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Da L'Aquila: cio che viene taciuto!


Guest Count Vertigo

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Da una notizia letta in un blog: vi faccio copia/incolla e poi traetene le ovvie conclusioni.

 

INIZIO TRASCRIZIONE

Oggetto: Loro non scrivono..... voi fate girare

 

Ieri mi ha telefonato l'impiegata di una società di recupero

crediti,per conto di Sky.

Mi dice che risulto morosa dal mese di settembre del 2009.

Mi chiede come mai. Le dico che dal 4 aprile dello scorso anno ho

lasciato la mia casa e

non vi ho più fatto ritorno, causa terremoto.

Il decoder sky giace schiacciato sotto il peso di una parete crollata.

Ammutolisce.

Quindi si scusa e mi dice che farà presente quanto le ho detto a chi

di dovere, poi, premurosa, mi chiede se ora, dopo un anno, è tutto a

posto.

Mi dice di amare la mia città, ha avuto la fortuna di visitarla un

paio di anni fa. Ne è rimasta affascinata. Ricorda in particolare una

scalinata in

selci che scendeva dal Duomo verso la basilica di Collemaggio, mi sale

il groppo alla gola.

Le dico che abitavo proprio lì. Lei ammutolisce di nuovo. Poi mi invita

a raccontarle cosa è la mia

città oggiAggiungi un appuntamento per oggi. Ed io lo faccio.

Le racconto del centro militarizzato.

Le racconto che non posso andare a casa mia quando voglio.

Le racconto che, però, i ladri ci vanno indisturbati.

Le racconto dei palazzi lasciati lì a morire.

Le racconto dei soldi che non ci sono, per ricostruire.

E che non ci sono neanche per aiutare noi a sopravvivere.

Le racconto che, dal primo luglio, torneremo a pagare le tasse ed i

contributi, anche se non lavoriamo.

Le racconto che pagheremo l'i.c.i. ed i mutui sulle case distrutte e

ripartiranno regolarmente i pagamenti dei prestiti.

Anche per chi non ha più nulla. Che, a luglio, un terremotato con

uno stipendio lordo di 2.000 euro vedrà in busta paga 734 euro di

retribuzione netta. Che non solo torneremo a pagare le tasse,

ma restituiremo subito tutte quelle non pagate dal 6 aprile.

Che lo stato non versa ai cittadini senza casa, che si gestiscono da

soli, ben ventisettemila, neanche quel piccolo contributo di 200 euro

mensili che dovrebbe aiutarli a pagare un affitto.

Che i prezzi degli affitti sono triplicati. Senza nessun controllo.

Che io pago ,in un paesino di cinquecento anime, quanto Bertolaso

pagava per un appartamento in via Giulia, a Roma.

La sento respirare pesantemente. Le parlo dei nuovi quartieri

costruiti a prezzi di residenze di lusso.

Le racconto la vita delle persone che abitano lì. Come in alveari

senz'anima. Senza neanche un giornalaio o un bar.

Le racconto degli anziani che sono stati sradicati dalla loro

terra lontani chilometri e chilometri. Le racconto dei professionisti

che sono andati via. Delle iscrizioni alle scuole superiori in netto

calo.

Le racconto di una città che muore e lei mi risponde, con la voce che

le trema.

" Non è possibile che non si sappia niente di tutto questo. Non

potete restare così. Chiamate i giornalisti televisivi.

Dovete dirglielo, chiamate la stampa. Devono scriverlo."

Loro non scrivono voi fate girare.

 

FINE TRASCRIZIONE

 

P.S.: non sapevo se questa fosse la sezione giusta. In caso spostate il topic in area più consona, grazie.

 

Manca il link alla fonte

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E' una situazione molto, molto triste. E molto preoccupante. Ma le disgrazie succedono, e non possiamo farci niente. Okay.

Ma la cosa che fa incazzare (si può dire? beh io lo dico...) di più è che dall'esterno il tutto viene dipinto come ''un paese che va a meraviglia'', una ''ricostruzione in tempi da record'', una ''crisi superata prima e meglio degli altri stati".

Ma la gente dimentica. E dimentica in fretta, purtroppo. Si preferisce non vedere ciò che di storto, a questo mondo, possa minacciare il nostro quieto vivere. Va tutto al ritmo del tg. E se l'edizione delle 13.30 da una notizia, probabilmente alle 20.30 è già stata dimenticata.

Perchè così è più facile.

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Guest Count Vertigo

No, DK, purtroppo il telegiornale non trasmette questa notizia ed è quella la cosa più grave.

 

Se il tg1 di Minzolini ora è diventato una copia in peggio del tg di Rete4, e dedica un servizio alla morte di Taricone e fa sparire le vicende giudiziarie e in tribunale di Dell'Utri allora c'è sicuramente qualcosa che non va.

 

Si preferisce intervistare e dare risalto al vacuo, al becero, al frivolo, mentre si nega l'evidenza della realtà.

 

Si pensa sempre "E' successo a loro, non a me!" e quindi la coscienza dei telespettatori è a posto. Lontano dagli occhi e lontano dal cuore.

 

Se in Italia, poi, siamo nella merda e siamo così mediocri non mi sorprende  :eek:

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Quello che dici è assolutamente vero. E sebbene da un lato si diano quasi esclusivamente notizie frivole, da un altro si tende a darle ''edulcorate'' ed, in più, si prova a dare il minimo indispensabile di rilevanza mediatica alle vicende davvero importanti. Come si volesse mettere la propria coscienza ''professionale'' (che per me di professionale ha ben poco) a posto dicendo "beh noi la notizia l'abbiamo data".

Purtroppo ci sono tante cose che entrano in gioco quando si parla d'informazione, e la spettacolarizzazione delle notizie è uno di questi fattori. La gente - sopratutto quella cresciuta a pane & Beautiful, diciamo - tende a preferire le notizie nelle quali può immedesimarsi, piuttosto che quelle dalle quali può trarre riflessione sociale e politica, semplicemente perchè è molto più facile così.

