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Mia madre non credo mi accetti


Infelice13

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Salve a tutti,

La mia storia inizia tre anni fa, mi sono innamorato di un mio compagno di squadra, non so né come né perché. Devo dire che all'epoca avevo 14 anni, e forse non ne ero del tutto cosciente. In questi tre anni, mi sono fatto coraggio e l'ho detto ai miei amici più stretti, che mi hanno accettato (che poi non so cosa debbano accettare, visto che il "problema" è mio).

Ma, tornando in topic, vorrei chiedervi di fare attenzione perché la storia in sé è abbastanza complicata, tipo beautiful insomma :D.

A febbraio mia sorella, più grande di me di 6 anni, che vive con il suo ragazzo, mi ha chiamato per chiedermi di uscire quella stessa sera. Mi ha portato in un ristorante e mi ha detto "So tutto di Luca". Mi sono sentito sbiancare, e mi si è chiuso lo stomaco. Abbiamo parlato e parlato, e più andavamo avanti, più capivo che la situazione la turbava. Mi disse di aver scoperto tutto tramite facebook, che io avevo lasciato aperto sul suo telefono (lo so, sono un babbo), e che aveva letto le conversazioni con i miei amici più stretti. Mi disse anche che le dava più fastidio il fatto che ne avessi parlato prima con i miei amici che con lei. 

A giugno mia madre, quando sono entrato in casa, mi ha chiesto chi fosse Luca, le dissi che non lo sapevo, ma mi mise alle strette e mi confessò che aveva letto un mio tema su come è iniziato il mio amore (sul mio computer). Piangeva e piangeva. Mi dava fastidio il fatto che sembrava che le dispiacesse avere un figlio gay. Da quel momento ho iniziato ad odiarla, anche se ha cresciuto me e mia sorella perché mio padre ha preferito vivere con la sua compagna (facendosi sentire una volta ogni 2-3 mesi). Ogni volta che litighiamo tira frecciatine, mi dice "io so perché tu fai così". La riempirei di schiaffi, e mi dispiace, perché, ripeto, mi ha cresciuto da sola.

Mia sorella poi mi viene a dire che in realtà mia madre aveva scoperto tutto a febbraio, e aveva "mandato" mia sorella a scoprire di più, ad aiutarmi in un certo senso. Lì non ci ho più visto, mi trattengo dal darle della bugiarda e falsa solo perché ho giurato a mia sorella che non l'avrei mai detto.

Oltretutto mia sorella è molto strana, perché, per esempio, con una sua collega lesbica è normale, le vuole un bene dell'anima. È con me che fa la stronzetta, il motivo? Perché la sua collega ne parla normalmente e io invece vivo nelle bugie. Ma porca puzzola, lei non capisce che non è facile accettare una cosa del genere in una società che fa SCHIFO? Non mi sento apprezzato dalla mia famiglia, perché tutti affermano di volere il mio bene, di preoccuparsi per gli ostacoli che incontrerò in futuro; ma secondo me sono balle: si vergognano di me, di quello che sono, e io ci sto malissimo.

Qualcuno ha avuto esperienze simili? Vi prego datemi dei consigli, perché se non ammazzo qualcuno, esco fuori di testa (non prendete questa frase alla lettera, eh).

Ciao a tutti :)

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la famiglia non si sceglie e purtroppo la famiglia ha aspettative su di noi e raramente hanno l'aspettativa di un figlio gay. hanno bisogno di tempo. spesso si trovano in una situazione in cui non sanno che fare e sanno poco dei gay prima di scoprire del figlio gay.

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Riassunto della storia:
- tua sorella ti ha accettato ma ti pressa perché tu viva la tua vita in modo libero e senza bugie e/o inganni verso gli altri e te stesso

- tua madre ancora non ha accettato il tuo CO e si comporta da iperprotettiva (lei vuole il tuo bene) senza comprendere che ciò ti turba ancora di più

- tuo padre è assente

- i tuoi amici in compenso non ti hanno dato alcun problema, ma non sembra tu abbia dato molta importanza alle loro reazioni.

 

Prima le domande:

tu saresti ora come ora in grado di parlare apertamente con i tuoi familiari e vivere apertamente con loro?

c'è qualche tuo amico che ti sostiene totalmente?

a che livello sei con l'accettazione di te stesso?

 

Mi chiedo questo perché devi far capire ai tuoi familiari che non è facile vivere in questo modo se specialmente non ci si è accettati totalmente.

Tua sorella ha una amica lesbica. Lei non le ha mai detto niente? mi sa strano.

Tu potrai parlare quotidianamente in modo aperto solo se sarai il primo ad accettare te stesso. Non puoi fare il passo più lungo della gamba.

Tua madre avrà modo di chiarirsi le idee e di accettarti totalmente, ma se non se lo aspettava ci vorrà un po' di tempo. Tu per aiutarla puoi solo cercare di metterla a suo agio, raccontandole le tue esperienze, facendo in modo che lei senta che tu stai condividendo qualcosa con lei e che ti fidi di lei.

Se sei il primo a cedere in questo lei continuerà a starci male.

Dato che già lo sa devi farti vedere convinto e risoluto.

Se poi hai anche dei tuoi amici dalla tua parte ancora meglio. Più persone possono aiutare ad accettare un CO.

 

Il mio consiglio è:

-prima di parlare con chiunque altro devi sapere esattamente di cosa devi parlare. Fai un piccolo esame di te stesso,sensazioni, emozioni, desideri e quant'altro per avere chiaro e tondo in mente la questione

-risolvi la situazione con tua sorella, devi averla dalla tua parte. Falle capire quanto sia importante che ora lei sia con te e non contro di te

-con lei e/o eventualmente amici parla di come sei/stai con tua madre, senza per forza andare nel dettaglio (non parlare insomma della singola sera in cui.. o della persona che... ma parla delle tue sensazioni, di come stai, di ciò che vuoi ecc..) : dei dettagli parlerai con lei solo una volta aver avuto un approccio positivo.

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Parla con tua madre, esponile i tuoi dubbi e falle capire che certe cose non le fai per scelta, ma capitano. Cerca di stare tranquillo, e falle capire quanto le sue frecciatine non servano a niente e anzi ti fanno solo del male. Probabilmente ha solo bisogno di tempo. Anche mia sorella fa presto a parlare, a dire "io di qui, io di la" ma alla fine come dici tu lei non è nella nostra situazione e si, è brutto nascondersi, ma se serve per evitare casini con certa gente non ci vedo niente di male, anzi.

