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Gran Bretagna, il governo dice sì ad avvocati e ingegneri senza laurea


Fred

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fonte: http://www.universita.it/gran-bretagna-avvocati-ingegneri-senza-laurea/

 

 

Gran Bretagna, il governo dice sì ad avvocati e ingegneri senza laurea: sarà possibile dal prossimo anno

 

Grazie all’apprendistato, dall’anno nuovo in Gran Bretagna sarà possibile accedere a professioni altamente qualificate non andando all’università. Si potrà diventare commercialisti, avvocati, ingegneri edili, revisori dei conti o manager assicurativi senza laurea, ma semplicemente formandosi “sul campo”. Ad annunciarlo il ministro inglese per la formazione, Matthew Hancock: “L’università non è per tutti, ma non vedo perché non si debba poter ottenere la stessa qualifica professionale data da una laurea”.

L’iniziativa del governo inglese deriva dalla grande recessione che ha messo in crisi un po’ tutto il mondo, comprese le università più prestigiose della Gran Bretagna – come quelle di Eton, Oxford e Cambridge – e anche gli studenti che vogliono accedervi. Lo scorso anno, ad esempio, la media delle tasse universitarie è salita fino alla cifra record di 9 mila sterline annue. Motivo per cui, il numero degli iscritti è diminuito di ben 57mila studenti. Da qui l’idea di poter diventare ingegneri o avvocati senza laurea, ma attraverso l’addestramento al lavoro, come già si faceva con artigiani, disegnatori tecnici e odontotecnici.

 

Di solito, in Gran Bretagna, per diventare avvocati o ingegneri è necessario “frequentare per tre anni l’università e poi dedicarsi ad un ulteriore corso di qualificazione”. Dall’anno prossimo, invece, sarà possibile raggiungere lo stesso grado di conoscenze senza che si consegua una laurea, ma “iniziando il training al primo giorno di lavoro”. Per favorire l’iniziativa, il governo inglese ha già stanziato 25 milioni di sterline, destinate a finanziare una trentina di aziende che vogliono aderire al progetto: “Per troppo tempo nel nostro Paese si è favorita una discriminazione tra l’apprendimento accademico e la pratica professionale – spiega il ministro Hancock – consentendo a Paesi come la Germania di superarci nella corsa globale per l’eccellenza in campo tecnologico”.

Tra le aziende aderenti si ricordi la PricewaterhouseCooper, famosa società di consulenza e di revisione contabile, e la Balfour Beatty Construction, come pure la BPP Law School, una delle più importanti scuole di formazione professionale legale nel Regno Unito. La decisione del ministro inglese sta dividendo l’opinione pubblica del Paese: mentre le associazioni di categoria si mostrano favorevoli, dagli atenei del Regno non giunge alcun consenso. Piuttosto cauti gli esponenti politici, che invitano a non sottovalutare “la valenza di una formazione universitaria più approfondita e completa”.

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Cosa ne pensate?

 

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E' tutto sbagliato, da chi riesce a lavorare in posti di responsabilità senza laurea a chi si vanta del proprio titolo e fa a gara con i colleghi. In un Paese civile non dovrebbe esserci posto né per gli ignoranti né per i saputelli!

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Se le tasse universitarie sono salite a 9000 sterline di media, si finanzino borse di

studio per i meritevoli meno abbienti, oppure si finanzi direttamente l'università,

ma finanziare le imprese perchè facciano formazione professionale al posto

dell'università....mi lascia perplesso.

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a sto punto studiare a che serve? o_O  ah già... cultura personale :asd:

Mi viene una battuta di Bart: "guardami sono uno studente universitario! ho guadagnato 100 dollari l'anno scorso" e Marge che gli dice "Bart, non prendere in giro persone che hanno fatto una scelta di vita alternativa"  o una cosa simile :asd:

Cmq sono un po' dubbioso su come sarà gestito questo sistema.

Qui in Italia chi ha fatto alcuni anni di lavoro come tecnico (certificabile da un contratto a tempo) può scalarsi sia gli anni di tirocinio per l'abilitazione, sia qualche credito universitario. 

E la cosa funziona anche al contrario: se hai fatto tot esami universitari ti scalano alcuni mesi di tirocinio.

Edited by Fantom
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Hinzelmann, ma le borse di studio non potranno mai essere tante quante i posti di lavoro disponibili...e non avranno mai lo stesso spessore economico di uno stipendio.

