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Amicizia maschile etero e solitudine


Isher

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Poc'anzi parlavo con un mio amico, 30 anni, etero. Gli descrivevo il rapporto molto stretto, quasi di coppia (per così dire)

che c'è tra due donne che conosco, madre e figlia, l'una vicina ai 60, l'altra di 35 anni: vivono insieme, sia pur conducendo

ognuna la propria vita professionale, usano la casa come base comune del loro lavoro e dei loro spostamenti, ma

passano le vacanze insieme, nel tempo libero vanno in bicicletta insieme, parlano insieme di molte cose e sono molto unite

tra loro. E' un amore, in fondo, ho detto: loro, «si preferiscono».

 

Lui, pur essendo come me un po' critico verso certi aspetti di questo ménage a due, ha osservato come fosse in fondo

affascinante e proprio perché è un rapporto tra due donne. Tra due uomini, ha osservato, non ci potrebbe mai essere,

perché, anche quando è profonda, l'amicizia tra due uomini nasconde sempre il senso di qualcosa di irraggiungibile o

è un contemplare insieme due solitudini, due distanze.

 

Per me è un discorso noto, anzi è proprio quello che io penso essere la condizione di base dell'amicizia eterosessuale

maschile. A differenza del mio amico etero, infatti, io sono in grado di dire perché è così. L'amicizia, maschile soprattutto, è

una creazione eterosessuale, e certo che è un contemplare insieme due solitudini, una distanza nella vicinanza, perché

questo è proprio ciò che rimane tra due maschi dopo che sia stata estirpata, storicamente (rispetto ai Greci), e psicologicamente,

la possibilità dell'omosessualità, cioè dell'amore e anche del sesso tra due uomini.

 

Vorrei conoscere le vostre riflessioni. E' possibile che gli etero comprendano o arrivino a formulare la mia conclusione, ossia

comprendano perché sentono così, perché non può non essere che così, una volta che l'omosessualità sia stata estirpata

dalle loro coscienze e dalle loro vite? Conosceremo sempre tutti solo questo tipo di amicizia? E qualunque altra osservazione.

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privateuniverse

Ammesso e non concesso che io abbia capito esattamente cosa intendi, risponderei alla tua domanda con un no, non credo sia possibile.

 

Tuttavia, non sono molto d'accordo sulle cause che individui. Non credo che sia l'eterosessualità dei maschi a impedire loro di intendere l'amicizia come intimità o come uno spazio in cui si condividono non solo delle attività, ma anche delle emozioni.

 

Credo che sia proprio il fatto di essere maschi (e, come tale, in generale poco interessati alle emozioni, e poco a loro agio con la loro vita emotiva) a impedire questa possibilità, salvo poche, rare eccezioni che finiscono per confermare la regola.

 

Penso che tra due maschi omosessuali si produrrebbero, e si producono quasi sempre, le stesse dinamiche.

 

Sotto quest'aspetto io non credo ci siano differenze significative tra i maschi omosessuali e i maschi eterosessuali.

 

Nella maggior parte dei casi, i maschi sono molto preoccupati di controllare le loro emozioni e di tenersene a distanza, e questo li rende, generalmente, molto prevedibili sotto questo profilo.

 

E anche molto noiosi.

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Direi che nel caso da te descritto anche le due donne vivono nella loro solitudine personale e sono legati dalla casa e dai sentimenti che hanno tra loro una madre e una figlia,uniti anche da una grande libertà di espressione della figlia.E anche se condividono le loro esperienze rimangono comunque "separate".

 

Perché,secondo te,due fratelli non potrebbero vivere insieme e nello stesso tempo volersi del bene,ma rimanere pur sempre semplicemente fratelli?

 

 

Il fatto della società,al mio parere,ha fatto si che le persone,che prevalentemente sono “etero”,ma potenzialmente potrebbero stare con degli uomini,non esprimono una delle loro parti,anche se essa esiste.Ciò però non si applica a tutti gli etero,e non al fatto stesso di essere etero in generale.

 

E’ probabilmente vero che se ci fosse una maggiore apertura mentale eventualmente ci sarebbero il minor numero dei casi in cui a all'uomo piacesse esclusivamente donna,e alla donna esclusivamente uomo.Ma tali casi persisterebbero pure nella ipotetica società dove essere gaio fosse del tutto accettato.