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Riassunto della storia:

- tua sorella ti ha accettato ma ti pressa perché tu viva la tua vita in modo libero e senza bugie e/o inganni verso gli altri e te stesso

- tua madre ancora non ha accettato il tuo CO e si comporta da iperprotettiva (lei vuole il tuo bene) senza comprendere che ciò ti turba ancora di più

- tuo padre è assente

- i tuoi amici in compenso non ti hanno dato alcun problema, ma non sembra tu abbia dato molta importanza alle loro reazioni.

 

Prima le domande:

tu saresti ora come ora in grado di parlare apertamente con i tuoi familiari e vivere apertamente con loro?

c'è qualche tuo amico che ti sostiene totalmente?

a che livello sei con l'accettazione di te stesso?

 

Mi chiedo questo perché devi far capire ai tuoi familiari che non è facile vivere in questo modo se specialmente non ci si è accettati totalmente.

Tua sorella ha una amica lesbica. Lei non le ha mai detto niente? mi sa strano.

Tu potrai parlare quotidianamente in modo aperto solo se sarai il primo ad accettare te stesso. Non puoi fare il passo più lungo della gamba.

Tua madre avrà modo di chiarirsi le idee e di accettarti totalmente, ma se non se lo aspettava ci vorrà un po' di tempo. Tu per aiutarla puoi solo cercare di metterla a suo agio, raccontandole le tue esperienze, facendo in modo che lei senta che tu stai condividendo qualcosa con lei e che ti fidi di lei.

Se sei il primo a cedere in questo lei continuerà a starci male.

Dato che già lo sa devi farti vedere convinto e risoluto.

Se poi hai anche dei tuoi amici dalla tua parte ancora meglio. Più persone possono aiutare ad accettare un CO.

 

Il mio consiglio è:

-prima di parlare con chiunque altro devi sapere esattamente di cosa devi parlare. Fai un piccolo esame di te stesso,sensazioni, emozioni, desideri e quant'altro per avere chiaro e tondo in mente la questione

-risolvi la situazione con tua sorella, devi averla dalla tua parte. Falle capire quanto sia importante che ora lei sia con te e non contro di te

-con lei e/o eventualmente amici parla di come sei/stai con tua madre, senza per forza andare nel dettaglio (non parlare insomma della singola sera in cui.. o della persona che... ma parla delle tue sensazioni, di come stai, di ciò che vuoi ecc..) : dei dettagli parlerai con lei solo una volta aver avuto un approccio positivo.

Grazie mille per la risposta esaustiva :).

- No, non sarei in grado di parlarne, perché mi imbarazza parlarne, soprattutto per come si parla oggi di gay (checche isteriche, oppure, personaggi a cui piace prenderlo nel culo, oppure, malattie).

- Tutti i miei amici mi sostengono, l'ho detto solo ai miei amici, e sono contento delle loro reazioni. Con loro ne parlo tranquillamente [lo sanno 3 maschi e 3 femmine. Mi appoggiano, e quando ho fatto l'errore di dire al diretto interessato che mi piace, loro ci sono stati, tutti, a sostenermi :). Li amo.

- Credo di averlo accettato, cioè, non mi dà problemi, o meglio, ho avuto un momento "no" qualche giorno fa quando, facendo i cazzoni io e una delle tre ragazze che lo sanno, abbiamo incontrato su chatroulette, abbiamo detto che io sono gay e lei lesbica (anche se non lo è), e lui ha iniziato a insultarci, dandoci dei malati, degli scarti della società e che ci ammazzerebbe se ci conoscesse. In quel momento ho desiderato fortemente non essere mai nato, perché sono gay. MA per il resto, non ho, in generale, problemi ad accettarlo.

 

Grazie mille dei consigli davvero :)

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la famiglia non si sceglie e purtroppo la famiglia ha aspettative su di noi e raramente hanno l'aspettativa di un figlio gay. hanno bisogno di tempo. spesso si trovano in una situazione in cui non sanno che fare e sanno poco dei gay prima di scoprire del figlio gay.

Lo so, però mi dà fastidio il modo in cui si pongono :(

 

Parla con tua madre, esponile i tuoi dubbi e falle capire che certe cose non le fai per scelta, ma capitano. Cerca di stare tranquillo, e falle capire quanto le sue frecciatine non servano a niente e anzi ti fanno solo del male. Probabilmente ha solo bisogno di tempo. Anche mia sorella fa presto a parlare, a dire "io di qui, io di la" ma alla fine come dici tu lei non è nella nostra situazione e si, è brutto nascondersi, ma se serve per evitare casini con certa gente non ci vedo niente di male, anzi.

Appena torna dalle vacanze (io sono rimasto, per mia scelta, per studiare per recuperare un debito) vedrò di parlarne, anche se è difficile :/, ho paura che non capisca...

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No, non sarei in grado di parlarne, perché mi imbarazza parlarne

capisco perfettamente, ma proiettati tra qualche anno. Vorresti ancora che i tuoi genitori ritenessero ancora questi cliché come veri?

Penso di no.

Quindi devi metterti nell'ottica che prima o poi dovrai parlare loro di tutto quanto!

Non deve accadere domani, tra una settimana o tra un mese. Saprai  tu quando sarà il momento. Ma devi essere consapevole che ci sarà :)

 

Dato che i tuoi amici sono dalla tua parte, porta esempi ai tuoi familiari di accettazione positiva (quando parlerai loro, ovviamente non subito). Potrebbero essere utili.

 

Per finire, con la tua accettazione , ricorda: avrai accettato te stesso completamente quando sarai pronto a combattere per difendere te stesso, comunque e dovunque. Quindi quando anche su chat roulette non temerai le offese, ma saprai affrontarle a testa alta, comunque.

Come tu diresti la stessa cosa a una persona di colore accusato da un razzista.

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@Infelice13

 

Ti andrebbe di parlarci di più di come vedi l'omosessualità e i gay?

 

So che la domanda è generica, ma prima di azzardare dei consigli credo sia opportuno capire quali siano la tua visione e il tuo sentire rispetto all'omosessualità e agli omosessuali. Capire che immagine ne hai, se c'è qualcosa che disprezzi, come alcuni comportamenti ad esempio.

 

È essenziale per capire da che punto parti, perché tutto parte da te e si conclude in te. Il resto del mondo viene dopo.

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@Infelice13

 

Ti andrebbe di parlarci di più di come vedi l'omosessualità e i gay?

 

So che la domanda è generica, ma prima di azzardare dei consigli credo sia opportuno capire quali siano la tua visione e il tuo sentire rispetto all'omosessualità e agli omosessuali. Capire che immagine ne hai, se c'è qualcosa che disprezzi, come alcuni comportamenti ad esempio.