:eek: una realtà molto deprimente

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Guest Count Vertigo

Il problema non sono le notizie edulcorate ma piuttosto delle notizie che non vengono approfondite nei tg.

 

C'è questa brutta tendenza a mio parere a lanciare il titolo del servizio, a dire quelle poche cose di contorno riguardo al fatto, ma di per sè poi non si appprofondisce il concetto.

 

Ti faccio un esempio lampante: si parla della finanziaria e della manovra varata da Tremonti.

 

Si sente la notizia che gli italiani devono tirare di nuovo la cinghia (quando mai!), si sentono quelle 4 parole ingarbugliate del ministro in cui spiega che i conti sono in rosso, nel solito gergo politichese che capiscono solo loro, e poi finisce lì. Non dicono come i soldi verranno usati, nè come pensano di destinarli, ma fanno un discorso generale e tu, povero spettatore, ti chiedi come e quando questi fondi gestiti. Ulteriori notizie sul servizio? Non è possibile, soprattutto perchè i montaggi vengono tagliati o si dona più spazio ai commenti, sempre entusiastici facci caso, di "Faccia di merda" Gasparri, e i suoi allegri amici Cicchitto e Capezzone.

 

Altro esempio: quando si parlo dei PACS, poi trasformati in DICO, poi in CUS, per poi sparire dalla scena italiana, non si faceva riferimento ai dettagli specifici, ma si diceva solo che avrebbe permesso ANCHE alle coppie gay e lesbo di avere gli stessi diritti di una coppia sposata. Apriti Cielo!

 

Il Papa iniziò a tuonare che il matrimonio gay non s'aveva da fare, gente intervistata che diceva che due gay sposati erano un anatema, e altre persone intervistate che non avevano idea alcuna di cosa fossero i DICO: una catena di discount? Un ammorbidente per i capi delicati? Mah, chissà!

 

In Italia vige questa regola, quindi: dare la notizia, ma mai approfondirla, e far rimanere la gente nell'ignoranza. Se tu poi vuoi documentarti lo fai e ti crei una tua idea, ti fai un'opinione personale, altrimenti marcisci nel humus. E dal modo in cui le persone parlano al giorno d'oggi, in grugniti monocordi, in frasi stile sms, o prive di una grammatica logica, capisci che il dominio mediatico di queste merde sta dando, e alla grande, i suoi frutti.

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Silverselfer

Se vi interessa saperne di più riguardo lo specifico del terremoto Aquilano, vi metto a disposizione un lavoro di divulgazione che ho fatto non molto tempo fa.

 

Si tratta di uno stringatissimo riassunto e riduzione in pillole sui contenuti dei capitoli prettamente riguardanti il terremoto.

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Il terremoto dell’Aquila sta passando di moda. Contando sulla memoria corta dell’informazione italiana, Guido Bertolaso ne parla come il successo principale della sua gestione della Protezione Civile. Per non dimenticare vi voglio proporre il libro inchiesta:

“ PROTEZIONE CIVILE SPA / Quando la gestione dell’emergenza si fa business”  - Aliberti editore – 364 pag.

Autore: Alberto Puliafito

 

<< Sovrano è colui che decreta lo stato d’emergenza>> Carl Shmitt, giurista del partito nazionalsocialista (nazista).

 

<<In campo di protezione civile bisogna sempre sapere chi è il capo, non ci può essere democrazia in emergenza… perché noi in Italia siamo sempre in emergenza>> Guido Bertolaso intervista rilasciata a Il sole 24 ore, 2006.

 

Prima puntata

 

Il terremoto dell’Aquila è stato per alcuni solo un fenomeno mediatico da sfruttare a proprio vantaggio. Si è cos’ deciso di scriverne la sceneggiatura molto romanzata a scapito della realtà, per sua natura meno brillante e fotogenica.

 

<< I terremotati vogliono raccontare la loro verità. Lamentano di non essere stati informati sul contenuto del decreto che li riguarda, lamentano che il centro storico non è stato ripulito dalle macerie e che non si parla di ricostruzione ma solamente del piano C.A.S.E. , che ci sarà il G8 e faranno fare la sfilata ai grandi capi di Stato in modo che vedano solo il lavoro di facciata, senza che questo porti niente al territorio terremotato. La gente vive nelle tende e non sa per quanto tempo ci dovrà rimanere. Nei campi di accoglienza è vietato volantinare. E’ vietato fare assemblee. Hanno vietato persino il caffè. Negli alberghi devi indossare il braccialetto di riconoscimento: ti trattano come un “ospite”. Non puoi cucinare. Non sai dove tenere i bambini. Non puoi occuparti di niente che riguardi da vicino la tua vita senza chiedere il permesso. Fai le code ai bagni, alla mensa e, per il resto, aspetti. Non puoi ricevere ospiti senza comunicarlo. Nei campi ti devi registrate ai check point. Devi firmare moduli per tutto, anche per usare le lavatrici. Il territorio è militarizzato>>.

 

Alberto, l’autore, trova accoglienza nel campo autogestito “3e32” (l’ora del sisma), dove finalmente può parlare liberamente con la gente del luogo.

 

<< E’ come se ci fosse una bolla di cristallo che circonda questa città e non fa uscire le notizie da qui dentro >>.

 

Il giorno successivo Alberto cerca di entrare nei campi d’accoglienza ufficiali:

 

<< Provo a entrare nei campi di accoglienza tendati e mi trovo di fronte esattamente a quello che mi avevano raccontato: le aree sono recintate. Ci sono i check point all’ingresso dei campi, bisogna presentarsi, consegnare un documento e avere un motivo valido per entrare >>.

 

Alberto prende contatto con le autorità necessarie per avere accesso ai campi:

<< La struttura centrale si chiama Di.coma.c. Un acronimo che sta per Dipartimento di comando e controllo, nome inquietante e quanto mai azzeccato. Le strutture intermedie cui fanno capo i campi si chiamano Com, centri operativi misti>>.