Molto spesso si è costretti a lavorare piuttosto che a studiare non tanto perché non ci si può permettere lo studio (qui in Italia ad esempio ha costi, in confronto, irrisori), quanto perché serve effettivamente guadagnare uno stipendio.

Con questo non voglio dire che sicuramente l'iniziativa avrà successo, e che l'Università è inutile, affatto...ma di certo non mi sembra un'idea totalmente da scartare, per questo genere di professioni. Non si tratta di insegnanti, filologhi o storici ma di figure professionali per cui s'impara comunque tantissimo sul campo, quindi non mi pare un passo tanto lungo pensare di farlo direttamente (in effetti giusto per gli avvocati rimango vagamente perplessa).

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Leggo da Il Giornale e quindi prendo con le molle:

 

Chi paga allora, perché i giovani vengano formati e possano «crescere» all'interno di una compagnia senza che i suoi bilanci finiscano in rosso? Per adesso paga in buona parte lo stesso governo che per favorire l'iniziativa ha già stanziato 25 milioni di sterline destinate a finanziare una trentina di aziende disposte ad assumersi l'onere di formare i nuovi professionisti senza laurea.

 

Tra queste la PricewaterhouseCooper, una famosa societa' di revisione contabile e consulenza e la Balfour Beatty Construction. Altri contatti sono già stati avviati con la BPP Law School, una tra le più prestigiose scuole di formazione professionale legale post-laurea. Mentre le associazioni di categoria già plaudono alla decisione del ministero, commenti più cauti giungono dal mondo politico che invita a non sottovalutare «la valenza di una formazione universitaria più approfondita e completa». L'idea del ministro non ha invece riscosso alcun entusiastico consenso tra gli atenei del Regno. «Gli studenti non dovrebbero venir incoraggiati a prendere decisioni importanti in base ai costi da sostenere», ha dichiarato secca Sally Hunt, segretario generale del sindacato delle università interpretando il pensiero generale di tutti gli atenei

 

Non vorrei stare dalla parte degli Atenei per partito preso, ma neanche dalla parte di scuole di formazione professionale

create da categorie professionali.

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Secondo me è una cavolata... ok la formazione sul campo è importante ma è aggiuntiva e va ad accrescere la preparazione che già si possiede. Se la gente che non puo' permettersi di andare all'università, e non riesce ad ottenere una borsa di studio, semplicemente non ci va. 

Edited by BlaineAnd.
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Senza teoria non capisco come poter applicare la pratica. Le basi sono indispensabili, specialmente per un lavoro importante e di responsabilità.

E sicuramente gli anni passati sui libri servono anche per renderti più sicuro di te stesso.

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Da quel che ho potuto apprendere dall'articolo mi sembra un'ottima iniziativa, che sarebbe da replicare anche in Italia, dove le università più che altrove tendono ad essere troppo orientate verso lo studio astratto piuttosto che sulle reali esigenze del mercato. Inoltre essendo per l'abolizione del valore legale della laurea non potrei essere contrario ad iniziative che aprono strade differenti per il conseguimento di determinati traguardi professionali. MI lascia perplesso, nel senso che dovrei informarmi meglio, il metodo scelto per il riconoscimento del percorso.

Edited by Frollo
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Mi viene una battuta di Bart: "guardami sono uno studente universitario! ho guadagnato 100 dollari l'anno scorso" e Marge che gli dice "Bart, non prendere in giro persone che hanno fatto una scelta di vita alternativa"  o una cosa simile

personalmente non l'ho capita xD ma mi fa piacere che ti ricordi le battute dei simpson :asd: 

 

 

tornando all'argomento a sto punto sono meglio le vie di mezzo :\

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@Orfeo87, in realtà è una proposta progressista :)

"Visto che le Università sono ormai solo per elite in UK,

almeno che accedano a certe professioni anche i figli dei poveri

che devono andare a lavorare a 18 anni".

 

La domanda che dobbia porci è: "Funzionerà?"

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"i figli dei poveri" hanno l'opportunità di ottenere una borsa di studio, se non ci riescono vanno a lavorare a 18 anni e si trovano un altro lavoro che non presuppone il possesso di una laurea; a causa dell'esagerata accessibilità alle università in italia ci sono non so quanti avvocati che si girano i pollici e chi più ne ha più ne metta, quando tutte queste persone potrebbero benissimo lavorare e fare qualcos'altro.

