favorevoli non potremo fare nulla sino a quando avremo gli altri 8 contrari?

 

E passiamo al punto successivo: parlare di "gay che mettono al mondo i figli e li arruolano nella loro battaglia per l'uguaglianza", vuol dire non aver capito una minchia di che voglia dire essere genitori; non solo "genitori gay", ma proprio "genitori".

 

Io ti invito (ed è un invito vero, non retorico) a cercare e conoscere famiglie omogenitoriali: non è difficile trovarle, ti basta prendere contatti con Famiglie Arcobaleno e partecipare a uno dei loro incontri.

Ti invito a farlo per renderti conto di quali siano le motivazioni che spingono quelle persone a volere dei figli, e quali siano i sentimenti che provano verso quei figli.

Ti invito a farlo per verificare con mano se, da parte di quelle madri e di quei padri ci sia una qualche forma di reclutamento dei propri figli nella battaglia per l'uguaglianza delle persone lgbti, e non invece un impegno folle per fare in modo di combattere loro in prima persona quella battaglia per garantire ai propri figli ogni diritto a una vita serena e sicura, al pari di loro coetanei figli di coppie etero.

Poi torna qui a parlarci di reclutamento.

 

Ultimo punto della serie: puoi anche pensare che la battaglia per l'uguaglianza delle persone gay sia anche la tua, ma se a 29 anni non sei dichiarato e non soffri di una qualche infermità che ti costinge a dipendere da genitori o parenti, e se le tue opinioni sono quelle espresse sino ad ora, vorrei farti presente che non stai prendendo parte alcuna in quella battaglia.

 

Probabilmente ti stai impegnando a vincere la tua battaglia personale per il coming out e per garantirti una vita serena e per garantirti quei diritti che reputi tuoi, probabilmente di informi e ti fai un'opinione su matrimonio, adozioni e gpa, ed esprimi quella opinione tanto nei forum quanto nella tua vita di tutti i giorni, probabilmente sei anche iscritto ad una qualche associazione gay o lgbti e partecipi a incontri e attività politiche, ma non stai prendendo parte ad alcuna battaglia per l'uguaglianza dei gay: non con le opinioni che hai espresso sino ad ora.

 

Perché lottare per il proprio benessere e per quei diritti che si reputano propri, non equivale a lottare per l'uguaglianza di tutti gay a prescindere da quelli che reputiamo essere i diritti che ci appartengono come singolo.

È la differenza che ho espresso in apertura tra dire "non voglio vietare niente a nessuno anche se lo trovo moralmente riprovevole" e dire "voglio che a tutti siano garantiti gli stesso diritti, a prescindere dalla mia morale privata".

 

Questo perché i diritti che voglio io come singolo possono esser diversi da quelli che vuole Tizio, mentre Caio ne vorrà di ancora diversi, e così anche Sempronio.

Chi lotta per l'uguaglianza dei gay e, più in generale, per l'uguaglianza di tutti, si preoccupa e si occupa che tutti quei diritti, e i relativi doveri che ne derivano, vengano considerati e realizzati ed estesi a tutti gli individui, non si limita a dire "io voglio le mele e le pesche, ma non nego le banane a nessuno".

 

E tu potrai dirmi: "Ma scusa, per quale motivo devo lottare perché qualcuno abbia il diritto a ricorrere alla gestazione per altri, dal momento che la considero una pratica moralmenre riprovevole? Non è già tanto che io non gli neghi quel diritto e lo lasci libero di lottare per praticarla? A questo punto dovrei forse lottare anche per il diritto dei ladri al furto, degli stupratori allo stupro, dei pedofili alla pedofilia e degli assassini all'omicidio? Non son tutte pratiche ritenute moralmente riprovevoli dalla maggioranza e quindi illegali?".