<< La mia prima telefonata con la Di.coma.c. ha del sureale: “Per i campi, con i giornalisti, ci siamo sempre comportati allo stesso modo. Ovvero, sono i capicampo che decidono chi può entrare o no”>>.

<< Mi invitano a mandare una e mail con le mie esigenze e mi assicurano che provvederanno a risolverle (…) Ne manderò più di una senza mai ricevere risposte scritte, solo telefonate. Alcune per dirmi che le mie richieste sono impossibili da esaudire, altre per mettermi a disposizione funzionari da intervistare o, addirittura, una macchina per visitare quello che viene ritenuto il “campo modello”. Grazie, accetto di buon grado per capire il meccanismo ma non è quello che cercavo>>.

<< Siamo vicini al G8 e quindi ci sono ragioni di sicurezza. Discrezionalità assoluta, dunque. Nessuna norma scritta. Lo stesso trattamento l’avevo ricevuto pochi mesi prima nel tentativo di entrare nella striscia di Gaza. Il parallelismo fra Gaza e L’Aquila non mi sembra poi niente normale>>.

To be continued…

Seconda puntata

 

Campi tenda o campi di concentramento forzato?

 

Abbiamo lasciato il nostro giovane giornalista che tentava di entrare in contatto con le persone nei campi d’accoglienza, ci riesce non senza problemi e limitazioni:

 

<< Al campo Alenia entro senza problemi, anche se il capocampo mi invita esplicitamente, fin dal primo ingresso, a non usare la telecamera. Mangio alla mensa insieme agli sfollati. C’è appeso il decalogo delle misure di igiene da mantenere a tavola, che comincia così: “ 1. Hai lavato le mani?”. La sensazione dell’infantilizzazione degli sfollati è forte, non c’è alcun dubbio. I cartelli intorno sono inquietanti: “Tenere ben in vista il pass”, “ comunicazioni agli ospiti del campo”. Non mi capacito di come si possa reggere per mesi in una situazione del genere>>.

 

<<(Campo di Paganica) Il capocampo precisa: “ E poi i controlli all’ingresso, la recinzione …  Sono cose che ha voluto la popolazione”>>.

 

<< Al campo Italtel2 gli sfollati si sono organizzati e hanno imposto che al check point non ci fossero controlli. Così entro senza alcun problema e posso addirittura fare un paio di interviste a telecamera palese. Anna mi mostra la sua beffa al sistema: ha aperto la recinzione che circonda il campo e ne ha fatto una porta verso il fiume, dove ha posizionato un paio di amache per lei e per il compagno. Eppure mi dice, persino qualche sfollato si è lamentato di quell’apertura. Anna, le motivazioni di recintare i campi non le comprende né le condivide. E dice che quella è la sua porta sulla libertà>>.

 

Il viaggio di Alberto nei campi continua, in quelli minori è più facile entrare, ma le limitazioni di movimento ci sono comunque e la telecamerina é dappertutto avversata come fosse un’arma di distruzione di massa.

 

<< Nel frattempo, conosco Angelo venti, giornalista che gestisce la freepress Site.it e che lavora al presidio di Libera, l’associazione antimafia di Don Ciotti. Mi racconta la sua esperienza, molto siile alla mia, e parla esplicitamente di “modello Baghdad dell’informazione”>>.

 

L’Aquila gestita come fosse terreno di guerra, giornalisti “embedded” mai lasciati soli, condotti solo dove è stato allestito il teatrino dell’efficienza di stato.

 

To be continued …

 

Terza puntata

 

I grandi della terra sono arrivati all’Aquila per i G8, vengono accompagnati diligentemente là dove dovevano essere accompagnati. Tutto lo show mediatico pare funzionare, tranne “i soliti facinorosi” che scrivono “Yes, We Camp”  sulla collina di Oroio e altri che occupano simbolicamente degli appartamenti sfitti. Eventi che non impediranno a Berlusconi di dire. “ Per la prima volta nella storia dei terremoti, noi non avremo uno sfollato senza un tetto sulla testa entro il mese di novembre.”. Sì, è vero, ne ha sparate e ne sparerà di più grosse, ma all’Aquila racconta balle sulla pelle degli sfollati. Fin da Luglio la data di fine lavori sui cartelli dei cantieri indica 31 dicembre 2009.

 

I grandi della terra se ne vanno e si portano via 3.500 giornalisti accreditati, per lo più ospitati nella caserma della guardia di finanza di Coppio. Qualcuno di loro dirà al nostro giovane giornalista: “Questo è un evento perfetto per voi italiani: si mangia, si beve e si lavora con i comunicati stampa ufficiali; il G8 lo vediamo dalla Tv Interna”.

Iniziano gli smantellamenti:

 

<< Il 4 settembre 2009 il primo campo d’accoglienza viene smantellato: è quello di piazza d’Armi. Almeno, questo è quello che raccontano i media. Cosa succede  veramente? Una squadra dell’esercito smonta velocemente una tenda, la numero 92. Era già vuota da giorni>>.

 

L’Aquila diventa l’ennesimo set televisivo dove girare una delle tante fiction Berlusconiane.

 

<< “Il Centro”, quotidiano locale, titola - Tendopoli: ora si smobilita. E la foto della tenda 92 fa il giro di tutti i quotidiani per settimane per provare l’evento. Che durerà, in realtà tre mesi. Da quel momento in avanti, a piazza d’Armi l’ingresso a giornalisti con telecamera è proibito>>.

 

<< Durante l’ennesima telefonata surreale con l’ufficio stampa del Dipartimento nazionale di protezione civile mi viene detto: “Non è che lei può entrare e riprendere le persone che le hanno detto – Sì, vogliamo essere riprese. E’ tutto privato, là dentro”>>.

 

<< Lo smantellamento di piazza D’Armi prosegue per circa due settimane, in maniera penosa e coatta>>.

