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Sentenza italiana riconosce straniero sposato in Spagna come "familiare" del marito


Fabio Castorino

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Fabio Castorino

Il matrimonio gay non e' valido in Italia, ma il giudice civile Emilia Domenica Sabrina Tanasi ha accolto il ricorso presentato al Tribunale di Reggio Emilia da un ragazzo uruguayano sposato in Spagna con un cittadino italiano a cui era stato negato il permesso di soggiorno dalla Questura. Lo rende noto l'associazione Radicale Certi diritti che ha sostenuto il ricorso, presentato dall'Avv.

Giulia Perin, con cui non si e' chiesto il riconoscimento del matrimonio spagnolo ma il diritto per i coniugi, sebbene non riconosciuti, ad avere una vita famigliare in Italia.

Nel ricorso si fa riferimento alla sentenza n. 1328/2011 della Corte di Cassazione che afferma: la nozione di 'coniuge' prevista dall'art. 2 d.lgs. n. 30/2007 deve essere determinata alla luce dell'ordinamento straniero in cui il vincolo matrimoniale e' stato contratto; lo straniero che abbia contratto in Spagna un matrimonio con un cittadino dell'Unione dello stesso sesso deve essere qualificato quale 'familiare', ai fini del diritto al soggiorno in Italia.

Nella sentenza inoltre viene richiamata quella della Corte costituzionale n. 138 del 2010 che afferma: all'unione omosessuale, 'intesa come stabile convivenza tra due persone dello stesso sesso', spetta 'il diritto fondamentale di vivere liberamente una condizione di coppia' e che il diritto all'unita' della famiglia che si esprime nella garanzia della convivenza del nucleo familiare costituisce espressione di un diritto fondamentale della persona umana' 'Questa sentenza - sostiene l'associazione - rappresenta un grande passo avanti per l'affermazione della non discriminazione delle coppie dello stesso sesso, ora il Governo dovra' riconoscere queste unioni tra i cittadini italiani, come richiesto dalla Corte Costituzionale con la sentenza 138/2010'.

 

http://www.certidiritti.it/storica-sentenza-tribunale-reggio-emilia-coniuge-stesso-sesso-di-un-italiano-sposato-in-spagna-ha-diritto-a-vivere-in-italia

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Il problema è che casi come questi potrebbero avere delle sentenze ben diverse nel caso in cui il Giudice non fosse friendly come si è dimostrata questa Tanasi. E' sicuramente un ottimo risultato, ma fino a che le leggi verranno interpretate e non fatte valere come universali questi rimarranno bellissimi casi isolati.

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Beh un riferimento alla Cassazione, è un riferimento solido

visto che la Cassazione ha nel nostro ordinamento la funzione

nomofilattica, ovviamente la Cassazione può sempre smentire

se stessa, dicendo che ciò che vale per gli etero non vale per i gay

però è un grosso passo avanti.

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Non vorrei dire un inesattezza ma lo stato italiano è obbligato a riconoscere e recepire leggi di altri paesi comunitari nei confronti di cittadini comunitari, nel senso che se due persone omosessuali si sposano in Olanda dove è permesso la coppia è per diritto riconosciuta anche in Italia.

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Fabio Castorino

Frollo: in teoria dovrebbe essere come dici tu, perché non riconoscendo le famiglie dei cittadini comunitari gay sposati in altri Stati membri si viola la loro libertà di circolazione all'interno dell'Unione europea. Tuttavia paesi come l'Italia si rifiutano di riconoscere questi matrimoni per le ragioni politiche che ben sappiamo. Speriamo che la Corte di Giustizia dell'UE condanni al più presto gli Stati che tengono questi comportamenti discriminatori.

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Beh un riferimento alla Cassazione, è un riferimento solido

visto che la Cassazione ha nel nostro ordinamento la funzione

nomofilattica

 

Ha risposto @@Fabio Castorino per me :) :

 

Tuttavia paesi come l'Italia si rifiutano di riconoscere questi matrimoni per le ragioni politiche che ben sappiamo. Speriamo che la Corte di Giustizia dell'UE condanni al più presto gli Stati che tengono questi comportamenti discriminatori.