 

E anche in quella ipotetica società continuerebbe a coesistere la pura amicizia etero,che viviamo oggi.

 

Per spiegarti il motivo della tale mia conclusione farei un esempio.

 

Ho un amico etero con cui mi sento semplicemente amico,non per il semplice fatto che è etero,ma perché mentalmente con lui non vedrei un rapporto di genere diverso.[Anche se devo ammettere che mi è invece capitato di pensare ad un altro tipo di rapporto con alcuni altri miei amici etero,con cui magari mi potevo anche immaginare nell'intimità.]Nemmeno nel caso in cui lui potesse provare qualcosa per me,non potrei lo stesso immaginarmi di avere una relazione,fisica o simili,con lui,perché per me è solo amico,anche se condivido con lui tante mie esperienze e passo spesso da casa sua per farci due chiacchierate.(Per chiarirsi ciò non è in alcun modo legato al suo aspetto,perché è un bel ragazzo.)

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Credo che sia proprio il fatto di essere maschi (e, come tale, in generale poco interessati alle emozioni, e poco a loro agio con la loro vita emotiva) a impedire questa possibilità, salvo poche, rare eccezioni che finiscono per confermare la regola.

 

Private, questa è la tipica concezione dell maschilità degli eterosessuali. La mia concezione della maschilità è molto più maschia. Non mi fa paura nulla,

tantomeno le emozioni: esse non possono attentare, ma solo esaltare la mia/nostra (se sono in due) maschilità. Quello che tu descrivi è un uomo, etero o

meno, rattratto, e l'opposizione maschilità vs emozioni è quanto di meno maschile io possa immaginare...

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l'opposizione maschilità vs emozioni è quanto di meno maschile io possa immaginare...

Dopo questa frase anch'io voglio sposarti. Sei già a quota due. ;)

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UFC_Palermo

Complimenti per la tua analisi, Isher, molto bella... purtroppo l'amicizia tra due uomini non ha niente di fisico, a differenza di quella tra due donne che è anche fatta di baci, coccole, tenersi per mano... ed è secondo me una cosa triste... Personalmente con amici etero, se solo fosse possibile, io non mi porrei problemi ad avere anche approcci fisici, ma ciò che non capisco e che mi son sempre chiesto è: ma loro, con i loro amici maschi, non hanno contatti fisici di affetto perché proprio non li sentono, o perché, pur avvertendoli, la cultura e i pregiudizi impedisce loro di esternarli come invece fanno le donne? Forse dovrebbe proprio essere un tipo etero a rispondere a questa domanda... ma dubito anche che un etero passi da qui;)

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Ilromantico

In realtà i contatti fisici ci sono, ma sono diversi. Pacche, pugnetti, toccate, abbracci, strette di mano, ecc. Cambia solo che è tutto in salsa "macho virile" e si danno tra un mix di forza fisica e scherzo. No onestamente nemmeno io sento l'esigenza di avere gesti di affetto fisico coi miei amici etero, non mi ci vedo proprio a dare carezze o avere quel livello di affettuosità che ho con le mie amiche.

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Se parliamo di emozioni, non di pacche o robe simili

a me è capitato...anche gli etero escono ogni tanto dal

ruolo sociale che gli è imposto e possono lasciarsi andare

a confidenze, magari proprio con un gay, spesso ciò accade

in un qualche momento di difficoltà o fragilità che mostrerebbero

con più difficoltà ad un amico etero.

 

Per certi versi la vera-supposta-mitica sensibilità del gay esiste

proprio nella comunicazione gay-etero, più che nella comunicazione

gay-gay. Credo che serva ad un confronto indiretto, al contempo e proprio

per questo la fisicità viene separata nettamente da questa apertura.

 

Altro discorso è cosa ne pensi l'etero il giorno dopo, come se la racconta

o se la giustifica...se cioè sia un qualcosa che viene chiuso nell'angolo di un

momento di crisi-confidenza o possa mutare l'amicizia in senso strutturale.

Non nel senso della fisicità ma di una intimità guadagnata.

 

Spesso l'etero risolve la cosa sul piano: momento di fragilità recepito da una

persona sensibile...