 

È essenziale per capire da che punto parti, perché tutto parte da te e si conclude in te. Il resto del mondo viene dopo.

Come vedo l'omosessualità?

Premetto che non ho MAI avuto nulla contro i gay; quando c'è stato 'sto colpo di fulmine con il mio compagno di squadra ho capito che una persona ha dei sentimenti, e che non è una "targhetta" che fa di te una persona che vale o meno.

Vengo da una famiglia con una mentalità più chiusa della mia, cioè, nella mia famiglia i gay sono un qualcosa di diverso, nel senso che sono persone che rovinano l'umanità. Io non l'ho mai pensata così, e soprattutto adesso che mi rendo conto di esserlo, sono sicuro che bisogna guardare oltre, e non basarsi semplicemente su una targa che ti dà la società.

Purtroppo non condivido il comportamento degli omosessuali effeminati o delle omosessuali mascoline. Sei uomo e ti comporti da tale, idem per la donna. So che è un ragionamento un po' brutto e senza fondamento, però la penso così.

Mi dispiace che l'omosessualità oggi sia vista come checche inondate di paillettes, con boa piumati e così via. 

Non sono credente, e non credo che l'omosessualità sia contro natura (ma ripeto, l'ho sempre pensato, non è che ora che mi fa comodo ho cambiato il mio pensiero), altrimenti non ci sarebbero percentuali altissime di omosessualità in determinate specie di animali.

Tuttavia sono contrario all'adozione per i gay, cioè, non dico che un bambino possa crescere con una mentalità strana, anzi, forse sarebbe meglio abituare le generazioni future al fatto che l'omosessualità è una cosa normalissima; mi scoccia soltanto il fatto che è risaputo che le coppie omosessuali sono "meno stabili" di quelle etero, dunque non vorrei che poi il bambino si ritrovasse vittima dei casini dei due genitori (sì, lo so che capita anche nelle coppie etero).

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Purtroppo non condivido il comportamento degli omosessuali effeminati o delle omosessuali mascoline.
mi scoccia soltanto il fatto che è risaputo che le coppie omosessuali sono "meno stabili" di quelle etero

 

mah. in svizzera sembra che i "divorzi" tra le unioni registrate gay e lesbiche siano molto meno dei divorzi etero, ma forse è ancora un po' presto per dirlo con sicurezza perchè ci sono solo da "pochi" anni.

 

che comportamento avrebbero questi effemminati e queste mascoline ? non credi che non siano tutti uguali gli effemminati e le mascoline ?

Edited by marco7
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che comportamento avrebbero questi effemminati e queste mascoline ? non credi che non siano tutti uguali gli effemminati e le mascoline ?

Fino a un certo punto. Pensa allo stereotipo gay? Com'è? Effeminato. È questo che mi dà fastidio, perché non sono una donna mancata, sono un uomo a tutti gli effetti, e non voglio essere identificato come "uomo che si sente donna", perché è inutile negarlo, l'omosessualità viene vista così in Italia. E il motivo per cui questo accade è perché esistono tali individui. Mi dispiace se sto urtando qualcuno, ma io la penso così, e mi fa troppa rabbia.

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@Infelice13

 

l'essere uomini effemminati non significa essere gay come una donna mascolina non deve essere lesbica.

 

la società magari identifica queste persone con omosessuali ma ciò è falso ed è colpa della società che sbaglia il giudizio su di loro, non è colpa degli effemminati che tra l'altro non hanno scelto di esserlo.

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@@Infelice13 secondo me tua sorella e tua mamma non si sono comportate così per la vergogna di avere un figlio gay. Anzi:tu stesso dicendo "mia sorella va molto d'accordo con la sua collega lesbica" un po' ti contraddici,non pensi?

Io penso che la ragione di questo loro comportamento sia dato dal fatto che siano venute a conoscenza della tua omosessualità da vie "esterne" (in questo caso Facebook). Anche io,come te,i primi CO gli ho fatti via Facebook e con amici;i miei genitori sono stati gli ultimi a saperlo. Per questo all'inizio i miei ci sono rimasti un po' male,ed è più che comprensibile:da tuo figlio ti aspetti sempre che i suoi problemi li racconti a te genitore,e non agli amici.

Io penso che tu debba lasciar passare un po' di tempo,secondo me fra un po' tua mamma e tua sorella ti dimostreranno ancor di più l'affetto che in questo momento sta (secondo me) mancando.

P.S. Scusate il poema :D

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@filippo il tuo discorso mi pare piú che ragionevole

E anche secondo me rosicano per quello.. :lol:

 

Peró eccheccazzo a volte la soluzione piú semplice è la migliore..

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Secondo me potrebbe essere proprio così! I miei (al CO con loro) mi dissero:"noi ti accettiamo in tutto e per tutto;però è ovvio che ci simao rimasti male per il semplice fatto che tu ne hai parlato prima con i tuoi amici che con noi".

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@Infelice13

 

Sto per addentrarmi in una serie di ragionamenti piuttosto articolati, ti invito a seguirli senza volerne estrapolare solo concetti, e di leggerli per quello che sono: ragionamenti, e non ramanzine.

 

Partiamo dalle basi.

 

 

 


Purtroppo non condivido il comportamento degli omosessuali effeminati o delle omosessuali mascoline. Sei uomo e ti comporti da tale, idem per la donna. So che è un ragionamento un po' brutto e senza fondamento, però la penso così.

 

Non è un ragionamento "un po' brutto", non sei tenuto ad esprimere cose "belle".

Invece è, sì, un ragionamento privo di fondamento.

Non esiste alcuna legge di natura che vincoli una persona ad assumere atteggiamenti di un determinato tipo in relazione al genere di appartenenza.

 

Siamo moralmente (la parola "morale" deriva dal latino "mos", che vuol dire "costume", abitudine sociale) abituati a vedere uomini e donne seguire dei canoni di comportamento: gli uomini ridono in un certo modo, siedono in un certo modo, parlano in un certo modo, vestono in un certo modo, le donne ridono, siedono, parlano e vestono in un altro modo.

Questo "modo" costituisce, nella nostra esperienza sociale, da un lato il "modo maschile" e dall'altro il "modo femminile".

Ma sono abitudini sociali, costumi del tempo, e nulla più.

 

In altre culture presenti e passate, gli uomini sono ed erano soliti truccarsi, ad esempio, abitudine che nella nostra cultura è vista come femminile.

In altre culture presenti e passate, gli uomini indossano e indossavano capi di abbigliamento che sono approssimabili alla nostra gonna, gonna che noi siamo abituati a riconoscere come capo d'abbigliamento femminile.

