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liberalizzazioni delle aperture domenicali


Vampire88

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Buonasera,

non ho trovato nessuno che parlava delle liberazioni delle apertura domenicali, ovvero i nogozi possono tenere aperti tutte o alcune domeniche dell'anno oltre a quelle previste già nei periodi di festività o saldi, voi che ne pensate? pro o contro?

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C'è solo da dire che già certi lavori purtroppo sono sottopagati e con turni massacranti... quello delle domeniche alla fine sarebbe solo lavoro in più con probabilmente nessun aumento dello stipendio.

Per come la penso io.. non è che gira così l'economia :)

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Credo che in questi ambiti possano parlare solo persone che studiano economia. Tendenzialmente sono d'accordo, l'idea di una maggiore competitività mi piace, ma soprattutto mi piace l'idea di cominciare a distruggere le cosiddette "caste" (notai, farmacisti, ecc...).

Personalmente apprezzo l'operato di questo governo, di sicuro lo stimo molto di più (e soprattutto mi fido) rispetto a possibili governi politici.

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NamelessDreamer

Favorevole a patto che i commessi vengano pagati adeguatamente. Sulle liberalizzazioni in generale sono d'accordo, anche se si dovrebbe vigilare seriamente sui prezzi in qualsiasi settore, eliminando ogni possibilità di tenere comportamenti anticoncorrenziali!

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Liberalizzare, che si tratti di categorie, orari, settori industriali o mercato del lavoro significa aumentare la concorrenza, che significa in linea di massima miglior servizio / minor prezzo, e ciò va sempre a favore della domanda.

Se riesco a capire le resistenze da parte dei cittadini quando si parla di mercato del lavoro (la maggior parte di noi infondo prestando lavoro dipendente si trova da parte dell'offerta) mi sfugge come si possa essere contrari negli altri casi.

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Come al solito va contro i piccoli commercianti, qui sono sempre gli stracci che volano.

Scusatemi ma un povero commerciante di famiglia non è che la domenica si metta ad aprire il negozio

e poi a me sembra una stronzata, già gli orari sono ampi, non vedo che cosa possa cambiare,

sono altre le cose da fare, dove sono i veri cambiamenti?

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D'accordissimo, ad esempi ora ho anche il pane fresco di domenica. Comunque la situazione non è così rosea perchè le ordinanze municipali possono ancora imporre orari di esercizio, quindi credo cambierà poco.

La questione di fondo è sempre la stessa, favorire quanto più la libertà di scelta del consumatore, se il piccolo commerciante è fuori mercato non è un problema del cittadino.

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Il piccolo commerciante, che spesso conduce l'azienda da solo, senza commessi, non può permettersi

di aprire anche la domenica, rinunciando di fatto all'unico giorno libero della settimana.

 

Stesso discorso in realtà vale per i commercianti dotati di personale: quelle ore in più saranno pagate

davvero? E dove sarebbero gli introiti maggiori per l'impresa?

 

Se i consumatori non hanno soldi, semplicemente non li hanno. Magari verranno a comprare il pane

la domenica, ma non ci verranno più il venerdì.

 

Parlando più da "tecnico" la funzione di consumo delle famiglie non varia di certo liberalizzando i giorni di apertura,

né tantomeno varierà il loro consumo autonomo (la parte di consumo indipendente dal reddito deputato ai beni

di prima necessità).

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Io ero costretto a scongelare il pane del Sabato, con le liberalizzazione ottengo un miglior servizio al medesimo costo, quindi sono soddisfatto.

Altair tra l'altro tu che studi anche un pò di economia dovresti sapere che le liberalizzazione conducono sempre ad un aumento dei consumi ed ad un aumento del Pil.

Pensiamo che in italia nel settore dei servizi il guadagno si colloca al 0 e qualcosa %(mi sembra 67%), contro una media europea del 31%, è evidente che la differenza va a scapito del consumatore, difatti l'ocse prevede una crescita mancata dell1-1.5% annuo a causa di questa anomalia.

Rimane poi di fondo la bontà intrinseca delle misure.