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UFC_Palermo

In realtà i contatti fisici ci sono, ma sono diversi. Pacche, pugnetti, toccate, abbracci, strette di mano, ecc. Cambia solo che è tutto in salsa "macho virile" e si danno tra un mix di forza fisica e scherzo. No onestamente nemmeno io sento l'esigenza di avere gesti di affetto fisico coi miei amici etero, non mi ci vedo proprio a dare carezze o avere quel livello di affettuosità che ho con le mie amiche.

Sì, questo lo capisco, ma non tutti abbiamo lo stesso tipo di slanci... qualcuno potrebbe anche preferire un contatto più soft... personalmente io vado a seconda di ciò che la persona mi ispira... con alcuni riesco ad avere dei comportamenti più "decisi", diciamo così, con altri avrei un tipo di slancio diverso e che quindi freno e ciò mi spiace abbastanza. ;)

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Allora... sperando di aver inquadrato bene il punto di vista da cui vogliamo guardare l'amicizia maschile, credo non sia impossibile che due maschi abbiano l'uno per l'altro forme di affettuosità.

Mi è capitato, in tempi diversi. Cose come stare accoccolati l'uno sull'altro su un divano mentre fuori la neve cade, o arruffare i ricci di un amico per coccolarlo in un momento un po' no.

Credo dipenda moltissimo dalla situazione e dal carattere di ognuno, ci sono maschi eterosessuali con una omofobia interiorizzata che li porta ad irrigidirsi in presenza di effusioni che loro percepiscono eccessive e altri che invece non hanno questo genere di paure.

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Mah...non so Isher.

Ancora una volta mi trovo a dissentire dalle tue riflessioni,

e proprio per quello ho voglia di scrivere :D

 

No, non credo molto a questa cosa che tra maschi

l'amicizia sia un rispecchiarsi di solitudini, e tra donne invece no...

Mi pare che qui il legame a cui fai riferimento sia privilegiato

anche perché le due sono madre e figlia.

 

Cosa c'è di irraggiungibile tra due uomini...?

Se il punto è il sesso...m.

Il sesso però le cose rischia di complicarle, quando si è molto amici.

Rischiano di subentrare gelosie, emozioni più "forti".

E in fondo se due uomini provano molto affetto reciproco

e hanno una vita sessuale soddisfacente, almeno provano a fidanzarsi.

E noi gay del 2012 chiamiamo una relazione gay "relazione", "storia" e non più "amicizia".

 

Ho pochi amici, però sono amicizie strutturate,

e quasi tutte eterosessuali.

Non ho mai permesso che le persone diventassero mie amiche solo perché sono gay,

non volevo essere solo il cagnolino che accompagnava le amiche a fare shopping,

questo mi ha aiutato a far "selezione"... :)

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Onestamente, vedo più difficile e insincera l'amicizia fra gay. Il sesso non è una cosa nobile e libera, è una compulsione, e se non si affianca al sentimento, come nell'amore, lo avvelena soltanto. Ho visto molte amicizie finire per colpa sua.

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M...questo può succedere secondo me se diventi amico di qualcuno solo perché siete entrambi gay,

cosa secondo me molto insensata.

Il sesso ha certamente a che fare con una pulsione,

ma credo sia un po' troppo dire che "avvelena" le amicizie.

 

Il punto è che bisogna imparare a gestire le conseguenze della promiscuità,

che secondo me non è sempre semplice.

Bisognerebbe vivere il sesso per quel che è...

una cosa molto naturale,

che invece tendiamo a comprendere con categorie molto artificiali.

Succede perché le emozioni si confondono,

facciamo fatica a riconoscerle/distinguerle.

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Io alla fine, senza accorgermene, ho trovato sempre migliore un'amicizia femminile... I maschi etero non li sopporto, anche se comunque ora ne ho tre che sono simpaticissimi e sono miei grandi amici... Un amico gay non sarebbe il massimo, anche perchè diventerebbe per me un "possibile ragazzo" solo per il fatto di essere gay...

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Il punto è che bisogna imparare a gestire le conseguenze della promiscuità,

che secondo me non è sempre semplice.

Grazie, con la promiscuità sto cercando di smettere ^^'
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E' una questione effettivamente interessante. Sopratutto dal punto di vista culturale.

 

A mio avviso, l'uomo etero occidentale tende a collocare le proprie amicizie con altri

uomini al livello del cameratismo. Un tipo di amicizia centrata sul "mutuo aiuto", sia

materiale che psicologico, un modo di spalleggiarsi nella vita così come fanno i

soldati in guerra o i compagni di squadra durante una partita.