Nella nostra stessa cultura, sino a pochi decenni fa, indossare i pantaloni era un costume esclusivamente maschile, ed era impensabile che delle donne potessero indossarli: poi le donne hanno iniziato ad indossarli, e oggi ci appare impensabile l'idea di considerare il pantalone come un abito che non appartenga tanto al costume maschile quanto al costume femminile.

 

E questo è valido anche per gli atteggiamenti: tempo addietro, sempre nella nostra cultura, alle donne dovevano mostrarsi composte, modeste, ritrose, gentili, raffinate (in gradazioni diverse a seconda dell'ambiente e dell'estrazione sociale), mentre era costume dell'uomo quello di poter cedere alla scompostezza, all'ego, alla preponderanza, alla rudezza. Oggi il costume è in parte ancora quello, ma è solo un costume, un "modo" a cui siamo abituati dalla nostra esperienza quotidiana, e nulla più.

Non è una legge, né un principio indissolubile: era diverso 10 anni fa, e sarà diverso tra altri 10 anni.

 

Per questo il tuo "ma la penso così", non ha minimamente senso: ti stai riducendo a un assoluto ("Sei uomo e ti comporti da tale, idem per la donna.") completamente privo di fondamento nella realtà che ti circonda.

 

 

 


Pensa allo stereotipo gay? Com'è? Effeminato. È questo che mi dà fastidio, perché non sono una donna mancata, sono un uomo a tutti gli effetti, e non voglio essere identificato come "uomo che si sente donna", perché è inutile negarlo, l'omosessualità viene vista così in Italia. E il motivo per cui questo accade è perché esistono tali individui.

 

Qui il discorso cambia.

 

La società che ci circonda è principalmente composta da eterosessuali, è ha una forte componente di "eteronormatività", ovvero impone ottusamente l'eterosessualità come modello unico, come realtà unica, e considera tutto il resto come privo di valore e sensatezza, o spesso non si pone nemmeno il problema della sua esistenza: da questo deriva parte della difficoltà per gli omosessuali a venire allo scoperto, a dichiararsi.

Le persone guardano a te, maschio, come a un maschio eterosessuale, ti immaginano preventivamente come tale: genitori, parenti, amici, conoscenti e sconosciuti pensano a priori che ti piacciano le ragazze, e non si pongono nemmeno il problema che questo possa non corrispondere a realtà.

 

Un'altra componente di difficoltà nel dichiararsi gay, deriva invece dalla discriminazione omofoba: a molte persone gli omosessuali fanno schifo, li trovano innaturali, abominevoli, deviati, malati, e via discorrendo.

 

Quindi, riassumendo, la società che ci circonda è eteronormativa e in parte omofoba: non si pone il problema che alcune persone possano non essere eterosessuali, e quando salta fuori che non lo sono a volte le discrimina per questo.

 

A questo bel bordello si va ad aggiungere il discorso di prima: ci son persone che, ottusamente e ciecamente, ritengono innaturale, indecente o inopportuno un ragazzo che nell'atteggiamento o nel vestiario segue il costume sociale che, attualmente, la maggioranza considera come femminile.

 

Tra i gay capita di incontrare persone (uomini e donne) che se ne fottano altamente di quello che è il costume che la maggioranza si sente di seguire: come ti ho già spiegato, non vanno contro alcuna legge di natura, semplicemente non sentono proprio il costume imperante.

Non c'è nulla di malsano, di deviato o di innaturale in questo, nessuna colpa, nessun merito.

 

Eppure la maggioranza, da un lato omofoba, da un lato ottusa, spesso li discrimina, li discrimina sia come omosessuali, sia come "effeminati" (è questo il concetto di effeminato), o "mascoline" (è questo il concetto di mascolina) nel caso delle ragazze.

 

Non ci sono molti ragazzi etero che si comportano o si vestono secondo canoni diversi dal costume della maggioranza, e questo è in parte una questione di adeguamento, in parte una questione di percezione.

Adeguamento, perché di fatto il ragazzo etero nasce e cresce come membro della maggioranza in tutti i sensi, e sviluppa di suo una minore propensione per evadere dal costume di quella maggioranza: non ne ha ragione, vi è dentro, ne è parte costituente, ne è imbrigliato da ogni fronte e direzione, ne viene bombardato da ogni fronte e direzione. È difficile che una persona che nasce nella parte dominante del branco scelga volontariamente di evaderne col rischio di essere additato come effeminato. Il ragazzo gay, invece, è già fuori dalla maggioranza in quanto gay, discriminato in quanto gay, sicché per lui il problema di assecondare o meno il costume si pone relativamente: i privilegi che perderebbe dal non assecondare quel costume, hanno un valore relativamente basso rispetto a quelli che sentirebbe di perderebbe un ragazzo etero.

Percezione, perché di fatto esistono ragazzi etero che vanno contro il costume della maggioranza, ma dall'esterno, nelle nostre chiacchiere da bar e da forum, si tende a non tenerli in considerazione, e a concentrarci sul "caso mediatico" del ragazzo gay ed effeminato. Eppure esistono ragazzi etero effeminati, in gradazioni varie e variabili, meno nel vestiario, più nelle abitudini (trucco, depilazione, cure di bellezza, tutti atteggiamenti ritenuti femminili dal costume attuale di maggioranza), e negli atteggiamenti (sì, esistono ragazzi etero composti, ritrosi, raffinati, con vocine acute e parlate strascicate, tutti atteggiamenti ritenuti femminili dal costume attuale di maggioranza).

 

Ricapitolando: i gay, purtroppo, la maggioranza li conosce poco (è eteronormativa, e a malapena vuole accettare che esistano, e in che percentuali esistano), a volte li disprezza, e, ciliegina sulla torta, hanno meno da perdere nell'andare contro il costume della maggioranza, ragion per cui vengono ulteriormente discriminati, e radice unica dalla quale nasce lo stereotipo di cui tu parli, l'equazione "gay=effeminato", e naturalmente "lesbica=mascolina".

 

Tu concludi il tuo ragionamento dicendo "E il motivo per cui questo [l'esistenza dello stereotipo] accade è perché esistono tali individui.".

E questo è falso.

Le dinamiche che portano allo stereotipo del gay effeminato te le ho appena spiegate, e se c'è un "motivo" dietro la formazione e l'esistenza di uno stereotipo, non è nell'oggetto di quello stereotipo, ma nei soggetti che producono quello stereotipo a scapito di altri. La semplificazione, e la discriminazione, sono nella loro mentalità e nel loro comportamento, non nell'esistenza del ragazzo gay ed effeminato.

