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E se fosse il caso di non farlo? (coming out coi genitori)


geisha

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ciao a tutti...

ho bisogno di un vostro parere per chiarirmi un po' le idee, visto che riesco a pensare tutto e il contrario di tutto nel giro di un minuto.

Ho 24 anni e sto con la mia ragazza da un anno e mezzo. Prima di lei, una storia, lunga e "ufficiale", con un ragazzo, per cui i miei non sospettano nulla. Non sto qui a raccontarvi la storia della mia vita per spiegarvi come io abbia capito così tardi di essere lesbica, quello che conta è che finalmente lo so, e so che mi sono presa in giro per tanti anni.

Non sto più a casa coi miei da anni, e viviamo a centinaia di chilometri di distanza. Abbiamo sempre avuto un buon rapporto, non abbiamo mai avuto grossi problemi, fino a quando io non ho dovuto iniziare a mentire per nascondere la mia "nuova vita" e ad avere una doppia identità: etero single che vuole restarlo quando torno nella mia città d'origine, lesbica fidanzata e felice, con amici fantastici che sanno di me nella mia seconda città.

Tutto questo non mi fa sentire bene con la mia coscienza, mi sento sporca a mentire così, e mi ritrovo spesso a pensare quanto sarebbe liberatorio confessare tutto.

Il problema però è che ho scoperto, grazie a varie discussioni in generale, che non solo entrambi i miei genitori sono omofobi, ma lo sono nel senso più radicale del termine. Sono per un "vivi e lascia vivere" solo di facciata, perchè a loro parere i gay possono fare quello che vogliono in camera da letto, ma dovrebbero essere invisibili per la società e soprattutto devono stare alla larga da loro. Mia madre, cattolica fervente, parla di peccato e inferno e sottolinea che con un omosessuale non andrebbe nemmeno a prendere un caffè. mio padre, ancora meglio! i gay- ovviamente perversi, viziosi, schifosi- dovrebbero starsene tra di loro. Ridendo, come se fosse una cosa divertente, è arrivato a pronunciare la parola "ghetto".

Alla luce di tutto questo, mi chiedo: ha senso andare da loro e dirglielo? Non mi chiedo questo perchè ho paura di affrontarli, durante tutte queste conversazioni abbiamo litigato di brutto, sanno quello che penso in generale sull'argomento, ma perchè mi chiedo che senso abbia metterli al corrente della mia vita, visto che non fanno parte della mia vita quotidiana e non ne ho la necessità pratica.

So perfettamente che,se glielo dicessi,  alla fine si prenderebbero sulle spalle la croce di avere una figlia omosessuale, lo farebbero per pura carità cristiana, lo farebbero perchè in fondo sono sempre la figlia, ma l'idea di avere questa forma di pietà da parte loro mi fa inorridire.

quando penso di dirglelo è perchè nel mio mondo utopico, dopo il trauma iniziale, vorrei avere da loro comunque affetto, rispetto per me e la persona che ho accanto,li vorrei rendere partecipi della mia felicità, ma so che è quasi impossibile, e che in fondo leggerei ancora nei loro occhi lo schifo, la vergogna, la condanna per me e per chi mi ha  "plagiata", portandomi fuori dalla retta via etero.

dunque mi chiedo e vi chiedo: affrontare tutto e prendere quello che viene o lasciarli nella loro illusione e continuare la mia vita lontana da loro come la voglio io, continuando a nascondermi e a fingere quando torno a casa?

vi ringrazio in anticipo e mi scuso per la lunghezza del post.

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fallendaydreamer

Nella tua vita lontana da loro tu sei completamente indipendente? In tal caso se vai a trovarli solo ogni tanto, tanto vale dire loro la verità e nel caso vogliano chiudere i ponti con te non è questa grande perdita, cioè, non ci vivi ogni giorno assieme, è solo un distacco radicale e completo invece di quello parziale che già vivi...

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grazie della risposta...per il momento non sono del tutto indipendente (sono studentessa e collaborano al mio mantenimento), ma non appena raggiunta l'indipendenza potrei fare questo...anche se fa male, forse è meglio chiudere un rapporto che mantenerne uno finto...

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Allora...

provo a darti il mio parere di figlio che è appena tornato dal pranzo di Natale a cui ha partecipato controvoglia e solo per far felice la mamma.