 

<< Il preavviso dello spostamento è di un paio di giorni al massimo. La gente nelle tende aspetta il proprio destino senza sapere che cosa accadrà>>.

 

“I soliti sovversivi” che la stampa chiamerà “Gli irriducibili”, rifiutano di lasciare L’Aquila. Alberto decide di documentare tutto, ma al check point viene prontamente fermato perché serve un’autorizzazione speciale oltre a quella solita. Alla fine riesce ad entrare ma è scortato da due funzionari del Dipartimento nazionale di protezione civile e da due carabinieri corredati di manganello e giubbetto antiproiettile. Forse nemmeno a Gaza si sarebbero preoccupati tanto per la sua sicurezza!

 

<< Sappiamo bene il potere che ha una telecamera>>.

 

Gli dice uno dei due funzionari. Intanto nessuno degli sfollati accetta di parlare con lui, nemmeno chi lo conosce. Temono troppo gli sguardi severi del drappello autoritario che si trascina dietro.

 

<< Hanno paura di ritorsioni. Di non aver assegnato un alloggio. O di chissà cos’altro>>.

 

<< Dopo questi giorni frenetici, a piazza D’Armi rimangono una quarantina di sfollati, abbandonati, senza assistenza, senza mensa, senza pulizia dei servizi igienici (…) perché le loro case distrutte non risultano al catasto>>.

 

<< Il “Redattore Sociale”, rivista delle Acli, esce con un pezzo molto duro, che recita, fra l’altro: “ I servizi igienici non vengono puliti, via la mensa, illuminazione inesistente, niente più volontari né giornalisti. Dopo cinque mesi rimangono quaranta “Irriducibili”, gli altri “deportati” nella caserma della guardia di finanza …”>>.

Tutto viene minimizzato dalla potente macchina della protezione civile che in pratica se ne lava le mani sostenendo di aver riconsegnato piazza D’Armi al comune. Le quaranta persone troveranno ospitalità solo un paio di mesi dopo in diversi alberghi.

 

<< “Gli Irriducibili” vengono rappresentati, nella loro scelta legittima, come gruppi isolati di persone  che, per un capriccio, rifiutano le comode destinazioni che sono state loro offerte. “Il Centro” titola: Il 15 ottobre 2009 -  Tendopoli, la minaccia degli irriducibili.”>>.

 

To be continued…

 

Quarta puntata

 

Lo scintillante mondo di Silvio Berlusconi non si mischia mai con la dura realtà quotidiana, figurarsi se si sporca le mani con la vita di un terremotato dell’Aquila. Tutto deve andare bene e se così non è, si fa finta.

 

<< … a colpi di show e gag, si inaugurano varie strutture e soluzioni abitative. I Map (Moduli abitativi provvisori) di San Demetrio vengono inaugurati in pompa magna (…) nei dintorni non interessati da eventi ufficiali, ci si accorge subito che la realtà è molto più sfaccettata di quanto un nastro tagliato e una cerimonia ben organizzata possano far credere>>.

 

<< … i moduli abitativi di Onna sono oggetto di una vera e propria messa in scena mediatica. Costruiti dalla Provincia autonoma di Trento con fondi messi a disposizione dalla Croce Rossa italiana, vengono proposti al pubblico dell’Italia intera come un successo del governo, in tutta fretta sul cartello dei lavori viene aggiunta una striscia con i loghi della Protezione civile e della Presidenza del consiglio dei ministri e così, il 15 settembre, Silvio Berlusconi, accompagnato da Guido Bertolaso e Bruno Vespa, può presenziare alla presentazione spettacolo. Gruppi di contestatori vengono tenuti lontani da Onna, dalle telecamere e dai giornalisti grazie all’intervento delle forze dell’ordine: “ manifestazione non autorizzata” dice la Digos >>.

 

Indubbiamente Berlusconi sa come si organizza uno show televisivo e per l’inaugurazione degli edifici del Piano C.A.S.E. di Bazzano da il meglio di sé. Mobili dai colori pastello, tutto in corredo come manco in uno spot Mediashopping, agli sfollati sembra di essere finiti in Casa Vianello. Come dimenticare lo sventolio delle bandiere italiane a ogni finestra? Sì, la comunicazione deve essere la prima preoccupazione del Dipartimento nazionale della protezione civile, anche se non dovrebbe essere propriamente intesa in questo modo:

 

<< … la comunicazione in area di emergenza è un elemento chiave , mi dirà Giuseppe Zamberletti, già ispiratore della Protezione civile, per dare morale alla popolazione e far capire bene quali siano gli intereventi. Non certo per questioni celebrative. Ma all’Aquila è tutto diverso: qui è importante il messaggio che passa fuori. E’ importante quel che pensa l’Italia dell’Aquila, non quello che accade agli Aquilani >>.

 

In altre parole non è la sostanza che conta, ma l’apparenza.

 

To be continued…

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Silverselfer

Quinta puntata

 

In democrazia i cittadini hanno dei diritti e il delegato politico ha il dovere di rispettarli, qualcosa non funziona se chi gestisce il potere politico vuol dar intendere di “concederli” per personale magnanimità.

 

Più volte i media locali titolano – Tasse sospese – ma in realtà sono solo promesse sbandierate davanti alle telecamere, in concreto la proroga della sospensione delle tasse dopo settembre dovrebbe finire prima in finanziaria, poi nel decreto “mille proroghe”. Nel dubbio la società civile decide di scendere in piazza per avere certezze.

 

<< Il Consiglio comunale viene convocato in piazza Palazzo, in mezzo alle macerie, per mostrare all’Italia e al mondo in quali condizioni versi la città. Il Tg5 manda in onda un servizio che, dallo studio, viene annunciato così, testualmente: “Andiamo all’Aquila, dove il consiglio comunale si celebra all’aperto per festeggiare la riapertura del centro storico”>>.