Provare rabbia verso i ragazzi gay effeminati e le ragazze lesbiche mascoline, è ingiusto e ingiustificato, salvo tu non voglia stare dalla parte del carnefice.

 

Perché il problema di fondo, qui, è questo: tu sei un ragazzo omossessuale e mascolino, la società che ti circonda è per buona parte omofoba e contraria a chi infrange il costume attuale maschio/femmina; quella società ti discrimina in quanto omosessuale, e, probabilmente, seguendo lo stereotipo che lei stessa ha formulato, ti associa all'effeminatezza; tu accetti la prima parte, ma non la seconda, perché sei mascolino, e quindi adatto al costume della maggioranza, per questo te la prendi, a torto, con gli effeminati, e non con chi li discrimina senza ragione.

Se fossi un gay effeminato sarebbe probabilmente più facile: subentrerebbero meccanismi di autodifesa che ti porterebbero ad avversare chi ti discrimina ingiustamente.

Da gay mascolino, invece, questi meccanismi subentrano solo per quel che riguarda la tua omosessualità, mentre riguardo alla questione di costume, sei libero di scegliere chi e cosa sostenere; così, la tua voglia di sostenere la maggioranza e il suo costume, di esserne parte almeno per quel che riguarda il tuo costume sociale di maschio, ti spinge ad avversare gli effeminati, a ripetere l'assioma infondato e irragionevole del "Sei uomo e ti comporti da tale, idem per la donna.", a volerlo imporre ad altri, addossando alla loro esistenza la colpa della discriminazione stereotipica in cui la maggioranza di coinvolge.

 

In altre parole scegli di stare dalla parte del carnefice, anche solo per quel che riguarda il costume sociale.

Personalmente ti sconsiglio la parte del carnefice, te la sconsiglio a priori, perché è una parte brutale, ottusa e cieca, ma soprattutto te la sconsiglio a posteriori: perché sei gay, e come tale non sarai mai, esclusivamente, un carnefice, e resterai sempre e comunque una vittima di altri carnefici, finché quei carnefici esisteranno o finché verrà data loro la possibilità di essere tali.

 

Non sostenere posizioni prive di fondamento per poi chiuderti dietro a un "So che è un ragionamento un po' brutto e senza fondamento, però la penso così.".

Sostieni invece posizioni fondate, fondate e giuste.

Sostieni chi è veramente, assieme a te, vittima dell'ottusità, della brutalità e dell'ignoranza altrui, e avversa chi ha veramente le colpe di quella discriminazione.

Passa dalla parte delle vittime, e collabora assieme a loro per fare il culo ai carnefici, e per fare in modo che non possano più comportarsi da carnefici, né con te, né con altri.

Questo è il primo consiglio che mi sento di darti, e te lo do di cuore. Perché non siamo in pochi, qui dalla parte delle vittime, e perché per ogni singolo ragazzo di 17 anni che sceglie di non essere più il carnefice di altri, le vittime hanno un carnefice in meno di cui preoccuparsi, e un essere umano in più a sostenerle, e le possibilità di organizzarsi, di più e meglio, e mettere fine alla carneficina, aumentano.

 

---

 

Passiamo al tuo problema con tua madre, e con tua sorella.

 

Provo a portarti esempi dalla mia esperienza personale, perché per certi versi si avvicinano alla tua situazione.

 

Ho fatto coming out con mia madre per ragioni tecniche, non per confidenza e spinta al dichiararmi.

L'ho fatto che avevo un paio d'anni più di te, e da quel giorno, per i 2-3 anni seguenti, mia madre s'è comportata approssimativamente come la tua.

Mi guardava con sospetto, non risparmiava le frecciatine (anche se la mia ci andava molto cauta, consapevole del fatto che non sono mai stato tipo da non reagire, e spaventata dalla possibilità di perdermi per aver osato troppo), sfruttava i miei amici come canali di informazione (del tutto irrilevanti, a dire il vero) sulla mia vita, per potersi costruire i propri film mentali sulle mie interazioni, sul mio comportamento e sul mio modo d'essere.

Quando venni a sapere di quest'ultimo dettaglio, si arrivò, necessariamente, al confronto diretto e aperto.

In quella sede arrivò a dirmi che non avevo idea di cosa stavo facendo, e che stavo negando a mia sorella (più piccola di me), la possibilità di vedermi un giorno portare a pranzo a casa una ragazza ed avere un esempio del funzionamento di quelle dinamiche.

Sciocchezze, naturalmente, guidate dall'ignoranza in materia, e da un profondo istinto di protezione nei miei confronti e nei confronti della famiglia, ma comunque sciocchezze.

E io le dissi chiaramente che si trattava di quello, di pure e semplici sciocchezze. Le intimai anche di star lontana dai miei amici, e di non azzardarsi mai più a tentare di reperire informazioni su di me per vie traverse: se voleva sapere qualcosa, era a me e solo a me che doveva venire a chiederla, e doveva imparare a fidarsi di quel che le dicevo, imparare a vedermi come un individuo adulto, e non come un cucciolo da proteggere e guidare. Un passo non facile per una madre.

 

Oggi con lei ho un rapporto nettamente migliore, parliamo da pari a pari, pur restando sempre madre e figlio, pur con le sue apprensioni per il mio benessere (non che le mie apprensioni per il suo benessere non manchino, ma son naturalmente di sostanza e radice diversa dalle sue), siamo due adulti che si vogliono bene, si rispettano in quanto adulti, si stimano e si aiutano a vicenda.

 

L'unica via che vedo e che ti consiglio, nel rapporto con tua madre, è il confronto.

Un confronto sano, aperto, diretto e semplice.

Dille quel che pensi, quel che senti, falle capire il tuo disagio e la tua sofferenza, la rabbia che provi nel disprezzo o nella vergogna che percepisci da parte sua.

Probabilmente quel disprezzo e quella vergogna non esistono nemmeno, e sarà lei stessa dirtelo, oppure esistono, e starà a te dirle chiaramente che non ha ragione di vergognarsi di te, e a spiegarle dove risiede il tuo vero valore di figlio ed essere umano.

 

Con tua sorella, il discorso sembra essere più sfumato.

Non son bravo nei rapporti con le sorelle, e tu sembri avere con la tua un legame diverso da quello che io ho con la mia.

Anche qui non vedo alternativa al confronto, negli stessi termini in cui l'ho descritto sopra.

 

Non è necessario che sia un confronto a tre, e non mi sento di consigliartelo se non reputi di essere in grado di reggerlo.