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Personalmente credo molto poco nelle università. e probabilmente perché quello che studio non c'entra nulla con il mestiere che andrò a fare, né nel campo specifico.

Dunque direi che hanno fatto bene.

L'importante è investire anche su una coerente formazione teorica, da svolgere parallelamente. Coerente nel senso che deve servire davvero, non come la storiella delle nostre (inutili?) università, ormai diventate parcheggi dove far perdere tempo agli studienti che non troverebbero lavoro fuori, esercitare baronismi di ogni genere, dimostrare ancora una volta quanto siamo lontani e arretrati.

Una sola differenza con l'Italia: qui il problema è l'università, lì il problema sono i costi. Generalizzando un po', naturalmente.

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Se in parte concordo le perplessità di @@Hinzelmann , resta il fatto, secondo me, che qualcosa nelle università deve cambiare. Come qualcuno ha già detto, spesso le università non formano adeguatamente gli studenti o li formano in maniera approssimativa o poco pratica. Nell'articolo si parla di avvocati e di ingegneri: io non sono nè dell'una nè dell'altra facoltà, ma per fare un altro esempio (il primo che mi viene in mente), conosco due persone laureande in economia che mi ripetono continuamente che loro, uscite dall'università, non saranno in grado di lavorare su un bilancio. E da quello che sento in giro, la cosa è molto più frequente di quanto si pensi, anche in altre facoltà...roba da far cadere le braccia...perchè poi ci si deve sempre perfezionare dopo, in un continuo percorso formativo che non finisce mai. Allora uno che ci sta a fare 5 anni (ed anche oltre) all'università?  E inoltre, avendo mia madre lavorato a lungo come segretaria in uno studio legale, so che l'avvocato suo datore di lavoro si lamentava costantemente dei praticanti più giovani, e addirittura segava a priori quelli provenienti da università private...

Al di là delle perplessità, c'è davvero qualcosa che non va, fra costi esorbitanti, fondi che però latitano o non arrivano mai, baronati e preparazione approssimativa...bisognerebbe dare una scossa forte, a livello culturale, organizzativo, didattico etcetcetc...

 

C'è anche da dire però che questa fregola continua verso tutto ciò che viene dal Nord Europa deve anche finire: basti vedere la discussissima introduzione del 3+2...

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@Orfeo87, in realtà è una proposta progressista :)
"Visto che le Università sono ormai solo per elite in UK, almeno che accedano a certe professioni anche i figli dei poveri che devono andare a lavorare a 18 anni".

 

Magari i figli dei poveri devono andare a lavorare anche prima dei 18 anni e comunque se un edificio rovina perché l'ingegnere strutturale è figlio di un povero ed ha incominciato a lavorare  a 18 anni senza adeguate basi teoriche, quelli che sono rimasti sotto le macerie non saranno molto consolati per aver contribuito all'elevazione sociale del figlio del povero!

 

 


La domanda che dobbia porci è: "Funzionerà?"

 

Visto che gli incompetenti pullulano anche tra i laureati, mi domando se non si debbano aumentare invece di diminuire gli esami ed i controlli per accedere a certe professioni "pericolose": ingegneri, medici, famacisti, ma anche commercialisti e avvocati.

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sulla questione ci sono due aspetti secondo me:

 

1. è giusto che per fare una professione ci voglia un titolo di studio ?

 

2. è necessario avere certe conoscenze che sia indispensabile per fare una professione ?

 

il punto 1 ha una risposta soggettiva e per questo non rispondo al punto 1.

 

il punto 2 io penso che dipende dalla professione.

 

faccio degli esempi.

 

1. si scoprono ogni tanto dei falsi medici che esercitano la professione da molti anni (spesso in un ospedale) e che non hanno la qualifica necessatia (credo bossi sia uno di questi).

http://italianimbecilli.blogspot.com/2009/10/umberto-bossi-faceva-il-medico-ma-senza.html

qualcosa questi falsi medici devono pur sapere se riescono a gabbare i loro colleghi per molti anni....

2. le assicurazioni svizzere danno lavoro a parecchi matematici. quel che questi matematici fanno da loro lo imparano sul posto di lavoro e ha pochissimo a che vedere con la matematica che si studia all'università A che serve allora la laurea in matematica per questi mestieri ? non lo so....

3. l'università di zurigo pretendeva fino a 1-2 anni fa di avere una maturità con latino (o un esame di latino di ammissione) per chi voleva studiare certe materie umanistiche anche se il latino praticamente non serviva per studiare queste materie in seguito....