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Certamente, di per sè è una misura che può creare un piccolissimo

incremento del PIL, ma non risolve i problemi dell'economia.

 

Poichè non è un obbligo, chi apre e ci rimette non lo farà più

e chi tiene aperto un piccolo profitto ne ricaverà, per cui forse

statisticamente ne verrà fuori un minimo incremento di PIL.

 

Diciamo che può creare dei problemi alle famiglie con figli

che rischiano di non poter condividere il giorno libero settimanale

ed in generale un sacrificio sul fronte della qualità della vita per

gli addetti al commercio c'è. Nel caso di un grosso punto vendita

le domeniche lavorative possono ruotare, nel caso di un punto vendita

medio si rischia di non passare la domenica in famiglia.

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io parlo da adetto alle vendite in un negozio all'interno del centro commerciale, vi posso garantire che i clienti di domanica del 90% dei casi staccano completamente il cervello, ovvero fanno domande insensate... Pochi fanno acquisti e altri si lamentano della confusione...

Sarebbe da valutare entrambi i casi... però io parlo da parte di comesso...

 

Lavoratore di un negozio aperto alla domenica; unico giorno che può vedere famigli,amici,parenti non può più farlo così cala la sua vita sociale, aumenta lo stress quindi si deventa antipatico verso i clienti stessi. Aumentano i costi per le aziende, se in una settimana di 6 giorno entrano 10.0000€ non è che con la domenica entrano 11.0000€ ma senpre 10.0000 o meno, i soldi che si posso spendere sono quelli e si spalmano in 7giorni di apertura.

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Mah non mi sembra il sistema di far ripartire l'economia aprendo i panifici o i negozi di alimentari la domenica... da me almeno in città tanti negozi sono già aperti la domenica (specie nei punti di passaggio turistici). I centri commerciali sono già aperti la domenica da quel di, comunque se serve a far riprendere la nostra asfittica economia ben venga anche questo, anche se ci sarà ben poca gente che comprerà il pane o la frutta e la verdura di domenica.

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Non confondiamo due casistiche diverse:

 

la liberalizzazione che porta concorrenza e che spezza monopoli ed oligopoli

è una cosa, la libertà di aprire anche nei giorni festivi è tutt'altra.

 

Non ci sarà alcun incremento del PIL in questo caso, i commercianti non abbasseranno

i loro prezzi perché la concorrenza rimane pressoché invariata. Diversi sono i casi di liberalizzazioni

delle tariffe dei liberi professionisti o dell'accesso più ampio a categorie corporative, in questi casi vi è

un aumento del prodotto conseguente ad una maggiore concorrenza. Di questa libertà, in linea teorica,

ne possono beneficiare solo i medio-grandi esercizi commerciali che possono permettersi il personale.

 

In realtà nulla cambia per i grandi centri commerciali che, già da ora, rimangono aperti le

domeniche in alcune realtà locali.

 

Tralasciando poi il lato economico e considerando quello giurisprudenziale, questa norma risulta puttosto

controversa in quanto la gestione degli orari di apertura è materia di competenza esclusiva (in via residuale)

degli enti locali secondo il novellato art. 117 cost. Dall'altra parte lo stato può rivendicare la propria legislazione

esclusiva sulla gestione della concorrenza e quella concorrente riguardo al coordinamento della finanza pubblica.

 

La Regione Toscana si è infatti rivolta alla Corte impugnando il provvedimento. Vedremo come andrà ma a mio avviso

questa norma è totalmente anticostituzionale.

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Quando vivevo a BG lavoravo in un grandissimo centro commerciale che stava sempre aperto, gli unici giorni in cui chiudeva erano il 25 e il 26 Dicembre e sinceramente non mi scocciava lavorare tutte le domeniche, anzi mi piaceva di più perché avevo il riposo settimanale e trovavo tutto aperto per fare la spesa e per fare le commissioni che non potevo fare durante il resto della settimana. Quando poi sono tornato giù in Toscana mi è mancata un po' questa cosa dei negozi aperti tutti i giorni ( è l'unica cosa che tutt'ora mi manca della Lombardia, e sottolineo L'UNICA ), quindi sono a favore di questa riforma. Il discorso degli stipendi è un discorso a parte, secondo me dovrebbero essere aumentati a prescindere dall'apertura della domenica.. se vogliamo essere nell'UE dobbiamo esserlo nel bene e nel male, non sono nel male.. e i nostri stipendi in confronto alla maggior parte di quelli europei sono da fame.

