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David, due babbi e una mamma-pancia


bluelake

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David, due babbi e una mamma-pancia

 

Valter e Mario abitano in provincia di Livorno. Si sono sposati a Barcellona. Negli Usa hanno realizzato il sogno di un figlio: una messicana ha prestato l'utero

 

LIVORNO. David porta il nome del medico che l'ha fatto nascere. Un ginecologo ebreo californiano che recita una preghiera di ringraziamento a Dio ogni volta che pratica un'inseminazione. Per lui ci sono voluti quattro tentativi. Ora, nella sua tutina arancione, prende il latte dal biberon preparato dai suoi due padri: babbo Valter e babbo Mario. Una coppia gay che ha realizzato il sogno di un figlio. "Mamma pancia", la donna che ha prestato l'utero portando a termine la gravidanza, è Amanda, una trentenne di origine messicana, già madre di tre figli, che vive a San Diego, dov'è nato il bambino. [segue su: http://iltirreno.gelocal.it/livorno/cronaca/2010/10/20/news/david-due-babbi-e-una-mamma-pancia-2564147 ]

 

 

sul quotidiano locale oggi è la notizia di apertura in prima pagina con foto a colori

copertina_iltirreno_livorno_w510.jpeg

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Ci vuole coraggio, io non ce la farei a fare un figlio così in Italia sapendo che se (mettendo caso che io sia il padre biologico) dovessi morire il mio compagno non avrebbe alcun diritto sul bambino e magari potrebbe addirittura finire in un orfanotrofio. D'altro canto però è ovvio che uno non può aspettare i 70 anni per avere un figlio in attesa che l'Italia si muova a riconoscere alcuni diritti fondamentali.

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Davvero commovente!!

 

Spero che tutto quello che hanno fatto Valter e Mario, un giorno (non molto lontano) si potrà fare anche in Italia.

 

E se quel giorno sarà troppo in là, tutti in America!!

 

Spero anche io di poter avere un bambino in futuro, solo mi preoccupa sapere come potrebbe essere trattato mio figlio qui in Italia... Forse vivendo in America sarebbe tutto più semplice, per noi, ma anche per i bebè...

 

 

PS: non ho capito una cosa: il seme usato, proviene da quale genitore??

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In Francia è stata legale dagli anni 80 al 94 , purtroppo troppe donne hanno lucrato sulla disperazione di chi non può aver figli chiedendo somme che giravano attorno ai 100.000-200.000 mila euro , ricatti dopo il parto visto che la legge non garantisce che la madre ti dia il bambino etc etc... Nel 94 il governo rese la 'maternità surrogata' fuori legge. Però ora Sarkozy la vuole rendere nuovamente legale con punizioni severe verso le madri lucratrici..... Staremo a vedere...  :D

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Non condivido questo entusiasmo.

 

Al "prestito" degli uteri ci credo poco. Secondo me se si vuole rendere eticamente accettabile il ricorso alle madri-surrogato, bisogna creare un sistema che consenta l'anonimato assoluto. D'altronde è la regola quando si parla di donazione di organi, non capisco perché in questo caso debba essere diverso. Solo in questo modo si può evitare lo sfruttamento di donne in stato di povertà.

 

D'altronde, toh, guarda caso la donna in questione è messicana e ha una famiglia numerosa da mantenere... A me la storia puzza.

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Non condivido questo entusiasmo.

 

Al "prestito" degli uteri ci credo poco. Secondo me se si vuole rendere eticamente accettabile il ricorso alle madri-surrogato, bisogna creare un sistema che consenta l'anonimato assoluto. D'altronde è la regola quando si parla di donazione di organi, non capisco perché in questo caso debba essere diverso. Solo in questo modo si può evitare lo sfruttamento di donne in stato di povertà.

 

D'altronde, toh, guarda caso la donna in questione è messicana e ha una famiglia numerosa da mantenere... A me la storia puzza.

 

Non c'è alcun bisogno di rendere eticamente accettabile il ricordo a madri-surrugato, visto che è già una necessità per coppie omosessuali che vogliono avere figli e che non vogliano arrendersi alle disuguaglianze formali perpetrate dal loro stato

 

Aldilà che il paragone fra un organo e un bambino donato mi sembra alquanto inappropriato

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Non condivido questo entusiasmo.

