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L’Italia si tira fuori dalla lotta globale all’Aids


FleurDeLys

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La scorsa settimana a New York lo stanziamento record al Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria. Quasi 12 miliardi di dollari in tre anni. Da Usa e Francia i contributi più sostanziosi, tra i privati è la Gates Foundation la più generosa.

Neanche una cifra simbolica, invece, dal nostro Paese che, anzi, è in arretrato con i vecchi pagamenti.

 

Nelle foto ricordo del meeting per il terzo rifinanziamento volontario del Fondo Globale, l’Italia non ci sarà. Al tavolo dove sono stati stanziati quasi 12 miliardi di dollari a favore della lotta globale contro l’Aids, la tubercolosi e la malaria (a New York, il 4 e 5 ottobre) il nostro Paese infatti non si è seduto, decidendo - almeno per il momento - di non partecipare allo sforzo ingente che altri Paesi si sono impegnati a profondere per i prossimi tre anni. Quattro miliardi di dollari la cifra promessa dagli Stati Uniti, quasi 1,5 miliardi l’impegno della Francia, 820 milioni quello della Germania e circa 450 quello della Commissione europea. Persino la Namibia - 15 miliardi di dollari di Pil, pari a poco più di 7 mila euro pro-capite - ha promesso di mettere mano al portafogli stanziando 800 mila dollari.

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Uno sforzo senza precedenti, ma “dobbiamo di riconoscere che questa cifra non è sufficiente a rispondere alla domanda attesa”, che il Global Fund stima tra i 13 e i 20 miliardi, ha ammesso Michel Kazatchkine, Executive Director del Global Fund. Questo “ci costringerà a difficili decisioni nei prossimi anni che potrebbero rallentare lo sforzo per sconfiggere queste tre malattie”.

Per questa ragione, “dobbiamo portare un maggior numero di donatori al tavolo”, gli ha fatto eco il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. Perché “il nostro lavoro va oltre il rifinanziamento del fondo, si tratta di ridare la speranza e la dignità nella vita delle persone”.

Le risorse stanziate - che in parte provengono anche da privati, organizzazioni no-profit e religiose - andranno a finanziare i progetti già in corso e a crearne di nuovi.

L’obiettivo è il raggiungimento di quel sesto Obiettivo del Millennio che fissa nel 2015 la data per fermare la diffusione di Aids, malaria e Tbc.

Un obiettivo ancora lontano, nonostante l’istituzione del Global Fund abbia rappresentato un cambio di marcia epocale verso il raggiungimento di questi risultati. A oggi gli stanziamenti del Fondo hanno consentito di garantire l’accesso alla terapia antiretrovirale per 2,8 milioni di persone, di erogare 120 visite per counseling e test Hiv, mentre quasi un milione di donne in gravidanza hanno potuto godere di un trattamento per prevenire la trasmissione materno-fetale del virus.

Ancora, i fondi hanno consentito di diagnosticare e trattare 7 milioni di nuovi casi di TBC, di somministrare quasi 150 milioni di dosi di antimalarici e di distribuire oltre 120 milioni di zanzariere per prevenire la trasmissione di questa patologia.

Nonostante ciò, il traguardo dello stop alla diffusione di Aids, TBC e malaria sembra lontano. E qualunque tentennamento rischia di bruciare i passi e gli sforzi compiuti finora.

Un messaggio che sembra aver ben capito l’amministrazione Obama che ha aumentato del 38% la cifra promessa al Fondo, ma che non sembra aver fatto breccia nel nostro Paese.

Eppure l’Italia è tra i fondatori del Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria, che uscì dal G8 di Genova del 2001 come la creatura che avrebbe sollecitato e armonizzato gli sforzi finanziari globali per sconfiggere queste tre terribili malattie.

A otto anni dalla sua istituzione, l’Italia ha stanziato quasi un miliardo di dollari (993.100.600$) nel periodo 2001-2008. Ma dal 2009 sembra uscire di scena. Nonostante gli impegni, non ha ancora saldato la cifra impegnata per lo scorso anno: quasi duecento milioni (176.918.889$). Unico Stato tra i finanziatori del Fondo, oltre agli Usa la cui cifra a debito ammonta a poco più di 40 milioni di dollari. Un’inezia rispetto ai 960 già saldati.

Da saldare rimane anche la cifra per l’anno in corso, uguale a quella del 2009 (vedi Tabella).

Ora, da New York, arriva un ulteriore segnale di freddezza da parte dell’Italia, che ha scatenato l’ira delle associazioni attive nella lotta all’Aids.

 

“Italia fuori dal mondo”, denunciava la Lega italiana per la lotta contro l'Aids che ha definito come “imbarazzante” l’“assenza del nostro governo”.

“Il Governo italiano - ha rincarato la Lila - ha deciso di restare fuori da ogni azione internazionale di lotta all'Hiv/Aids. Assente dalla Conferenza mondiale sull'Aids di Vienna del luglio scorso, assente oggi dal summit di New York sul rifinanziamento del Fondo Globale, inadempiente nelle sue promesse economiche, silente all'interno delle istituzioni europee dove pure è chiamato a partecipare attivamente, incapace di accogliere le  indicazioni di documenti ufficiali e letteratura scientifica, il nostro Paese ha evidentemente scelto di sottrarsi a ogni confronto in materia di lotta all'Aids”. Così facendo, ha concluso, “l'Italia sta mettendo in gioco non solo la sua reputazione, ma la vita di milioni di persone”.

Analogo il commento del Network persone sieropositive (Nps): “Il nostro Governo ha evidentemente deciso di tirarsi fuori da qualsiasi impegno internazionale nei confronti delle iniziative per la prevenzione e la cura di questa malattia”, ha precisato Nps in una nota. “Una scelta - ha aggiunto - che, del resto, trova riscontro anche nella sostanziale assenza di iniziative  contro l’Aids all’interno dei nostri confini. Con una Commissione nazionale Aids scaduta e non rinnovata e con il silenzio totale nei confronti di qualsiasi iniziativa di informazione e prevenzione verso la popolazione italiana”.

E ciò, “nonostante i dati mostrino un’allarmante ripresa dei contagi da Hiv in tutte le fasce di popolazione”, ha concluso l’associazione.

Antonino Michienzi

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