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I Gay-Pride


Cosgrove

Siete mai stati a un Pride?  

141 members have voted

  1. 1. Siete mai stati a un Pride?

    • Sì, una sola volta
      35
    • Sì, diverse volte
      63
    • No, mai
      80
    • No, e penso che non andrò mai
      36
    • No, ma quest'anno andrò
      36


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Non sono mai stato ad un Pride, a giugno non credo di poterci essere perchè sono sotto esami!Prima o poi ci andrò sicuramente!Mi piacerebbe andare a quello di San Francisco: una mia amica ci è stata e ha detto che è stupendo!

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Ne ho fatti molti meno di quelli che avrei potuto!!! MILANO 2002, PADOVA 2002, BARI 2003, GROSSETO 2004, MILANO 2005 ....il 2006 l'ho saltato!!! Pero' ora vorrei farne uno all'estero....Eccomi qua a GROSSETO nel 2004! Un gruppetto di noi aveva partecipato a questa iniziativa dell'arcigay: ognuno portava una bandiera di un paese dove sono riconosciute le coppie di fatto, il cartello che indosso credo sia autoesplicativo!!!!IM001535_JPG_jpg.jpged eccone un'altra dove Luxuria ha voluto farsi ritrarre con noi di sfondo (modestamente... mi si vede bene anche qui....  :salut: )IM001682_JPG_jpg.jpgPero', la foto piu' bella in cui mi sono ritrovato, e' quella che poi fu messa sulla homepage del sito dell'arcigay di Milano quando ci fu il PRIDE del 2002:DSC00134_JPG.jpgUna nota per i piu' osservatori.. ho sempre la stessa maglietta!!! Non e' che ho solo quella!!!  :asd:  Nel 2003, per esempio, ne avevo un'altra... ma non mi hanno mai inquadrato in quell'occasione....  :asd:  e pensare che ero pure su uno di quei carri chiassosi stipati di gente!!!!Sono stati tutti PRIDE bellissimi!!!I Pride non sono una carnevalata, invito coloro che  giudicano senza conoscere ad andarci almeno una volta, nel frattempo inviterei anche ad informarsi su cosa significa GAY PRIDE, da dove nasce e perche' :http://en.wikipedia.org/wiki/Gay_pride

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quello di padova l'ho visto da spettatore etero (non mi ero ancora riconosciuto all'epoca) e l'impressione è stata quella. se mi sbaglio, molto meglio.

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se posso peccare di presunzione, forse lo hai visto da gay non ancora "sbocciato"..... :asd: e quindi non conta....Magari, se ci vai con la compagnia giusta, ti diverti e cambi pure idea! :salut:

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beh.... da noi la strada e' ancora lunga, ma altrove ci si puo' pure sposare, e lo dobbiamo anche a quelli che hanno creduto a quelle carnevalate!Per chi non la conosce ancora:27 Giugno 1969,Stonewall, una breve storia che si rivive ogni anno in tutto il mondo.Il racconto che ho linkato risale al 2000, anno del World Pride di Roma.Sinceramente, mi dispiace tanta approssimazione nel liquidare il Pride come ad una carnevalata, questo e' un esempio di come una societa' tanto omofobica riesca ad entrare nel DNA delle vittime stesse di tanta omofobia.

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io una volta...questa estate scorsa a quello di Roma....ma a giugno ci sarò sicuramente....manifestare con colore e allegria credo che sia un modo giusto di approcciare...il riskio di non venir presi sul serio?c'è...ma l'importante poi è che la qualità delle cose dette non venga meno...e poi quel che conta è ciò che si esprime in questo caso(i cartelli scritte etc le leggono tutti)non sta scritto da nessuna parte che una manifestazione debba per forza essere manifestazione di cordoglio....dopotutto gay vuol dire allegro...che male c'è... :salut:

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Non ci sono mai stato e non ho in programma di andarci, per il semplice fatto che sono un tantino oclofobo. Una volta all'Andemm al Domm mi sentii male.Detto questo, ritengo sarebbe ora di lasciarsi alle spalle le carnevalate d'apertura, non più necessarie per ottenere visibilità e a mio avviso ulteriore fonte di preconcetti idioti.