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Sulla questione giuridica è in atto uno scontro decennale che ha

visto pronunciarsi più volte la Corte Costituzionale. Lo stato ha

competenza in effetti sulla tutela della concorrenza, ma la regione

sul commercio.

 

Per ora la Consulta propende per le Regioni. Va detto però che ad oggi

la normativa statale distingueva fra piccola e media impresa e grande impresa

commerciale, cioè conteneva in sè il presupposto di una differenziazione fra imprese

di diversa dimensione:

 

Va, poi, detto che questa Corte ha già riconosciuto la legittimità di leggi regionali che operano

delle differenziazioni, anche con specifico riferimento alla dimensione dell’attività dell’esercente commer

ciale, al fine di tutelare la piccola e media impresa. In particolare si è ritenuto legittimo tutelare (sia pure con

riferimento a censure relative agli artt. 3 e 41 Cost.) «l’esigenza di interesse generale – peraltro espressamente ric

hiamata dal citato art. 6, comma 1, lettera f), del d.lgs. n. 114 del 1998 – di riconoscimento e valorizzazione del ruolo d

elle piccole e medie imprese già operanti sul territorio regionale» (sentenza n. 64 del 2007).

Infine, una volta stabilito che la disciplina degli orari degli esercizi commerciali è ascrivibile alla materia «commercio» di cui all’a

rt. 117, quarto comma, Cost., non risulta di per sé lesiva di parametri costituzionali la scelta del legislatore regionale di regolamentare il

settore operando delle differenziazioni non solo in relazione alla dimensione dell’esercizio commerciale ma anche, come si è detto,

tenendo conto di altri fattori tra i quali il settore merceologico di appartenenza e gli effetti sull’occupazione.

 

C. Cost Sent. 288/2010

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Premetto che non ci capisco molto di economia e leggi varie >>

Nella mia città l'unico centro commerciale è aperto in media 2 Domeniche al mese, mentre i negozi "normali" sono di norma chiusi.

Quando capita che ci faccio un salto è sempre pieno di gente. Essendo però un centro commerciale, il pensiero medio è "faccio la spesa e faccio un giro". Secondo me anche con il negozio di alimentari sotto casa e l'uso sfrenato dell'automobile nella mia città (ci sono più automobili che persone quasi), la cosa non cambierebbe. C'è anche da dire che dipende molto dal luogo, ad esempio noi siamo a turismo sottoterra, quindi l'incentivo a tenere aperto il negozio la domenica è bassissimo. Dietro al centro commerciale poi c'è la multisala + bowling + sala giochi, con annesse pizzerie e compagnia bella.

Insomma non cambierebbe nulla con questa cosa.

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Non ci sarà alcun incremento del PIL in questo caso, i commercianti non abbasseranno

i loro prezzi perché la concorrenza rimane pressoché invariata

 

Lasciamolo decidere alla fantastica magia del mercato questo no?! :picknose:

Se i commercianti decideranno (nel medio periodo) di rimanere aperti la domenica significa che avranno un trade/off positivo. In caso contrario semplicemente chiuderanno la domenica come sempre.

 

Quanto ai piccoli esercenti e la grande distribuzione in effetti il problema ci potrebbe essere: al grande rimanere aperto costa per economia di scala di meno piuttosto che al piccolo, ma ciò non toglie che il vantaggio per il consumatore è innegabile.

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Io credo che in termini economici abbia ragione oldboy

cioè dobbiamo presumere che un piccolo incremento di PIL

ci sarebbe proprio per il fatto che il mercato non si fa influenzare

da altri fattori e considerazioni, che invece stanno nella decisione

politica.