 

E la mia risposta sarebbe: "No. Furto, stupro, pedofilia e omicidio non sono illegali perché ritenute moralmente riprovevoli dalla maggioranza, ma perché danneggiano degli indivdui. La gestazione per altri, invece, è comprovata essere una pratica che non danneggia nessuno (diversamente sì che verrebbe resa illegale, come sta venendo progressivamente reso illegale in tutto il mondo il fumare in luoghi e locali pubblici), a prescindere dalle tue convinzioni infondate e dal tuo trovarla moralmente riprovevole, e per questo, se tu ti battessi veramente per l'uguaglianza di tutti, ti batteresti anche per il diritto di altri a potervi ricorrere, e non ti limiteresti a non negare niente a nessuno".

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In primo luogo essere omosessuale e fare discorsi simili che fai tu sul coming out denotano che probabilmente sei tu a non aver capito nulla della condizione dell'omosessuale, perchè grave venirmi a dire io a 18 anni l'ho detto per me non significa nulla, ognuno ha fatto il suo percorso e nel mio percorso ho fatto grandi passi in avanti di cui solo io posso capirne l'importanza.

Potrebbe Avrebbe senso un discorso simile se ti dicessi che è sbagliato vivere alla luce del sole ma questo non lo sto dicendo nè minimamente pensando, beato te, complimenti ma anche sti cazzi, nel senso che se potessi domani lo direi ma non posso, non perchè; qualcuno me lo impedisce no perchè verrei isolato, ma proprio perchè non ce la faccio.

Non mi faccio le paranoie, vivo la mia vita, se qualcuno mi scopre sti cavoli, sono pronto a vivere una vera storia ed affrontare quello che sarà ma non ce la faccio materialmente a prendere da parte un mio caro e ad aprirmi, non ora almeno.

Se questa cosa mi deve essere colpevolizzata per me va bene ma significa che del percorso di tantissimi omosessuali non sai assolutamente nulla o lo sai e non hai la sensibilità per capire, per cui è anche inutile parlare, e lo considero grave visto che leggendo qualche tuo intervento qua e la tutto mi sembri meno che una persona superficiale ma tant'è

Precisato ciò dio ci scampi dal vivere in uno stato morale, lo stato deve tutelare le libertà degli individui e la libertà dell'uno finisce dove inizia quella dell'altro, permettimi di dire che all'interno di un discorso squisitamente accademico potrei dire che nel concetto di libertà non c'è quello di accudire qualcuno incapace di intendere e di volere.

Non è un diritto automatico, nè per le coppie etero nè per quelle gay, non a caso se si vuole adottare qualcuno esistono regole e iter ben precisi proprio per tutelare il minore. La cosa grave è quando dici che quelle persone non si sognano di arruolare i propri figli nella loro battaglia, ecco io questo lo trovo assurdo, cioè tu nei fatti lo stai facendo. E' un pò come una coppia omosessuale che va in giro in un paesino di provincia mano nella mano, cosa c'è di più bello e dolce? Nulla, cosa c'è di più giusto? Niente è giusto e bello e dolce eppure all'interno di certe mentalità retrograde e stupide quello è un atto provocatorio-

E pazienza che se dal tuo punto di vista quello non lo è in quel contesto lo è e lo sai.

Lo stai facendo assumendoti tutti i rischi del caso ma non ti interessa, senti di volerlo fare e lo fai perchè vuoi essere libero e la tua libertà è    sacra ma un figlio ha la tua stessa possibilità di scelta?

Una famiglia omogenitoriale farà sicuramente bene alla causa, hai ragione se li conscessi cambierei idea, ne sono sicuro perchè non sono contrario di principio come ho tentato di dire ma il problema è che quel bambino diventerebbe bandiera di una battaglia non sua con tutte le conseguenze del caso.

E poi partire il discorso ho lo stesso diritto di ......si dovrebbe cambiare prospettiva e dire un bambino ha il diritto di essere adottato da una coppia gay in Italia perchè? E provare a rispondere.