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ritengo sarebbe ora di lasciarsi alle spalle le carnevalate d'apertura, non più necessarie per ottenere visibilità e a mio avviso ulteriore fonte di preconcetti idioti.
Sonnenritter, precisa meglio cosa intendi per carnavalate e quali sono tutti gli aspetti che non ti piacciono, ti danno fastidio, ti imbarazzano o nei quali non ti riconosci di un Pride. Mi interessa il parere di un ragazzo giovene quale tu sei. E' solo precisando e specificando che il discorso non cade nel generico e quindi nel disimpegnato. Trasformiamo questo topic anche in un dire, senza peli sulla lingua, tutti gli aspetti che di un Pride non vi/ci piacciono, e perché, ed eventualmente come vorreste/vorremmo che fosse.
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Io sono stata al Pride di Roma 2005 e 2006, e casualmente ho assistito al passaggio dell'Europride 2006 a Londra. Quest'anno intendo andare al pride di Londra, possibilmente insieme al gruppo lesbico di cui faccio parte se qualcuno ci va (ma sono quasi tutte donne mature parecchio confuse e non out quindi dubito vorranno partecipare...)Il discorso pride è parecchio delicato ed è stato affrontato parecchie volte in passato qui sul forum.Personalmente non concordo con chi dice che il pride è solo carnevalata, è evidente che a un pride queste persone non sono mai state, ma lo hanno solo visto tramite televisione, e quindi ovviamente hanno visto SOLO l'aspetto carnevalesco che ai media fa comodo propagare.Chiunque sia stato a un pride sa che i tre quarti della folla sono persone diverse, "ordinarie" quasi. A me per rispondere alla domanda di Isher (anche se non era rivolta a me) piacerebbe che per una volta si organizzasse un pride senza travestimenti di nessun tipo, perché la cosa che più spaventa gli eterosessuali, ai quali bene o male i pride sono rivolti, non sono gli individui sgargianti e vistosi, ma sono le persone comuni, che potrebbero trovare nella cerchia dei loro amici o colleghi di lavoro.Però trovo che sia utopica una proposta di questo genere, perché significherebbe limitare la libertà di espressione di alcune persone, e non penso che l'accetterebbero di buon grado.