Io ci riuscirei, ma ognuno è fatto a suo modo, e se venissi a trovarti in una situazione "2 contro 1" non so quanto di buono riusciresti a tirar fuori da quel confronto.

È essenziale che si arrivi a un confronto personale, intimo, e quando una madre e una sorella son sedute allo stesso tavolo con un figlio/fratello, subentrano dinamiche di ruolo, di pudore, di omissione, e di coinvolgimento di altre questioni assolutamente non rilevanti e inerenti a quella che tu vuoi affrontare.

Rischi che al confronto non si arrivi mai, e che la conversazione vada a puttane per conto proprio.

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Woland ti ha dato una risposta splendida, dettagliata, chiara, pacata e molto ragionevole. Spero tu possa farne tesoro, possa meditarci sopra e interiorizzare alcune cose che ti potranno essere molto utili.

La verità è che tutti noi siamo sempre nella posizione di poter discriminare qualcuno, anche quando noi stessi critichiamo e ci vogliamo difendere da chi ci discrimina.

Esci da questa logica, se ci riesci, spezza le catene del pregiudizio, che sono prima di tutto dentro di te, poi potrai pensare a sradicare i pregiudizi degli altri.

 

In questo modo ti renderai conto che una frase come quella che hai scritto qui:

 

 

 


Purtroppo non condivido il comportamento degli omosessuali effeminati o delle omosessuali mascoline. Sei uomo e ti comporti da tale, idem per la donna. So che è un ragionamento un po' brutto e senza fondamento, però la penso così.

 

non è affatto dissimile da questa:

 

"Purtroppo non condivido il comportamento degli uomini gay o delle donne lesbiche. Sei uomo, ti devono piacere le donne, sei donna, ti devono piacere gli uomini. So che è un ragionamento un po' brutto e senza fondamento, però la penso così."

 

Noti che il modo di ragionare di base è lo stesso? Solo che tu non puoi dire la seconda frase perchè hai scoperto di essere omosessuale, se fossi stato etero l'avresti detta con la stessa leggerezza con cui hai detto quella sopra.

 

Anche su questa seconda cosa, secondo parli per "sensazioni", per "sentito dire", ma non sai bene su cosa si basano le tue parole.

 

 

 


Tuttavia sono contrario all'adozione per i gay, cioè, non dico che un bambino possa crescere con una mentalità strana, anzi, forse sarebbe meglio abituare le generazioni future al fatto che l'omosessualità è una cosa normalissima; mi scoccia soltanto il fatto che è risaputo che le coppie omosessuali sono "meno stabili" di quelle etero, dunque non vorrei che poi il bambino si ritrovasse vittima dei casini dei due genitori (sì, lo so che capita anche nelle coppie etero).

 

Fai discorsi da "piccoli omofobi crescono"... Ma è normale, tutti siamo nati etero, o presunti tali, in una famiglia etero, in una società di etero.

Quello che possiamo fare è iniziare a ragionare con la nostra testa, ad essere curiosi, a documentarci, a cercare di capire e di conoscere la realtà (quella vera, non quella della televisione).

Edited by wasabi
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Ciao :) mi dispiace molto per il momento che stai vivendo in famiglia, e purtroppo credo che per l'ennesima volta, la tecnologia e il non farsi gli affari loro delle persone che abbiamo intorno, hanno fatto danni xD

dico così perchè da quello che ho potuto capire leggendo il tuo topic, tu sei molto giovane e non eri minimamente intenzionato a fare CO proprio con nessuno dei tuoi familiari, mentre invece lo avevi già fatto con i tuoi amici. Tua mamma e tua sorella purtroppo lo sono venute a sapere solo per un tuo piccolo errore di lasciare il tuo account aperto sul cellulare di tua sorella e per il tema sul pc, anche se questo tuo errore non giustifica il comportamento di entrambe di frugare nei tuoi messaggi o documenti del pc. Ma purtroppo, molte persone non riescono a reggere alla curiosità, specie anche una mamma che magari vuol sapere del figlio e si preoccupa, e quindi lo sono venute a sapere contro la tua intenzione di dirglielo.

 

E' proprio questo credo il problema ora, ovvero tu non sai cosa dirgli per vari motivi secondo me molto comprensibili alla tua età specie. Forse non sai bene ancora neanche tu cosa dovresti dirgli, perché per esempio, sembra stupido, ma spesso la spinta per un CO, è l'avere incontrato, almeno per il momento, un ragazzo col quale stiamo vivendo una storia che riteniamo vera e seria (per me è stato questo il motivo che mi ha spinto maggiormente a dichiararmi). Tu invece, da quello che mi è parso di capire leggendo, non sei stato corrisposto dal ragazzo che ti piaceva, e non ho neanche capito bene se lui è gay o meno, o se invece è etero per giunta, quindi proprio un amore impossibile :( 

 

Purtroppo credo che non era ancora il momento per tua madre e tua sorella di sapere questa cosa in più di te, molto intima direi. Loro non possono arrabbiarsi se i tuoi amici lo sapevano e loro no, perché spesso nell'adolescenza si ha più confidenza con gli amici che con i familiari, anche perché gli amici sono dei nostri pari, sia in età che in condizione sociale, e non ci si sente in soggezione di dirgli qualcosa, ne in dovere di non deluderli, come con i familiari invece. 

 

Credo che ora, per ovviare a questa situazione sicuramente imbarazzante che aleggia in casa tua, la cosa migliore sia per te fare un piccolo sforzo, e più che parlare chissà quanto con tua madre e tua sorella, sia dimostrargli visivamente che tu sei un ragazzo normalissimo come tutti gli altri, sarai anche gay, ma questa è solo una tua caratteristica che fa parte del tuo modo di essere, niente di più. Il segreto è fargliela accettare piano piano come la cosa più normale del mondo, come è d'altronde. E a tua sorella che ha 6 anni più d te, e quindi credo abbia pressappoco la mia età, e che ha un'amica lesbica e ti rimprovera che tu non vivi alla luce del sole, rispondile che tu hai molti anni di meno, e di sicuro all'età sua magari conviverai anche tu col tuo ragazzo forse, o magari sarai un'attivista gay da far paura xD ti dia un attimo il tempo di crescere e di capire quello che vuoi e come lo vuoi, perché non si può paragonare una persona di 23 anni, con le esperienze alle spalle, con una di 17 xD

Tua madre si sta invece solo preoccupando per te come tutta e mamme, la batosta di sicuro l'ha presa, molto più di tua sorella, quindi anche con lei, fatti vedere tranquillo, normale, e dille che per qualsiasi cosa, sei disposto a parlare, ma senza neanche dare troppo peso a questo discorso, che alla fine non pregiudica la vita di nessuno ;)