E se proprio vogliamo dircela tutta la società si cambia non partendo dagli altri ma partendo da noi stessi, e visto che l'avete messa sul personale e non mi tiro indietro, io ho avuto grandi difficoltà ad accettarmi ma mai che una di queste associazione o di questi attivisti fosse stato in grado di darmi una mano concreta

Non esistono raduni, non c'è una rete di sostegno psicologico solo a Roma c'era qualcosa ma non essendo di Roma nulla. Qualcosa negli ultimissi anni s iè mosso, lo riconosco ma non abbastanza.

La lotta per i diritti andrebbe fatta a partire dal potenziamento di una rete di assistenza sociale verso quel mondo sommerso che è poi se non la maggioranza una consistente realtà del mondo omosessuale, e non è dire io a 14 anni già lo scrivevo sui manifesti se l'ho fatto io possono farlo anche gli altri oppure colpevolizzare, non aiuta.

Onestamente darei la precendenza a queste battaglie e a non a pratiche disumane come prendere una donna in difficoltà o con problemi mentali, perchè nessuna sana di mente farebbe una cosa simile, è farle fare una gravidanza non sua.

Anche la prostituzione da un punto di vista legale è vietata quando c'è lo sfruttamento,altrimenti è una scelta libera, ma se fossi disposto a riaprire le case chiuse non sarebbe per difendere il diritto delle persone ad andare con le prositutite ma per controllare la prostituzione e provare a liberare tante donne schiave del sesso.

Il mio sarà anche un punto di vista moralistico ma penso che si stia confondendo il fare qualcosa di giusto con la libertà di poterlo fare.La pratica non cambia ma c'è una prospettiva logica diversa, io trovo affittare un utero una pratica moralmente riprovevole punto.

Non voglio finire troppo nella politica, ma dinanzi a tanti problemi e questioni irrisolte del mondo omosessuale in Italia, trovo grottesco preoccuparsi della polvere sopra il comodino e non fare nulla per l'immondizia che invade il terrazzo.

Se sono riuscito ad accettarmi e a vivere anche una grande storia d'amore è stato grazie a un percorso di analisi, di diversi mesi, quindi niente di trascendetale avevo le possibilità di pagarmela e ce l'ho fatta. Step by step con i miei limiti riuscire a passare oltre e a completare il mio percorso, nel frattempo vivo, certo non come vorrei ma vivo ma questi saranno anche affari miei?

Tutto questo mentre quelle persone che lottano anche per i miei diritti le ho sempre trovate tristemente lontane e molto più vicine alle loro cause piuttosto che a quelle del mondo gay.

Sinceramente ho difficoltà ad accettare una paternale.

Ad ogni modo se dalla mia condizione non posso lottare non posso nemmeno ostacolare la causa se alcune delle mie idee non si conformano al pensiero dominante, le releghiamo all'interno di un forum per puro salotto se non è chiedere troppo.

Edited by Iron84
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@Iron84 

 

Sicuramente un velato ha il diritto alla sua opinione come chiunque altro,

peraltro ci sono anche gay dichiarati o dichiarati in parte che hanno idee

simili alle tue.

 

E' giusto segnalarti il fatto che essendo non dichiarato puoi avere una

propensione a drammatizzare le difficoltà della situazione gay, questo

perchè più o meno tutti i gay prima di dichiararsi tendono sempre a pensare

il peggio...ed essendo l'omogenitorialità il tema più scottante o controverso, non

meraviglia che la forte opposizione etero possa per certi versi spaventarti.

 

I gay hanno in generale questa tendenza: per gli aspetti in cui scelgono di reprimersi

tendono a drammatizzare la situazione ( se vado in giro mano nella mano in paese mi

fanno a pezzi...) mentre  più realisticamente può capitarti qualche episodio spiacevole

ma in un lasso ragionevole di tempo ( che poi questo basti o meno a consigliare di non

farlo è una scelta individuale, ma non sei morto in 24 ore )

 

Il gay pride è una provocazione, camminare in atteggiamenti intimi è una provocazione

adottare è una provocazione...la verità è che se tutte queste proposizioni allineate fossero

vere, noi finiremmo per non fare niente in pubblico e scomparire, cosa che abbiamo fatto

per secoli senza che per questo gli etero ci rispettassero una briciola di più.