 

Nel caso della decisione della Corte Costituzionale che ho citato

c'era un ricorso della Oviesse di Brescia, perchè il Comune di Brescia

al contrario evidentemente di quello di Bergamo, aveva deciso di

consentire l'apertura ai piccoli e medi esercizi e non ai grandi.

 

Semmai il punto è se per una marginale efficienza di mercato

valga la pena ritrarre completamente ogni valutazione politica.

E se sia giusto che a decidere su questo sia lo Stato e non la Regione.

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Dico solo una cosa... attualmente gli stipendi sono troppo bassi (e la maggior parte a nero) per pretendere dai dipendenti che lavorino anche di domenica.

Ho lavorato 8 ore al giorno in una pizzeria per 700 euro al mese inclusa la domenica.

Non esiste, se proprio devo lavorare per uno stipendio da fame col quale non pago nemmeno l'affitto, almeno la domenica voglio stare a casa a poltrire.

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Scusate ma quale aumento del PIL vi aspettate da un'apertura domenicale?

 

Credete che i consumatori spenderanno di più perché hanno un giorno in

più pur rimanendo i prezzi invariati?

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Io non lo so se ci sarà o meno un aumento del pil, ma vale tentare. Credo che il senso di questo decreto sia stimolare il consumo, fattore di primaria importanza per la ripresa dell'economia.

 

L'italia non è (ancora) un paese povero, significa che tu un paio di pantaloni te li compri non per necessità ma per "sfizio". Aprire la domenica significa stimolare la gente a comprare cose di cui non ha bisogno, non parliamo quindi di beni alimentari o di prima necessità (di pane in una settimana ne compri sempre 2Kg con o senza negozi aperti il finesettimana) ma di quel pullover melanzana che se domenica non avessi visto in quel negozietto a via del corso mai ti saresti comprato.

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Se questo è il ragionamento, che comprendo, allora è meglio restare chiusi.

Perché il pullover melanzana è probabilmente fatto in Bangladesh, dove la tutela sulle condizioni di lavoro è praticamente assente.

Perché il pullover melanzana è tinturato probabilmente con sostanze inquinanti che una volta esauste finiranno nell'ambiente.

Perché il pullover melanzana anche se è fatto in UE con le migliori condizioni di lavoro e tecnologie rispettose dell'ambiente l'impatto ambientale ce lo ha ancora.

Allora non facciamo più pullover melanzana?

No, ne facciamo meno ed eticamente migliori.

Il PIL decresce?

Pace all'anima sua, è un indice vetusto che non è nemmeno nato per la funzione che sta svolgendo. Di certo non è indicatore del benessere di popolo.

Ma così arrestiamo la crescita economica?

Può darsi, ma perché si parte dall'assunto che dovremmo economicamente crescere all'infinito. Quasi niente in natura e non solo funziona così.

Dagli organismi unicellulari non abbiamo anche animali alti 50 metri, rispetto alle dimensioni medie di un mammifero le specie più grandi sono molto rare.

In una casa di 5mq di vive male, in una di 20 si vive meglio ma si sta ancora stretti, in una di 50 si vive meglio ma si sta ancora stretti, in una di 100 si vive bene, in una di 200 non vive molto meglio che in una da 100, in una di 500 si vive peggio e si fatica a gestirla.

Se c'è crisi in buona parte è perché fino ad ora siamo stati troppo grandi a scapito di altri troppo piccoli.

Ora i troppo piccoli si stanno ingrandendo e abbiamo paura che ci schiaccino come noi abbiamo schiacciato loro.

C'è da migliorare la qualità della vita, non la quantità della vita.

 

Cento miliardi di chiodi

I principi dell'economia

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Io non sono un economista e non studio economia da un secolo.

Il consumo però non dipende solo dai prezzi ma anche dal reddito

e dalle aspettative sul reddito.

 

Tutti questi tre elementi in questo momento convergono comprimendo

i consumi.

 

I prezzi salgono, i redditi non salgono, le aspettative sul futuro sono

pessimistiche e se io penso che guadagnerò meno, spenderò meno.

