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Il Brasile brucia ma il mondo parla solo del Calcio


Silverselfer

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Silverselfer

Ogni mattina guardo le news e mi stupisco sempre nel costatare che alcune notizie vengano date in sordina. 

 

E' poco più di una settimana che il Brasile è teatro della più grande protesta popolare di quelle che abbiamo visto in questi ultimi anni. Più grande in quanto coinvolge più di un milione di persone in piazza in un paese grosso quanto un continente. Lo score delle vittime è salito a cinque morti, ma sono i gol delle nazionali di calcio che i nostri giornali preferiscono dare maggiore rilevanza.

 

Solo ieri ci sono state 25 manifestazioni con scontri a Brasilia, Vitoria, Porto Vhelo, Teresina e Fortaleza dove giocava la nazionale. Ma è a Rio de Janeiro e San Paolo dove gli scontri sono stati più cruenti nei giorni scorsi e dove ormai vige uno stato di polizia.

 

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Come vedete da questa immagine, la maschera di "V" è sempre la stessa. Probabile che la indossasse anche Douglas Henrique de Olivera Susa, 21 anni, la quinta vittima.

 

Certo che la polizia ancora non ha reagito come potrebbe fare e speriamo che non lo faccia mai, perché quella brasiliana è un vero esercito addestrato proprio alla guerra urbana, al confronto l'esercito turco sono dei vigili della municipale.

 

Come accade sempre nelle insurrezioni popolari è una goccia che fa traboccare il vaso, un pretesto che appare futile a far scaturire la scintilla e accendere la miccia. Qui è stato l'aumento del prezzo dei biglietti dell'autobus. Oggi però si chiedono più investimenti nella sanità pubblica e soprattutto nell'istruzione. Tuttavia il malcontento è più generalizzato e si scaglia contro un sistema paese corrotto e che non ha mai realmente fatto nulla per creare una ridistribuzione della ricchezza più equa. 

 

Quello che noto in questi sollevamenti popolari è che si può iniziare a parlare di un solo popolo in tutto il globo. I ragazzi di piazza Tahrir parlavano la stessa lingua degli spagnoli e persino quelli di  Tel Aviv non avevano istanze diverse dai loro "nemici" turchi di piazza Taksim e tutti insieme portano avanti le rivendicazioni che erano le stesse della rivoluzione dei gelsomini cinese. 

 

Quello che inizio a pensare è che il Che sia veramente morto e al suo posto oggi c'è "V" ... con i social network e la rete che rendono il pianeta terra un'unica piazza virtuale. Quella gente in strada non è comunista è più propriamente anarchica, anche se qui Bakunin non lo conosce nessuno e forse manco c'entra niente. Onestamente ci sarebbe da riflettere su qual è l'ideale che muove "V", la vendetta sociale sicuramente, ma la prospettiva? Aleggia sempre questo spirito della rete come fosse il mondo annunciato dall'apocalisse Maya, ma ancora non se ne vede profilare lo skyline all'orizzonte. 

 

Oggi si discute se dare le armi ai ribelli Siriani (anche lì è iniziato tutto allo stesso modo) dimenticandosi che i veri rivoluzionari sono dei ragazzini di 15 anni cui tutti danno la caccia, mentre a spararsi addosso sono i soliti noti delle fazioni in lotta per il dominio del Medio Oriente (Americani e Russi compresi). Però in Brasile ci sarebbe un modo più semplice per reagire e appoggiare i dimostranti: ritirare la nostra nazionale di calcio e minacciare di boicottare i mondiali del 2014. L'Italia è una super potenza del calcio, una nostra defezione non passerebbe inosservata ... ma anche se lo fosse, sarebbe comunque una scelta etica cui la comunista ex guerrigliera presidente Dilma Rousself dovrebbe tener conto.

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non penso che si possa definire proprio anarchia questa (forse da parte di alcuni sì), piuttosto la interpreto come una voglia di rinnovamento, un risveglio del popolo, con le nuove tecnologie tutto il mondo vede come si vive "bene" nell'occidente, questi paesi in cui l'ignoranza ha sempre fatto da padrone ora riescono a vedere ciò che non hanno e ciò che potrebbero essere, penso che da qui stiano partendo i moti delle varie parti del mondo... sarà una lotta dura e penso che passeranno gli anni (se non secoli) prima che si possa ristablire un senso di pace

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Silverselfer

@Tissue   Anarchia non è una brutta parola, ma convengo con te che non è il termine giusto per definire questa volontà di cambiamento. Il termine più giusto è "democrazia orizzontale", che però se andiamo a guardarla meglio, ha molti aspetti simili al concetto di anarchia, in quanto non riconosce nessun altro "artificio" di delega politica. Qui in Italia abbiamo il Movimento 5 Stelle che per primo al mondo se n'è fatto interprete. Lascio a te il senso politico che alla prova dei fatti si sta manifestando.