4. chi si laurea in filosofia normalmente deve inventarsi un lavoro dopo la laurea perchè nessuno o quasi richiede una laurea in filosofia come base per un lavoro. serve dunque a nulla studiare filosofia ? mah.... i filosofi non saranno d'accordo.....

 

riguardo le borse di studio ho una mia teoria singolare: andrebbero date non in base ai soldi che ha la famiglia di chi studia ma in base alle note dello studente per incentivare allo studio i migliori e fare una selezioni col criterio del merito. c'è gente che fa l'università e viene bocciata all'università o fa l'università col minimo delle note. queste persone forse sarebbe stato meglio se avessero intrapreso un'altra carriera. Gli studi universitari costano molto allo stato e incentivando i migliori si avrebbe un maggior rendimento dei soldi che lo stato spende per le università.

 

per me bisognerebbe differenziare: per alcuni mestieri si può fare che non serve l'università, per altri no.

Edited by marco77
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so che l'avvocato suo datore di lavoro si lamentava costantemente dei praticanti più giovani

 

 

A questo può rispondersi facilmente, l'Avvocato medio appartiene ad una classe

di età in cui si laureava una percentuale pari alla metà dei laureati odierni ed in

periodi economici in cui la PA ed il mercato del lavoro assorbivano la gran parte

dei laureati in legge in funzioni impiegatizie.

 

Oggi i laureati sono il doppio e non trovando altri sbocchi lavorativi, nel frattempo

fanno un praticantato di professione forense, col risultato che i praticanti sono oltre

il quadruplo. Né è detto che i migliori dopo aver passato l'esame di abilitazione continuino

perchè spesso riescono a vincere qualche -raro- concorso, preferito ad una professione

che vede un numero di Avvocati maggiore rispetto agli altri paesi europei ( paradossalmente

noi continuiamo ad avere meno laureati, ma sempre più avvocati...perchè la piccola e media impresa

non ha uffici legali interni e la PA non può permettersi assunzioni aggiuntive essendo già

ipertrofica, al massimo c'è il turn over )

 

E' quindi fisiologico che il livello qualitativo sia in una certa percentuale calato. Gli avvocati

sono però molto critici, non tanto per l'assenza di una formazione pratica, che mancò pure

a loro e che in ogni caso avrebbero interesse a poter gestire loro...quanto per la lamentata

carenza di conoscenze di base, fra cui la proprietà linguistica e le capacità logiche ( insomma

vi danno degli stupidi e degli ignoranti Lol )

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AndrejMolov89

Dico la mia rapidamente:
Secondo me è una stronzata.Sarei d'accordo che le aziende sinergicamente aiutino le università per preparare persone sia teoricamente che al mondo del lavoro, ciò che manca in Italia è per l'appunto una certa incomunicabilità tra le realtà lavorative e di formazione.  

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Una grande iniziativa, uno di quei (rarissimi) apsetti positivi della cultura pragmatica inglese che naturalmente difficilmente verrà imitato in Italia, a differenza di tanti inutili scimmiottamenti . Solamente, la formazione professionale non dovrebbe essere gestita dagli ordini professionali, ma semplicemente ad, esempio, da altri avvocati in qualità di liberi professionisti. E dovrebbe essere gratuita e aperta a tutti. Infatti il tirociniante pagherebbe la sua formazione pratica con il lavoro svolto sul "campo" nello studio dell'avvocato. Il vantaggio sarebbe che dopo la pratica si ritroverebbe un titolo di studio bypassando l'inutile università, e non dovrebbe fare poi altra pratica (come avviene oggi) in uno studio per aprirsene (forse) uno suo, entrando più velocemente nel mondo del lavoro.

Ma si sa, in italia la gerontocrazia che domina ha tutto l'interesse a tenere i giovani il più a lungo possibile fuori del mondo del lavoro e a parcheggiarli nelle università per mantenere il sistema di caste e privilegi che gestiscono con il loro familismo e clientelismo. Inoltre quella degli avvocati è una delle lobby più potenti, non ha bisogno nemmeno di fare pressioni parlamentari perchè molti membri del parlamento sono avvocati o ex avvocati.