 

Quanto al fatto che un figlio non abbia scelto di avere dei genitori gay, è vero come

pure il fatto che non lo ha scelto il figlio ebreo di ebrei in Europa nel 1939, o il figlio

negro di negri in Alabama nel 1950, in questi termini nessuna minoranza discriminata

e nessuna categoria svantaggiata avrebbe il diritto di fare figli, col risultato di assecondare

i persecutori ( Hitler sarebbe stato ben felice se gli ebrei avessero cessato di riprodursi

così aveva meno lavoro da fare....ma non per questo avrebbe cessato di odiare gli ebrei )

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Come ha già notato Pix, è vero che l'amore non è stato considerato, in passato, come qualcosa per cui bastasse l'amore. Di più, l'amore non era neanche necessario al matrimonio, era un'alleanza fra famiglie. 

Tutto quello che segue è sbagliato. 

E' sbagliato che la concezione del matrimonio sia ancora oggi quella, oggi è tutto cambiato, l'amore è ritenuto non solo necessario, ma anche sufficiente per il matrimonio. 

E' sbagliato anche il solito argomento della falsa alternativa: "se il matrimonio non è più solo quello fra uomo e donna, allora tutto è possibile". Le regole si possono cambiare, non è che se cambio una regola automaticamente ho cancellato la possibilità di qualsiasi regola nel cosmo. 

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Prima le persone si sposavano per rafforzare e proteggere la loro condizione economica.

Purtroppo nei piccoli centri e nelle province italiane avviene ancora adesso, abito in un paesino e i matrimoni qui li fanno ancora così come scrivi te Pix, molto triste secondo me sposarsi con tale criterio, comunque credo che il matrimonio sia legato al patriarcato e al capitalismo, da sempre, o almeno da quando esiste il patriarcato, è una versione radicale la mia vero?

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Quanta confusione. Quanta omofobia interiorizzata! Immagino che la vostra massima aspirazione sia quella di sposarvi in abito bianco e lanciare il bouquet ai prossimi fortunati. hahahah e magari affittare un bell'uterazzo indiano per qualche migliaia d'euro? ma io dico..ma dove andremo a finire?

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Purtroppo nei piccoli centri e nelle province italiane avviene ancora adesso, abito in un paesino e i matrimoni qui li fanno ancora così come scrivi te Pix, molto triste secondo me sposarsi con tale criterio, comunque credo che il matrimonio sia legato al patriarcato e al capitalismo, da sempre, o almeno da quando esiste il patriarcato, è una versione radicale la mia vero?

 

Più che radicale, sembra falsa, dato che non risulta che in società matriarcali il matrimonio non fosse praticato, semmai era praticata la poliandria invece della poliginia.

Comunque il matrimonio è molto, ma molto anteriore al capitalismo!

 

Più interessante il rapporto matrimonio-amore anche in riferimento alla questione dell'apertura del matrimonio alle coppie dello stesso sesso.

Ma se n'è già ripetutamente parlato in vari thread anche pochi giorni fa.

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L' obiezione ai matrimoni gay per cui allora dovrebbe essere concesso pure ai fratelli o gruppi è inconsistente perchè non esiste una effettiva richiesta da parte della società occidentale in tal senso, mentre esiste un considerevole numero di coppie gay stabili che chiede il riconoscimento di diritti

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@Iron84

 

1) Leggendo la tua risposta mi rendo conto d'esser stato frainteso, e rileggendo il mio post mi rendo conto d'essermi reso fraintendibile, e che avrei dovuto essere più esplicativo e chiaro: chiedo scusa per il malinteso e passo a spiegarne la sostanza.