 

Rispetto alle donne questa accezione "altruistica" viene compensata da forti riserve, in

particolare di tipo affettivo. Per due donne può essere normale coccolarsi, baciarsi, tenersi

per mano, per due uomini, invece, c'è una sorta di limite invalicabile.

 

La rinuncia all'omoaffettività è cosa nota, un pò era già presente nel mondo latino così avverso

alla contaminatio greca, un pò anche la cultura cattolica ci ha messo il suo.

 

Tuttavia basta vedere quali erano i costumi del mondo islamico pre-coloniale per accorgersi di

quanto artificiale sia questa "distanza", ad esempio prima dell'arrivo degli europei era assolutamente

normale vedere al Cairo piuttosto che ad Abu Dhabi due uomini (etero) camminare mano nella mano.

 

Parlando delle esperienze personali, da ciò che vedo gli uomini si stiano pian piano accorgendo di quanto

frustrante e a tratti superficiale possa essere questo modello di amicizia maschile. Anzi proprio la messa

"a nudo" dell'omosessualità, del fatto che essa non possa essere "indotta" o "contagiata", sta facendo

perdere ai maschi etero quelle remore e quei pregiudizi che tanto li condizionano nei loro rapporti amicali.

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Mah...non so Isher.

Ancora una volta mi trovo a dissentire dalle tue riflessioni,

e proprio per quello ho voglia di scrivere :D

 

La cosa mi fa piacere, perché vedo che intervieni poco: allora vorrà dire che sarò io a "chiamarti" sul Forum. :D

 

Però, Schopaccio, devi leggere bene quello che scrivo...Mentre non lo fai quasi mai:

 

No, non credo molto a questa cosa che tra maschi

l'amicizia sia un rispecchiarsi di solitudini, e tra donne invece no...

 

La riflessione che ho riportato non è mia: è di un etero.

E tale riflessione svela il modo in cui un etero vive l'amicizia virile. No?

 

Mia è la spiegazione di questa sua sensazione: «la vivete così» - dico io - «perché voi avete espulso

la sessualità dal rapporto con gli uomini; così, quando state tra uomini, sentite un fondo di solitudine,

avvertite questo ossimoro, l'unione di due solitudini».

 

Mi pare che qui il legame a cui fai riferimento sia privilegiato

anche perché le due sono madre e figlia.

 

Anche questo chiamare privilegiato quel rapporto, è «suo», del mio amico etero, non è mio. Io, pur considerandolo

un rapporto riuscito, di due donne notevoli, un bel rapporto, non mi sento particolarmente mosso e commosso

da esso, proprio perché è un rapporto tra due donne, e mi colpisce fino a un certo punto.

 

Viceversa, è diversa, e molto significativa, la reazione del mio amico etero, che avverte in questo rapporto una

«saturazione» (nel senso chimico del termine) che lui non potrà mai avere con un amico uomo. Ora, se non la potrà

mai avere, e parla quindi di "distanza" (unione di due solitudini), vuol dire che al fondo di sé sente una mancanza di

qualcosa che pur vorrebbe.

 

Ecco, quel qualcosa che pur vorrebbe, è proprio ciò di cui l'eterosessualità dominante ha privato il genere maschile

interdicendo l'omosessualità - questa è la mia spiegazione.

 

Mi sono spiegato, adesso?

 

A questo punto, se questo è chiaro, potremmo discutere alcune tue asserzioni. Mi limito a una sola:

 

Cosa c'è di irraggiungibile tra due uomini...?

Se il punto è il sesso...m.

Il sesso però le cose rischia di complicarle, quando si è molto amici.

 

Certo (mi riferisco alle prime tue due righe): questo vale per noi gay.

Detto altrimenti: devi essere gay per poter non sentire tale distanza (ammesso e non concesso

che avvenga veramente così, ma non ingolfiamoci in questa piega del discorso). Ciò conferma

che l'esclusione del sesso tra uomini

 

1 ha creato l'amicizia virile (l'amicizia è una creazione eterosessuale, dicevo)

2 ha creato il senso di un'unione tra due solitudini, per gli etero

3 ha creato che cosa, nel regime dell'amicizia, per i gay? (badate, parlo dell'amicizia).

 

Bravo chi mi risponde alla 3 ed è in grado di fare un discorso su di essa.