 

E vorrei aggiungere che spero che da ora in poi quando si presenteranno casi analoghi venga presa in esempio questa sentenza in modo tale che da un caso diventi una regola da applicare ogni volta. In questo modo nel giro di poco tempo sarebbero costretti ad inserire le Unioni di Fatto anche nel nostro paese perché molte coppie gay andrebbero a sposarsi all'Estero per poi tornare qui con l'Unione completamente riconosciuta e quindi non avrebbe più senso vietarla.

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Speriamo che la Corte di Giustizia dell'UE condanni al più presto gli Stati che tengono questi comportamenti discriminatori.

 

Ahimè c'è un intera discussione da aprire su quanto sia possibile per la comunità europea intervenire drasticamente all'interno delle legislazioni nazionali senza violare il diritto che ha ogni stato in quanto ente politico ad avere una propria autonomia che di fatto è invalicabile.

La struttura della comunità europea è volta alla fusione geografica delle nazioni ma non all'annullamento politico delle nazioni. Anzi è strutturata in modo tale CHE NIENTE possa davvero impedire ad uno stato di legiferare secondo una propria normativa anche in netta contrapposizione con la comunità europea. Non dimentichiamoci inoltre che la comunità europea non è vincolante: l'estromissione o l'abbandono sono possibili in qualsiasi momento.

 

Ad ogni modo la sentenza mirava a convalidare il diritto di FAMILIARE e non di sposo.

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Fabio Castorino

La struttura della comunità europea è volta alla fusione geografica delle nazioni ma non all'annullamento politico delle nazioni. Anzi è strutturata in modo tale CHE NIENTE possa davvero impedire ad uno stato di legiferare secondo una propria normativa anche in netta contrapposizione con la comunità europea. Non dimentichiamoci inoltre che la comunità europea non è vincolante: l'estromissione o l'abbandono sono possibili in qualsiasi momento.

 

Non è vero: il diritto dell'Unione europea, esercitato all'interno delle competenze attribuitele dai Trattati, prevale su quello nazionale, tant'è che i giudici nazionali sono obbligati a disapplicare le norme interne che siano in contrasto con quelle europee ed applicare queste ultime.

L'Unione europea è un organismo sovrannazionale che comporta una cessione per gli Stati membri di una parte della loro sovranità.

Le possibilità che l'Italia esca dall'UE sono pari a zero: sarebbe un suicidio politico ed economico.

 

Il problema è che per ora tra le competenze dell'Unione europea non rientra il diritto di famiglia. Ma vi rientra la libera circolazione dei cittadini all'interno dell'UE, e quindi l'Unione potrebbe sancire l'obbligo per tutti gli Stati membri di riconoscere le famiglie omosessuali validamente formatesi in altri Stati membri.

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Non vorrei dire un inesattezza ma lo stato italiano è obbligato a riconoscere e recepire leggi di altri paesi comunitari nei confronti di cittadini comunitari, nel senso che se due persone omosessuali si sposano in Olanda dove è permesso la coppia è per diritto riconosciuta anche in Italia.

 

Si è obbligato, però rimane il problema interpretativo.

 

Omosessuali e sposati in Olanda si traduce in "coniugi" o "familiari" in Italia?

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Lo stato italiano non è obbligato a recepire le leggi di altri paesi comunitari (casomai è obbligato ad applicare e recepire i regolamenti e le direttive comunitarie).

La questione è quella che inquadra Fabio Castorino: le leggi italiane non devono ostacolare le libertà garantite dai Trattati, tra cui la libertà di circolazione.