 

Nel breve periodo il rialzo di tre punti di IVA e l'aumento delle accise

della benzina determinano inflazione a prescindere dalla domanda.

Poi le altre tasse etc. ( i prezzi non caleranno di sicuro!! )

 

L'unico elemento su cui far leva può essere la distribuzione del reddito

cioè far leva su quella parte di popolazione che ancora dispone di Risparmio

privato ( tutti dicono che la propensione al risparmio degli Italiani resta

elevata ) per la parte del Consumo non necessario, ma voluttuario.

 

Come dice oldboy, l'occasione fa l'uomo ladro....

 

Ma sarà un effetto placebo limitato, secondo me.

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ShinkuNoshonen

come al solito è una cosa gestita male, ho una domanda a tutti coloro che sono favorevoli (senza polemica, davvero) fino a 5 anni fa c'erano seri problemi con gli orari o le aperture dei negozi?

 

Questa cosa serve solo a far credere ai consumatori di avere potere nelle scelte (tipo fare la spesa a orari improponibili) ma in realtà condiziona ancora di più le persone... perchè se prima la domenica la passavi a fare un giro al lago/mare/montagna o altro, ora potrai razzolare nei centri commerciali perchè non si paga il parcheggio, ci sono manifestazioni o show (che nessuno pagherebbe per andare a vedere, ma le hai lì gratis, perchè non guardarle?) degustazioni o altri intrattenimenti. e il fatto che anche i negozi siano aperti aumenta il costo di elettricità, personale (quando viene pagato) spese ecc...

 

 

Per cosa? chi ha un budget di 100-150 euro da spendere (ipotetico) non arriverà a spenderne 300 ma sempre quel budget potrà spendere (prima spendeva su 6 giorni, ora su 7)anzi si ritroverà un ammanco imprevisto (anche fosse l'euro per il caffè che normalmente avrebbe bevuto a casa)

 

e le condizioni dei lavoratori? il proprietario di negozio dovrà pagare una giornata in più al lavoratore, senza averne il guadagno effettivo e i dipendenti dovranno girare su turni ridicoli e improponibili per poter coprire i nuovi orari... le aziende (soprattutto quelle grandi) non assumono personale per coprire più turni, ma spostano le persone su più punti vendita, promettendo straordinari che vengono prontamente cancellati o recuperati (nel giorno del mai)... e cosa più bella: quest'anno niente ferie(ferie=settimana senza lavorare...la villeggiatura è un lusso che non tutti possono permettersi), siamo sempre aperti e assumere personale per le ferie è un costo, se riesci ti fai uno o due giorni in settimana (sapendo che il collega dovrà coprire i tuo turno e tu lo dovrai fare quando è in ferie lui)

 

per far spendere alle persone i loro quattrini in orari o giorni in cui non lo avrebbero mai fatto (ma ti fanno credere che hai scelto tu di andare in negozio la domenica al posto del giovedì sera o quello che è)...

 

e se lo dico è perchè da quando ho iniziato a lavorare più di dieci anni fa ho sempre lavorato sia domenica che festivi (quindi non è poi 'sta gran novità) ma trovo veramente ridicolo e offensivo che vogliano far passare la liberalizzazione degli orari come aumento di libertà per il consumatore... (scusate lo sfogo)

 

 

la domanda dopo tutto il panegirico è: sono davvero necessari i negozi sempre aperti???

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L'italia non è (ancora) un paese povero, significa che tu un paio di pantaloni te li compri non per necessità ma per "sfizio". Aprire la domenica significa stimolare la gente a comprare cose di cui non ha bisogno [...]

 

oldboy non per darti addosso ma... tu quanti pensi che realmente possano permettersi di comprare un paio di pantaloni o un qualcosa per ''sfizio'' attualmente in Italia? Sebbene non siamo ancora un paese povero io credo che (e forse si parlo riferendomi troppo alla mia situazione e alla situazione che ho intorno,anche se penso che da quello che ho letto e sentito non sia poi tanto diversa in Italia,a parte eccezioni) solo quei pochi,vuoi perché hanno un lavoro,un posto fisso ed anche cosa da non sottovalutare dei buoni stipendi (anche se pure su questo ci sarebbe da parlare) o vuoi perché hanno, fortuna loro,soldi a non finire,possano permetterselo(senza magari fare dei sacrifici,ad esempio negandosi di comprare una cosa anziché un'altra.)