 

Al "prestito" degli uteri ci credo poco. Secondo me se si vuole rendere eticamente accettabile il ricorso alle madri-surrogato, bisogna creare un sistema che consenta l'anonimato assoluto. D'altronde è la regola quando si parla di donazione di organi, non capisco perché in questo caso debba essere diverso. Solo in questo modo si può evitare lo sfruttamento di donne in stato di povertà.

 

D'altronde, toh, guarda caso la donna in questione è messicana e ha una famiglia numerosa da mantenere... A me la storia puzza.

 

In una società bisogna aiutarsi altrimenti facciamo gli eremiti, una donna che ti presta l'utero ti aiuta a colmare una tua necessità di paternità o maternità.

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Vedo che si fanno le orecchie da mercante...

 

La necessità etica è quella di fare in modo che donne povere non vengano indotte a vendere la propria salute. Ho capito che a noi fa comodo, ma cerchiamo di avere una visione equilibrata della cosa.

 

Io non ho niente in contrario alla donna che "vuole aiutare" e "presta" l'utero. Il problema è che tale situazione non potrà mai realizzarsi quando coppia e donna entrano direttamente in contatto e quindi di fatto vengono garantiti benefici economici alla donna.

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Io non ho capito una cosa: Amanda ha «prestato» il proprio utero e non si è fatta pagare per la sua gravidanza?

Ha solo chiesto un rimborso spese?  :D

 

Se fosse così, sarebbe una scelta singolarissima,

motivata da chissà quale ragione, ma probabilmente non ho capito io le parole del'articolo.

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. Il problema è che tale situazione non potrà mai realizzarsi quando coppia e donna entrano direttamente in contatto e quindi di fatto vengono garantiti benefici economici alla donna.

 

Questo è vero, infatti è proprio su aspetti come questo che le correnti socialiste del primo femminismo (e in seguito Engels nel suo saggio "L'origine della famiglia, della proprietà privata e dello Stato") porranno l'accento sulla differenza fra libertà e uguaglianza formale e libertà e uguaglianza materiale

 

Ma se oggi ci sono donne che sono formalmente libere e materialmente costrette a vendere il proprio utero, la colpa non è di chi desidera un figlio, ma di chi fa di tutto per perpetuare questa disuguaglianza

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Certamente è una cosa di cui si può discutere, è un aspetto che

può anche determinare una presa di posizione morale.

 

Tuttavia va detto che materialmente una gravidanza non

coincide con la privazione di un organo.

 

Dar via un organo implica sicuramente una menomazione.

Una diminuizione della mia funzionalità e una privazione

della completezza del mio corpo.

 

Sulla gravidanza si può discutere...nel senso che una tale

equiparazione implica una valutazione psicologica, insomma

il discorso si complica. Io porto un figlio che non è mio, ma

potrò averne uno mio ( non perdo tale chance ) e tuttavia

potrei durante la gestazione iniziarlo a sentire come mio, anche

a dispetto della mia volontà.

 

L'utero comunque è in "affitto" non in vendita. Certo non

è l'affitto di un locale mansardato...è giusto sollevare dei

dubbi, discuterne. Bene o male sono coinvolti corpo e mente.

Però non direi si possa parlare di vendita.

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La necessità etica è quella di fare in modo che donne povere non vengano indotte a vendere la propria salute. Ho capito che a noi fa comodo, ma cerchiamo di avere una visione equilibrata della cosa.

 

Io non ho niente in contrario alla donna che "vuole aiutare" e "presta" l'utero. Il problema è che tale situazione non potrà mai realizzarsi quando coppia e donna entrano direttamente in contatto e quindi di fatto vengono garantiti benefici economici alla donna.

 

Mi trovi perfettamente d'accordo. Onestamente credo poco anche alle famiglie allargate (coppia gay e donna-madre) perché, almeno nelle esperienze che conosco io, poi non durano e inevitabilmente si creano squilibri nei rapporti.

Probabilmente l'anonimato, come esiste per le donazioni di sperma ad esempio qui in UK, potrebbe essere una buona soluzione.