Come ha scritto chi mi ha preceduto, in buona sostanza credo che la discriminante debba essere la valutazione di cosa ti "pesa" di più fra tenere il segreto e una finta eterosessualità di facciata o l'eventualità di essere respinta dai tuoi genitori.

Io (lo so, forse è facile dirlo ma non doverlo fare... ma provo a darti lo stesso il suggerimento), dato che sostanzialmente la vostra vita ha ormai pochi punti di contatto e hai una tua autonomia, sarei dell'idea di lanciare la bomba e sbattergli in faccia che la loro figlia è una di quelle perverse opere della natura che ha la sfrontatezza di amare una persona del suo stesso sesso. Credo che in certi casi la terapia d'urto sia una buona tattica.

In caso contrario, valuta il fatto che passeranno gli anni e continuerai a trovarti in questa situazione di compromesso sempre più aberrante: una vita felice con la tua ragazza e una sceneggiata frustrante con i tuoi genitori e parenti solo per il loro compiacimento, del quale, scusa se mi permetto, non dovrebbe importarti un bel niente.

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La tua domanda è: ha senso? Secondo me ha sempre senso.

Che senso ha metterli al corrente della tua vita? Ti è data la possibilità di cambiare l'idea di qualcuno... o anche se non riuscissi a cambiarla... ti è data la possibilità di far riflettere una persona, anzi due, che da come le descrivi sono molto ignoranti.

Secondo me, anche se i risultati saranno negativi, vale la pena sempre, hai l'opportunità di cambiare qualcuno in meglio.

 

Prova a immaginare la peggior risoluzione possibile di questa storia... cosa avresti da perdere? Non molto... non vivi in casa con loro, non vivi nemmeno nella stessa città... sulla tua vita quotidiana l'impatto sarebbe minimo.

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Secondo me non sei ancora pronta per fare questo CO, ma lo sarai entro poco tempo. Quindi io ti consiglierei

di aspettare ancora un poco e poi farlo.

 

Perché aspettare:

1. perché tu ancora ti aspetti, al fondo, o almeno vorresti, quello che la civiltà e un minimo di umanità richiederebbero:

che i tuoi genitori accettassero te e la tua compagna, vi accogliessero, vi trattassero come esseri umani. Ma dalla tua

descrizione di loro si capisce bene che questa attesa è destinata a essere pesantemente frustrata, e l'ipotesi del

"miglioramento" o parziale ravvedimento ventilata da Sweet io la vedo remota, per non dire che la escludo. Secondo

me tu hai ipotizzato benissimo, in un'altra parte del tuo post, quale sarebbe la loro reazione.

2. mi pare di capire che tu non sei ancora completamente indipendente da loro, quindi hai rapporti con loro, a casa

ogni tanto ci devi tornare, volente o nolente ogni tanto li devi vedere. Se la loro reazione fosse quella che tu stessa

(secondo me a ragione) supponi, sarebbe molto pesante e sgradevole per te avere a che fare con i tuoi.

 

Di qui il mio consiglio. Lavora nei prossimi mesi su quella speranza che in fondo a te hai e cerca di ridurla al minimo

in modo da arrivare al CO quando per te fosse il più possibile simile a una comunicazione oggettiva (so che è una

astrazione perché sono pur sempre i tuoi genitori, ma ti puoi comunque sforzare di arrivare il più possibile vicino a

questa meta). A quel punto se la loro reazione è quella che tu temi sarai anche più salda tu per affrontare le

conseguenze e soprattutto mettere in chiaro che se il loro atteggiamento è quello allora sono loro che di fatto

dichiarano chiuso il rapporto filiale e tu ti adegui. A quel punto io prenderei il volo (il che non significa non

fare gli auguri a Natale e al compleanno e una telefonata ogni tanto per informarti della loro salute: se poi

senti che ti trasmettono compassione e rifiuto anche in questi momenti, diglielo, e aspetta che siano loro a farsi

sentire e se non lo fanno non lo fare più tu).

 

Non sentirti però sporca, perché non lo sei affatto, se non parli di te. Sono loro che si esprimono con tale omofobia

che un omosessuale può solo essere terrorizzato di ascoltare simili discorsi, o estremamente triste. La "sporcizia" è loro,

non assumertela tu per piacere.