 

Sul coming out io ho scritto:

 

 

 


Riguardo al non essere dichiarato, no, non lo sei a causa della società di merda che ci circonda: io ho iniziato i coming out a 17 anni e ho finito col dichiararmi a mio padre a 23, senza un'autonomia economica reale o immaginaria e con tutte le previsioni del caso che mi davano per diseredato 5 contro 1, e c'è chi s'è giocato partite ben peggiori della mia. La società che ci circonda è la stessa per tutti, e se bastasse quella a non farci dichiarare nessuno sarebbe dichiarato: essere non dichiarato è una tua scelta, tanto quanto il mio essere dichiarato è una mia scelta, e non una mia fortuna derivata dal vivere in una società migliore della tua.

 

 

 


puoi anche pensare che la battaglia per l'uguaglianza delle persone gay sia anche la tua, ma se a 29 anni non sei dichiarato e non soffri di una qualche infermità che ti costinge a dipendere da genitori o parenti, e se le tue opinioni sono quelle espresse sino ad ora, vorrei farti presente che non stai prendendo parte alcuna in quella battaglia.

 

Il primo fraintendimento riguarda la "colpevolizzazione" del non fare coming out.

 

Io ho detto che il fare coming out e il non farlo, sono scelte, e l'ho detto in contrapposizione a questo:

 

 


l'essere dichiarato o meno non fa di me una persona che non può esprimere giudizi, visto che se non lo sono è perchè vivo in una società di merda la stessa nella quale volete mettere al mondo figli arruolandoli nella vostra (nostra) battaglia per l'uguaglianza.

 

Dalle quelle tue parole che ho evidenziato in grassetto, ho tratto un'idea che sinceramente non condivido, ovvero l'idea che il fatto di non essere dichiarati dipenda dalla società che ci circonda, che ci impone di non esserlo: ho voluto negare quest'idea, e affermare che non si tratta di una imposizione della società, e che non dipende dalla società, ma che è una scelta personale.

 

A patto di non esser dei minori sottoposti alla potestà dei genitori, o degli infermi dipendenti da parenti o genitori, ovvero a patto di essere dei maggiorenni in pieno possesso delle proprie facoltà fisiche e mentali, nessuno può imporci di non fare coming out, e il fatto di non farlo non dipende dalla società che ci circonda, ma è unicamente una nostra scelta.

 

Per spiegare perché non dipendesse dalla società ho portato i miei esempi di vita vissuta, giacché viviamo nella medesima società: l'ho fatto per quello, e solo per quello, non per vanteria, né per svilire la tua persona e il tuo percorso.

 

Le scelte dipendono unicamente dalla persona che le compie, e in particolare dalla sua volontà e capacità di compierle e di accettarne tutte le conseguenze.

Tu, ad esempio, vorresti fare coming out, ma non ci riesci: per questo scegli, liberamente, da individuo autodeterminante, di non farlo.

E questo non svilisce minimamente il valore del tuo percorso umano, anzi, il fatto di aver detto che sono scelte, e che non dipendono dalla società, sottintende volutamente l'importanza del percorso di ognuno di noi alla pari con il suo potersi autodeterminare.

 

Perché è questo che fanno i soggetti autodeterminanti: scelgono per sé, in funzione delle proprie forze e del proprio percorso, ciò che ritengono preferibile in quel dato momento.

 

Diversamente, un soggetto il cui non fare coming out non sia frutto di una libera scelta, ma una condizione dipendente da qualcosa o qualcuno che sia altro da lui, non è un soggetto autodeterminante, ma appunto un minore (un genitore può importi la psicoterapia, anche quella "riparativa", perché è nel diritto della sua potestà su di te), o al più un infermo dipendente da genitori e parenti.

 

Dal dire che il non fare coming out è una scelta al dire che quella scelta va colpevolizzata, c'è un abisso, abisso che io non ho valicato, e non valico, e mi dispiace se l'impressione ricevuta sia stata differente.

 

Di seguito, il secondo fraintendimento, riguarda l'idea che "se non sei dichiarato non puoi lottare per l'uguaglianza di tutti": anche questa è un'idea che non intendevo far passare, e personalmente credo sia questo il fraintendimento che avrei potuto prevedere ed evitare spiegandomi meglio.