 

Tra l'altro è l'intero sistema giuridico italiano che dovrebbe essere riformato, a parte le professioni inerenti: una selva di leggi, leggine e controleggi ridicole, dove gli azzeccagarbugli sguazzano alla grande. In un paese civile un cittadino dovrebbe essere nmsso in grado di difendersi da solo (almeno nelle cause civili), non dovrebbe avere bisogno di un professionista. Oggi nemmeno un ricorso puoi farti senza l'avvocaticchi

o (che però rinuncia perché in base alle nuove disposizioni spesso economicamente non conviene)

La cosa più ridicola è che un laureato in giurisprudenza appena uscito dall'università, spesso non è in grado di fare un ricorso, se non fa prima  pratica in qualche studio...

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Se ci penseranno le aziende con annessi istituti di formazione a dare oltre alla pratica, le giuste conoscenze, queste sostituiranno l'università, che da sola evidentemente non completa la formazione. Secondo me è positivo, se e solo se oltre la formazione sul campo, danno anche le giuste conoscenze, perché servono entrambe!

Bisognerà solo vedere all'atto pratico se questo sistema d'insegnamento che sostituisce l'università sia meglio o peggio.

L'articolo parla solo di ingegneri EDILI avvocati e manager contabili. Solo gli ing. edili perché l'edilizia è un insieme di conoscenze tecniche, scientifiche e pratiche che difficilmente all'università si affrontano con completezza, faccio un esempio:

 

Un ing edile che non si laurea e non sà nulla di matematica (e probabilmente crede che S. Venant sia un santo) avendo fatto solo esperienza sul campo, sà che un edificio di tot piani si regge con tot numero di pilastri e travi, e allora ricopia sempre gli stessi calcoli e progetta tutti edifici simili, con la stessa intelaiatura, però se gli cambi la posizione di qualcosa non capisce più niente e non sà come proseguire!

Ma potrebbe benissimo campare così a fare sempre le solite strutture. Sarà sicuramente compentente per quello che fa, ma non è un ingegnere.

 


una selva di leggi, leggine e controleggi ridicole, dove gli azzeccagarbugli sguazzano alla grande
dici bene U_U Edited by Fantom
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AndrejMolov89

Sì, ma non si capisce che di fondo, l'unico problema è la mancanza di comunicabiità tra mondo del lavoro e università. Senza un bagaglio culturale solido non si va molto avanti nelle professioni ingegneristiche.Lo dico, perché osservo molto ingegneri miei amici che continuano a confermarmi che le loro conoscenze gli servono... 
Va da se' che questa proposta mi sembra stupida. 

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il paese che, con gli USA, esprime le migliori universita' al mondo, propone questo? praticamente mandano allo sfascio quello che tuttora e' motivo di vanto della nazione e praticamente si condannano all'isolamento, quale ingegnere non inglese vorrebbe andare a lavorare in UK sottopagato (perche quello sara') e quanti inglesi senza laurea potranno andare a lavorare all'estero?

 

non e' compito delle aziende formare i giovani, non e' quello il loro scopo che ricordo e' il lucro.

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Nell'azienda in cui lavoravo c'era un dirigente che aveva come titolo di studio la terza media.

Ebbene, era molto piu' ferrato e competente degli altri dirigenti, che erano tutti laureati (principalmente in materie economiche).

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@@marcCA negli U.S.A. non esiste un riconoscimento legale per la laurea, ma un sistema di valutazione ed accreditamento dei corsi e degli atenei gestito da enti privati e da uno pubblico, USDE, che conferisce le borse di studio federali. Quindi negli U.S.A. vengono valutate le tue competenze, di cui certamente la laurea è una prova, ed in base a queste accedi alle posizioni lavorative, senza che esse dipendano necessariamente da un pezzo di carta, quindi oltreoceano sono ben oltre ciò che si sta proponendo in Gran Bretagna.

 

P.s./Ho molto semplificato, ma era per rendere l'idea.

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L'università ( e ve lo dice un laureato "magistrale"), come l'isitituzione scolastica nel suo complesso , non è altro che uno strumento di repressione.

Ci hanno convinto, ci vogliono ancora convincere e vorranno convincerci sempre che è uno strumento di formazione. L'istruzione, così com'è concepita nella società contemporanea globalizzata, non è altro che una forma di castrazione intellettuale. Serve a produrre tanti piccoli giardinieri, ciascuno specializzato nella cura del suo orticello, gelosissimo dello sputo di sapere che gli hanno accreditato di fronte alla società con la stupida pergamena, che poi non gli servirà nemmeno a pulirsi il sedere, dal punto di vista pratico. L'università italiana in particolare ha perso da tantissimo tempo ogni contatto fattivo con la realtà (e la dimostrazione è il fatto che il nostro paese, dal dopoguerra in poi, è stato edificato soprattutto da geometri, più che da ingegneri e architetti).