 

 

Alberto ci fa notare come è stata affrontata la questione Tasse negli altri terremoti:

 

<<Nella gestione degli altri terremoti in passato, in Italia, le tasse, i tributi e i contributi vennero sospesi per un periodo variabile da diciotto mesi a sei anni. In Abruzzo la sospensione è stata di otto mesi, prorogata per Ordinanza fino a quattordici mesi. Gli arretrati sono stati restituiti dopo dodici anni al 40% e in 120 rate>>.

 

Nella finanziaria di Tremonti non è attualmente prevista nessuna proroga alla scadenza del 30 Giugno dell’anno corrente, mentre per gli arretrati la restituzione è del 100% e in sole 60 rate.

 

Ai tempi della proroga di settembre l’ordinanza verrà firmata il 30 dicembre, dopo un mese in cui nelle buste paga c’era già stata la trattenuta Irpef.

 

<<Il provvedimento viene fatto calare dall’alto, come se fosse un regalo, anziché un atto dovuto. Nella telefonata agli sfollati per gli auguri di Natale, Berlusconi, dice che è tutto a posto e che: “Abbiamo dato case nuove a trentamila aquilani”. Trentamila. Quando il piano C.A.S.E. è stato pensato, fin dalla nascita, per poco più di 17mila persone>>.

 

To be continued…

 

Sesta puntata

 

C’era un tempo quando dire la verità era un dovere e chi non lo faceva era chiamato “bugiardo” e messo all’indice. Dopo l’avvento politico di Silvio Berlusconi la realtà è diventata qualcosa di duttile, manovrabile a proprio piacimento. Lo fa anche Guido Bertolaso quando il 3 febbraio 2010 va a riferire in Senato e mente. Si sta discutendo il decreto legge 195, quello che dovrebbe istituire la Protezione Civile SpA, e Bertolaso sa quale sia la posta in gioco:

 

“ Avrete sicuramente visto quale incredibile lavoro abbiamo realizzato, costruendo le case antisismiche in ottanta/novanta giorni, in diciannove aree della città dell’Aquila, dando così la possibilità a oltre diciottomila aquilani che l’avevano completamente persa”.

 

<< … mentre Bertolaso relaziona, gli aquilani  entrati nel piano C.A.S.E. sono 12.803. Nei Map sono 2.831 (compresi i Map di San Demetrio e Onna, costruiti dalla Provincia autonoma di Trento). Siamo ancora lontani dai 18.000 annunciati in pompa magna e ripetuti a rete unificate, senza che nessuno si prenda la briga di verificare>>.

 

<<Anche sulle tempistiche la memoria del commissario straordinario per l’emergenza terremoto fa acqua. I primi due cantieri, infatti, sono stati aperti ufficialmente all’Aquila l’8 giugno. Il 3 febbraio, giorno delle dichiarazioni di Bertolaso al Senato, le case non sono ancora ultimate e i mesi trascorsi sono sette, i giorni 210. Non 80/90>>.

 

Guido Bertolaso è anche il commissario straordinario per la presidenza del G8 del 2009, incarico per cui ora è sospettato di loschi affari. Sempre lui riferirà al Senato a proposito del Piano C.A.S.E.:

 

“ Questo lavoro lo abbiamo fatto al nostro interno, facendo risparmiare allo Stato i costi generali dei contractor, che sarebbero stati pari a 110 milioni di euro. Facendo il lavoro al nostro interno, con un team di ingegneri e architetti, abbiamo risparmiato questa somma”.

 

<< … mancando un consuntivo sulle spese del fondo Protezione civile per l’emergenza Abruzzo, questo risparmio non è verificabile. Né confrontabile con altre soluzioni di gestione dell’emergenza, scartate aprioristicamente>>.

 

<<Distorsioni, omissioni, cifre gonfiate, controllo sui giornalisti (…). E’ tutto documentato, ma chi ne scrive? Vengo pubblicato sul Blog del “Fatto Quotidiano”. Ma per l’Italia la realtà è quella che racconta la Tv>>.

 

Settima puntata

 

La televisione continua a raccontare il post-terremoto proiettandoci nel suo mondo virtuale in 3D. Se si tratti di realtà o reality show nessuno se lo domanda anche perché a proporcela è proprio la Rai, televisione pubblica. Però la verità ha il brutto vizio di venire sempre a galla, come da un po’ di tempo a questa parte, lo fa attraverso le intercettazioni telefoniche, guarda caso quelle tanto avversate da Berlusconi e compagnia bella. Si tratta di un vero terremoto mediatico che fa crollare il castello di menzogne messo su con tanta cura: imprenditori che se la ridono la notte del disastro, costi gonfiati fino all’inverosimile, personaggi pubblici che rivelano il loro vero lato oscuro. La cricca scandalizza ma l’indignazione pubblica è prontamente sopita dalla cronaca nera, bianca e rosa proposta in tutte le salse tra Tg e contenitori pomeridiani; tutto sapientemente gestito da chi, di fatto, controlla l’informazione televisiva. Chi vive la realtà sulla propria pelle, però, non può essere ingannato e all’Aquila la popolazione si risveglia dopo un torpore durato mesi.

 

<<Domenica 14 febbraio 300 aquilani sfondano la zona rossa ed entrano in piazza Palazzo, trovando desolazione, macerie e rifiuti. Programmi di approfondimento televisivi cominciano a parlare nuovamente della realtà della città terremotata>>.

 

Bertolaso prima attacca le proteste degli aquilani, lasciando capire che siano pilotate dall’opposizione in piena campagna elettorale, poi decide di cavalcarle scagliandosi contro le istituzioni locali cui la sua Protezione Civile ha lasciato il controllo. La verità è che la protesta è, sì contro le istituzioni locali, ma perché si sono rese strumento di propaganda di Guido Bertolaso.