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Isher, non hai tutti i torti, ma un paio di precisazioni:

 

l'ipotesi del "miglioramento" o parziale ravvedimento ventilata da Sweet io la vedo remota, per non dire che la escludo.

Certo che è remota, quello che ho detto è che se c'è anche solo una minima probabilità, un tentativo andrebbe fatto.

 

Se la loro reazione fosse quella che tu stessa (secondo me a ragione) supponi, sarebbe molto pesante e sgradevole per te avere a che fare con i tuoi.

Il che, però, accelererebbe la sua indipendenza (psicologica) dai genitori. L'indipendenza economica già c'è, quella psicologica, ovvero il non preoccuparsi di cosa pensano di lei, può arrivare solo una volta che sono stati messi a parte della situazione e hanno reagito male. A quel punto scattano dei meccanismi difensivi della serie "non me ne frega di cosa pensate" che a lungo andare si trasformeranno in oggettiva indifferenza e benessere. Uno shock ci vuole, specialmente dal modo in cui lei descrive i suoi genitori, non c'è modo che prendano la notizia in maniera accettabile, quindi tanto vale levarselo il dente, più prima che dopo. Prima si fa, più tempo hanno tutti quanti per abituarsi a una risistemazione del rapporto.

 

Di qui il mio consiglio. Lavora nei prossimi mesi su quella speranza che in fondo a te hai e cerca di ridurla al minimo in modo da arrivare al CO quando per te fosse il più possibile simile a una comunicazione oggettiva (so che è una astrazione perché sono pur sempre i tuoi genitori, ma ti puoi comunque sforzare di arrivare il più possibile vicino a

questa meta).

Sono d'accordo con questo, ma dal post originale, a me sembrava che lei fosse già arrivata a questo punto, per questo il mio consiglio di procedere.

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Se la loro reazione fosse quella che tu stessa (secondo me a ragione) supponi, sarebbe molto pesante e sgradevole per te avere a che fare con i tuoi.

 

Il che, però, accelererebbe la sua indipendenza (psicologica) dai genitori. L'indipendenza economica già c'è, quella psicologica, ovvero il non preoccuparsi di cosa pensano di lei, può arrivare solo una volta che sono stati messi a parte della situazione e hanno reagito male. A quel punto scattano dei meccanismi difensivi della serie "non me ne frega di cosa pensate" che a lungo andare si trasformeranno in oggettiva indifferenza e benessere. Uno shock ci vuole

 

In effetti tutto si basa su valutazioni molto sottili e delicate di come reagirebbe Geisha a quello che sarà l'ultimo

Atto di questa relazione con i genitori, un Atto che entrambi pensiamo debba ancora giungere. Tu punti sulla

controreazione difensiva che potrebbe scattare, o scatterà, io vorrei che Geisha ci arrivasse essendo il più possibile

solida lei e avendo smontato le sue aspettative. Di certo il punto delicato è che questi meccanismi difensivi e

"abbandonanti" scattino davvero, e secondo me Geisha ce la può fare anche perché, cosa molto importante, ha

una bella relazione con una compagna e questo mi sembra essenziale. Ultima cosa: io avevo capito che l'indipendenza

economica non fosse proprio del tutto acquisita; anche questo è un punto molto importante per me perché se ci

fosse ancora una piccola attesa l'avrei riempita con quella preparazione psicologica più generale di cui dicevo.

 

Quanto al discorso "se c'è anche solo una possibilità vale la pena tentare" qui siamo su un terreno ancora più minato

perché da un lato è bello pensarla così, dall'altro un simile pensiero ti mette in moto delle attese, delle speranze, è

quindi pericoloso perché in parte contraddice a quel tentativo di arrivare alla resa dei conti con una certa

"freddezza" interiore. Per un tipo come me, quest'ultima sarebbe essenziale, nel senso che sarebbe la condizione

perché quella controreazione difensiva scattasse veramente. Per me, sottolineo.

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Concordo con una serie dei consigli che sia Sweet che Isher ti hanno indicato ma, prima di tutto, qualunque sia la decisione che tu prenderai,

quello che secondo me dovrebbe essere la tua priorità è una cosa sola: la tua felicità e serenità nel vivere quotidianamente la tua relazione.