 

Ho detto che

 

 


se a 29 anni non sei dichiarato e non soffri di una qualche infermità che ti costinge a dipendere da genitori o parenti, e se le tue opinioni sono quelle espresse sino ad ora

 

non puoi lottare.

 

I due "se" non erano da intendersi distintamente, ma il primo era collegato al secondo.

Il concetto che volevo far passare non era che fosse la tua condizione di non dichiarato a non permetterti di fare lotta, ma la tua condizione di non dichiarato interpretata e vissuta secondo le opinioni che avevi espresso sino a quel momento ("visto che se non lo sono è perchè vivo in una società di merda"), ovvero il non considerarla una tua scelta, ma una condizione dipendente dalla società.

Questa tua stessa ottica da soggetto non determinante di sé stesso, l'avevo ritrovata anche nel tuo sostenere che "la società non è pronta" piuttosto che farti carico di quell'approntamento dichiarandoti semplicemente "favorevole".

 

Un soggetto che reputa il proprio non fare coming out come una condizione dipendente dalla società e non da sé stesso, e che non si incarica di sostenere le proprie opinioni politiche perché "la società non è pronta", non è un soggetto determinante per sé stesso, e non può esserlo per altri: per questo non può fare alcun genere di lotta per l'uguaglianza di tutti.

 

Se quel soggetto invece accetta il non fare coming out come una propria scelta, e si fa carico delle proprie opinioni politiche per "apparecchiare la tavola", allora sì che quel soggetto sta facendo lotta, anche da non dichiarato (ne conosco e stimo diversi).

 

Questo era quel che volevo comunicare, e che ho fallito, evidentemente, nel comunicare.

Spero di aver chiarito in toto il brutto malinteso, e che ora le mie opinioni siano chiare.

 

 

 

2) Il tuo concetto di provocazione è distorto, distorto al punto da invertire la sua dinamica interna.

 

La provocazione esiste solo in funzione della volontà del provocatore.

 

Molte persone a questo mondo si sentono provocate dalla mia sola esistenza di omosessuale.

Ciò non fa di quell'esistenza una provocazione, né fa di me un provocatore.

E il fatto che loro si sentano provocate, dipende unicamente dal loro concetto distorto di provocazione.

 

Due uomini che si tengono per mano passeggiando per strada disturberanno certo molte persone, ma quel loro passeggiare e tenersi per mano non è una provocazione, e non fa di loro dei provocatori.

 

Una famiglia di due papà e una figlia che passeggiano assieme per strada disturberanno certo moltissime persone, ma la loro esistenza non è una provocazione, e nessuno di loro tre è un provocatore.

E il fatto che qualcuno sia disturbato dalla loro esistenza, lo rende disturbato, non provocato.

Ma vogliamo parlare di quanti disturbati si sentono provocati dalla presenza di immigrati sul suolo italiano e dal fatto che alcuni di quegli immigrati mettano su famiglia in Italia?

 

Eppure gli immigrati non sono dei provocatori, non fingono di non essere immigrati per "non provocare", non rinunciano a metter su famiglia in Italia per "non provocare".

 

E se incontrassi un immigrato che si finge italiano per "non provocare" e che ha rinunciato al suo progetto di crearsi una famiglia in Italia per "non provocare", da persona consapevole del peso tremendo che queste scelte hanno sulla sua vita non gli diresti che non è lui ad essere un provocatore, ma son tutti gli altri ad esser fuori di testa?

Non lo inviteresti a vivere per quello che è e a costruirsi la famiglia che desidera?

 

Inoltre non mi pare che ci siano persone che disprezzano gli immigrati che mettono al mondo dei figli su suolo italiano perché li rendono bandiere incoscienti della causa dell'immigrazione, arruolandoli nella loro battaglia per i diritti, ad eccezione forse di persone che, pur avendo a cuore la causa degli immigrati, abbiano un concetto distorto di provocazione, come fai tu per i gay.