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A me per rispondere alla domanda di Isher (anche se non era rivolta a me) piacerebbe che per una volta si organizzasse un pride senza travestimenti di nessun tipo, perché la cosa che più spaventa gli eterosessuali, ai quali bene o male i pride sono rivolti, non sono gli individui sgargianti e vistosi, ma sono le persone comuni, che potrebbero trovare nella cerchia dei loro amici o colleghi di lavoro.
No Sweet, la mia domanda era rivolta a tutti, e trovo particolarmente intelligente la tua risposta, intendo dire a partire da quel «perché la cosa che più spaventa...». Per fare un Pride così, bisognerebbe che esso fosse riempito di «coscienza»: di ciò che essere gay può e deve in certi momenti significare. Anch'io sono del tutto scettico sul fatto che la cosa sia realizzabile. Quello che a me piacerebbe è che il Pride fosse non dico ogni volta ma tendenzialmente sempre diverso, ora nella direzione che dici tu, ora nella direzione di una manifestazione più politica e strutturata, ora come pura festa, ora, addirittura, impostata sulla cultura, con una bella sfilata che conduca a un luogo dove ci siano brevi performances artistiche & simili. Non credo o almeno spero che Sonnenritter (non) pensi che il Pride sia «solo» una carnavalata altrimenti non gli avrei nemmeno rivolto quella domanda, of course.
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Sonnenritter, precisa meglio cosa intendi per carnavalate e quali sono tutti gli aspetti che non ti piacciono, ti danno fastidio, ti imbarazzano o nei quali non ti riconosci di un Pride. Mi interessa il parere di un ragazzo giovene quale tu sei. E' solo precisando e specificando che il discorso non cade nel generico e quindi nel disimpegnato. Trasformiamo questo topic anche in un dire, senza peli sulla lingua, tutti gli aspetti che di un Pride non vi/ci piacciono, e perché, ed eventualmente come vorreste/vorremmo che fosse.
Mi spiego meglio. Detesto gli stereotipi, e quel che ha visibilità in un gay pride sono proprio i cliché. Anzi in tutte le manifestazioni di "pride" a cui ho assistito, quasi che ci sia un nevrotico bisogno di presentarsi agli occhi della gente come la malizia e la stupidità di quest'ultima vorrebbe.Aneddoto inutile: ricordo a quando assistetti con orrore ad un Pagan Pride, con un improbabile Vanth Spiritwalker (sic... :salut: come si fa ad avere così poco senso dell'umorismo a farsi chiamare così? Vabbè, contento lui... è già tanto che non è Luke Skywalker.) bardato stile Mago Merlino e tutto intento a destreggiarsi con una bacchetta stile Sailor Moon in un rituale in cui peraltro non ha nemmeno azzeccato le direzioni cardinali... il tutto in un simpatico set che lo vedeva circondato da ragazzine armate di libri della Ravenwolf & simili. Ora, davanti a uno spettacolo simile suppongo che i pagani di tutto il mondo si stessero rivoltando nei sepolcri tanto velocemente da generare anomalie elettromagnetiche... e non è una divagazione, so che non si parla di pagan ma di gay pride qua. Purtroppo però il discorso è ribaltabile. Quei "pagani" che aderiscono al pagan pride lo fanno in linea teorica per cercare legittimazione, d'accordo? Ok, perfetto. Ma come pretendono di ottenerla, se si scelgono come rappresentante uno che non ha nemmeno una minima infarinatura di storia delle religioni e che si presenta conciato da fare invidia al Mago Otelma?E noi gay come pensiamo di ottenere un effetto positivo, di abbattere qualche pregiudizio, se in quelle manifestazioni quel che risalta è gente mezza nuda con alucce da angelo, piuttosto che uno degli altri mille volti di quella manifestazione per come ce la fanno conoscere - per come effettivamente ha visibilità? Tentate ad esempio una ricerca con queste chiavi:http://images.google.com/images?q=gay+pridee che appare? E in un TG, che fanno vedere? Certo, poi ad essere sul posto - ho assistito a un paio di pride da spettatore esterno - ci si accorge che dietro i carri brulicanti di angioletti e fatine sfilano compostamente centinaia di persone assolutamente normali. Dietro. E chi mai li vede quelli, poi? Ovvio che ci si concentra su fatine & angioletti. Sono uno stereotipo servito su un piatto d'argento, che fa scandalo e notizia, come resistergli? Ed ecco quindi che quando mi tocca vedermi squadrare da capo a piedi per vedere se ho la gonnella anzichè i jeans, provo sì rabbia per chi mi squadra, ma provo anche molta rabbia nei confronti di quegli angioletti.
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quel che ha visibilità in un gay pride sono proprio i cliché. E noi gay come pensiamo di ottenere un effetto positivo, di abbattere qualche pregiudizio, se in quelle manifestazioni quel che risalta è gente mezza nuda con alucce da angelo [...]?Certo, [...] sfilano compostamente centinaia di persone assolutamente normali. Dietro. E chi mai li vede quelli, poi?