 

 

<<Domenica 21 febbraio è la giornata delle 1000 chiavi, che vengono appese alle transenne che impediscono l’accesso al centro storico abbandonato e distrutto. Maria Luisa Busi, giornalista del Tg1, viene duramente contestata dai presenti, al grido di “Scodinzolini, Scodinzolini”, soprannome dato al direttore del Tg1 Augusto Minzolini. La Busi prende le distanze dalla linea editoriale del suo stesso telegiornale e viene isolata da un documento redazionale e poi duramente attaccata dal “Giornale”, che la accusa di voler diventare come Lilli Gruber e di prepararsi la candidatura politica. Il 26 febbraio va in onda il pezzo della Busi su Tv7: vengono raccontate per la prima volta, su Rai Uno, tutte le criticità della gestione post emergenziale. E’ mezzanotte e undici minuti e dopo i dieci minuti di critica va in onda un altro pezzo di cinque minuti “filogovernativo”>>.

 

 

<<La strategia mediatica è sempre la stesa dunque: isolare chi prova a proporre una comunicazione non allineata fra i giornalisti, ridurre a un’etichetta partitica chiunque, nella società civile, esprima il dissenso>>,

 

In questo nostro paese spesso ci si dimentica che si può sempre dire “no” a chi ci vuole rendere complici attraverso la nostra accondiscendenza. I mezzibusto dei Tg non sono meno colpevoli dei loro direttori per la verità taroccata che ci raccontano. Maria Luisa Busi non è un eroe, è solo una professionista che ha reagito nel modo in cui dovrebbe fare un giornalista serio. Tutti gli altri arlecchini servi del loro padrone gracchiano la loro vergogna smascherata da un gesto “normale”. Purtroppo fin quando i loro nomi si potranno nascondere dietro un generico “altri” potranno andarsene in giro a testa alta in compagnia di firme illustri come quella di Minoli:

 

<<Minoli con “La storia siamo noi”. Con un linguaggio misto fra inchiesta giornalistica, docufiction e un disaster movie, ricostruisce i fatti della notte del 6 aprile e mostra il Dipartimento in azione in tutta la sua perfezione di macchina straordinariamente organizzata (…) lasciando il contradditorio solo a Manuele Bonaccorsi, autore anche di “Protezione civile al tempo di Bertolaso, ma il libro non viene mai menzionato. (…) Le osservazioni pertinenti di Bonaccorsi vengono montate in un panino contraddittorio che smonta automaticamente le sue affermazioni. Si parla anche di Campi Sonori, bei concerti e spettacoli regalati agli aquilani dal Dipartimento e da Crysis Opportunity, onlus di cui fa parte anche la figlia di Minoli, Giulia>>.

 

L’informazione occupa il palinsesto televisivo solo in parte, una piccola parte rispetto all’arco di una giornata. I programmi di punta sono quelli dell’intrattenimento puro, è lì che si gioca la partita vera dell’informazione fatta filtrare con sceneggiatura da telefilm, liberi da ogni vincolo deontologico:

 

<<Affari tuoi su Rai Uno. Nella puntata di sabato 6 marzo 2010 succede l’incredibile. Concorre un’aquilana, che viene definita in attesa di assegnazione di un appartamento del Piano C.A.S.E., attualmente assistita in caserma. Durante la puntata, ecco il comunicato ufficiale della Protezione civile: la signora è assegnataria di una casa a Paganica. E così Max Giusti può ricordare che ora potrà ritrovare il calore di una vera casa>>:

 

Per fortuna che in TV c’è ancora chi come la Littizietto a Che tempo che Fa ci ricorda: Il problema non sono sti gran signori che vogliono comandare tutti a bacchetta, perché sono pochi, niente rispetto alla massa degli scarafaggi che non aspettano altro che gettarsi sotto la suola delle loro scarpe.

 

 

Ottava puntata

 

Il Dipartimento di Protezione civile è soprattutto uno strumento di previsione e prevenzione, dunque è giusto chiedersi se questo terremoto fosse davvero impossibile prevederlo e se la popolazione era stata adeguatamente preparata a un eventualità di questo tipo.

 

<<Nel 1999 il Corriere della Sera pubblica un articolo dal titolo: Boschi (presidente dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia): Ecco le zone a maggior rischio in Italia. (…) il presidente dell’Ing è in grado di fornire la mappa dell’Italia da consolidare con priorità: Liguria occidentale, Garfagnana, Città di Castello e tratto appenninico dall’Abruzzo alla Calabria fino alla Sicilia orientale>>.

 

In seguito a questa mappa fu eseguito un approfondito studio per il censimento di vulnerabilità degli edifici pubblici, strategici e speciali nelle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia e Sicilia. Nell’elenco stilato sono presenti tutti quegli edifici dell’Aquila che cadranno durante il terremoto.

 

<<Il 5 aprile 2005 la Regione Abruzzo recepiva un’ordinanza del presidente del consiglio dei Ministri Silvio Berlusconi, che richiedeva alle regioni una riclassificazione sismica dei territori: l’ordinanza giungeva dopo il terremoto del Molise>>.

 

L’aquilano venne semplicemente riconfermato in zona sismica 2, in una scala di rischio che va da 1 a 4. Comunque si richiedevano la messa in sicurezza del Palazzo della Prefettura e l’ospedale San Salvatore entro il 2012. Inutile ricordare che questi due edifici vennero poi giù come castelli di sabbia.

 

<<Dal mese di dicembre 2008, all’Aquila tutti i giorni si avverte una scossa di terremoto: E’ quello che in gergo si chiama sciame sismico. Uno sciame sismico che dura ben 4 mesi. Il che, incrociato con i dati di cui sopra, dovrebbe lasciar almeno un legittimo dubbio a chi, per mestiere, deve occuparsi della messa in sicurezza del territorio e delle persone>>.

 

Qualcosa in realtà accade, il 31 marzo si riunisce una commissione nazionale per la previsione e la prevenzione dei grandi rischi, composta di ben 21 scienziati esperti in materia.

 

<< Il 31 marzo la riunione è irrituale. Dura pochissimo, meno di un’ora. Al termine della stessa si conclude poco e niente. Il testo del verbale non aggiunge al solito concetto del “non si può prevedere un terremoto”>>.