Eppure ci son persone che considerano gli immigrati che figliano in Italia un vero e proprio atto di invasione, oltre che una provocazione: mi aspetterei fiumane di persone schierate a difesa di quelle "bandiere incoscienti" tirate a forza nel mezzo di una lotta non loro.

 

Questo non avviene, e non avviene perché di fatto i figli di immigrati sono figli di immigrati, e condividono, almeno in parte, i problemi dei loro genitori, così come facevano i figli degli ebrei nella Germania nazista, così come fanno i figli degli operai nell'Italia dei giorni nostri (anche con due lauree sei comunque figlio di operai, e io, figlio di banchiere, ti fotterò al concorso per quella cattedra in università), così come fanno i figli dei gay in tutto il mondo e anche da noi.

 

Quel che fa la vera differenza, in questi casi, è l'accortezza del genitore nel preparare i figli al mondo, a quel che li aspetta fuori dalle mura di casa, inclusa la discriminazione che subiranno in funzione delle caratteristiche della famiglia in cui son nati, anche se quelle caratteristiche non gli appartengono.

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L' obiezione ai matrimoni gay per cui allora dovrebbe essere concesso pure ai fratelli o gruppi è inconsistente perchè non esiste una effettiva richiesta da parte della società occidentale in tal senso

 

Quindi se esistesse una tale richiesta, dovrebbe essere concesso?

Forse è una derivazione troppo semplice: richiesta quindi concessione.

Comunque non mancano esempi di matrimoni fraterni in società antiche, quindi potrebbe anche essere sostenuta la cosa.

 

A me sembra che il vero argomento a favore dei matrimoni gay non sia tanto l'attribuzione dei singoli diritti connessi con lo status matrimoniale, perché questi diritti potrebbero essere facilmente attribuiti collettivamente anche senza l'apertura dell'istituzione matrimoniale. 

Il vero argomento (e la vera necessità) è la parificazione dell'amore omosessuale a quello eterosessuale di cui oggi il matrimonio è (a torto od a ragione) eticamente, socialmente e in parte anche giuridicamente considerato espressione suprema. 

Se il matrimonio fosse ancora quello che era considerato due o trecento anni fa, francamente non vedrei alcuna non dico necessità, ma anche solo opportunità di apertura alle nostre coppie.

Anzi, forse sarebbe anche una cosa ridicola!

Edited by Mario1944
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Apprezzo il tuo chiarimento, era necessario perchè avevo frainteso.

 

Sul discorso della provocazione è una questione di punti di vista, puoi provocare anche dicendo qualcosa di normale.

Se dico che il papa non è dio in terra, non sto provocando, sto dicendo una banalità, probabilmente non sarebbe una provocazione nemmeno tra persone cattoliche ma se lo dico nel gruppo dei cattolici carsimatici amici di padre pio, diventa una provocazione. La provocazione dipende dai contesti e soprattutto verso chi la fai, insomma è nell'elemento di volontà.

 

L'esistenza non è provocazione, io non provoco in quanto esisto, ma posso tranquillamente andare in giro con il mio ragazzo in un paese senza tenermi mano nella mano.

Se lo faccio so di attirare l'attenzione, ti faccio un altro esempio.

Io sono di Napoli, se vado in giro in alcuni quartieri non proprio raccomandabili di notte vestito di marca con l'orologio d'oro e possibile che finito di attraversare il quartiere rimanga in costume da bagno.

Posso anche ribadire il mio diritto a vestirmi come mi pare e a rivendicare il mio diritto alla libertà di movimento ecc. ma l'andare in certi luoghi mi sottopone ad alcuni rischi, può anche essere che non mi succeda niente, probabile, ma comunque io sto accettando il rischio.

Potrei non andarci in certi quartieri, potrei fare il giro più lungo per non avere problemi, potrei scegliere di frequentare altri locali, la mia vita non cambierebbe affatto, però faccio una scelta.

Anche qui io posso scegliere di vivere e creare una famiglia omogenitoriale ma i figli lo possono fare?