Sì, certo, capisco cosa vuoi dire. Personalmente, quando vado in un Pride, la prima ora, in cui c'è uno stress acustico elevato, per la musica assordante a tutto volume che viene dai carri, provo regolarmente un senso di estraneità. La sfilata insieme agli altri manifestanti per le strade della città mi riempie invece di una grande pace, di forza e gioia. Comunque provo a farti almeno un lieve controcanto:1. il 1° obiettivo di un Pride non è ottenere un effetto positivo abbattendo pregiudizi; sarebbe ingenuo sperarlo o anche crederci, perché i pregiudizi sono strutturati e hanno ragioni profonde; il 1° obiettivo è ottenere un effetto politico, in ordine a richieste che contestualmente il movimento glbt avanzi, e questo effetto lo determina o non lo determina il puro numero dei partecipanti. Se fossimo in 800000 a Roma, nessuno si preoccuperebbe se c'erano alucce o ragazzi e ragazze e uomini e donne e anziani vestiti normalmente. Passerebbe in 1° piano per tutti (anche per te) altro.2. Un Pride è proiezione del livello di coscienza delle persone omo e trans. Chi lo vive solo come presenza, magari liberatoria e quindi in certi casi esibizionista, o come sfogo, non rappresenta che se stesso (non rappresenta un ideale, o un'istanza civile, o politica), e quindi pensa solo a sé. E' vero però che venendo contribuisce comunque alla riuscita numerica della manifestazione, mentre chi non viene, potendo ingrossare le file delle persone senza alucce, non contribuisce a niente. I primi non li puoi escludere dicendo: non venite! Ai secondi si può chiedere: venite anche voi! 3. Quelli che sfilano "dietro", come dici tu, non li fanno vedere, ma li vedono.Per terminare con un'idea costruttiva, credo che il modo per favorire la partecipazione di tutti e abbattere la predominanza dei clichés sarebbe quello di rendere fortemente strutturata la Manifestazione, dandole vari momenti: sfilata, tribuna con invitati e discorsetti, una seria ma breve manifestazione artistica, elemento ludico/giocoso (arrivare in un parco), concerto finale, e si potrebbe pensare ancora ad altro.
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1. il 1° obiettivo di un Pride non è ottenere un effetto positivo abbattendo pregiudizi; sarebbe ingenuo sperarlo o anche crederci, perché i pregiudizi sono strutturati e hanno ragioni profonde; il 1° obiettivo è ottenere un effetto politico, in ordine a richieste che contestualmente il movimento glbt avanzi, e questo effetto lo determina o non lo determina il puro numero dei partecipanti. Se fossimo in 800000 a Roma, nessuno si preoccuperebbe se c'erano alucce o ragazzi e ragazze e uomini e donne e anziani vestiti normalmente. Passerebbe in 1° piano per tutti (anche per te) altro.
Dissentisco, portare il tutto al solo fattore numerico mi pare estremamente riduttivo. L'opinione pubblica ha un peso notevole, e non è direttamente condizionata dai numeri, a meno che non raggiungano cifre vertiginose - ed irrealistiche, anche considerando che sono convinto del fatto che molti non vi partecipano proprio per alcune delle modalità in cui si svolge.
2. Un Pride è proiezione del livello di coscienza delle persone omo e trans. Chi lo vive solo come presenza, magari liberatoria e quindi in certi casi esibizionista, o come sfogo, non rappresenta che se stesso (non rappresenta un ideale, o un'istanza civile, o politica), e quindi pensa solo a sé. E' vero però che venendo contribuisce comunque alla riuscita numerica della manifestazione, mentre chi non viene, potendo ingrossare le file delle persone senza alucce, non contribuisce a niente. I primi non li puoi escludere dicendo: non venite! Ai secondi si può chiedere: venite anche voi!
I secondi sarebbero molto più propensi a partecipare ad una manifestazione del genere, sapendola esente da fenomeni che potrebbero anche essere registrati come caricature di loro stessi.Ah, un'altra cosa. Partecipare ad una manifestazione del genere implica a mio avviso una certa responsabilità, e la coscienza dovrebbe suggerire di starsene a casa piuttosto che nadare a rappresentare unicamente sè stessi. Se proprio vogliono, perchè non creano un Exibitionism Pride? Lì non avrei nulla in contrario agli angioletti.
3. Quelli che sfilano "dietro", come dici tu, non li fanno vedere, ma li vedono.Per terminare con un'idea costruttiva, credo che il modo per favorire la partecipazione di tutti e abbattere la predominanza dei clichés sarebbe quello di rendere fortemente strutturata la Manifestazione, dandole vari momenti: sfilata, tribuna con invitati e discorsetti, una seria ma breve manifestazione artistica, elemento ludico/giocoso (arrivare in un parco), concerto finale, e si potrebbe pensare ancora ad altro.
Li vede solo chi li vuole vedere.Concordo col tuo ultimo suggerimento, invece.
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Dissentisco, portare il tutto al solo fattore numerico mi pare estremamente riduttivo. L'opinione pubblica ha un peso notevole, e non è direttamente condizionata dai numeri, a meno che non raggiungano cifre vertiginose - ed irrealistiche, anche considerando che sono convinto del fatto che molti non vi partecipano proprio per alcune delle modalità in cui si svolge.