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@@Isher: ok, accetto le critiche.

 

Perché evidentemente non avevo capito le premesse del tuo discorso.

Ovvero, mi era ed è difficile ritenere che il pensiero del tuo amico

(l'amicizia tra due uomini è un contemplare due solitudini)

sia generalizzabile all'autopercezione che il mondo eterosessuale ha di sè

a proposito dell'amicizia virile.

Probabilmente avrei fatto bene ad astenermi dall'intervenire,

perché mi pare che sia questa generalizzazione il tuo punto di partenza.

 

Cercando comunque di pormi dal tuo punto di vista,

credo di capire in che termini dici all'amico etero

"voi avete espulso la sessualità dal rapporto con gli uomini",

e ripensi, es. all'omosessualità nella cultura greca,

ma mi pare che vi sia comunque implicito una sorta di pregiudizio,

per il quale la pratica omosessuale sarebbe fortemente condizionata

da ragioni socio-culturali più che psicofisiche.

E non sono affatto sicuro di condividerlo.

Perché, forzando un po' il tuo discorso,

si rischia di dire che l'amicizia eterosessuale sia una sorta di "prodotto di scarto"

di una originaria condizione omosessuale, non più esperibile.

Non credo che le cose siano andate così,

né che funzionino così a livello individuale, di sviluppo del sé...

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Ilromantico

Onestamente, vedo più difficile e insincera l'amicizia fra gay. Il sesso non è una cosa nobile e libera, è una compulsione, e se non si affianca al sentimento, come nell'amore, lo avvelena soltanto. Ho visto molte amicizie finire per colpa sua.

 

Confermo, con molte mie amiche ho dovuto chiudere i ponti dopo aver avvelenato la nostra amicizia col sesso. La cosa per fortuna non è successo con quelle ragazze in cui invece il sesso derivava ANCHE da un sincero sentimento. Comunque non consiglierei a nessuno di mischiare l'amicizia col sesso, inutile e rischioso rischiare.

 

Io però devo dire, che da quello che ho sempre visto in genere, i maschi sono sempre molto più legati tra di loro rispetto alle donne. Vedrai quasi sempre una ragazza trascurare le sue amicizie per un ragazzo, ma raramente vedrai un ragazzo che rinuncia ad andare alla partita con i suoi amici o un ragazzo che non ha più di qualche rinunciato a vedere la sua ragazza per andare con i suoi amici al bar. In genere i maschi etero non rinunciano quasi mai alle loro amicizie, ovviamente generalizzando e parlando per luoghi comune. In qualche modo ho sempre trovato l'amicizia tra maschi etero più omoaffettiva e omosessuale di quant'essi credano.

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mi era ed è difficile ritenere che il pensiero del tuo amico

(l'amicizia tra due uomini è un contemplare due solitudini)

sia generalizzabile all'autopercezione che il mondo eterosessuale ha di sè

a proposito dell'amicizia virile.

 

Io non so quanto sia generalizzabile, ma non è il primo discorso del genere che sento

da parte di uomini etero intelligenti. Certo, se vogliamo giocare al gioco per cui "non è

possibile generalizzare", cade ogni tentativo di sollevare un problema su questi temi.

 

 

Cercando comunque di pormi dal tuo punto di vista,

credo di capire in che termini dici all'amico etero

"voi avete espulso la sessualità dal rapporto con gli uomini",

e ripensi, es. all'omosessualità nella cultura greca,

ma mi pare che vi sia comunque implicito una sorta di pregiudizio,

per il quale la pratica omosessuale sarebbe fortemente condizionata

da ragioni socio-culturali più che psicofisiche.

 

Non capisco proprio perché. Le tue illazioni (è un pregiudizio; la pratica

(pratica?) omosessuale è condizionata da ragioni socio-culturali) non sono

giustificate da niente.

 

Perché, forzando un po' il tuo discorso,

si rischia di dire che l'amicizia eterosessuale sia una sorta di "prodotto di scarto"

di una originaria condizione omosessuale, non più esperibile.

Non credo che le cose siano andate così,

né che funzionino così a livello individuale, di sviluppo del sé...

 

E' davvero un forzare. In ogni caso, a questo punto sei tenuto a dare una

risposta all'autopercezione del rapporto maschile espressa dal mio amico, e a spiegare

come sono andate invece le cose a livello individuale

e di sviluppo del Sé. Io ho dato la mia spiegazione, dai ora la tua.