Ben venga la formazione professionale sganciata dal titolo di studio. Cos'è che brucia, il timore  che il costruttore di case e strutture non possa fregiarsi più del titolo pomposo di "dottore ingegnere", rilasciati dall'istituzione castrante e dall'ordine professionale che la condiziona?  che il patrocinatore di cause perse non possa fregiarsi più del titolo di "dottore avvocato", che lo distingue dal cittadino anonimo?

Fra l'altro, l'ultimissima  tendenza dell'istruzione americana è quella di mettere il sapere on line gratis. Adesso possiamo frequentare prestigiose università americane senza spendere un dollaro, seduti sulla sedia di casa nostra. E parlo di università americane rinomate internazionalmente. Chi se ne frega del titolo di studio certificato, quando ho la possibilità di studiare l'informatica o la matematica al MIT da casa mia?

Basta con questa burocrazia asfissiante! La scuola, l'istruzione e tutto quello che ad essa è collegata in Italia è solo burocrazia  e castrazione, uno dei tanti strumenti di questa società repressiva che serva ad alimentare il potere della Casta che la domina e a tenere sotto la frusta mentale gli imbelli.

Vogliamo un sapere libero, gratuito, in cui non conta la certificazione, ma la crescita intellettuale. Perché se ho scelto un campo umanistico di studi mi deve essere precluso il campo scientifico, secondo la logica degli orticelli non comunicanti? la divisione del sapere riflette le divisioni di questa società repressiva. Chi ha una visione limitata del sapere è facilmente gestibile dal potere, perchè la sua visione delle cose sarà sempre limitata.

Quindi plaudo all'esempio inglese. non mi interssa avere altri inutili laureati in architettura e ingegneria. Mi basta un geometra che abbia la coscienza di non edificare su zone archeologicamente vincolate. E il nostro sistema di istruzione non ci garantisce nemmeno che un architetto o un ingegnere abbia questo tipo di coscienza!

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AndrejMolov89
Nell'azienda in cui lavoravo c'era un dirigente che aveva come titolo di studio la terza media.

Ebbene, era molto piu' ferrato e competente degli altri dirigenti, che erano tutti laureati (principalmente in materie economiche).

Aveva più esperienza di un laureato, ma non più competenza in materie economiche. 

C'è la capacità manuale e pratica, e la conoscenza e competenza. La prima può esistere la seconda, la seconda acquista significato con la prima. Sento molte volte questa proforma del dire che una persona non laureata e con la terza media è più competente, ma si parla di esperienze di lavoro, di vita. 

Con questo non voglio togliere nulla al dirigente della tua azienda passata, ma secondo me il problema non è tanto di laurea o altro, ma di mancanza di comunicabilità tra mondo del lavoro e università. 

Io come universitario, sinceramente, non saprei come destreggiarmi nella pratica, ma devo prepararmi a conoscere le possibili risposte. Un geologo improvvisato può descriverti un terreno, ma se non ha le conoscenze di base non potrà fare altro. 

Secondo me, con questi confronti si svaluta lo studio universitario, lo si rende e dichiara inutile nella vita. Invece non è così, ed è un dato di fatto. L'unico problema è per l'appunto l'incomunicabilità col mondo del lavoro, che fa stagnare le competenze, le aziende devono agire sinergicamente con l'università, non devono rimanere rincoglionite in attesa. 

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Per quanto riguarda la "veloce immissione nel mondo del lavoro" bisognerebbe

partire dal fallimento della riforma della laurea triennale.

 

A giurisprudenza a quel che so oltre l'80% continua gli studi e fa la magistrale

perchè la laurea triennale non serve di fatto a trovare lavoro, non so in generale

ma pare che il mercato del lavoro non richieda queste lauree brevi.

 

Se non c'è domanda di Avvocati, se le ditte neanche assumono i laureati io so

che in Italia nessuno di loro si metterà a formare dei giuristi sul campo...può

essere che sia diverso per ingegneria o altri campi che conosco meno, anche

se a me risulta che già oggi i laureati in ingegneria trovano più o meno lavoro

ma per impieghi demansionati e con contratti di lavoro di "apprendistato", generalizzati

fino ai 30 anni.

 

Se si demansiona un laureato, l'interesse a qualificare un diplomato temo sia relativo

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