Mi hai fatto l'obiezione che temevo mi avresti fatto e che speravo non mi facessi. Dunque, io non «riduco tutto» al solo fattore numerico: ti sto solo dicendo qual è il primo obiettivo di un Pride (e non qui solo, ma in tutto il mondo, crederei). Se si fa una manifestazione di metalmeccanici o maestri scontenti della loro paga e del fatto che non si rinnovi il loro contratto, il successo o insuccesso della manifestazione risiede nel fatto che ad essa abbia partecipato un'ampia o altissima parte della categoria, o se invece siano venuti trenta operai o sette maestri. Questo è una elementare verità, ed essere «riduttivi» (ma io non credo di esserlo, almeno nel significato negativo del termine) in certi casi è necessario per veder chiaro. Tu dici poi che è irrealistico portare 800.000 gay in piazza: ma a Parigi ci sono riusciti. Credi che travestiti, drag e dark queen, giovanotti nudi e cicciarde sfatte ci siano solo qui? Ci sono ovunque. La percezione politica del fenomeno che hanno una società e una classe politica è strettamente connessa alla rilevanza sociale del fenomeno stesso. Se i gay stanno a casa, saranno percepiti come irrilevanti. E starsene a casa, poi, per non essere confusi con la caricatura di se stessi, cioè della particolare forma di omosessualità che ognuno di noi incarna, significa in verità rappresentare solo se stessi: cioè ragionare nello stesso modo in cui ragionano quelli contro i quali tu ti scagli. Oltre al fatto che mi sembra ci sia un eccesso di schifiltosità. Bada, io sono un intellettuale, cinquantenne, con gli occhiali, incapace di esibirmi: non è che mi senta proprio a casa mia, in certi momenti del Pride; ma mi sento «a casa mia» in un altro senso. C'è poi un fatto di cui tu devi tener conto: il movimento glbtq non rappresenta altro che la somma (non sempre sommabile) di persone in effetti diverse, che stanno insieme innanzitutto perché solo stando insieme riescono a essere un soggetto diciamo politico o almeno rivendicativo. Inoltre le omosessualità sono diverse. C'è dunque una strutturale alterità di soggetti e bisogna accettarla, la correzione deve venire necessariamente dalla dirigenza del movimento e delle Associazioni. Un'accettazione troppo "facile" del discorso che ho fatto in apertura (il fondamentale dato numerico), unita a sostanziale menefreghismo e cinismo, porta alla pigrizia di non creare un Pride complesso e articolato, ricco, in modo che anche tu, Sonnenritter  :salut:, ti ci possa riconoscere. Ma questa è la strada, non quella dell'abbandono della manifestazione.
Li vede solo chi li vuole vedere.
Sono perfettamente d'accordo. Ma questo porta acqua al mio mulino, non al tuo!
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No e penso che non andrò. Non mi piace mettermi in mostra... per certe cose :asd:
Mo' faccio il moderatore  :salut:, se magari, oltre a dire SI o NO, ci mettessi pure qualcosa di tuo, una motivazione piu' articolata, giusto perche' ti sarai reso conto che l'argomento e' stato ampiamente sviluppato e quindi sarebbe piu' utile continuare in questo senso...Un po' mi dispiace constatare la presenza di tanti ragazzi giovani che in qualche modo hanno fatto loro il luogo comune del PRIDE: una carnevalata, un mettersi in mostra inutile, con questo orgoglio gay che viene immancabilmente frainteso.Immagino alcuni di noi sappiano bene com'era considerata l'omosessualita' piu' o meno trent'anni fa.Oggi qualcuno vorrebbe ancora relegarci ai margini, umiliarci, come e' sempre stato.Non capire l'enorme valore simbolico del Pride, e' un po' come non comprendere il risveglio che c'e' stato, quasi improvviso, generazioni di gay e lesbiche erano rimaste nascoste ed inespresse sino a quel 1969, anno della ribellione allo StoneWall, nascita del Pride.Il Pride e' tutto questo, e' la gioia per una nuova vita, quella di molti gay e lesbiche che oggi posso sposarsi, pacsarsi, unirsi, stare insieme anche dove non ci sono ancora delle leggi.Il Pride e' diventato una sorta di festa mondiale, e' quasi una festa nazionale in Australia, dove ci sfilano perfino i poliziotti.In Italia siamo ancora a discutere se sia utile o meno, se sia rappresentativo o meno, ma solo una societa' debole mostra reticenza ad una manifestazione di pace che si celebra in tutto il mondo, forse e' la manifestazione piu' estesa in assoluto, ed anche la piu' pacifica.
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nel gay pride c'è chi sfila,chi sta in tacchi e chi vestito in abiti abituali,ossia c'è tutto,tutte le sfumature del mondo gay e non,perchè pensa che allo scorso pride io ci sono andato accompagnato da più amiche etero che gay,e se queste mie amiche etero nn m dicevano che c'era il pride,io nn avrei mai saputo in che giorno cadeva...il pride credo che rispecchi la stessa varietà di persone che puoi trovare in giro,da quello con parrucca e tacchi,al ragazzo vestito in borghese e insospettabile,dal camionista alla shampista...c'è tutto...e come può nn essere fantastico proprio per questo...chi lo giudica solo una carnevalata è perchè nn conosce tutti gli aspetti,e lo invito cordialmente a farlo....inoltre la "folla etero"ai bordi delle strade quest'estate,nn solo osservava compiaciuta ma sorridente e alcuni battevano addirittura le mani....ma non per scherno,ma per il clima di serenità e allegria che denotavano in quello che vedevano...posso anche dire per concludere,che come la gente vide gente allegra e variopinta al pride,vide anche un numeroso e silenzioso corteo di fiaccole e commozione palpabile in onore di Paolo Seganti....