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AndrejMolov89

Si parla di omoaffettività? Giusto, non di omosessualità in senso stretto. Non è che si abbia paura dell'omoaffettività?

Io, personalmente, ho paura dell'omoaffettività per quanto io voglia sentirmi bene e abbracciare gli altri maschi (anche etero) e questo fatto mi fa tenere le distanze. Ma se la mia paura deriva dal fatto che non voglio scottarmi o perdere lo status quo, magari nelle persone eterosessuali è un profondo timore di provare un sentimento "omosessuale" per l'amico. Non è una contrapposizione tra emozione e uomo, ma è una paura di poter scoprire qualcosa, una distanza di sicurezza, una sorta di vaso di pandora che se si apre, può rivelare sentimenti o profondità che non si vogliono o si temono di scoprire. Personalmente darei una interpretazione del genere. ^^

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L'esclusione del sesso tra uomini, per i gay potrebbe

determinare un desiderio imitativo dell'amicizia virile etero

e dovremmo avere dei gay che dirigono le amicizie soprattutto

verso maschi etero e formulano un giudizio negativo su qualunque

sfumatura della propria diversità vi si possa insinuare ( ecco il discorso del

metus sul gay cagnolino...o il discorso sul gay sensibile , vissuto con

un certo senso di rigetto )

 

Tenendo in considerazione il fatto che alle spalle di ciò per un gay

vi è la possibilità anche di non dire di essere gay ( in senso storico e

autobiografico ) la cosa si complica, ci sarebbe anche la sublimazione

etc. ( scindere per evitare altre complicazioni-commistioni, che sono

disordinanti-perturbanti pure per il gay che si muove dentro l'orizzonte

eteronormativo )

 

Questo ordine di cose però si trasporrà pure nei suoi rapporti tra gay

 

Insomma il gay prima deve fare i conti con l'idea eterosessuale dell'amicizia

tra maschi o no?

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UFC_Palermo

Credo dipenda moltissimo dalla situazione e dal carattere di ognuno, ci sono maschi eterosessuali con una omofobia interiorizzata che li porta ad irrigidirsi in presenza di effusioni che loro percepiscono eccessive e altri che invece non hanno questo genere di paure.

 

Appunto, è secondo me più una questione di insicurezza che di "schifo" o "orrore" per un contatto fisico più dolce con un altro ragazzo!

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Dunque, ci sono alcuni aspetti importanti da considerare. Il primo è culturale. Nelle regioni a forte prevalenza Islamica, dove le donne sono segregate e tenute distanti dall'uomo se non nel rapporto strettamente matrimoniale e strettamente filiare, è frequente vedere nascere una relazione di profonda amicizia ed affettuosità tra uomini, dato che le relazioni dei bambini dei primi anni scolastici e su fino all'adolescenza inoltrata, sono esclusivamente tra uomini.

In pubblico, infatti, sono tollerati solo i contatti tra uomini, mai con le donne, fossero anche esse mogli o madri.

 

Non c'è inoltre nessun veto sociale a tale affettuosità, c'è proprio una abitudine ad un mondo solo maschile e pur probabilmente presentando in preadolescenza delle forme di sessualità condivisa tra maschietti, siamo ben lontani da un discorso omosessuale. Insieme alla lotta, al confronto più muscolare che è parte della cultura maschile, si sovrappone quindi anche questa natura.

 

Spesso, nei paesi islamici (ma mi è capitato di vederlo spesso anche a Milano quando abitavo in zona Maciachini, dove c'è o c'era una forte prevalenza islamica), si vedono uomini adulti che vanno in giro mano nella mano, che si toccano e si abbracciano e si baciano. L'assenza delle donne nella fase della pubertà e dell'adolescenza comporta l'assenza del contrasto, dell'esaltazione dei ruoli, dei sessi, e dell'introduzione di aspetti sessuali già nelle prime fasi dell'educazione scolastica. Il contatto fisico non è escluso, la lotta in condizioni di nudità è presente anche da bambini.

 

In maniera differente, nella nostra cultura, l'aspetto "sessuale" è connaturato fin dai primi anni di scuola. Maschi e femmine si dividono il territorio già alle elementari, si creano i clan e le comparazioni. Spinti "per gioco" dagli adulti i bambini immaginano relazioni di coppia "il fidanzatino e la fidanzatina" e cominciano già ad elaborare ed acquisire schemi di ruoli sociali e culturali.