 

Ultima cosa sulle scelte, tutto è una scelta, bisogna vedere anche quanto una scelta sia condizionata o meno. A me i ragazzi sono sempre piaciuti, ho negato con forza a me stesso che mi piacessero fino a 20 anni, a 20 ho capito di essere gay ma non l'ho realizzato.

E' una cosa particolare che non so se tu l'hai mai vissuta, ci sono voluti più di 4 anni prima che io accettassi e vivessi la mia omosessualità e ti assicuro che non è stata una scelta.

Ci sono percorsi e condizionamenti psicologici che non ci permettono di scegliere sempre per il nostro bene.

Tu dici tu hai scelto di non dirlo, da un punto di vista terminologico il tuo discorso non fa una piega, ma dio solo sa quanto dirlo mi aiuterebbe a vivere finalmente in santa grazia del signore.

Diciamo che nelle mie condizioni allo stato attuale non posso fare diversamente, certo essere stato tanto tempo con un ragazzo nascosto è stata una scelta inconscia probabilmente tu dopo poco l'avresti liquidato ritenendo, non a torto, priva di futuro una storia così strutturata.

Io pur sapendolo ho deciso di tenermela perchè era compatibile con i miei "blocchi" ma non ero pronto.

Si sceglie quando si è pronti a scegliere, adesso, forse, penso di poter scegliere un nuovo compagno per il mio futuro che non mi faccia patire rompimenti di scatole varie.

Se mi prenderò il solito ragazzo dubbioso paranoico, allora dopo l'esperienza, e dopo essere maturato, sarà una vera scelta perchè una scelta per essere tale deve essere consapevole.

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Quindi se esistesse una tale richiesta, dovrebbe essere concesso?

Forse è una derivazione troppo semplice: richiesta quindi concessione.

Comunque non mancano esempi di matrimoni fraterni in società antiche, quindi potrebbe anche essere sostenuta la cosa.

 

 

Penso che se si procede con i se e con i ma, non andiamo avanti,

come se uno obiettasse che se si concede il divorzio ai coniugi, un domani lo si potrebbe anche chiedere rispetto ai figli

Comunque la politica deve farsi carico dei bisogni reali che la comunità esprime in un determinato periodo storico

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Penso che se si procede con i se e con i ma, non andiamo avanti,

 

Senza dubbio, però sei tu che hai sostenuto che l'obiezione del matrimonio tra fratelli è inconsistente perché non c'è richiesta nella società occidentale.

Tra l'altro lo scarsissimo numero (finora almeno) di matrimoni gay sembrerebbe dare ragione a chi releghi l'apertura del matrimonio tra le bizzarrie superflue.

Forse l'argomento che hai addotto non è azzeccatissimo......

 

 

 


Comunque la politica deve farsi carico dei bisogni reali che la comunità esprime in un determinato periodo storico

 

Pienamente d'accordo!

Purtroppo la cosa difficile è proprio lo stabilire quali siano i bisogni "reali", e quindi degni di essere soddisfatti, espressi da una comunità in una certa temperie storica.

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Anche qui io posso scegliere di vivere e creare una famiglia omogenitoriale ma i figli lo possono fare?

 

Hai senza dubbio ragione: i figli, almeno finché non sono maggiorenni di diritto e forse anche indipendenti di fatto, non possono lliberamente scegliere nulla per sé.

Non possono scegliere se nascere o no, quale nome avere, quali genitori avere, in quale status sociale o locale o temporale essere cresciuti, quali scuole frequentare, chi sposare ecc.

Ma questo vale per qualsiasi figlio di qualsiasi genitore:

sarebbe quindi necessario, nell'interesse dei figli, almeno vietare di generare o di adottare figli a chiunque non li possa allevare in condizioni ottimali e costanti di serenità familiare, dignità sociale, sicurezza economica, serietà morale, eccellenza culturale......

Praticamente però nessun uomo potrebbe avere figli!

Edited by Mario1944
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