 

Sì, che un terremoto non si potesse prevedere lo avevamo capito tutti, ma che fosse probabile almeno potevano dircelo. Invece no! Bernardo De Bernardinis, vice di Bertolaso, disse agli aquilani che potevano dormire tranquilli tra due guanciali, per la precisione li invitò ad andarsi a bere un buon bicchiere di Montepulciano.

 

<<Il 2 aprile il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente invia un telegramma a Roma: chiede la dichiarazione dello stato di emergenza. Il telegramma giace inascoltato>>:

 

<<Il 3 aprile arriva un fax alle strutture di volontariato che operano nell’aquilano. Nel fax si ricorda l’opportunità di mantenere copia digitale di ogni archivio qualora la Prefettura dovesse crollare in seguito ad un evento sismico>>.

 

<<Il 6 aprile, alle 3 e 32, il terremoto devasta L’Aquila e i paesi del cratere sismico (…) 308 morti, 1600 feriti, almeno 67.500 sfollati, con una stima di circa 100mila persone interessate in qualche modo dall’evento sismico>>.

 

A quanti sollevano la voce ponendo quesiti sull’operato preventivo del dipartimento di protezione civile, Silvio Berlusconi risponderà che il momento d’indagare sarebbe venuto in seguito, preferibilmente mai. Del resto “un terremoto non capita mica tutti i giorni”, come rileverà qualche imprenditore quella notte stessa a qualche amico telefonico, che poi la magistratura intercetterà. La politica di Berlusconi langue nel solito stagno di menzogne e scandali e il Cavaliere intuisce subito l’affare mediatico: Si dia inizio alla politica del fare.

 

Nona Puntata

 

Bisogna avere la faccia giusta per raccontare balle e Bertolaso è indubbiamente dotato in tal senso. La gente si stupisce sempre quando sente raccontare la doppiezza della sua gestione della Protezione civile, eppure è tutto documentato come nel caso del carteggio con il professore dell’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia, Boschi.

 

<<Boschi rilascia a “Left” dichiarazioni importanti a proposito della riunione della Commissione grandi rischi. La definisce una “riunione ridicola”. Poi L’Espresso pubblica un botta e risposta fra Boschi e Bertolaso>>.

 

La teoria dell’imprevedibilità del terremoto dell’Aquila s’incrina, c’è chi non ci sta a farsi passare per un incompetente pur di reggere il gioco delle istituzioni preposte alla prevenzione e previsione di eventi catastrofici come quello dell’Abruzzo.

<< Boschi – Noi ve lo avevamo detto.

Bertolaso – Non è vero e sono pronto a rivolgermi alla magistratura >>.

 

I due finiscono proprio ai ferri corti! Inizia così il carteggio pubblico, Boschi scrive il 16 settembre del 2009, rivolgendosi a tutti i presidenti della Commissione grandi rischi.

 

“Cari presidenti, la fase acuta dell’emergenza alla’Aquila è conclusa. Penso dunque che sia venuto il momento di fare chiarezza su un punto a mio avviso di una certa rilevanza (…)”.

 

Boschi fa riferimento a delle dichiarazioni attribuitogli da Bertolaso durante la conferenza stampa immediatamente dopo il terremoto.

 

“Il professor Boschi (…) ha stabilito che non era assolutamente prevedibile alcuna situazione di terremoto più violenta di quelle che erano state registrate (…)”.

 

Il professore dell’Istituto nazionale di geologia e vulcanologia sostiene di non aver mai detto una cosa del genere.

 

“Il fatto che io possa aver escluso scosse forti in Abruzzo in qualsiasi momento della mia vita professionale è semplicemente assurdo. Comunque non ho partecipato alla conferenza stampa a cui si fa riferimento. Bertolaso non era presente all’Aquila e, quindi, qualcuno ha fatto confusione o, peggio, ha mentito”.

 

Il professor Boschi argomenta la sua smentita con indiscutibili fatti.

 

“Il 17 febbraio il Centro nazionale terremoti dell’Ingv invia all’Ufficio rischio sismico Dpc un comunicato sulla sequenza in atto che non può certo essere considerato tranquillizzante. Dall’Ufficio rischio sismico Dpc non viene alcuna reazione. (…) La commissione grandi rischi viene convocata all’Aquila da Bernardo De Bernardinis il 31 marzo 2009. (…) Inizia alle 18:45 circa. (…) Viene interrotta alle 19:30 da De Bernardinis, senza che sia stata concordata alcuna deliberazione e senza che sia stilato il verbale”.

 

Boschi sostiene che il verbale viene firmato dopo il terremoto distruttore.

 

“(…) Qualcuno corregge questo testo alla meno peggio e Mauro Dolce ce lo fa firmare (contro un muro) nella caotica serata del 6 aprile, a suo dire, per ragioni interne”.

 

Boschi chiude lapidario:

 

“(…) Non ho alcuna intenzione di fungere da capro espiatorio e pertanto Vi prego di indire una riunione per fare chiarezza”.

 

Bertolaso si difenderà contestando solo dei dettagli come l’ora d’inizio della riunione, avvenuta “ben” un quarto d’ora prima da quanto riferito da Boschi. Quelle del presidente della Protezione civile non sono delle vere smentite, quanto delle insinuazioni e accuse mosse a Boschi perché vorrebbe esonerarsi dalle proprie responsabilità.

Insomma si tratta della collaudata tecnica berlusconiana di gettare discredito sui propri avversari più preparati e con verità inconfutabili. Il resto è cronaca di questi giorni con Berlusconi che lancia anatemi contro i magistrati che indagano la Protezione civile per omicidio colposo, e minaccia di ritirare tutti gli uomini della Protezione civile dall’Abruzzo, quest’ultima eventualità subito smentita dal ministro degli interni Maroni.