L'avere una relazione stabile e soddisfacente ti aiuterà di sicuro a valutare con più consapevolezza la strada da percorrere e credo che ti darà

le motivazioni per affrontare il coming out con i tuoi genitori avendo argomentazioni solide ed inattaccabili per discutere con loro della tua relazione.

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Geisha, come ti hanno già consigliato altri prima di me, ne vale sempre la pena. Indipendentemente dalle reazioni che provocherà il tuo CO, sei tu a guadagnarci. Se prendono bene la notizia, riuscirai ad insegnare la tolleranza a 2 persone in più e a cambiare la loro opinione. Se la prendono male, avrai un motivo più che valido per prendere le distanze da due persone che non meritano la tua stima e il tuo affetto, visto che vorrebbe dire che preferiscono rimanere aggrappati alle loro convinzioni piuttosto che evolvere per amore della propria figlia.

Non perdere la speranza ancor prima di provarci, però. Ricordati che quando una persona vicina (familiare, amico intimo, ecc) fa CO, il concetto dell'omosessualità diventa molto più tangibile e umano, e smette di essere astratto ed estraneo.

Ci sono persone là fuori che ti stupirebbero per la rapidità in cui cambiano opinione su qualcosa per amore di qualcuno.

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grazie ancora per le vostre risposte.

giusto per chiarire un po', mi rendo conto che sono stata un po' oscura, volevo precisare che loro mi aiutano economicamente, nel senso che io studio e lavoro e loro in sostanza mi pagano l'affitto, cosa che tra un annetto dovrebbe essere conclusa. sarà meschino prendere in considerazione il lato economico, ma credo che non potrò parlare con loro finché non avrò un'indipendenza totale. inoltre, per il momento torno a casa tre volte l'anno, le scadenze classiche del fuorisede.

quando penso alla loro reazione, oltre al primo momento di guerra aperta, non vedo comunque un allontanamento totale e definitivo per loro scelta.

la cosa che prevedo più realisticamente, conoscendoli, è un rapporto basato sul "ti voglio bene perchè sei mia figlia ma mi fa schifo quello che fai e non devi farne mai cenno , né con noi né con nessuno". mi vedranno come una croce, sarò la loro più grande delusione e per tornare ad una normalità di facciata ignoreranno la mia vita.

ma prima o poi dovrò fare i conti con tutto questo, e capire se mi va di scendere a compromessi pur di non perderli.

in ogni caso, avete ragione voi: l'idea di mentire per sempre e tenere in piedi una doppia vita è assurda, inirei per allontanarmi del tutto comunque, e a questo punto, tanto vale essere onesti. in più, ho già la mia buona dose di sensi di colpa e l'assurda sensazione, a volte, di fare un torto a loro, e non voglio che questi pensieri stupidi mettano radici.

spero solo che al momento giusto troverò il coraggio di farmi rispettare.

intanto, grazie del vostro aiuto.

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volevo precisare che loro mi aiutano economicamente, nel senso che io studio e lavoro e loro in sostanza mi pagano l'affitto, cosa che tra un annetto dovrebbe essere conclusa. sarà meschino prendere in considerazione il lato economico, ma credo che non potrò parlare con loro finché non avrò un'indipendenza totale.

 

Allora avevo capito bene. No, non è meschino, è solo realistico.

Anche se la reazione dei tuoi genitori, essendo al 99% quella che hai detto tu, non inciderà

su questo lato, quindi non drammatizzarlo eccessivamente.

Il senso del mio consiglio era lavorare qualche mese sulle tue aspettative affettive residue

in modo da fare CO senza avere l'ingombro di queste. Sempre nell'ottica di un CO non

troppo dilazionato, non rimandato a distanza imprecisata. Anche perché questi sensi di colpa

di cui parli (e che devi assolutamente ridurre e tenere a bada) nascono secondo me proprio

dal fatto che non hai ancora detto niente di te.