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Non ti piace che si manifesti per i diritti che ci sono negati? Non ti piace che ci sia gente che non ha paura a mostrarsi per quella che è? Cerchiamo di mettere insieme due parole, invece di uno sparuto "non mi piace come manifestazione".Quanto a me, non ci sono mai andata ma ho intenzione di andare a quello di quest'anno. Proprio perché non l'ho visto con i miei occhi non saprei bene che dire (nel senso, quello che a qualcuno può sembrare eccessivamente appariscente a me potrebbe non fare né caldo né freddo) però in linea di massima mi piacerebbe che ci fossero più persone "normali" possibile, perché come dice giustamente Sweet, sono quelle che fanno più paura.

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Non capire l'enorme valore simbolico del Pride, e' un po' come non comprendere il risveglio che c'e' stato, quasi improvviso, generazioni di gay e lesbiche erano rimaste nascoste ed inespresse sino a quel 1969, anno della ribellione allo StoneWall, nascita del Pride.Il Pride e' tutto questo, e' la gioia per una nuova vita, quella di molti gay e lesbiche che oggi posso sposarsi, pacsarsi, unirsi, stare insieme anche dove non ci sono ancora delle leggi.Il Pride e' diventato una sorta di festa mondiale, e' quasi una festa nazionale in Australia, dove ci sfilano perfino i poliziottiIn Italia siamo ancora a discutere se sia utile o meno, se sia rappresentativo o meno, ma solo una societa' debole mostra reticenza ad una manifestazione di pace che si celebra in tutto il mondo, forse e' la manifestazione piu' estesa in assoluto, ed anche la piu' pacifica.
Beh in realtà anche in paesi più progrediti c'è ancora chi propone l'argomentazione "io non faccio la parata dell'orgoglio etero, perché voi dovete fare quella gay?" ma il punto è che in questi paesi, la parata assume un significato completamente diverso, perché i diritti già ci sono, e la parata ha un clima totalmente di festa, serve per guadagnare visibilità con gli omofobi, e per celebrare quelle persone che sono fiere di essere out...I giovani italiani non solo non sono troppo informati sulle radici della manifestazione, ma sono troppo egoisti per partecipare a qualcosa che unisce i gay come comunità (non del tutto visto che ci sono sempre quelli che, senza neanche provare, decidono che non ci andranno...), spesso e volentieri gli importa solo di divertirsi e non di partecipare a un qualcosa di più grande, chiedendo dei diritti che gli spettano. Forse proprio perché nemmeno dei diritti gli importa, basti pensare a quanti giovani gay, siccome non intendono sposarsi e/o avere figli, allora non si curano di quelli che invece vorrebbero farlo e non combattono per loro.
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Non ti piace che si manifesti per i diritti che ci sono negati? Non ti piace che ci sia gente che non ha paura a mostrarsi per quella che è? Cerchiamo di mettere insieme due parole, invece di uno sparuto "non mi piace come manifestazione".Quanto a me, non ci sono mai andata ma ho intenzione di andare a quello di quest'anno. Proprio perché non l'ho visto con i miei occhi non saprei bene che dire (nel senso, quello che a qualcuno può sembrare eccessivamente appariscente a me potrebbe non fare né caldo né freddo) però in linea di massima mi piacerebbe che ci fossero più persone "normali" possibile, perché come dice giustamente Sweet, sono quelle che fanno più paura.
Non mi piace come manifestazione perchè secondo me è un'esagerazione del fatto, a questo punto ci parteciperei sicuramente se non fosse chiamata pride o manifestazione, ma Mardì Gras come in Australia.
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Al gay pride, si va e secondo me si deve andare, per come si è.Certo sarà più facile trovarci la trans, il nascondimento della cui fotopare valere € 100.000, di Sircana...ma questo è un problema imputabilea Sircana più che alla trans a cui non si può certo chiedere di "mascherarsi"da Sircana...Che per certi etero la sfilata possa apparire disturbante ( una carnevalata )è probabilmente vero, tuttavia la manifestazione di orgoglio implica la sfidaall'omofobia e l'omofobia si cela anche nel discorso: ciò che accade in camera da letto ( vostra ) è cosa che non mi riguarda...ma in fondo in fondo mi fa un po' senso...e non mi riguarda perchè preferisco pure ignorarlo.Cioè c'è un tema dell'uguaglianza, ma c'è anche un tema delle differenzeovviamente questi due temi sono in tensione fra loroDomanda: se c'è un carro di un locale con dei cubisti, questo carro rappresenta una realtà del mondo lgbt creata ad hoc per la sfilata?In quale misura quel carro è più carnacialesco di quel locale?