Rispetto a chi magari non riesce sul serio a comprare la spesa o a pagare l'affitto. Non ti parlo della mia situazione economica famigliare,anche perché sinceramente non c'è ancora una situazione così critica ma neanche favorevole,come credo per molti di voi no? Però a dirti il vero sono scettica su questa cosa. E leggendo vari topic di vari utenti io non credo che faccia qualcosa di notevole questa liberalizzazione per negozi e simili. Semmai sostengo la tesi che possa far qualcosa di minimo,ma poi a chi va veramente a discapito?

Per di più

Il consumo però non dipende solo dai prezzi ma anche dal reddito

e dalle aspettative sul reddito.

Tutti questi tre elementi in questo momento convergono comprimendo

i consumi.

 

I prezzi salgono, i redditi non salgono, le aspettative sul futuro sono

pessimistiche e se io penso che guadagnerò meno, spenderò meno.

 

Nel breve periodo il rialzo di tre punti di IVA e l'aumento delle accise

della benzina determinano inflazione a prescindere dalla domanda.

Poi le altre tasse etc. ( i prezzi non caleranno di sicuro!! )

 

L'unico elemento su cui far leva può essere la distribuzione del reddito

cioè far leva su quella parte di popolazione che ancora dispone di Risparmio

privato ( tutti dicono che la propensione al risparmio degli Italiani resta

elevata ) per la parte del Consumo non necessario, ma voluttuario

[...]

Ma sarà un effetto placebo limitato, secondo me.

 

non posso che condividere in pieno su quello che ha detto Hinzelmann.

Ma se poi ci sono problemi di stipendi e di tasse e di benzina come pretendono che le persone si sveglino di domenica e oltre a comprare i beni di prima necessità prendano pure vestiti o un lampadario per casa? esempio stupido ._.

il fatto è che,è forse vero che gli stipendi per la maggioranza non aumentano perché non ci sono soldi per farsì che aumentino,ma mi chiedo cavolo quando si arriverà una buona volta a fare i giusti tagli,dove serve? Tagli che in primis permattano l'aumento degli stipendi,magari anche l'abbassamento minimo delle tasse,un conseguente miglioramento dei servizi. Tutto questo penso che poi permetta ad una maggioranza l'acquisto non sono di beni primari ma anche di vari ''sfizi'',cosicché ci sia una crescita economica rilevante.

Il vero problema o uno dei più seri secondo me,è che non si sono fatti realmente dei tagli a 'categorie' che se lo meritanodire come politici (con le loro inutili autoblu per di più) o Chiesa (che saprete tutti non paga le tasse! e correggetemi se dico cavolate). Non penso che tutti in Italia nuotino nell'oro. Quindi io sono più favorevole a,ripeto un taglio dove serve realmente,anziché delle liberalizzazioni,dato che,se non si agisce prima su certe cose secondo me,la situazione non potrà che migliorare,di pochissimo e soprattutto,mi sembra poi tanto una presa in giro bella e buona.

Poi ripeto potrei pure sbagliarmi su certe cose,sono pronta a sentire il parere altrui io parlo dal mio piccolo u.u

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Tento di dare qualche risposta, tuttavia per farsi un idea che sia più o meno adeguata, qualche rudimento di economia serve. Io la vorrei nella scuola dell'obbligo :picknose:

 

oldboy non per darti addosso ma... tu quanti pensi che realmente possano permettersi di comprare un paio di pantaloni o un qualcosa per ''sfizio'' attualmente in Italia? Sebbene non siamo ancora un paese povero io credo che solo quei pochi,vuoi perché hanno un lavoro,un posto fisso ed anche cosa da non sottovalutare dei buoni stipendi o vuoi perché hanno, fortuna loro,soldi a non finire,possano permetterselo.