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Premettendo mi piacciono molto di più le adozioni che non l'inseminazione (sia per coppie omo che per coppie etero che non possono avere figli) che trovo un gesto molto naturale ma anche un pochino egoistico.

 

Detto questo, credo anche io che in caso una donna per ragioni altruistiche voglia prestare il suo utero debba poterlo fare. Però a titolo volontario (cioè completamente gratuito, con un semplice rimborso delle spese sostenute a causa della gravidanza) e anonimo.

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Sono d'accordo sul fatto che ci siano molte questioni da limare per rendere completamente etico l'affitto degli uteri.

Ma l'anonimato è assolutamente NON un opzione - per quanto mi riguarda, per i miei figli non lo sarebbe neanche nel caso di una donazione di sperma. E l'ambiente in cui il bambino dovrà svilupparsi per nove mesi è ancora più importante, in qualche modo, della genetica: in quanto ci si inizia già a formare come persona.

Ci sono studi su come l'imprinting cominci prima della nascita stessa, e secondo me sono mesi troppo cruciali per far sì che:

1) I genitori non possano constatare di persona lo stato emotivo della donna in fase di gravidanza;

2) I genitori siano del tutto assenti dal contatto, proprio tattile, col bambino prima che nasca: aiuta a far sì che si crei un collegamento emotivo che soprattutto per il padre non biologico è importante formare da subito.

 

La soluzione dev'essere un'altra, l'anonimato a mio parere sarebbe controproducente per il bambino e per la coppia.

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Certo, però da una parte l'anonimato darebbe alcune garanzie in più. In ogni caso riconosco che possano esserci dei grossi problemi per il bambino e la famiglia in caso di anonimato della madre. Purtroppo è un argomento su cui sono molto confusa perchè io fino ad ora non ho mai provato il desiderio di avere un figlio e così come discorso generale ho sempre pensato che se ne volessi uno e non lo potessi avere perchè la mia compagna è una donna, allora preferirei poterlo adottare insieme alla mia compagna che non cercare di farne uno nostro.

 

Poi mi viene questo dubbio: una donna si porta in grembo per 9 mesi il suo bambino e se poi non volesse più darlo in adozione alla coppia gay? cosa succederebbe? come si potrebbe negare alla madre il diritto di poter crescere suo figlio?

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Non credo infatti che le possa essere negato:

suppongo che se lo volesse tenere potrebbe farlo.

 

In mancanza di una solida amicizia tra la madre e la coppia,

credo che l'anonimato sia la soluzione migliore.

 

Quello che descrive Ariel è un infatti un vero rapporto

che dovrebbe instaurarsi tra la madre e i padri del bambino

che non so quante volte sia praticabile nella realtà

(se non fosse possibile, personalmente rinuncerei)

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Vedo che si fanno le orecchie da mercante...

 

La necessità etica è quella di fare in modo che donne povere non vengano indotte a vendere la propria salute. Ho capito che a noi fa comodo, ma cerchiamo di avere una visione equilibrata della cosa.

 

Io non ho niente in contrario alla donna che "vuole aiutare" e "presta" l'utero. Il problema è che tale situazione non potrà mai realizzarsi quando coppia e donna entrano direttamente in contatto e quindi di fatto vengono garantiti benefici economici alla donna.

quoto le tue perplessità
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In teoria si evita il problema usando gli ovuli di un'altra donna, in modo che l'attaccamento al bimbo sia minore da parte della donna che lo porta in grembo.

 

Vedi Almadel, anch'io come te se non potesse esserci rapporto, prenderei un'altra strada. A questo punto davvero ha più senso l'adozione pura e semplice.

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Ora il discorso di Ariel mi è più chiaro. Però effettivamente a tutte queste condizioni sarebbe davvero arduo che una situazione del genere possa presentarsi, anche se sarebbe la miglior soluzione.

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Sarò impopolare ma credo che prima di aprirci agli uteri i n affitto sarebbe necessario sdoganare una volta per tutte l'adozione per i single e per le coppie omosessuali.

Lo trovo un grande atto di egoismo (del tipo voglio avere un figlio a tutti i costi) e non un atto di amore.

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