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Count scusa se ti rispondo così in ritardo  :D

Quello che dici è molto giusto. Però c'è da fare distinzione tra i tipi di notizia. Ci sono quelle che ''possono essere dette'' ma senza farle comprendere, e sono - per intenderci - quelle di cui tu hai fatto esempio. Poi c'è un secondo tipo di notizie, quelle che proprio non devono essere dette, in cui più che dare la notizia anche solo come titolo, viene proprio cambiata.

E l'esempio ce l'abbiamo molto recente: Servizio del tg1 riguardo a dell'Utri. Condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa per i fatti antecedenti al 1993 (o '92, non ricordo) e la notizia diceva: "Dell'Utri innocente" con commenti a seguire del tipo ''smettiamola con queste affermazioni infondate, dell'Utri è innocente, non è un mafioso".

O metti l'esempio di questa maledetta manovra finanziaria... non ci si sta capendo un cavolo. Un giorno dicono che si devono riformare le pensioni, il giorno dopo ''nessun cambiamento. E' un refuso che sarà eliminato dalla manovra'', oggi il tg di sky dava notizia che il sistema pensionistico verrà effettivamente riformato.

Ora, scusando l'off topic, ma ci tenevo a spiegare questa cosa  :asd: anche perchè non sono casi sporadici, quasi ''speciali'', ma è una cosa sistematica. Motivo principale per cui il giornalismo va a morire e il cittadino medio non ci capisce un cavolo di tutta la situazione.  :)

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Ciao DK  :asd:

 

Tranquillo, anzi come vedi anche io rispondo in ritardo.

 

Quello delle pensioni è un altro classico esempio dell'infondatezza di certi servizi: non si hanno le idee chiare e si alimentano le notizie con piccoli aggiornamenti, a volte anche inutili, tanto per far continuare la corsa.

 

La vera forza del giornalismo prima che arrivassero certi pessimi giornalisti come Fede era che la notizia era concentrata in tutta la sua forza, e con una sola parola si esplicava il concetto principale. Da lì si scriveva l'articolo e ciò che era riportato era uno spaccato di vita italiana da investigare, da analizzare come ad un microscopio.

 

Ora invece si tende a dare al telespettatore tutto ciò che crea ansia, tensione, e sta crescendo a mia avviso anche una certa televisione urlata che non aiuta a capire i motivi di certe crisi ma agita e mette ancora più confusione. In alcuni tg alcuni politici amano gettare discredito sui concorrenti, fanno minacce velate, ma servono a coprire solo il vuoto di certi discorsi che presi parola per parola non vogliono dire nulla.

 

Un Capezzone, un Gasparri, sanno solo incensare il loro operato e gettare fango sul prossimo, ma se analizziamo i loro discorsi sono sempre e senza equivoci le stesse parole, riproposte in termini aulici che potranno anche far piacere ma che non aggiungono nulla di diverso.

 

E bada bene, la cosa più criminosa, è lasciare che certi personaggi appaiano in tv con la loro espressione beffarda: vedere comparire un Dell'Utri che candidamente sorride alle telecamera fa passare il messaggio che in Italia è meglio essere criminali e colpevoli piuttosto che spaccarsi la schiena per 4 soldi. E il quadro più inquietante è che la gente beve tutto ciò e vota anche queste persone, che sono eroi e mostri della peggiore specie.

 

Preoccupante come scenario, ma a cui non si trova rimedio, ahimè.

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Quello che dici è vero, ma per la verità il pessimo giornalismo in Italia, purtroppo, ha una lunga storia. (Fermo restando che, nel corso degli anni, ci sono stati molti giornalisti con gli attributi  :D ) E sicuramente il fatto che non sia MAI stato sganciato dalla politica è una delle cause di ciò.

Sul creare confusione... posso essere indubbiamente d'accordo. Ma è meglio un popolo d'ignoranti confusi che un popolo d'ignoranti con le idee chiare, secondo una logica mediale. Insomma, se non fai capire alle persone CHIARAMENTE cosa fanno l'una o l'altra parte politica, poi è molto più semplice fargli cambiare idea.

Sembrerà banale, ma sono trucchetti davvero da principianti (che, per intenderci, studiamo all'università) che però poi, applicati, fanno meglio capire la realtà delle cose.

Ora penso che un'analisi in questo senso risulterebbe lunga e anche molto off topic  :) però insomma... il pessimo giornalismo non è una cosa recente per tutta una serie di motivi che, purtroppo per noi, ne hanno formato il carattere fin dall'inizio, sul finire del XVII secolo  :)

è una cosa che può cambiare? io penso di si, se ci si mettono tutti i mezzi a disposizione e tutta la volontà di diffondere l'informazione, che peraltro ormai circola in modo molto veloce e molto accessibile :asd:

 

Ah è per inciso... sarebbe tranquillA  :D

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Guest Count Vertigo

Ah è per inciso... sarebbe tranquillA  :asd:

 

Di me ricorda sempre questo: spesso ho giganti TRAVI negli occhi  :D

 

 

P.S.:

un mio conoscente de L'Aquila mi ha girato link di questo blog aggiornato in tempo reale.

 

Oggi, Mercoledì 5 Luglio, manifestazione a Roma per protestare contro il trattamento disumano a cui queste persone sono costrette.

 

Se potete, fatelo girare, grazie  :)

 

http://www.3e32.com/

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giusto in tema di manifestazioni... a quanto pare li hanno pure picchiati, ma francamente non ho avuto il tempo di approfondire la notizia  :asd:

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Guest Count Vertigo

Sì, sono stati picchiati e anche duramente coi manganelli.

 

E lo trovo vergognoso sotto ogni punto di vista: non solo queste persone hanno perso la casa, e gli affetti più cari, ma ora vengono presi anche per i fondelli chiedendo loro di pagare le tasse o di saldare i mutui di abitazioni che sono state rase al suolo.

 

Chi pensava che il peggio fosse vivere in una tenda scoprirà che il dover avere un conto in sospeso e da saldare è peggio di essere privati dell'aria.

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