 

Rispetto a chi magari non riesce sul serio a comprare la spesa o a pagare l'affitto. Non ti parlo della mia situazione economica famigliare,anche perché sinceramente non c'è ancora una situazione così critica ma neanche favorevole,come credo per molti di voi no? Però a dirti il vero sono scettica su questa cosa. E leggendo vari topic di vari utenti io non credo che faccia qualcosa di notevole questa liberalizzazione per negozi e simili. Semmai sostengo la tesi che possa far qualcosa di minimo,ma poi a chi va veramente a discapito?

 

In Italia la disoccupazione al momento è all' 8,9% Significa che su 100 persone 91 sono regolarmente impiegate. Inoltre del totale degli impiegati circa l'85% ha un posto fisso, ossia circa 78 persone su 100 hanno un posto fisso, gli altri 13 sono precari e liberi professionisti.

In definitiva ti risponderei che la percezione della gente spesso è più disastrosa di quello che è la realtà (anche se ciò non significa che la situazione sia rosea)

 

Il vero problema o uno dei più seri secondo me,è che non si sono fatti realmente dei tagli a 'categorie' che se lo meritanodire come politici (con le loro inutili autoblu per di più) o Chiesa (che saprete tutti non paga le tasse! e correggetemi se dico cavolate).

 

Non è così. I tagli alla politica, o l'ICI alla chiesa sono misure che tutti auspichiamo, ma sono una goccia nel mare dell'economia Italiana, la gente che in TV ripete che i tagli alla politica sono la panacea dell'italia fa populismo. La realtà è che è l'amministrazione Italiana ad essere un colabrodo, e parliamo di sanità, società a partecipazione statale, amministrazioni locali ecc.

 

Questa cosa serve solo a far credere ai consumatori di avere potere nelle scelte (tipo fare la spesa a orari improponibili) ma in realtà condiziona ancora di più le persone... perchè se prima la domenica la passavi a fare un giro al lago/mare/montagna o altro, ora potrai razzolare nei centri commerciali perchè non si paga il parcheggio, ci sono manifestazioni o show (che nessuno pagherebbe per andare a vedere, ma le hai lì gratis, perchè non guardarle?) degustazioni o altri intrattenimenti. e il fatto che anche i negozi siano aperti aumenta il costo di elettricità, personale (quando viene pagato) spese ecc...

 

Questo è un ragionamento che non capirò mai: è un servizio in più, se vuoi ne usufruisci se no no. In economia si chiama "miglioramento pareto-efficiente" significa che dai qualcosa in più a qualcuno senza levare ad altri.

 

 

Se questo è il ragionamento, che comprendo, allora è meglio restare chiusi.

Perché il pullover melanzana è probabilmente fatto in Bangladesh, dove la tutela sulle condizioni di lavoro è praticamente assente.

Perché il pullover melanzana è tinturato probabilmente con sostanze inquinanti che una volta esauste finiranno nell'ambiente.

Perché il pullover melanzana anche se è fatto in UE con le migliori condizioni di lavoro e tecnologie rispettose dell'ambiente l'impatto ambientale ce lo ha ancora.

Allora non facciamo più pullover melanzana?

No, ne facciamo meno ed eticamente migliori.

Il PIL decresce?

Pace all'anima sua, è un indice vetusto che non è nemmeno nato per la funzione che sta svolgendo. Di certo non è indicatore del benessere di popolo.

Ma così arrestiamo la crescita economica?

Può darsi, ma perché si parte dall'assunto che dovremmo economicamente crescere all'infinito. Quasi niente in natura e non solo funziona così.

Dagli organismi unicellulari non abbiamo anche animali alti 50 metri, rispetto alle dimensioni medie di un mammifero le specie più grandi sono molto rare.

In una casa di 5mq di vive male, in una di 20 si vive meglio ma si sta ancora stretti, in una di 50 si vive meglio ma si sta ancora stretti, in una di 100 si vive bene, in una di 200 non vive molto meglio che in una da 100, in una di 500 si vive peggio e si fatica a gestirla.