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Che per certi etero la sfilata possa apparire disturbante ( una carnevalata )è probabilmente vero, tuttavia la manifestazione di orgoglio implica la sfidaall'omofobia
Signori, agli etero o a certi etero non appare disturbante la carnevalata. Non è questo ancora il punto. Se peraltro di questo si trattasse non perderei il mio tempo a parlarne, perché non posso perdere tempo dietro sciocchezze.Quello che disturba è il fatto (das Faktum) della diversità, cioè che ci sia un gruppo di persone che impugna una diversità. Di questo gli etero non ne vogliono sapere, evidentemente perché ricorda loro che la discriminazione non scende dal Cielo ma l'hanno creata loro, o almeno l'ha creata l'Eterosessualità Dominante, cioè l'Eteronormatività. E questa psicologia imbarazzata («perché manifestano?») è più forte proprio presso chi è più vicino ad avere coscienza della «contraddizione», cioè agli etero emancipati, progressisti. Degli etero reazionari che sono schifati dalla carnevalata se permettete me ne infischio. D'altro canto il sogno di essere tutti uguali alberga anche in molti cuori gay soprattutto giovani e molto giovani: per questo per loro è dura essere precipitati in una manifestazione come il Pride (ma forse non li disturba frequentare il recinto chiuso dei locali). Ciò detto, dall'82 (mia prima Giornata dell'Orgoglio Omosessuale, Bologna) a oggi molte cose sono cambiate, come giustamente notava Dago; c'è una partecipazione popolare, della città intendo, che prima non esisteva affatto, c'è una 'normalità' della cosa che prima non esisteva per niente.Tra tutte le risposte trovo particolarmente indicativa quella di Giacomo, che ci andrebbe solo se si chiamasse Mardi Gras! Insomma, tutto, purché non sia una Cosa Gay. Si chiama «voglia di scomparire» Giacomo, e non aiuterà la tua depressione... :salut:
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Tra tutte le risposte trovo particolarmente indicativa quella di Giacomo, che ci andrebbe solo se si chiamasse Mardi Gras! Insomma, tutto, purché non sia una Cosa Gay. Si chiama «voglia di scomparire» Giacomo, e non aiuterà la tua depressione... :salut:
Non è per il fatto di essere gay che sono depresso :kiss: Anzi, a dirla tutta è questo che mi dà il coraggio di andare avanti, e sicuramente non è che non partecipo al Pride per nascondermi ^^Se il Gay Pride fosse una sfilata senza carri allegorici, ma una manifestazione nel vero senso della parola, allora là sì che parteciperei, e parteciperei anche ad un "Mardì Grass" con i carri allegorici... insomma, non sò se mi sono spiegato °°
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Se il Gay Pride fosse una sfilata senza carri allegorici, ma una manifestazione nel vero senso della parola, allora là sì che parteciperei, e parteciperei anche ad un "Mardì Grass" con i carri allegorici... insomma, non sò se mi sono spiegato °°
Si, ti sei spiegato. Se il GP fosse...allora parteciperei...e parteciperei anche... In attesa che tutte queste condizioni si diano, avremo, qui in Italia, numeri da quasi vergognarci e...da deprimerci °°
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