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dirlo o non dirlo questo è il dilemma che affligge noi mortali...allora premetto che l'argomento genitori mi ha sempre lasciata abbastanza perplessa, da un lato ci sono quelli nati a cavallo degli anni 60', loro i rivoluzionari anticonformisti plasmati da una società ribelle o al contrario repressi in campane di cristallo, che ci masturbano la vita con frasi del genere "voi ci dovete dire tutta la verità" e nell'unico momento in cui ci decidiamo a seguire il loro consiglio ci restano di cazzo perchè i loro amati figli non sono poi così normali..e qui giù con scene di panico, isterismi, nel migliore dei casi un sonoro "esci fuori da questa casa", chiamate all'amico parroco, non dire niente alla nonna che le viene un infarto e cose così...poi ci sono loro, i genitori amiconi, o meglio gli amici genitori, che ti crescono con la sensazione del " io posso parlare con voi di tutto, so che capirete sempre e comunque"..bene...scordatevelo...capiranno i figli froci dei loro amici, ma non voi, no perchè voi siete i loro figli e ci sarà un motivo se a natale mettevano da un lato i regali per i maschietti e dall'altro quello per le femminuccie...suvvia!!!! A tratti mi fanno tenerezza, vengono catapultati il più delle volte alla sprovvista in un mondo nuovo, pensano che i loro figli siano in un modo ma in realtà scoprono che forse non hanno mai capito niente, e si trovano lì disorientati e spiazzati, cercano di reagire, ci provano...e il risultato è "è solo un periodo"...ma no non è un periodo e noi lo sappiamo ne siamo sicuri, ma loro chissà, hanno sempre sognato un matrimonio e tanti nipotini (ma oddio qualcuno li dicesse che è ancora tutto possibile) e noi in un minuto facciamo cadere il loro castello di carte...

 

la verità ci viene richiesta ma fa male e allora mentiamo, mentiamo e mentiamo..e così facendo ci allontaniamo senza un perchè..io sono per la tavola rotonda con genitori e fratelli..perchè le cose vanno dette per quello che sono, perchè mentire a vita non ha senso, perchè noi abbiamo avuto bisogno di tempo per accettarci ed è giusto lasciare che i nostri genitori abbiano il tempo di riposizionarsi...ma tutto questo seguendo i propri tempi, ma senza inventarsi scuse per ritardare all'infinito il momento...

 

(mi scuso per il pensiero a tratti confuso e sconclusionato) :)

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  • 2 weeks later...

Wow! Sly....non avrei potuto esprimere meglio quello che penso!! Anche se....pensare di essere forti ed esserlo sul serio poi son due cose diversissime: è quello che sto sperimentando sulla mia pelle!!

 

Un giorno penso che sia arrivato il momento di far capire a mia madre che mi sono innamorata e che ho iniziato una bellissima storia d'amore con la mia ragazza; il giorno successivo, dopo aver fatto una battuta "inequivoca" (che dice: "ricordati che sono lesbica me ne sbatto di Gassman!") a mia madre a cui ho detto della mia omosessualità, vedendola che ha pianto (roba da matti!!) mi dico che è meglio lasciar perdere e che lei non ha l'intelligenza adatta per "affrontare la situazione"......e mento!!

 

Anche io penso che la cosa più giusta da fare, sia per i genitori che per i figli omosessuali, sia "venire allo scoperto", bisogna trovare il coraggio, il momento, il modo, ecc., ma è una cosa che va fatta prima o poi...e meglio prima che poi, perchè col passare del tempo diventa tutto più difficile e insopportabile!!

 

Non nego che, pur avendolo detto a mia madre, sto aspettando di uscire di casa prima di riaffrontare l'argomento...sempre che lei non capisca prima che nella mia vita sta succedendo qualcosa di nuovo e bello....e spesso lo spero tanto: sono sempre stata per il "dire le cose in modo tacito", per il far capire le cose!! So che sbaglio, ma le reazioni di mia madre, con la quale ho avuto un certo tipo di rapporto apertissimo (mamma amicona, come dice sly), mi spiazzano del tutto!!!

 

I genitori sono molto egoisti alle volte, ma non è giusto che debbano minare la tranquillità dei propri figli, quindi......è giustissimo farli venire a conoscenza della verità e:

- reagiscono bene?: rendili partecipi della tua vita!

- reagiscono male?: sbattitene!! Se non riesci subito perchè ti dispiaci...lavoraci, non è giusto che loro abbiano vissuto la loro vita e tu non possa vivere la tua per colpa loro!!!

 

P.S. non avrei mai pensato di poter arrivare a dire qualcosa del genere sui genitori, son sempre stata "dalla parte dei miei"!!!

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