 

Le ragazze tenderanno ad occuparsi di aspetti "femminili" perchè assumono questo ruolo copiando dalla madre e i maschi lo stesso dai padri. Al confronto muscolare dei maschi non corrisponde anche la parte "affettuosa", in quanto i contatti affettuosi tra maschi non sono preferibili e sono visti con sospetto anche fossero tra padre e figlio.

 

D'altro canto, è interessante notare come le relazioni femminili, pur se consentono maggiore "affettusità", sono legate fin da subito ad aspetti formali e normati, e in parte sono privi di una reale spontaneità, in quanto per la donna manca il concetto di "contatto fisico" come linguaggio sociale.

 

Quindi @@Isher, secondo me la questione è prettamente di "condizionamento culturale". Non credo invece che ci sia un discorso di "solitudini". La solitudine è un qualcosa che vive sia l'uomo che la donna.

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l'esclusione del sesso tra uomini [...] ha creato che cosa, nel regime dell'amicizia, per i gay?

(badate, parlo dell'amicizia). Bravo chi mi risponde [...] ed è in grado di fare un discorso su di essa.

L'esclusione del sesso tra uomini, per i gay potrebbe

determinare un desiderio imitativo dell'amicizia virile etero

e dovremmo avere dei gay che dirigono le amicizie soprattutto

verso maschi etero e formulano un giudizio negativo su qualunque

sfumatura della propria diversità vi si possa insinuare

 

Questo ordine di cose [...] si trasporrà pure nei suoi rapporti tra gay

 

Allora: bravo, come promesso, a Hinzelmann, che ha risposto, e pure con osservazioni

interessanti - con le quali sono totalmente d'accordo.

 

Insomma il gay prima deve fare i conti con l'idea eterosessuale dell'amicizia

tra maschi o no?

 

Eh, direi di sì Hinzelmann. Ma questo concetto non solo stenta a passare, ma non viene in mente a quasi nessuno.

E se qualcuno lo esprime, subito viene ricacciato indietro. E' più facile credere di vivere in un mondo senza rughe e

senza storia, dove tutto avviene per la prima volta, dove non ci sono precedenze, dove...

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L'esclusione del sesso tra uomini, per i gay potrebbe

determinare un desiderio imitativo dell'amicizia virile etero

e dovremmo avere dei gay che dirigono le amicizie soprattutto

verso maschi etero e formulano un giudizio negativo su qualunque

sfumatura della propria diversità vi si possa insinuare ( ecco il discorso del

metus sul gay cagnolino...o il discorso sul gay sensibile , vissuto con

un certo senso di rigetto )

 

Visto che in un precedente post parlavo del mio rifiuto di far da gay-cagnolino,

mi sento chiamato indirettamente in causa...o forse ho solo un po' di coda di paglia,

riguardo quel che dite, Isher e Hinzelmann.

 

Col discorso del gay-cagnolino non volevo esprimere senso di rigetto,

solo spiegare che ho cercato di costruire le mie amicizie

sempre come rapporti duali,

nei quali il mio essere omosessuale fosse una tra le caratteristiche,

non necessariamente quella che mi connotava più di altre.

 

Io frequento più maschi etero che gay,

ma non credo questo succeda perché cerco di imitare l'amicizia tra etero...!

Solo perché spesso nei luoghi che frequento vi son più etero che gay,

o comunque i ragazzi gay che ho conosciuto superficialmente

stavano più spesso solo con altri gay,

mentre io sono più un tipo da "compagnia mista".

Ma insomma, pare che qui in mezzo io sia l'unico autenticamente queer.

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Io è dal 1990 che non ho nuove amicizie.

Tutti i miei amici sono ex compagni di scuola,siamo la classica "cumpa" che ancora oggi dopo 20 anni si frequenta.

Ci siamo fidanzati e lasciati fra di noi, ci siamo sposati fra di noi, e abbiamo avuto figli fra di noi.

Ho visto molti di loro piangere ed abbracciarsi, avere dimostrazioni d'affetto piu' per gli amici che per le amiche.

Quindi secondo me l'elemento "età" è fondamentale.

Se l'amicizia è di lunga durata, se parte dalle scuole o ancor prima, il problema non sussiste.

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