 

per quanto riguarda la tua opinione sulla visione dell'omosessualità nella società di oggi, purtroppo ti do ragione e ti dico anche che non solo oggi, ma anche anni fa e secoli fa l'omosessuale è da tutti identificato come quello col trucco e i tacchi e quello che si sente una donna mancata, molto più della lesbica che forse è stereotipata un po' meno dalla società, perchè un uomo effemminato o che sembra molto delicato, è subito etichettato come gay anche se poi non lo è, mentre una donna un po' rude o mascolina, non viene subito distinta come lesbica, di tempo ce ne vuole. Ti dico quindi che, per sfatare questo mito, che sicuramente riecheggia nella mente anche di tua madre che appartiene ad un'epoca diversa, molto meno aperta di oggi, c'è proprio bisogno che tu continui ad essere te stesso, così come sei, gay ma normalissimo come tutti gli altri tuoi compagni, dimostrandogli che gay non è direttamente proporzionale a colore rosa, trucchi, tacchi, pailettes ecc ecc ma vuol dire solo che un giorno tu ti innamorerai di un ragazzo invece che di una ragazza, tutto qui ;) e non si può dire che amare qualcuno sia sbagliato, di qualunque sesso sia xD è sempre AMORE  :)

 

In bocca al lupo :)

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Io prima di tutto voglio dirti una cosa... Posso anche essere d'accordo nel dire che l'idea che generalmente viene associata al ragazzo omosessuale è un ragazzo "effeminato"... E voglio anche essere d'accordo nel dire che all'interno del mondo omosessuale ci sia molta varietà che non viene tenuta in considerazione dalla società in generale ( non c'è da stupirsi ma soprattutto da lamentarsi considerano il disinteresse e la poca cultura con cui si affronta l'omosessualità in generale)... Ma da qua a fare un discorso come il tuo ce ne passa... La mia non vuole essere una ramanzina ma uno spunto di riflessione. Non sono un omosessuale "effeminato" ma io nel momento in cui pretendo per me stesso di essere accettato dagli altri per quello che sono... Lotto per un ideale molto più grande ...non esclusivamente per la mia libertà individuale ma per la libertà di tutti, e non solo del mondo omosessuale. Nel momento in cui ho il coraggio di dire io sono gay ed ESIGO di essere trattato come chiunque altro... Porto avanti un principio che accomuna me, te, ragazzi "effeminati", lesbiche, persone di colore o diversamente abili... Io porto avanti il diritto di essere se stessi aldilà della massificazione dilagante, di verità banali e infondate create dal costume dei più. Pretendi rispetto da tua madre e tua sorella... Ne hai pieno diritto e io ti appoggio ma allora lo stesso rispetto attribuiscilo ad ogni diverso anche se indossa un boa di piume e una borsa chanel. Detto questo capisco la tua frustrazione vivo con mia madre la stessa identica situazione... Ogni volta che litighiamo non perde occasione per richiamarmi il mio CO... Io, là per là, grido poi però penso che come io ho avuto bisogno di tempo per potermi accettare...come posso non darne ad un esterno , anche se questo esterno è mia madre? L'omosessualità è un percorso che deve essere affrontato non solo dal singolo ma da tutte le persone che hai intorno e dalla società ( in una visione più ampia) quindi, anche da tua madre.. Dalle tempo e prova a sostenerla... Devi riuscire a farle capire che per quanto lei voglia non saprà mai quale possa essere il tuo bene e la tua felicità ... Potrà solo aiutarti ogni giorno a cercare secondo i tuoi tempi e il tuo essere. Ognuno di noi è unico irripetibile e irrimpiazzabile... Questo è quello che devi capire tu... ( perché l'omosessualità non è un problema! Ma una caratteristica unica di te... Come i tuoi capelli e la tua personalità) e devi far capire a tutti quelli che ti amano! Spero di esserti stato utile! Ciao aggiornaci sugli sviluppi successivi!

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Innanzitutto grazie a tutti per le risposte. Sono dal cellulare quindi mi limiterò a riassumere molto il mio pensiero.

Tutto ciò che dite riguardo al mio pensiero sull'omosessualità è completamente diverso da ciò che intendo io, tuttavia le vostre risposte mi hanno fatto riflettere parecchio. Sarei incoerente se dicessi che il mio pensiero è cambiato. Purtroppo si tratta di un cambiamento lento, e, visto che le motivazioni da voi fornite sono validissime, credo che inizierò a "convincermi" che il mio pensiero sia sbagliato. Comunque, non riuscirei affatto a reggere il confronto 2vs1. Perché? Perché mia sorella è una di quelle persone che ha un carattere forte, deciso e dominante. Riesce a farti sentire uno schifo solo con le parole, e già il confronto con lei (da solo) preferirei evitarlo, se poi aggiungiamo la rabbia di mia madre, credo proprio che non riuscirei a reggere uno stress così forte. Già quando mi ha detto "so tutto di Luca" avrei voluto vomitare ciò che avevo fatto in tempo a mangiare (un boccone).

Sto seriamente prendendo in considerazione di andarmene fuori dai coglioni e sparire per un po'. Ora che sono a casa da solo sto benissimo, ma quando c'è mia madre vorrei non essere mai esistito. Perché in casa mia si FINGE che tutto vada bene, quando in realtà non è così. Mi dispiace rendervi partecipi di questa agonia, magari coinvolgendovi anche dal punto di vista "psicologico", ma io veramente non ce la faccio più. Io vorrei essere una persona forte, in futuro mi vedo come una persona che si guarda alle spalle e dice "l'ho fatto da solo". Mi dispiace leggere dei ragazzi gay della mia età più o meno che si suicidano, ma li capisco perfettamente, e credetemi che se non avessi i miei amici su cui contare non credo che sarei qui. Mi dispiace sul serio, ma la situazione è diventata insostenibile...

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Credo fosse Pirandello che in una sua opera parlava dello "strappo nel cielo di carta". Provo a rendertela a modo mio, perché non ricordo di preciso il suo.

 

Immaginati un attore sul palco di un teatro, intento a recitare la sua parte dinanzi a un pubblico. Alle sue spalle lo scenario di carta raffigura uno splendido paesaggio notturno, incredibilmente realistico, sormontato da un cielo stellato.

Il pubblico segue rapito lo spettacolo, completamente immerso nella storia, e l'attore è pienamente preso dal suo personaggio.

Poi, improvvisamente, un tecnico che è dietro lo scenario e che si porta in spalla una scala a pioli, in un movimento avventato urta lo scenario, strappandolo il cielo in un punto.