 

Questa parte della sentenza riassume bene la questione.

il discrimine tra ratio della direttiva 2004/38/CE e normazione nazionale in materia di famiglia appare netto, essendo chiara la distinzione tra i diversi ambiti di tutela: la libertà di circolazione (dominata dalla normativa sovranazionale) ed il diritto di famiglia (informato ai principi stabiliti dal legislatore nazionale); in un caso assumono rilievo specifiche ragioni ed interessi anche di natura economica che informano l'Unione (integrazione economica, scambi commerciali, concorrenza ecc...) e la materia è di specifica competenza dell'Unione Europea; nell'altro caso, oggetto di tutela appare, invece, la protezione della famiglia e dei suoi componenti, materia non di competenza dell'Unione Europea, ove emergono distinte esigenze che devono essere risolte nell'ordinamento nazionale;

nell'un caso sussiste la necessità di interpretare le nozioni di famiglia secondo il diritto dell'Unione e dunque a norma dell'art. 9 della Carta europea dei diritti fondamentali; nell'altro caso non assume rilievo alcuno l'interesse della normativa europea a facilitare la circolazione delle persone in ambito U.E. e la nozione di "famiglia" è delineata dal Legislatore nazionale;

nel caso di specie, dunque, oggetto di accertamento non è lo status del ricorrente, che rimane estraneo all'ordinamento italiano, ma il suo diritto ad ottenere il titolo di soggiorno a norma della disciplina di derivazione comunitaria.

[...]

la finalità di rimuovere gli ostacoli alla libertà di circolazione delle persone è conseguita dal Legislatore europeo consentendo ai cittadini europei di circolare all'interno dell'Unione insieme ai loro familiari secondo la legislazione nazionale ove si è formata l'unità familiare; il rimando dell'art. 9 alle discipline nazionali assume, allora, un signifcato ben chiaro e distinto in quanto implica la necessità per gli Stati membri di rispettare il diritto del cittadino dell'Unione di spostarsi nel territorio dell'Unione conservando i propri rapporti familiari; il diritto alla libera circolazione è assicurato, dunque, proprio nel rispetto delle leggi nazionali delle famiglie circolanti in ambito U.E.;

il sistema normativo appare del tutto coerente nella parte in cui riserva per un verso all'autonomia dei singoli Stati nazionali la definizione della nozione di matrimonio valida per il diritto interno e tutela per l'altro verso la circolazione delle famiglie secondo la propria legislazione nazionale; in tal modo è assicurata al contempo incondizionata espansione del diritto alla libera circolazione - essenziale per la tutela degli interessi dell'Unione - e piena garanzia per l'autonomia nazionale in materia di diritto di famiglia;

 

 

 

 

Detto ciò, questo è in soldoni il riassunto della sentenza.

1) Il d.lgs. 30/07, che recepisce la direttiva europea in materia, definisce "familiare" (ai fini dell'interpretazione del decreto stesso), tra gli altri:

1) il coniuge;

2) il partner che abbia contratto con il cittadino dell'Unione un'unione registrata sulla base della legislazione di uno Stato membro, qualora la legislazione dello Stato membro ospitante equipari l'unione registrata al matrimonio e nel rispetto delle condizioni previste dalla pertinente legislazione dello Stato membro ospitante;

Nasce il problema di stabilire se lo stato di coniuge vada valutato in base alla disciplina dello stato di provenienza o di quello ospitante. Siccome l'ipotesi 2) riguardante il "partner" è deliminata (il partner è considerato "familiare" solo se lo Stato ospitante equipara l'unione al matrimonio), mentre invece l'ipotesi 1) non ha alcuna limitazione, ne deriva che va valutato solo in base alla legge dello stato di provenienza.

2) Siccome l'art. 9 della Carta europea dei diritti fondamentali riconosce il diritto a sposarsi e costituire una famiglia senza limitazioni basate sul sesso dei coniugi, non è argomentabile che sia implicito il requisito di diversità di sesso per la definizione di coniuge. Tale interpretazione viene confermata dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo e dalle linee guida emanate dalla Commissione europea.

3) L'inciso dell'art. 9, per cui il diritto al matrimonio è riconosciuto "secondo le leggi nazionali che ne disciplinano l'esercizio", si riferisce solo alla regolamentazione del diritto di famiglia interno. Lo conferma una sentenza della Corte di Cassazione.

4) Non è rilevante la legge nazionale dei coniugi, a cui il nostro diritto internazionale privato dà rilevanza, prevalendo, ai soli fini della tutela della libertà di circolazione, il diritto comunitario.