 

Non sono, invece, d'accordo con te con l'interpretazione nel mondo altro - povero e sottosviluppato, che attraverso la rete entra in contatto con noi "mondo civilizzato", desiderandone poi l'opulento stile di vita. Ti ricordo che questi movimenti sono nati in occidente e solo dopo si sono allargati a macchia d'olio nel resto del mondo. Tanto meno in occidente hanno ricevuto un trattamento di favore ... in Francia, Regno Unito, Spagna e Usa hanno usato le maniere forti per sgomberare le piazze e se non ci sono stati altrettanti scontri violenti, è solo perché qui la gente che scende in piazza ha qualcosa da perdere che in altri posti non hanno. 

 

Il Brasile o la Turchia, poi, sono delle tigri economiche i cui tassi di crescita economica oramai noi occidentali ce li sogniamo. Anzi, dobbiamo guardare a questi paesi come il futuro del mondo, in quanto è lì che si sta sperimentando il nuovo modello di crescita globale. Oggi ascoltavo il discorso del presidente Sud Africano ad Obama, nel quale si sottolineava che il continente Africano ha un tasso di crescita economico secondo dolo a quello Asiatico. Quindi, noi europei dovremmo finalmente abbandonare questa idea presuntuosa di essere "gli occidentali" intesi come la società più ricca e prospera, quanto invece i custodi di diritti civili e sindacali raggiunti attraverso secoli di privilegi messi in conto a queste genti che oggi si stanno emancipando. Il punto è che nell'infezione globalizzante, noi stiamo perdendo queste conquiste sociali che loro cercano di rivendicare. Noi arretriamo risucchiati dalla ascesa economica di quei paesi che ci fanno concorrenza proprio approfittando della storica diseguaglianza sociale che li ha sempre caratterizzati ... Il paradosso è che noi abbiamo costruito il nostro mondo "civile" proprio a scapito delle loro ingiustizie sociali. 

 

In tutto questo s'innesta poi il mondo altro che è l'universo cinese, ma queste sono altre considerazioni. Il punto è, secondo me, capire quale sia il sogno dei ragazzi che scendono ogni giorno in piazza lasciandoci anche la vita. Sicuramente vogliono qualcosa di nuovo. Sicuramente questo qualcosa non ha solo a che fare solo con il benessere economico, almeno inteso nell'economia finanziaria che contraddistingue il mondo attuale. 

 

Soprattutto, credo che sia interesse "occidentale" che questi paesi raggiungano il n ostro livello di civiltà dei diritti civili e nella fattispecie del lavoro. Solo così noi preserviamo il nostro stato di diritto. Starcene alla finestra a contare i gol di una nazionale, lo trovo un po' come segno dei tempi ... in cui si vive alla giornata ... esempio degli esempi il nostro governo Letta che risolve i problemi rimandandoli a dopodomani ... 

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Si chiama "nascita della borghesia".

Il proletariato lavora troppo e la rivoluzione non la sa fare.

Questi fanno oggi il loro '68 ed era anche ora.

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Infatti, abbiamo visto cosa il '68 ha portato in Italia: è stato un buon trampolino di lancio per buona fetta della nostra classe dirigente, cioè della borghesia stessa, ideatrice del '68 in tutto il mondo. Perché le rivoluzioni le fa sempre la borghesia, il proletariato è sempre vittima della demagogia borghese.

Al di là delle nostalgie e dei romanticismi sessantottardi, vorrei ricordare ad Almadel che in Brasile, a differenza dell'Italia, il matrimonio gay esiste già. Quindi sono i gay italiani, dal punto di vista omoideologico, ad essere indietro di mezzo secolo rispetto a "quelli" :sarcastic:

@Silverselfer, temo che boicottare i mondiali non sia fattibile. Troppi gli interessi economici in gioco. Non sarebbe conveniente né per l'Italia, né per il Brasile. Dovrebbe succedere solo quello che è successo in Libia dopo che hanno fatto fuori Gheddafi.

A questo punto però non occorrerebbe il boicottaggio: saremmo nella guerra civile.

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Attenzione alle proteste di piazza in questi paesi politicamente instabili, un esempio ce lo sta dando l'Egitto, dove ci sono enormi proteste di piazza (con morti e feriti) contro il presidente democraticamente eletto! (il primo nella storia del paese del Nilo), fomentati dai militari e dai nostalgici del vecchio regime, anche se dai nostri mass media non si capisce più di tanto cosa sta realmente accadendo.

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