 

Il pubblico nota lo strappo, l'attore nota lo strappo, e improvvisamente la farsa si svela come tale: a nulla valgono gli sforzi di interpretazione dell'attore, e i tentativi di riconcentrarsi del pubblico. Quel che prima era uno splendido cielo stellato, così ben fatto che le stelle parevano pulsare, ora è solo un cielo di carta, il personaggio è solo un attore, il pubblico è solo un gruppo di persone sedute lì: lo strappo ha svelato tutto per quel che era, una farsa e nient'altro.

 

L'attore è tua madre, e come tua madre finge. L'attore è anche tua sorella, l'attore sei anche tu, finché lo decidi. Il cielo di carta è l'abitudine, l'abitudine quotidiana alla menzogna, alla finzione, al non confronto. Il pubblico è chiunque vi veda da fuori, ma siete anche voi tre, soprattutto voi tre.

 

Lo strappo nel tuo cielo di carta è il confronto aperto e sincero, la verità, che è l'unica cosa che può strappare l'abitudine: la verità, la piena espressione di quel che pensi e senti, è l'unico modo per mettere fine alla farsa del "stiamo tutti bene, va tutto bene", l'unica cosa che può svelare la farsa per quello che è.

 

Alcuni non la vedono così, sono troppo soli, troppo tristi, troppo deboli, e commettono un grave errore: l'errore di pensare che il suicidio possa essere quello strappo, ma la verità è che un suicidio è uno strappo che viene rapidamente rattoppato, perché non c'è nessuno a tenerlo aperto raccontando la propria verità, perché l'unico che poteva raccontare quella verità, l'unico che poteva evidenziare la finzione, mettere fine alla farsa, è morto. E dopo di lui la farsa va avanti, tremendamente rattoppata, azzoppata, distrutta, ma va avanti.

Uccidersi non vuol dire andarsene dalla farsa: vuol dire negarsi la possibilità di vivere una vita autentica, che non sia una farsa.

 

Per questo ti dico "vivi", vivi e infila le mani in quel cazzo di scenario e strappalo, strappalo dicendo chiaramente come stai e quel che pensi, e tienilo ben aperto quello strappo continuando a dire come stai e quel che pensi, ogni giorno, ogni momento, ogni cazzo di volta che qualcuno finge: tira fuori la verità e non fermarti più.

 

Non sei debole, sei inesperto, nauseato e stanco.

Non sei solo, hai i tuoi amici.

E hai la tua verità: tirala fuori, e avrai anche te stesso.

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Credo fosse Pirandello che in una sua opera parlava dello "strappo nel cielo di carta".

 

[OT] è proprio Pirandello ne Il fu Mattia Pascal, quando tirano in ballo la tragedia di Oreste. Non si tratta di Attori ma di Marionette.

 

Il paragone che hai fatto credo sia magistrale. Mi ricorda un po' Schopenhauer nello strappo del Velo di Maya, possibile solo con la volontà di vivere.

Per lo stesso autore il suicidio era un forte atto di volontà. Una volontà di vivere che era negata da questo mondo, lo sperare in una vita migliore.

Quello su cui @infelice13 devi ragionare è che il cambio si può fare, squarciare quel cielo non è poi tanto impossibile!
Ci vuole da parte tua solo molta volontà!
è della tua vita che stiamo parlando, sei tu il primo che deve alzarsi e combattere per essa!

Devi avere più fiducia in te stesso, meno insicurezze e meno timore verso il parere degli altri. Lotta per te stesso! Vuoi che le cose cambino? Se lo vuoi veramente devi essere disposto a tutto, non trovi?

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  • 2 weeks later...

Innanzitutto grazie a tutti per le risposte. Sono dal cellulare quindi mi limiterò a riassumere molto il mio pensiero.

Tutto ciò che dite riguardo al mio pensiero sull'omosessualità è completamente diverso da ciò che intendo io, tuttavia le vostre risposte mi hanno fatto riflettere parecchio. Sarei incoerente se dicessi che il mio pensiero è cambiato. Purtroppo si tratta di un cambiamento lento, e, visto che le motivazioni da voi fornite sono validissime, credo che inizierò a "convincermi" che il mio pensiero sia sbagliato. Comunque, non riuscirei affatto a reggere il confronto 2vs1. Perché? Perché mia sorella è una di quelle persone che ha un carattere forte, deciso e dominante. Riesce a farti sentire uno schifo solo con le parole, e già il confronto con lei (da solo) preferirei evitarlo, se poi aggiungiamo la rabbia di mia madre, credo proprio che non riuscirei a reggere uno stress così forte. Già quando mi ha detto "so tutto di Luca" avrei voluto vomitare ciò che avevo fatto in tempo a mangiare (un boccone).

Sto seriamente prendendo in considerazione di andarmene fuori dai coglioni e sparire per un po'. Ora che sono a casa da solo sto benissimo, ma quando c'è mia madre vorrei non essere mai esistito. Perché in casa mia si FINGE che tutto vada bene, quando in realtà non è così. Mi dispiace rendervi partecipi di questa agonia, magari coinvolgendovi anche dal punto di vista "psicologico", ma io veramente non ce la faccio più. Io vorrei essere una persona forte, in futuro mi vedo come una persona che si guarda alle spalle e dice "l'ho fatto da solo". Mi dispiace leggere dei ragazzi gay della mia età più o meno che si suicidano, ma li capisco perfettamente, e credetemi che se non avessi i miei amici su cui contare non credo che sarei qui. Mi dispiace sul serio, ma la situazione è diventata insostenibile...

Sai, la tua età è quella dove tocca costruirsi delle certezze e seguire - o almeno iniziare a farlo - la propria strada.

Posso capire la rabbia derivante dai comportamenti di tua madre e di tua sorella, neanche a me piacerebbe sapere che vengono letti dei miei scritti personali sul computer o mandate delle persone a "sondare il terreno", ma sono cosciente del fatto che una situazione simile deriva dalla mancanza di dialogo e che non può che incrinarsi per come va adesso.

E hai scritto bene nell'ultimo post: vorresti sentirti forte ma non lo sei, questo perché non sei pronto ad esporti.

 

Io al posto tuo mi chiederei il perché di questo non riuscire ad esserlo o, se preferisci, quanto influisca il non sentirti accettato in famiglia; va da sé che sentirsi accettati dagli amici è prezioso, ma la propria famiglia è comunque un punto di riferimento.

La rabbia è rabbia e fa anche parte della tua età, ma deve trovare uno sbocco per non far sentire te sempre più frustrato o non danneggiare ulteriormente il legame familiare.

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