Se c'è crisi in buona parte è perché fino ad ora siamo stati troppo grandi a scapito di altri troppo piccoli.

Ora i troppo piccoli si stanno ingrandendo e abbiamo paura che ci schiaccino come noi abbiamo schiacciato loro.

C'è da migliorare la qualità della vita, non la quantità della vita.

 

C'è un economista tale Latouche che la pensa più o meno come te, ed ha teorizzato la cosiddetta "economia della decrescita".

Il problema a mio modesto avviso principale di questa teoria è che l'uomo per sua natura è portato a produrre/crescere, o almeno questo è ciò che ha fatto negli ultimi 5000 anni... I momenti di decrescita economica da sempre coincidono con i momenti più bui dell'umanità. A dirla tutta anche ora che si sente solo l'odore di decrescita la gente non mi pare così felice...

 

Per quanto riguarda poi il pullover melanzana inquinante,nocivo, e fatto con lavoro minorile, ti faccio notare che il fenomeno della Corporate Social Responsability è tanto più presente quanto l'economia del paese è sviluppata.

 

 

Tornando IT la norma relativa all'apertura domenicale è solo una piccola parte di un decreto molto più ampio che a sua volta non è dichiaratamente sufficiente o definitivo. Nessuno si aspetta che la singola norma cambi il destino dell'economia italiana, ci si aspetta che contribuisca sia pure con i limiti del caso.

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Il tema è quello delle aperture domenicali dei negozi... e leggendo mi sono fatto l'idea che quello che per me è consuetudine, ovvero avere molti centri commerciali aperti di domenica, non lo sia in altre parti di Italia. E' così? :look:

 

Io comunque sono a favore della norma: non OBBLIGA nessuno ad aprire ma ne dà FACOLTA', in tal modo chi ha le possibilità economiche, manageriali, logistiche... per garantire l'apertura nelle domeniche offrirà al cittadino la POSSIBILITA' di fare la domenica o la sera alle 22 gli acquisti che non è riuscito magari a fare in settimana o in giornata se magari è uscito dall'ufficio alle 20.

Non mi pare un dramma...

 

Il tema di aumento o meno del PIL è di per sé un marginale, nel senso che credo debba essere più correlato alla reale disponibilità di soldi delle persone.

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In Italia la disoccupazione al momento è all' 8,9% Significa che su 100 persone 91 sono regolarmente impiegate. Inoltre del totale degli impiegati circa l'85% ha un posto fisso, ossia circa 78 persone su 100 hanno un posto fisso, gli altri 13 sono precari e liberi professionisti.

In definitiva ti risponderei che la percezione della gente spesso è più disastrosa di quello che è la realtà (anche se ciò non significa che la situazione sia rosea)

 

Questo è un quadro molto riduttivo. I salari italiani ad esempio sono fra i più bassi in Europa mentre la pressione fiscale è fra le più alte.

 

Questo è un ragionamento che non capirò mai: è un servizio in più, se vuoi ne usufruisci se no no. In economia si chiama "miglioramento pareto-efficiente" significa che dai qualcosa in più a qualcuno senza levare ad altri.

 

Questo non è vero. Con questa norma (che ribadisco non è neanche di competenza statale) si favoriscono i grandi a discapito dei piccoli.

 

Un negozio di ampie dimensioni con molti dipendenti può aprire tranquillamente anche la domenica (se lo reputa conveniente ovviamente).

La piccola attività commerciale, invece, composta magari da una sola persona che lavora 5-6 giorni a settimana dalle 9 di mattina alle 9 di sera

non può permetterselo.

 

tagli alla politica, o l'ICI alla chiesa sono misure che tutti auspichiamo, ma sono una goccia nel mare dell'economia Italiana, la gente che in TV ripete che i tagli alla politica sono la panacea dell'italia fa populismo. La realtà è che è l'amministrazione Italiana ad essere un colabrodo, e parliamo di sanità, società a partecipazione statale, amministrazioni locali ecc.

 

Verità sacrosanta, tranne l'ICI alla chiesa. Si sono calcolati diversi milioni di mancati introiti a causa di questo beneficio fiscale.

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