 

L'unica cosa che mi sorprende è che non si sia fatto cenno neanche una volta alla questione forse più importante: la famigerata clausola di ordine pubblico.

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Lo stato italiano non è obbligato a recepire le leggi di altri paesi comunitari (casomai è obbligato ad applicare e recepire i regolamenti e le direttive comunitarie).

 

Ti sei risposto da solo :)

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Non è vero: il diritto dell'Unione europea, esercitato all'interno delle competenze attribuitele dai Trattati, prevale su quello nazionale, tant'è che i giudici nazionali sono obbligati a disapplicare le norme interne che siano in contrasto con quelle europee ed applicare queste ultime.

L'Unione europea è un organismo sovrannazionale che comporta una cessione per gli Stati membri di una parte della loro sovranità.

Le possibilità che l'Italia esca dall'UE sono pari a zero: sarebbe un suicidio politico ed economico.

 

Il problema è che per ora tra le competenze dell'Unione europea non rientra il diritto di famiglia. Ma vi rientra la libera circolazione dei cittadini all'interno dell'UE, e quindi l'Unione potrebbe sancire l'obbligo per tutti gli Stati membri di riconoscere le famiglie omosessuali validamente formatesi in altri Stati membri.

 

Per inciso, anche se per diversi potrebbe sembrare un suicidio l'uscita dalla comunità europea questo non significa che non possa essere fatto. Ergo la comunità europea non ha valore vincolante.

In secondo luogo, l'identità nazionale degli stati partecipanti non è messa in discussione dalla comunità. Agli stati è stato chiesto di adeguarsi a quelli che sono i principi comunitari ma al di là delle salate multe non c'è modo di obbligare uno stato membro ad adeguarsi. Quel che intendo è che la comunità europea non può costringere uno stato ad adottare misure che vanno contro le norme interne allo stato stesso. E' ovvio che, nel caso in cui l'Italia varasse una legge che preveda la pena di morte per gli omosessuali, probabilmente la comunità europea la ostacolerebbe ma oltre all'estromissione dalla cerchia non c'è altra misura possibile!

Vorrei inoltre ricordare la scelta della Francia di tenere fuori gli immigrati libici che in Italia avevano ottenuto il visto. La scelta della Francia violava apertamente le regole comunitarie, ad ogni modo non c'è stato modo di obbligarla. Gli stati restano indipendenti.

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Se tu italiano ti sposti in Spagna con un italiano e torni a vivere in Italia il tuo matrimonio non vale proprio nulla.

Forse discorso differente è se due cittadini inglesi sposati vengono a vivere in Italia.

A proposito sentivo che gli altri stati si lamentavano della mancanza da parte dell'Italia di chiare leggi che tutelassero queste coppie di omosessuali di stranieri regolarmente sposati. E per loro la faccenda in Italia è diversa, ma credo ancora poco chiara.

 

Due cittadini italiani che si sposano in Olanda del loro certificato di matrimonio non se ne fanno assolutamente nulla in Italia.

 

In questo caso è stato riconosciuto a quest'uomo extracomunitario a vivere con un suo familiare. Non è stato di certo riconosciuto il loro matrimonio.

Se così fosse allora l'extracomunitario potrebbe anche cominciare a fare domanda per la cittadinanza italiana.

 

Non credo questo gli sarà permesso come si permetterebbe alla moglie brasiliana di un italiano.

 

Trovo molto positivo il fatto che gli permettano di restare in Italia. Ma se domani succedesse qualcosa a suo marito credo che lo caccerebbero alla velocità della luce dal nostro paese.

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Ti sei risposto da solo :)

Stavo correggendo e risolvendo il dubbio di Frollo, che ha scritto "lo stato italiano è obbligato a riconoscere e recepire leggi di altri paesi comunitari nei confronti di cittadini comunitari". Che non è corretta, nonostante tu abbia detto che lo sia.

C'è una bella differenza tra direttive comunitarie e leggi di altri paesi comunitari.

 

Ergo la comunità europea non ha valore vincolante.

Il diritto comunitario è vincolante (la "comunità europea" ha poco senso come soggetto di "vincolante"), semplicemente qualunque stato può scegliere di uscire dall'Unione europea. Questo non toglie che fino a che rimane all'interno dell'Unione europea, il rispetto dei Trattati è vincolante.

 

Forse discorso differente è se due cittadini inglesi sposati vengono a vivere in Italia.

Se ti riferisci alla civil partnership, in base all'interpretazione di questa sentenza, credo che il risultato sarebbe stato peggiore. Siccome l'Italia non riconosce nessuna forma di unione registrata come equivalente al matrimonio, i partner di una civil partnership non sarebbero stati riconosciuti come familiari. Almeno, basandomi sull'interpretazione di questa sentenza dell'art. 2 del d.lgs. 30/07.

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Sono palliativi consolatori (e non tanto).

Dobbiamo giungere all'ampliamento della matrimonialità anche alle coppie gay, con possibilità di adozione o filiazione.

Se gli italiani avessero meno pregiudizi potrebbero seguire le strade prese dai matrimonialisti gay statunitensi che hanno fatto vincere le istianze gay in quel Grande Paese Amico.

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Non so se mi è sfuggito, perché guardo poca tv, ma di questa (stupenda) notizia ha parlato qualche tg? Almeno se ne sono occupati i giornali?

Mi sembra sia passata molto sotto silenzio.

Non c'è stata nemmeno qualche dichiarazione scandalizzata di un qualsiasi politico di qualsiasi schieramento (tanto certi argomenti sono squisitamente bipartisan)?

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  • 2 weeks later...
12marzo2010

:fan: Allora primo di tutto un saluto a tutti,

poi per iniziare vorrei che tutte le coppie gay Italiane sposate al Estero o stanno insieme faccino quello che ho fatto io assieme il mio sposo,

per ottenere il diritti come una famiglia,come coniuge non é vero se 2 gay italiani si sposano al estero in Italia non vale, ok? non vale come matrimonio, ma vale come unione e come famiglia il matrimonio ancora non e possibile qui ,ma il prossimo passo lo stiamo gia facendo dopo questa sentenza che abbiamo vinto,perche se il giudice lo riconosce come famigliare(coniuge) il prossimo passo viene in automatico ,perche coniuge significa coniugato con una persona,"sposati" civilmente quella persona di nome madoka sbaglia dire ke 2 italiani che si sposano non possono avere i diritti, a parte i gay anche le coppie di fatto si godranno i diritti come una coppia normale sposata non sto elencare i diritti ma ,condurre una vita normale se si puo dire.

Come io lo condotta in Spagna ora mio marito puo lavorare e avere il diritto come un italiano,poi la gente deve sapere che mio marito non é un clandestino, perche in Spagna aveva gia una carta di soggiorno di 5 anni e con questa poteva girare tutta europa ma in Italia non poteva lavorare, la gente i giornali parlano ma dicono tante palle comunque ce anche un link del TG2 http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-ebc29754-66b9-48cb-9088-7c90edf99388-tg2.html#p=13

di una nostra intevista .

E ripeto dietro di noi ci sono gia 123 coppie di gay italiani sposati al estero e vivevano come esiliati mentre ora dopo questo nostro caso stanno impugnado anche loro il ricorso per ottenere quello che ho ottenuto io.

QUINDI INVITO TUTTI A FARLO piu coppie ci sono ,e anche qui in Italia ci sara piu rispestto per le persone come noi e piu diritti....a Presto F. :training:

Edited by 12marzo2010
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@@12marzo2010

Ciao, ti dispiace inserire un po' più di punti fermi qui e là? Ti assicuro che si fa una fatica boia a capire quello che scrivi, hai scritto 8 righe senza mai un punto. XD

 

Prima di tutto c'è da precisare che questa sentenza si è conclusa in questo modo perché la Spagna è uno Stato comunitario. Dire "estero" è un po' generico, mi ricordo un caso simile di ricongiungimento familiare in cui il compagno di un italiano era neozelandese che è finito in maniera molto diversa.

 

Poi non mi è chiaro cosa rimproveri a @@Madoka. E' vero che la sentenza è una vittoria e che è anche possibile che porti a un cambiamento nel prossimo futuro della situazione, ma è anche vero che il matrimonio gay contratto all'estero in Italia attualmente non sposta di una virgola lo stato civile delle persone coinvolte. Il concetto di "unione" è sconosciuto nel diritto italiano. L'unica cosa diversa dal matrimonio a cui viene ricollegata una serie di diritti è la convivenza more uxorio, ma si tratta di una mera situazione di fatto.

Ovviamente non è da escludersi che la libertà di circolazione e gli altri principi di diritto comunitario non possano portare a nuove situazioni in cui viene riconosciuto un valore al matrimonio contratto all'estero, ma resta ancora da verificare.

 

Infine una curiosità. Ammesso che tu sia uno dei coniugi gay di questa sentenza, sono d'accordo nell'invitare altre coppie sposate a seguire il vostro esempio, ma perché nel servizio del TG2 che hai linkato non ci avete messo la faccia? Non sarebbe stato più efficace per fare uscire altre coppie allo scoperto?

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Grazie Loup per aver spiegato quel che intendevo dire io (in maniera così professionale poi :) )

Poi un conto è avere il diritto di vivere insieme e quindi far si che tuo marito abbia il permesso di lavorare qui in Italia. Un conto è riconoscere tutti quegli altri diritti che vengono riconosciuti alle coppie sposate. Questa sentenza ha riconosciuto solo il fatto che in quanto familiari lui abbia il diritto di risiedere e lavorare in Italia. E' un ottimo risultato, ma non vale assolutamente come il riconoscimento di un matrimonio. Lo dice anche il video che il matrimonio non è ritenuto valido, ma solo che i due possono avere una vita familiare.

 

Anche io se voglio posso convivere con la mia ragazza e avere una vita familiare con lei qui in Italia.

Potrei anche andare in Spagna a sposarmi con una ragazza italiana e poi tornare qui in Italia, ma il nostro stato civile non cambierebbe di una virgola. A che pro quindi farlo se poi vivessimo per il resto della vita in Italia?

Certo si può fare a livello simbolico, può avere valore per i coniugi, ma tutto il resto? Quando potremo essere trattati come gli etero per quanto riguarda la nostra affettività?

Mi disgusta pensare a quanto stiamo indietro!

In Slovenia (non in Svezia, in Slovenia) è dal 2004 che hanno diritti per le coppie omosessuali. Anche in materia di ereditarietà. E il nostro paese perché si trova ancora a questo punto disastroso?

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Ilromantico

Valore simbolico?A che pro?A che serve a 2 italiani andarsi a sposare all'estero se tanto la cosa non ha valore in Italia?Anche vedendola nell'ottica di un italiano che si sposa con uno straniero nella sua terra, cosa può fregargliene di farsi riconoscere con sentenzie straordinarie dei diritti?Non sto dicendo che sia giusto, ma da un'ottica prettamente egoistica e "vendicativa" penso che fare qualcosa per il paese natale, ma "traditore" sia l'ultimo dei pensieri di uno che si è ricostruito una vita felice all'estero con il suo compagno.

 

Il matrimonio non risolverà i problemi dell'Italia. E' un bel diritto, ma non serve a schiacciare l'omofobia, non è la panacea di tutti i mali. Non parlo in un'ottica di tutela giuridica o nel LUNGHISSIMO periodo, ma proprio che con l'ambiente che c'è in Italia a che cavolo servirebbe sposarsi se tanto poi si rischia comunque di non essere tutelati di fatto o rispettati per le strade o in pubblico?

 

Solo oggi ho letto che a Raiuno la Cuccarini ha dato grande spettacolo di omofobia facendo parlare una suora e L'Annunziata a quanto letto ha demolito Anna Paola Concia. Siamo ancora ai livelli di dover spiegare che l'omosessualità non è una malattia nè una perversione, non so sinceramente come non si faccia a essere scoraggiati dalla mentalità retrograda di questo paese.

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